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Autore: pace    03/05/2014    2 recensioni
"-Vorrei tanto baciarti. Posso?
Sgranò gli occhi. Questo ragazzo non ha mezze misure!
In realtà non era proprio questo che voleva dire Edward. Ma neppure quello che non voleva dire. Era sottile la linea tra le due cose e presto si compiacque per averlo detto. Poi ci ripensò e si diede dello stupido."
Bella è una tranquilla ragazza, piuttosto timida che incontra un giorno Edward il quale appena la vede rimane colpito e la segue.
Ma Bella forse non si fida e...
Allora come farà il bellissimo Edward a conquistare il suo cuore?
Spero vi piaccia. Se non vi piace, non è fatto apposta xD
Un bacio :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Bentornati xD
Non dico nulla solo che ho pubblicato un'altra mia storia, semre su Twilight, "Overdid".
Mi piacerebbe se voi mi diceste cosa ne pensate :))
Bacio, MissP;)


.Capitolo 8

Passò una settimana da quel giorno della festa e per chi se lo sta chiedendo io ed Edward eravamo arrivati ad un impasse. Era da una settimana che non lo vedevo questo perché a scuola saltavo biologia e sviavo Alice e Rose in qualunque modo. Mi sono dovuta infilare anche in un cassonetto. Certo, non me l’ha detto il dottore di farlo ma lui era lì di fronte a me e io...! Io ho avuto paura. E quindi mi sono infilata nel cassonetto.
  Chi non l’ha fatto almeno una volta?
  La nota positiva era che quella domenica avevo incontrato un’amica e lei mi aveva detto che i suoi cercavano una commessa. “La Bella Italia” era un ristorante molto affollato che riscuoteva tanto successo in tutte le età ed era stato appena comprato dalla famiglia Jones. E io, culata ragazza di soli 17 anni che - combinazione – cercava un lavoro, aveva colto la palla al balzo. Non vedevo da un po’ Elena e probabilmente non mi era mancata.
  Era piuttosto frivola come ragazza e anche viziata. I suoi genitori era benestanti e quindi passava il tempo a farsi le unghie e a controllare se fossero tutte intatte.
  Il lunedì sarebbe stato il mio primo giorno di lavoro e non vedevo l’ora. Avrei guadagnato qualche soldino per andare in gita quel anno, in Italia. Avevo voglia di vedere Venezia oppure Napoli.
  Alla fine quel lunedì arrivò subito e preso un respiro mi avviai con un’ora in anticipo alla “Bella Italia”. Presi il pick-up e sfrecciai sulla strada che a quel ora di pomeriggio era abbastanza deserta. Mi fermai a prendere un caffè in un bar.
  -Un caffè macchiato, grazie.
   Accennai un sorriso e il tipo al bancone si dileguò in un lampo. Sorrisi, tra poco sarei diventata anche io ufficialmente un impiegata e sfruttata per qualche lavoretto!! Che sensazione!
  Sorseggiai il mio caffè e poi presi una mentina. Dovevo apparire perfetta. I genitori mi conoscevano quindi non avevano bisogno di colloqui di lavoro. Meglio per me!
  All’uscita del bar, erano ancora le quattro e quarto del pomeriggio e il turno iniziava alle cinque spaccate. Ne approfittai per sedermi su di una panchina e mangiare una barretta al cioccolato. Inspirai affondo, tranquilla. Di fronte a me c’era un parco dove bambini su bambini giocano su una distesa verde con alcuni fiorellini. Era un luogo molto piacevole.
  A fine barretta mi ricordai di prendere altre tre mentine. Cavolo, mi scordavo sempre che dovevo mantenere il mio alito a prova bomba!! Misi le auricolari e mi sentii Love me again di Jonh Newman. In quel momento mi domandai perché Edward non si era fatto vivo e soprattutto perché io gli ero sfuggita per tutto questo tempo. In realtà lo spiavo. Quella volta – dal cassonetto –avevo sporto di poco la testa per vederlo passare e chiacchierare con una ragazza. Era bruna da dietro e all’inizio pensai che fosse Emily. Ma non era lei. Quindi c’era un’altra ragazza...
  Edward era pieno di ragazze, perché avrebbe dovuto perdere tempo con me? Avevamo detto di frequentarci ma niente. Ero troppo stupida per fare la prima mossa e mi limitavo a guardarlo da lontano. Sarebbe dovuta cambiare quella situazione. Avrei dovuto farlo io il primo passo? Non doveva farlo l’uomo?
  Teoricamente Edward era il mio insegnante. Quindi quella situazione era come... un incesto!! No no, che centra l’incesto? Okay, basta. Chissene frega!! Giusto?
  -Vedi un po’ chi si vede!
  Girandomi verso quella voce, mi scontrai con due grandi occhi verdi.
  -Chi non si nasconde si vede, eh?
  Sobbalzai, diventando rossa e facendo finta di non sentire la sua ultima battuta.  Era in tuta, incappucciato e forse puzzava pure. Ma era bellissimo e sexy da morire, faceva male agli occhi e al cuore.
  Si sedette di fianco a me, stiracchiandosi. Si grattò la nuca e sentii il suo odore. Cavolo, non puzzava affatto!!
  -Che ci fai qui?
  -Lo dovrei dire io a te...
  Sbiascicai, non capendo neppure perché lo dissi. Edward mi guardò in modo interrogativo. –E perché?
  Già, e perché?
  Feci spallucce, stoppando la musica che ormai non sentivo da quando l’avevo visto e riposai i miei occhi a terra. Era un po’ sudato ma i capelli erano perfettamente in ordine.
  -Anche tu jogging?
  Mi diede una gomitata, servendomi il suo sorriso preferito da me, quello sghembo.
  -In jeans?
  Dissi, chiaramente ironica.
  Fu lui a fare spallucce questa volta e strinse le labbra, strofinandoci le mano. –A quanto pare per vederti io devo farlo invece...
  Mi morsi il labbro e con una vocina acuta mi girai a tutta fretta verso di lui scontrandomi con i suoi occhi. La sua vicinanza mi destabilizzava. Il mio cuore faceva “bum bum”.
  -C-che intendi dire?
  Mi fissò di sbieco con aria offesa. –Pensi che non mi sia accorto che mi eviti?
  -Io non ti evito!
  Alzò gli occhi al cielo. –Bella, ti sei ficcata in un cassonetto!
  Disse con fare ovvio, allargando le braccia. Finsi di essere stizzita ma in realtà non sapevo se piangere o ridere. –Non è vero!
  Urlacchiai, sentendo il sangue pulsarmi nelle tempie per i suoi occhi verdi. Lo stomaco borbottava e dentro di me si era appena iniziato uno spettacolo: le mie tette ballavano la salsa mentre le gambe in seconda fila il gechegè.
  -E anche se fosse, cosa che non è, non l’ho fatto mica per te...
  Borbottai per nulla convinta, mentendo.
  -E per chi allora?
  Scosse la testa, sorridendo malizioso. Che grande figura di merda... se n’era accorto!
  -Non devo mica darti spiegazioni perché mi sono infilata in un cassonetto!
  -Penso invece di sì, visto che il soggetto per cui l’hai fatto sono io.
  -Scommetto che sei assillante anche con le altre ragazze.
  -Non mi è mai capitato che una di loro si infili in un cassonetto ma... si.
  Mi fece l’occhiolino. –Di solito sono io che mi infilo- lo interruppi.
  -Non mi interessa!
  Mi misi le mani sulle orecchie e mi alzai in fretta e furia verso “La Bella Italia”.
  -Dove vaiiii??
  Mi urlò quasi dietro, seguendomi al mio stesso passo. Irritata gli intimai di starmi lontano.
  -Allora... mi dici dove andiamo?
  -No!!
  Si mise a correre a fianco a me.
  -Lo fai apposta a fare il giro del parco?
  -SI!
  Quella situazione era tragicomica.
  -Le persone ci prendono per pazzi...
  -Perché mi segui?
  Mi fermai fissandolo negli occhi.
  -Perché tu scappi.
  Non seppi se quella era una domanda o meno e non ci pensai troppo perché la sua bocca e i suoi occhi mi avevano rapita e mi tentavano. Anche lui mi osservava con un sorriso bastardo sulla bocca e si avvicinò sempre di più alla mia faccia. Gli urlai contro e scappai a occhi chiusi. Quando li riaprii vidi di sbieco dei bambini con le mamme guardarmi sbalorditi.
 
  Alla fine quando entrai nel ristorante erano le cinque e mezza ma i Jones non se ne accorsero poi molto. Meglio, non sapevo che dirgli se fosse stato qualcosa. “Sa, signori Jones, ho fatto il giro dell’isolato trenta volte prima di scappare da Edward, un maniaco psicopatico che mi perseguita”. Avevo una domanda tuttavia. O meglio... ne avevo tante. Innanzitutto perché scappavo da lui? Il che ci riporta ad un’altra domanda: ero io la psicopatica?
  Il turno iniziò subito e mi fecero vedere un po’ quello che dovevo fare e come farlo mentre l’altra ragazza – Nancy, se non sbaglio – si accollava anche il mio turno. Avrei finito alle undici ma mi stava bene. Non potevo mica lamentarmi no?
  I signori Jones erano persone buone in un certo senso. Avevo visto miliardari comportarsi in modo molto più superbo e aggressivo del loro e mi trattarono bene. Avevo già fatto la cameriera quindi sapevo un po’ cosa mi aspettava. Mi misi il grembiule e sorridendo a Nancy iniziai il turno.
  Per un’ora andò bene ma poi... lo rividi. Si guardò intorno cercando qualcosa e quando mi vide sorrise. Lo feci anch’io, inspiegabilmente.
  Mi era mancato.
 
  -Vorrei un... un appuntamento con te, grazie.
  Sorrise sornione ridandomi il menù che gli avevo consegnato un secondo fa e che lui aveva tenuto aperto anche meno. Alzai gli occhi al cielo, prendendo il menù e posandolo di nuovo sulla tovaglia. –Questo deve stare qui.
 Congiunse le braccia e mi fissò giocherellone. Dio, quella sua aria spensierata era... era...
  -Sto lavorando, Ed.
  Scossi le spalle, dispiaciuta. Mi ero trasformata in budino o sbaglio? Sbalzi d’umore... mi doveva venire il ciclo. Gli feci gli occhi da pesce lesso mentre lui fu scosso da qualcosa. –Come mi hai chiamato??
  Sgranò gli occhi mentre io diventai rossa. –Ed...
  Sussurrai. Lui sorrise ancora, annuendo. –Magnifico.
  Forse mi era sbagliato su Edward.
  -Quanto sei scemo...
  Scossi la testa, in un impeto di dolcezza. Avevo voglia di baciarlo, strapazzarlo e abbracciarlo forte forte forte. Come avevo fatto a stare senza di lui per una settimana.
  -Lo sai che sei un po’ lunatica?
  Disse, divertito. Lo fissai, trucidandolo con lo sguardo. Era vero però...
  -Non è vero.
  Mentì, fissando il blocchetto e la penna in mano.
  -Bella, finora mi hai picchiato, quasi investito, urlato contro e... beh, tanto altro.
  Fece un gesto con la man come se dovesse liberarsi da un insetto fastidioso e ritornò con lo sguardo su di me.
   -Beh... però mi sono infilata in un cassonetto per te!
   -Allora lo ammetti, eh?
  Alzò il sopracciglio sexy. Era ancora in tuta ma trasudava tutta la sua bellezza.
  Sospirai. –Senti... allora che vuoi?
  -Te l’ho detto.
  Fece spallucce guardandomi con fare ovvio.
  -Edward, ti spiego come vanno le cose se stai in un ristorante barra bar barra pizzeria. Si ordina qualcosa!
  Dissi canzonatoria e lui gradì la battuta, ridendo. La sua risata... ohhh!!
  -E anche un po’ di mancia se vuoi.
  Ridacchiai anche io, pensando non sapevo perché a Emily.
  -Ti do la mancia se tu vieni a cena con me oggi.
  -Stacco alle undici.
  Dissi mortificata e quasi con il labbro tremulo.
  -Domani?
  Trattenni il respiro, fissandolo negli occhi e trovandovi conforto. Mi mancava cosi tanto...
  -Abbiamo detto di frequentarci ma poi ci siamo persi.
  Azzardò una faccina triste che mi fece lacrimare quasi e mi venne voglia di abbracciarlo. Feci una smorfia. –Perché non mi hai chiamata allora??!
  -Ti nascondevi da me, pensavo non volessi.
  Alzai gli occhi al cielo, cercando di non arrossire. –Ti dico che non mi nascondevo...
  Mi guardò con sospetto alzando un sopracciglio e storcendo il labbro. Possibile che in ogni sua mossa dovesse essere cosi maledettamente sexy? –Ne abbiamo già parlato... ti ho visto, sai? Mi domando perché lo facevi?
  All’improvviso ebbe un’illuminazione che non mi diede neppure tempo di pensare ad una risposta. –Ti vergogni!
  Gli brillarono gli occhi e schioccò la lingua sul palato. –Di’ la verità!
  Feci finta di non sentirlo e guardai il menù. -Cosa ti porto allora??
  -Sei piccina... non hai mai avuto storie?
  Si fece più attento alla mia espressione e a ciò che dicevo tanto che mi fece venire forte lo stimolo della pipì. Negai col capo, fingendo noncuranza. –Allora che ti porto??
  Ripetei flebile ma lui mi ignorò deliberatamente. –Sei stata già con qualcuno?
  -Dobbiamo parlare per forza di questo? Se non sei qui per ordinare, vattene.
  Dissi a denti stretti e subito andai verso un altro tavolo che mi richiamava senza vedere la sua risposta. Forse stavo esagerando ma con lui avevo sempre il cuore a mille, non riuscivo a controllare me o le mie emozioni. Mi avvicinai al tavolo e una coppietta ordinò due frappè alla fragola e il bambino in mezzo a loro – probabilmente il figlio – un pezzo di torta al cioccolato. Dondolava i piedini e sorrideva ai genitori, felice. E anche loro lo erano.
  Forse un giorno anche io sarò mamma. Forse proprio con Edward. Per quel pensiero mi feci rossa e corsi al bancone per dare gli ordini ma qualcuno mi prese per il polso. -È solo che non ho intenzione di dividerti con nessuno, Bells.
  Guardandolo negli occhi, mi venne l’unica risposta che potevo dargli, gelosa com’ero. –Neanche io.
 Ridacchiò scuotendo la testa. –Tu non ti devi proprio preoccupare!
  -Ah si? Chi è Emily?
  La sua faccia divenne glaciale e mi lasciò il polso. –Co-come sai il suo nome?
  -Perché? Ha importanza?
  Cominciavo a preoccuparmi. Quella storia – se c’era mai stata – tra loro stava diventando più grande e imponente e io non riuscivo a venirne più fuori. Da lì in poi qualsiasi cosa avesse detto, avrebbe potuto strapparmi il cuore. Incominciò ad innervosirsi, guardandosi in giro.
  Quello che avevo capito di Edward Cullen era che era estremamente impulsivo ed istintivo. Si toccava i capelli quando era nervoso o agitato oppure quando doveva abbordare qualcuna.
  Come volevasi dimostrare, se li scompigliò a regola d’arte. Non mosse lo sguardo su di lui e forse passarono anche attimi. Non riuscivo a parlare, a dirgli “caspita, di’ qualcosa”. Non muovevo un solo dito, neanche per sbaglio.
  Qualcuno mi chiamò, forse la coppietta. Rilasciai il respiro trattenuto e non lo guardai più.
  Non so cosa pensasse lui ma di sicuro sarebbe stato un duro colpo per me sapere qualunque cosa c’era da sapere su quella Emily.
  L’avevo capito ormai.

Enjoy xD

 
  
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