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Autore: IceQueenJ    03/05/2014    2 recensioni
Bella e Edward si conoscono da quando erano bambini, ma un giorno Bella deve trasferirsi con in genitori in Italia. Passano gli anni e i due continuano a tenersi in contatto, questo grazie alle loro famiglie.
Tutto cambia con una visita inaspettata.
Cosa accadrà quando Edward rivedrà Bella?
Cosa accadrà quando Bella lascerà il suo ragazzo e dopo qualche mese tornerà a Forks a conoscenza di cose che non dovrebbe sapere?
E come reagirá Edward?
Riusciranno a risolvere i loro problemi?
Riusciranno a superare tutte le sfide che gli si presenteranno?
-Questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ecco il 2° capitolo della storia. Lo so, ho pubblicato un pò in ritardo, ma non mi sono accorta del tempo che passava mentre studiavo. E' un altro pov Bella. I pensieri di Edward arriveranno tra due o tre capitoli. La storia l'ho scritta quasi tutta, quindi posso darvi delle anticipazione, se le volete xD
Beh, a parte questo, volevo dirvi che questi primi capitoli sono brevi. Non so perchè, visto che io sono mooolto molto prolissa. Sono usciti così e non ho voluto modificarli. Piccolo spoiler: Il flashback presente in questo capitolo sarà importantissimo per lo sviluppo della storia.

Ringrazio per la recensione del primo capitolo e se avete problemi con la lettura della storia, scrivetemelo e troverò il modo di risolvere il vostro problema. Spero vi piaccia il banner che ho creato per la storia.

Capitolo 2: Welcome home, Bells

Pov Bella


Stati Uniti, New York City, JFK International Airport, 11 luglio 2014, ore 16:00
Dopo essere partita da Pisa all’una del pomeriggio dell’11 luglio, atterrai a New York City che erano appena le quattro del pomeriggio dello stesso giorno.
Il fuso orario mi stava già facendo impazzire.
Il mio viaggio, però, non era ancora terminato.
Mentre mi accomodavo su una comoda poltroncina della sala d’attesa del JFK di New York City, calcolai velocemente le ore di differenza tra New York e Seattle, la mia meta.
Mancava un’ora al volo che da New York mi avrebbe portato a Seattle, dove arriverò con tre ore di anticipo.
Certo, anticipo per modo di dire.
Mi alzai dalla poltroncina, nove ore di aereo seduta iniziavano a farsi sentire.
Passeggiai per i negozi dell’aeroporto senza trovare nulla che mi attraesse, fin quando trovai una libreria: proprio quello che faceva al mio caso. Acquistai il nuovo libro di Glenn Cooper, “Il calice della vita” (Nota d’autore: il libro è già stato pubblicato anche in Italia, ma passatemela), che in Italia non era ancora stato pubblicato e uscii, diretta di nuovo in sala d’attesa.
Dopo aver fatto una chiamata a Christian per rassicurarlo sul fatto che fossi sul suolo americano, sana e salva, sentii chiamare il mio volo e mi affrettai ad avvicinarmi all’entrata del gate.
Mi accomodai sui comodissimi sedili della prima classe e chiusi gli occhi.

Stati Uniti, Seattle, Sea-Tac Airport, 11 luglio 2014, ore 21:00
Atterrai a Seattle molto tardi per il mio orologio biologico regolato ancora sull’orario di Greenwich, molto presto per la movimentata città americana, che a quell’ora, era nel pieno della sua attività.
Ho sempre amato questa città, che detta anche Emerald City (Città Di Smeraldo), mi ha sempre affascinata.
Ricordo ancora che, da piccola, quando andavo a casa di Christian, restavo sempre affascinata dallo Space Needle e che chiedevo sempre a Christian o a mio padre di andarci per ammirare il panorama.
Mi sono sempre piaciuti i panorami.
La guardia della dogana mi strappò ai ricordi.
Dopo aver controllato i miei documenti e aver notato che ero nata a Seattle, fu molto più cordiale con me.
“Bentornata a Seattle, signorina”.
Mi sorrise.
Ricambiai il sorriso.
“Ha bisogno di aiuto? È sola?”.
“Sì sono sola e, no grazie, c’è mio fratello che mi aspetta fuori, si occuperà lui di me”.
Gli sorrisi di nuovo e mi apprestai a ritirare i miei bagagli.
Solo Christian era a conoscenza del mio arrivo.
Agli altri avrei fatto una sorpresa l’indomani, dopo un meritatissimo riposo.
Da quando ci siamo ritrovati due anni prima, sono cambiate molte cose anche per loro: Christian ha finalmente una ragazza, Josephine (iniziavo a pensare fosse gay ed io voglio dei nipotini, tanti nipotini), Emmett e Rosalie si sono sposati e adesso hanno un bellissimo bimbo, il piccolo Thomas, Jazz e Alice stanno ancora insieme e Edward, beh … è quello che è cambiato più di tutti, ma è anche quello che ho sentito di meno.
Un po’ mi è dispiaciuto.
Ho creduto di poter avere con lui lo stesso rapporto di prima, ma mi sono sbagliata e probabilmente, la vicinanza renderà tutto più facile e chiarirà anche le cose.
A detta di Alice, ha misteriosamente messo la testa a posto.
Fino a due anni prima era un dongiovanni, ma poi tornato da quel viaggio in Italia non ha più avuto una ragazza e Alice sospettava e tutt’ora sospetta che questo cambiamento abbia qualcosa a che fare con me. Continua a ripetermi da più di un anno che siamo perfetti insieme e che, secondo lei, finiremo con il metterci insieme.
Alice è fatta così … è sempre la solita esasperante, pazza Alice ed io la adoro per questo.
Sorrisi al pensiero dei loro volti.
Uscita dal ritiro bagagli, mi misi alla ricerca di Christian o della sua guardia del corpo, fin quando notai un uomo alto, con il mio stesso colore di capelli, nascosto dietro un cartello con il mio nome scritto sopra.
Lessi: “Miss Isabella Swan”.
Anche questo mi fece ridere e pensai ‘Christian e le sue strambe idee’.
Mi avvicinai all’uomo che, mentre abbassava il cartello, mi sorrise e che, come immaginavo, era lui. “Christian”, sussurrai.
“Cuginetta”, disse lui in risposta.
Ci abbracciammo e insistette per prendermi i bagagli.
L’uscita dall’aeroporto non fu per niente facile: uno stuolo di paparazzi ci assediava.
Christian, come tutte le persone importanti, ne era perseguitato.
Avranno sicuramente fotografato il nostro abbraccio e di sicuro mi faranno passare per la sua amante o chissà chi.
Quando arrivammo nel suo appartamento la sorpresa, però, la ebbi io.
Erano tutti lì: Alice e Jasper, Emmett e Rosalie con il piccolo Thomas, la ragazza di Christian, Carlisle ed Esme. Notai con dispiacere che mancava Edward.
‘Di sicuro si sta divertendo con qualche ragazza pompon della sua squadra’, pensai tristemente.
‘Meno male che ha messo la testa a posto’, pensai gelosa.
Che poi di cosa sono gelosa? Non è nemmeno il mio ragazzo.
O forse, conosco il motivo.

Stati Uniti, Forks, 22 dicembre 2013
I miei genitori ed io eravamo partiti per gli Stati Uniti per trascorrere le vacanze natalizie con tutta la famiglia.
La sera precedente, Alice mi aveva chiesto di restare a dormire a casa sua, così da poter fare il pigiama party che da bambine abbiamo tanto sognato ed io, come al solito, mi sono lasciata coinvolgere dal suo entusiasmo.
Non riesco mai a dirle no.
Siamo delle bambine un po’ cresciute, ma questo non importa.
Andai nella sua stanza ad aspettarla e a posare le mie cose.
Qualcosa mi diceva che, quella sera, la mia amica si sarebbe divertita un mondo, io un po’ meno. I miei sospetti divennero realtà quando si presentò con delle cose strane tra le mani.
Iniziai a lamentarmi, ma nessuna delle mie lamentele ebbe l’effetto sperato. Per quanto continuassi a lamentarmi e a dirle che non avevo alcuna intenzione di farmi trattare come “Barbie-cavia-da-laboratorio”, lei continuò imperterrita.
Quella sera eravamo sole in casa, Carlisle ed Esme erano a cena da Emmett e Edward aveva una partita. Mentre era intenta a mettersi lo smalto, Alice, per l’ennesima volta, mi ripeté che Edward era innamorato di me.
Quando iniziai a protestare, mi zittì raccontandomi il perché.
Una sera, mentre era con lui nella sua stanza, il suo occhio cadde su un libro sulla sua scrivania al cui interno era posta come segnalibro una foto. Appena Edward se ne accorse, glielo strappò dalle mani, arrabbiandosi.
Alice si chiese con chi era in quella foto e perché quel libro era così importante per lui. Della foto era riuscita a intravedere solamente il volto di una ragazza che mi somigliava.
Accortasi di aver attirato la mia attenzione, Alice mi trascinò nella stanza di Edward e mi lasciò sola con il libro tra le mani. Prima di uscire dalla stanza, alle mie proteste, rispose che Edward non si sarebbe mai arrabbiato con me.
Nonostante questa consapevolezza, restai a fissare indecisa il libro, perché mi sembrava di invadere la sua privacy. Devo ammettere che mi arrabbiai un po’ nello scoprire che Edward aveva un segreto con me, la persona cui ha sempre confidato tutto, anche se c’era un oceano a dividerci, e che magari aveva una ragazza di cui non mi aveva mai parlato.
Sentii una strana fitta al cuore, cui non diedi peso, nel pensare a Edward con un’altra.
Mi rigirai quel libro tra le mani per un po’, fin quando mi resi conto che quel libro aveva qualcosa di familiare.
Era la mia vecchia copia di Romeo e Giulietta. Quel libro che avevo cercato per tanto tempo e che adesso avevo finalmente ritrovato.
Come fa ad averlo lui?
Come mai ne è tanto geloso?
In fondo, lui non ama Shakespeare e mi ha sempre presa in giro.
Lo aprii nel punto in cui c’era la foto e la rabbia sparì quando mi accorsi che i protagonisti della foto eravamo noi due.
La foto era stata scattata qualche mese prima, al mio compleanno, quando lui e Christian erano venuti a farmi visita a Volterra.
L’ho cercata per tanto tempo e mai avrei pensato che l’avesse portata con sé.
Accanto a quella, aveva incollato una foto di quando eravamo piccoli.
Quando girai la foto, notai una dedica: “Like The First Time, Forever”.
Un sorriso mi apparve sulle labbra.
Rimisi le foto al loro posto e chiusi il libro.
Mentre lo posavo, però, un foglio cadde dal libro.
Lo raccolsi.
Era una lettera.
Una lettera indirizzata a me.
Una lettera mai spedita.

Alice mi riportò alla realtà abbracciandomi.
Sospirai di sollievo, quando, dopo lo stupore generale per il mio arrivo, mi disse che Edward era a casa con la febbre.
A quanto pareva Christian non aveva detto a nessuno del mio arrivo e aveva organizzato una doppia festa a sorpresa.
Alice mi disse che se Ed avesse saputo che la sorpresa ero io, si sarebbe precipitato anche in fin di vita e per fortuna non tirò fuori il suo argomento preferito.
Le parole della lettera che avevo letto quasi un anno prima tornarono a tormentarmi.
Il ricordo è ancora vivo in me.
La serata passò tranquilla e gli altri promisero di non dire nulla a Edward riguardo al mio arrivo, così l’indomani avrei potuto fargli una sorpresa.


Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, ci vediamo sabato prossimo.

Un bacio, Ally.
   
 
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