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Autore: risakoizumi    09/05/2014    4 recensioni
La mia breve vita è stata un susseguirsi di momenti di gioia e infelicità.
La sofferenza è quella che ricordo meglio e che è stata al centro delle mie giornate per lungo tempo.
Una volta ero soltanto l’ex ragazza di Sam dal cuore spezzato e che nessuno sopportava.
Adesso mi sento una persona diversa.
Sono più forte, sento che niente può distruggermi. Sono padrona della mia vita. La triste e collerica ragazza di La Push si è trasformata in una persona nuova.
Osservo il ragazzo che sta in piedi accanto a me. I suoi occhi sembrano sorridermi, come sempre.
"Sei pronta?" mi chiede, prendendomi per mano.
"Sì". Ricambio la sua stretta sicura e familiare.
Il momento è arrivato, ma non ho paura. Santo cielo, sono Leah Clearwater! Dovrebbero essere loro ad avere paura di me!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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<< Ti sposti? >> chiedo, scocciata.
Alex è stravaccato accanto a me sul divano e le sue gambe sono sopra le mie cosce. Sono rintanata in un angolino e sto morendo di caldo. Siamo nella sua suite.
<< Sono troppo comodo per spostarmi, mi dispiace >>.
Lo spingo, facendolo rotolare via dal divano. Finisce a terra; cadendo porta con sé i bicchieri, le patatine, i pop corn e una bottiglia di birra che era appoggiata sul tavolino di vetro davanti a noi. Prendo un pacco di patatine che si è salvato dalla caduta e inizio a mangiare, guardando il televisore. C’è la partita di baseball e giocano i Seattle Mariners.
<< Forse non te ne sei accorta, ma sono caduto a terra! >> protesta Alex.
<< Vuoi che chiami la mamma così ti rimette in piedi? >> chiedo sgranocchiando le patatine e con gli occhi incollati allo schermo.
<< Posso sapere per quale motivo mi hai fatto ruzzolare a terra? >> insiste offeso, rialzandosi.
Scrollo le spalle. << Mi davi fastidio >>.
<< Mi sono sporcato i vestiti >> borbotta.
<< Non ti metterai a piangere, spero >>.
<< Un giorno ti ucciderò. Lo giuro >>.
<< Shh non sento niente! >>.
<< Quella squadra fa pena >>.
Lo ignoro. Un tifoso della squadra San Francisco Giants non ne capisce niente di baseball.
<< Che cosa vuoi capirne tu di baseball? >> mi provoca sedendosi lontano da me. Mi ha letto nel pensiero e mi ha copiato l’insulto?
<< Non parlo con uno che tifa per una squadra così scadente >> cerco di insultarlo.
<< Io ho visto nascere il baseball >> si vanta, scherzando.
<< Al posto tuo non ne farei un vanto, sai, questa cosa ti rende vecchio >>.
<< Forse volevi dire maturo >>.
<< No, hai capito bene, volevo dire vecchio >>.
<< Maturo >>.
<< Porti la dentiera? >>.
<< A te sono caduti i denti da latte? >>.
Prendo un po’ di patatine e gliele lancio.
<< Sporchi il divano! Che villana, dove sei cresciuta? In una caverna? >>.
Mi alzo in piedi di scatto e indico a terra. << Tu hai buttato a terra la birra e tutto quello che c’era sul tavolino! >> protesto.
<< Sì, per colpa tua! >> dice con tono calmo. Si sdraia sul divano, mettendosi comodo, con le braccia dietro la nuca.
Ringhio e gli salto addosso, mettendomi a cavalcioni su di lui. Gli faccio il solletico, tenendolo fermo. Inizia a ridere e a implorare pietà; cerca di spostarsi e oppongo resistenza con tutte le mie forze. Sta per riuscire a liberarsi quando gli suona il cellulare. Ce l’ha in tasca e lo prende mentre io continuo a torturarlo.
<< Pronto? >> riesce a dire, ridendo.
<< Alex? >>. E’ Beatrix, riconosco la sua voce. La sento benissimo, come se stessi parlando io al telefono con lei. Un brivido mi corre lungo la schiena. L’ultima volta che ci siamo viste mi ha mostrato il suo potere, anche se non era molto convinta di volerlo fare. La vista mi si è oscurata e mi sono ritrovata di nuovo a casa mia, a Forks, poi mia madre mi ha abbracciato e mi ha detto quelle parole: “Tuo padre è morto”. E’ stato solo per qualche istante ma comunque orribile, ho riprovato gli stessi sentimenti, come se avessi rivissuto quel momento. Beatrix può farti rivivere tutti i momenti peggiori della tua vita. Suo marito, Edgar, nonostante sia magro, invece, è straordinariamente forte, un dono certamente più sopportabile rispetto a quello di Beatrix.
<< Che cosa sono questi schiamazzi? Ho interrotto qualcosa? >>.
<< Leah mi sta molestando >>.
<< O forse sei tu che stai molestando lei >>.
<< Ben detto! >> esclamo, alzandomi.
<< In realtà ci stiamo solo divertendo, una toccatina e destra, una manca e sai come vanno a finire queste cose. In effetti ci hai interrotti >>.
Che stupido! Prendo un vaso con dei fiori e lo svuoto sulla sua testa; Alex si mette a sedere, sorpreso e poi mi guarda in cagnesco. Gli sorrido innocentemente.
<< Sei impazzita? >> urla contro di me.
Sto per ribattere quando Beatrix parla. << Che cosa è successo? >>.
<< Questa pazza mi ha buttato il contenuto di un vaso in testa! >> dice, gelido, togliendosi alcuni fiori dai capelli.
Beatrix ride. << Leah, se mi senti, hai la mia ammirazione >>.
Mi avvicino al telefono di Alex, nonostante questo mi guardi come se volesse uccidermi. << Grazie >> dico ad alta voce, con tono soddisfatto, rivolta a Beatrix. Poi mi allontano e mi siedo sul divano di fronte a quello di Alex.
<< Ho chiamato per chiederti se ti andrebbe di riprendere certe abitudini, sai, le escursioni >> sta dicendo intanto la licantropa al telefono.
Alex sembra cadere dalle nuvole. << Escursioni? >>.
Beatrix sospira. << La Luna Piena, tonto >>.
<< Cosa? Quando? >>. Si alza. Ha la maglietta bianca bagnata, qualche fiore qua e là e i pantaloni della tuta sporchi sicuramente di birra. Rido sotto i baffi. Alex cammina verso la parete e inizia a sfogliare il calendario appeso lì.
<< Non lo sai che è stanotte? >> continua Beatrix.
<< Come può essermi sfuggito? >>.
<< Forse quando sei accanto a Leah dimentichi che sei un mostro >> dice con malizia. E’ proprio convinta male.
<< Che sciocchezza! >> esclama Alex, mentre io sbuffo.
<< Davvero non c’è niente tra di voi? >>.
<< Mi hai chiamato per scocciarmi? >>.
<< Dovresti ringraziarmi, avevi dimenticato della Luna Piena >> risponde, offesa.
Alex è perplesso. << Quindi dove andiamo? >>.
<< Andiamo a nord! Foresta di Mendocino! >> esclama entusiasta.
<< D’accordo >> mormora Alex; sembra pensieroso, ha smesso di guardarmi in cagnesco e sta fissando ancora il calendario.
<< E’ passato così tanto tempo, sono felice che tu sia di nuovo con noi >>.
Alex sorride dolcemente. << Anch’io >>. Poi guarda verso di me, l’ombra del sorriso è ancora sul suo viso. << Leah, ti va di venire? >>.
<< Non so se è una buona idea >> dico, titubante.
<< Oh, Leah deve assolutamente venire! Non ho mai visto un mutaforma, deve essere straordinario! >> esclama Beatrix.
Alex non mi dà neanche il tempo di parlare. << Credimi, non è niente di straordinario. E’ un cane terribilmente peloso e brutto >>.
<< Ha parlato Mister Universo >> borbotto.
<< Allora verrà? >> insiste Beatrix.
<< Certo >> le risponde Alex, anche se io non ho ancora detto di sì. Lo guardo bieco.
<< Bene! Allora ci vediamo al tramonto, solito posto della foresta, ricordi? >>.
Alex si finge offeso. << Come potrei dimenticare? >>.
<< Venite in macchina con noi? >>.
<< No, andiamo con la mia. Max è ancora fuori, giusto? >>.
<< Sì. Allora ci vediamo più tardi, salutami Leah! >>.
<< A più tardi >>. Alex posa il telefono.
<< Viene anche Thomas? >> chiedo.
<< Non credo, di solito preferisce starsene per conto suo durante la Luna Piena >>.
Annuisco e torno a guardare il televisore
<< Credo che andrò a farmi la doccia. Però ricorda: la mia vendetta sarà molto dolce >> dice Alex, togliendosi la maglietta e camminando per il soggiorno.
<< Non mi fai paura >> ribatto. Alex è magro, ma ha i muscoli nei punti giusti. I suoi occhi blu sono ancora pensierosi, come se fossero immersi nei ricordi. Probabilmente in molti lo definirebbero bello, ma per me non lo è. E’ affascinante ma non può essere definito bello nel senso classico del termine. Non so perché ma non posso fare a meno di confrontarlo con Sam e mi accorgo che nonostante sia ancora innamorata di lui, Alex non ha niente da invidiare al mio bellissimo e maledettissimo ex ragazzo.
 << Leah, ci sei? >>.
 << Cosa? >>.
<< Mi stavi ascoltando? >>.
<< Certo >>.
<< Allora rispondimi >>.
<< Ok, hai vinto: non stavo ascoltando >>.
<< A che cosa stavi pensando? >>.
<< C’è un motivo per cui i pensieri non possono essere percepiti dall’esterno, ed è perché sono privati >>.
<< Stavi pensando a me? >>.
<< Ti piacerebbe >>.
<< Allora vieni a farmi compagnia sotto la doccia? >>.
<< Scordatelo. Hai interrotto i miei pensieri per una domanda idiota quanto te >>.
<< Lo dico per te, non vorrei che dimenticassi qualche perfetto particolare del mio corpo >>.
<< Non preoccuparti, sono sicura che i miei fratelli mutaforma ricordano benissimo il tuo corpo, avendolo visto nei miei pensieri. Mi aiuteranno loro >>.
<< Spero che non mi arrivino strane proposte da parte loro >>.
<< Impossibile, sanno anche che sei alquanto scemo >>.
<< Il corpo batte la mente >> scherza.
<< Dovresti fare qualcosa per ridimensionare il tuo ego >>.
Alex sghignazza e si infila in bagno. Sento scorrere l’acqua. Resto a guardare il televisore ma in realtà vago con i miei pensieri. E’ mai possibile che io, la scorbutica Leah Clearwater, sia riuscita a farmi un amico? Ormai ero abituata a essere evitata da tutti. Ok, ho un caratteraccio e ok, ce l’ho con il mondo, ma se nessuno si sforza di conoscermi perché si lascia spaventare dalla mia corazza, non è colpa mia. La gente è vile, ecco la verità. Alex è diverso. Forse è perché non conosce la mia storia. Che cosa penserebbe di me se la conoscesse? Avrebbe pietà? Riderebbe di me perché sono stata debole? Perché mi dovrebbe importare quello che penserebbe di me? Non mi importa… ma chi voglio prendere in giro? M’importa eccome. La verità è che io voglio bene ad Alex e per la prima volta dopo tanto tempo mi sento serena e viva. Andrò in campeggio con dei licantropi. Chi l’avrebbe mai detto qualche mese fa?
***
<< Non posso crederci che tu definisca una macchina del genere poco appariscente >>.
<< E’ un modello vecchio >>.
Scuoto la testa con disapprovazione. Alex mi sta portando al campeggio della luna piena con una porsche panamera rossa, che secondo lui, è vecchia.
<< Tu non sei normale >>.
<< Quando hai tanti soldi, capita di spenderli per oggetti costosi >>.
Sbuffo.
<< Dovrei sentirmi in colpa perché sono ricco? >>.
<< Dovresti >> scherzo.
<< Mi dispiace ma non mi sento in colpa >> dice. << Mi sento più in colpa per Caty >> aggiunge, mormorando.
<< Per chi? >>.
<< Caty, la ragazza che dovevo vedere stasera >>.
<< Ormai lo chiami vedere … >>.
<< Bè, bisogna pur vedersi prima di fare qualunque cosa >>.
<< Sei disgustoso >>.
<< Dovresti farti gli affari tuoi >>.
<< Sei tu quello che ha iniziato a parlare di Caty! >>.
<< Parlavo tra me e me >>.
<< La prossima volta che vuoi parlare da solo, fammelo sapere >>.
<< Ti manderò un avviso scritto >>.
<< Ottimo >>.
<< Comunque fa parte del ciclo della vita, perché ti scandalizzi così? >>.
<< Quello che mi scandalizza è la quantità di donne con cui esci >>.
Alex scrolla le spalle. << Per me sono tutti uguali >>.
Sto per ribattere ma Alex mi tappa la bocca con una mano. Gliela mordo e ride, ritirandola di scatto.
<< Non puoi evitare quello che ho da dire tappandomi la bocca! >> protesto.
<< Perché devi avere sempre qualcosa da ridire su tutto? >>.
<< Perché mi è stato fatto il dono della parola e voglio sfruttarlo al massimo >>.
<< In realtà stai usando questo dono anche troppo >>.
<< Credevo che tu volessi conoscermi e essere mio amico >> dico, offesa.
<< Siamo già amici, quindi posso permettermi di dirti quando diventi petulante. Anzi, è mio dovere farlo. E’ scritto nel codice della vera amicizia >>.
Gli dò un pizzicotto nell’avambraccio.
<< Ahi! >> si lamenta.
<< Anche questo è scritto nel codice della vera amicizia. Fai male a un amico quando questo inizia a dire stupidaggini >>.
<< Questa conversazione sta degenerando >>.
<< Parlando con te capita spesso. Piuttosto, gli altri non devono fare tantissima strada? Beatrix e Edgar partono da Los Angeles e William da San Diego, giusto? >>.
<< Già, ma hanno scelto Mendocino >>.
<< Viaggiano in macchina? >>.
<< Certo, non possono trasformarsi quando vogliono >>.
<< Perché noi stiamo andando in macchina? >>.
<< Pensavo che preferissi stare in forma umana più tempo possibile. Mi sbaglio? >>.
<< No, hai fatto bene >>.
<< Almeno qualche volta apprezzi quello che penso >>.
<< Ahimè, a volte succede! Perché hanno scelto Mendocino? >>.
<< Cos’è? Un interrogatorio? >>.
<< Scrollo le spalle. Solo semplice curiosità >>.
<< L’hanno scelto perché sanno che è il mio posto preferito, tra tutti >>.
<< Se ti chiedessi il perché me lo diresti? >>.
<< Non ci provare >>.
Sospiro. << Quanta segretezza >> mi lamento.
<< Anche tu hai delle cose che non vuoi dirmi >> si difende.
<< Perché non me le hai chieste >> ribatto, mentendo.
Esita. << Ti va di parlarmi di Sam? >>.
Resto in silenzio. Alex mi guarda di sottecchi.
<< No, non voglio, soprattutto considerando che tra poco i miei pensieri diventeranno di dominio pubblico >>.
<< Per questa volta sei giustificata. Sentirai le voci dei tuoi fratelli una volta trasformata? >>.
<< Purtroppo sì. Voi come comunicate? >>.
<< E’ complicato. I licantropi spesso non stanno in branco, sono solitari o vivono in coppia. Se stanno in branco e inizia a esserci una certa affinità con i membri di questo, a poco a poco iniziano a parlare tra di loro, condividendo però solo i pensieri che vogliono. Ci vuole un po’ di pratica e tanto feeling >>.
<< Allora voi potete parlare? >>.
<< Già >>.
<< Mentre io dovrò intuire quello che dite dal vostro linguaggio del corpo >>.
<< Mi raccomando, non guardare solo me perché mi adori, guarda anche gli altri >>.
Gli do un pizzicotto sul bicipite, mentre lui cerca di spostare il braccio.
<< Piuttosto, cosa fate di solito durante queste escursioni? >> chiedo.
<< Corriamo, ci nutriamo, ci scateniamo. Siamo liberi di essere noi stessi >>.
<< Durante la Luna Piena sei costretto a trasformarti? >>.
<< Sì, è l’unico momento in cui sento il richiamo. Purtroppo non possiamo opporci alla Luna. Adesso hai finito con il tuo interrogatorio? Siamo arrivati >> dice, allegro.
<< Continueremo dopo >> prometto. Alex parcheggia vicino a degli alberi, ai limiti della foresta. Siamo usciti da molto dalla città. Il cielo limpido è ancora schiarito dagli ultimi raggi del sole. L’aria dovrebbe iniziare a essere un po’ fresca per un umano, ma non per noi. Appena scendiamo, passano appena cinque minuti quando altre due automobili si accostano alla nostra: quelle sono delle vere automobili vecchie. Da una di queste scendono Beatrix e Edgar, dall’altra William.
<< Quando siamo con te possiamo essere sicuri che ritroveremo le nostre macchine, Alex >> esordisce William avvicinandosi.
<< Vedi, Leah? Il mio è un gesto di altruismo. Nessuno si sognerebbe mai di rubare quei rottami dei miei amici >>.
<< Alex, noi cerchiamo di non dare nell’occhio >> interviene Beatrix.
<< Siete pieni di soldi e tenete ancora delle automobili del genere >> dice Alex indignato.
<< Anche voi siete ricchi? >> chiedo.
<< Sì, lo sono, e tu sei l’unica povera. Non badatele, ha una specie di fobia per i ricchi >> dice esasperato Alex. Protesto dandogli un colpetto alla testa.
William ridacchia. << Tutti noi gestiamo alcuni degli hotel di Thomas da decenni. Il marchio Tom’s hotel riscuote molto successo, abbiamo più soldi di quanti ne spendiamo >>.
<< Magari un giorno ti permetterò di entrare nel giro, se ti comporterai bene >> mi dice Alex facendomi l’occhiolino.
<< Preferisco la povertà e essere costretta a nutrirmi di animali crudi, che attenermi alle tue norme di comportamento >>.
<< Leah, non ti nutri con noi? >> chiede Beatrix.
<< No, preferisco mangiare da umana >>.
<< Peccato, ti perdi il divertimento >> dichiara William.
Iniziamo a spostarci dentro la foresta. Abbiamo tutti degli zaini, anche se non credo che li useremo. Siamo veloci, nessuno di noi inciampa durante il cammino, i nostri sensi sono troppo affilati. Tra un passo e l’altro Alex ed io continuiamo a battibeccare su ogni cosa.  Stiamo discutendo sulla grandezza di un cervo quando Beatrix ci supplica di smetterla.
<< Come potete discutere persino sulle dimensioni di un cervo? >> esclama, esasperata.
<< E’ colpa di Leah, continua a contraddirmi su tutto >>.
<< Non è vero! >>.
<< Visto? Mi sta ancora contraddicendo! >>.
<< Non tutti possono essere sempre d’accordo con te, Alex >>.
<< Tu non sei mai d’accordo con me >>.
<< Ok, ragazzi, seriamente: piantatela >>. Stavolta ci rimprovera Edgar. Continuiamo a camminare in silenzio, dopo soli dieci minuti siamo finalmente arrivati. Posiamo gli zaini. La luna è quasi piena quindi nascondiamo gli zaini dentro una sorta di caverna scavata nella roccia, e tutti iniziano a spogliarsi con disinvoltura. Per fortuna restano con la biancheria intima. Mi spoglio anche io. Non è ancora buio, ma lo sarà tra poco.
<< Allora, ci siamo? >> chiede Edgar.
<< Manca poco >> risponde Beatrix abbracciandolo.
<< Leah, scusa se sono sfacciato, ma hai un corpo bellissimo >> mi dice William. In realtà neanche lui è niente male, è molto muscoloso, più di Alex. Quest’ultimo riesce a liberarmi da una risposta imbarazzante mettendosi un dito in bocca e facendo finta di vomitare. Rido mentre William gli lancia un’occhiataccia.
<< Amico, se queste sono le tue tecniche di conquista, non mi stupisce che tu sia ancora single >> lo prende in giro.
William incrocia le braccia al petto e serra la mandibola. Poi, con uno scatto si lancia su Alex, che inizia a scappare ridendo. Durante l’inseguimento Alex si trasforma. Le sue braccia diventano gli arti anteriori e le sue gambe quelli inferiori. I suoi capelli neri scompaiono e il suo corpo si ricopre di pelo nero. Succede tutto in un battito di occhi. So che potrebbe rimanere su due zampe, ma corre con tutti e quattro gli arti, e questo lo rende molto veloce.
Edgar controlla l’orario da un orologio preso dallo zaino. << Ci siamo quasi >>.
Alzo gli occhi verso il cielo: la luna è piena e brilla nel cielo che è ormai quasi completamente scuro. All’improvviso vedo William fermarsi e accasciarsi a terra, in posizione fetale. Le sue ossa si deformano per qualche istante e lui si contorce per il dolore. La colonna vertebrale quasi esce dal suo corpo. Tutto finisce molto in fretta, e al suo posto si trova una creatura lupesca di colore grigio scuro. Si rimette sulle zampe e continua a inseguire Alex. Beatrix e Edgar hanno il viso rivolto verso la luna, le loro dita sono intrecciate: cadono a terra anche loro, sulle ginocchia, fanno delle smorfie di dolore, le loro ossa deformano la pelle del corpo. Poi al loro posto restano due lupi, Beatrix ha la pelliccia bianca e Edgar color sabbia. Stanno su due zampe: sono enormi e mi fissano; sembra quasi che Beatrix mi stia sorridendo con quelle zanne. Decido che è arrivato anche per me il momento di trasformarmi. Sento il calore familiare, i brividi, il dolore e poi mi ritrovo nella mia forma lupesca. Purtroppo ci sono sempre le flebili voci del mio branco nella mia testa, provo a ignorarle e non mi riesce molto difficile. Ovviamente tra queste spicca quella di Jake. Odio dovergli dare spiegazioni, ma trova tutte le risposte nella mia mente.
<< Si potrebbe avere un po’ di privacy per una sera? >> chiedo, esasperata. Jake annuisce mentalmente e manda via quasi tutti i suoi bambocci.
<< Anche tu sei stata bamboccia >> dice.
Lo ignoro. E’ con Renesmee, riesco a vederla mentre caccia. Che schifo. Jake ringhia.
<< Scusa >> gli dico, poco convinta.
<< Critichi tanto me, ma tu ti sei vista? Sei diventata il nuovo cagnolino di questi licantropi >>.
<< Dopotutto sono una specie di cane, se ci pensi bene >>.
<< Sì, un cane da guardia >>.
<< Meglio essere il cane da guardia di un licantropo che quello di un succhiasangue >>.
<< Non mi fido >>.
<< Jake, vedi tutto nella mia mente. Non sono creature pericolose, sono buone. Alex è mio amico >>.
Jake sbuffa. << Loro non sono tuoi amici, Leah. Noi lo siamo. Noi siamo la tua famiglia >>.
<< Scusa, ma non voglio che “alcune creature”, a causa delle quali sono diventata quello che sono, facciano parte della mia “famiglia”, soprattutto se puzzano da morire >> ribatto, intenzionata a ferirlo.
Jake ringhia nella mia testa. << Bene Leah, fai quello che vuoi. Sarò felice di dirti “te l’avevo detto” quando ti accadrà qualcosa a causa di questi mostri >>.
<< Grazie per l’avvertimento, ora però devo andare dai miei amici. Stammi alla larga e pensa al tuo di mostro >>.
La furia di Jake mi scorre nelle vene, l’ho fatto arrabbiare. Bene, lui ha fatto infuriare me. Hanno tutti il diritto di arrabbiarsi tranne me? Non credo proprio.
Qualcuno ulula e torno alla realtà. Finalmente non vedo più la foresta di Forks in cui si trovava Jake, ma quella in cui i miei amici licantropi mi hanno portato. Sono tutti di fronte a me, su due zampe, il viso lupesco, la schiena leggermente curva, le zampe anteriori artigliate. In stazione quasi eretta sono più alti di me, anche se non di molto. Alex, il licantropo nero, si avvicina a me e mi mette una zampa anteriore sulla testa. Cerco di scrollarla via e ringhio. Sono sicura che stia ridendo di me, come sempre. I licantropi si guardano. Chissà se in questo momento si stanno dicendo qualcosa, io non sto capendo niente. Fantastico. Iniziano a correre e li seguo, incerta. Alex si ferma per aspettarmi e poi corriamo insieme. Corrono su quattro zampe, sono velocissimi, ma non più di me. Mi sembra strano, mi viene da ridere; sto correndo insieme a dei licantropi in una foresta sconosciuta. Ovviamente Alex e io iniziamo una sorta di gara. Corriamo per qualche ora, spaventando le numerose creature della foresta e nessuno di noi è stanco; almeno io non lo sono. Rallentiamo e capisco perché: ci sono degli animali, dei cervi, di cui i licantropi vogliono nutrirsi. Iniziano a rincorrerli e li abbattono, strappandone poi la carne, mentre io me ne vado verso un laghetto vicino. E’ vero che in forma animale gli istinti sono più sviluppati, ma resto pur sempre io e la carne sanguinolenta mi disgusta. Bevo l’acqua fresca mente i cervi vengono squartati. Quando alzo la testa so che dietro di me c’è qualcuno: è Alex con un pezzo di cervo tra le zanne. Forse vuole offrirmelo, faccio segno di no e lui lo mangia con noncuranza. E’ incredibile come siano capaci di controllarsi, hanno dominato la loro parte animale, credevo fossero più selvaggi. Alex si butta in acqua, schizzandola dappertutto; quando esce schizza le goccioline dalla sua pelliccia intorno, mentre si scuote… e poi sarei io il cane. Beatrix e Edgar ci raggiungono e si fermano a fissare Alex. Chissà che cosa si stanno dicendo; non è molto divertente non capire nulla. Fortunatamente non sono sola. Jake è sempre lì e mi tiene il broncio. Lo ignoro. Le ore scorrono veloci e in fretta, come scorrono solo quando si è spensierati. Corriamo, beviamo, uccidiamo.  Siamo fermi in una radura quando non vedo più William e non sento il suo battito, credo che si sia allontanato di molto. Beatrix e Edgar giocano a fare la lotta; io mi siedo, osservandoli, mentre Alex scompare tra gli alberi, forse alla ricerca di William. Dopo un minuto decido di seguire Alex: non c’è niente di più facile, il suo odore è inconfondibile, e insieme al suo c’è anche quello di William, che non riconosco altrettanto bene. Mi sembra di volare tra gli alberi, sono sicura che li raggiungerò presto. La scia è sempre più forte. A un certo punto del mio inseguimento, oltre ai rumori degli animali della foresta, sento qualcos’altro, dei rumori di lotta e poi il mio olfatto percepisce un odore sgradevole, nauseabondo. Non è come quello dei succhiasangue, ma altrettanto insopportabile. Che cos’è? Da dove proviene? Qualcuno ulula di dolore. E’ William? Alex? Il cuore sembra salirmi in gola per la paura. Corro come una forsennata, la mia mente è invasa dalla preoccupazione, riesco a pensare solo a quella scia che devo seguire. Qualche altra falcata e finalmente li trovo. In pochi millesimi di secondo registro la scena che mi si para davanti: ci sono otto licantropi, di cui due sono William e Alex, e stanno combattendo due contro sei. Una parte della mia mente si chiede perché io trovi sempre quel maledetto licantropo in scontri impari. Avvicinandomi di corsa capisco che quel terribile odore proviene da quei sei licantropi: tre sono bianchi e tre marroni. Alcuni di loro sono ridotti male. Deve essere grazie al potere di William, che può controllare la materia con il pensiero. L’altro giorno al ristorante ha spaccato un bicchiere solo guardandolo. L’ho invidiato. Quindi sarà riuscito a spezzare qualche osso a quei mostri puzzolenti. Questo odore risveglia la mia parte animale, quella per la quale esisto: l’istinto di attaccare è forte. Non mi è mai successo con Alex. Salto e atterro sulle spalle di un licantropo bianco, mordendolo sul collo con tutte le mie forze. Il licantropo emette un ululato di dolore e cerca di scrollarmi via con le zampe anteriori. Nel frattempo Alex e William continuano a lottare con gli altri cinque: non ce la faremo mai, spero che Edgar e Beatrix arrivino in fretta. Il licantropo che ho attaccato non riesce a liberarsi di me, mentre io cerco di staccargli la testa; così decide di sbattere la schiena contro un albero e l’impatto è forte: l’albero cade e io con quello. Ignoro il dolore e mi rimetto subito sulle zampe; la pelliccia bianca di quella creatura è sporca del sangue che scorreva dal collo, immagino che in breve guarirà. Mi attacca con gli artigli delle zampe anteriori, ma io li schivo. Provo a morderlo ma si allontana, sfuggendo. Sto per attaccare di nuovo quando sento qualcuno aggredirmi da dietro, così mi abbasso e mi giro: uno dei licantropi marroni ha deciso di occuparsi di me; i due mi attaccano contemporaneamente e uno dei due mi colpisce, facendomi sanguinare; così afferro una zampa marrone con le zanne e tiro con le mie forze, fino a strapparla. Il sangue esce a fiotti e il licantropo marrone ulula per il dolore. Accecato dalla furia, mi salta addosso, facendomi cadere. Provo a liberarmi ma mi tiene ferma con tutto il corpo e viene aiutato anche da quello bianco. Sono molto forti. Quello bianco spalanca le fauci e capisco che sta per mordermi. Che cosa succede se il veleno di licantropo penetra nel mio corpo? Non lo so e sicuramente non vivrò abbastanza da scoprirlo, il mostro mi vuole morta. Provo a divincolarmi ma sono bloccata. Mentre il licantropo si abbassa su di me penso alle persone che amo: mia madre e mio fratello. Poi prepotentemente l’immagine di Alex si insinua nella mia mente, ed è il suo viso l’ultimo che vedo. Proprio prima che le zanne vengano a contatto con il mio collo, il licantropo scompare dalla mia visuale e io riesco a liberami dall’altro. Sono libera. Due dei quattro licantropi con cui Alex e William stavano combattendo sono morti, sono arrivati anche Edgar e Beatrix. In due secondi anche gli altri quattro licantropi muoiono, fatti a pezzi dai miei nuovi amici.  Alcuni hanno provato dolore e si sono accasciati a terra prima di essere uccisi, sicuramente grazie al potere di Beatrix. Mi accorgo che sta albeggiando, il cielo inizia a schiarirsi. Non riesco a stare in equilibrio sulle mie zampe. Il licantropo nero si precipita su di me e, mentre corre, torna in forma umana. Vedo il volto preoccupato di Alex avvicinarsi a me. Mi trasformo anch’io e mi ritrovo in ginocchio. Alex mi prende il viso tra le mani.
<< Stai bene? >> mi chiede, ansioso.
<< Sì >>. O almeno, niente che non possa essere aggiustato.
<< Ti ha morso? >>.
<< No >>.
Sospira di sollievo, guardandomi sollevato e poi, inaspettatamente, mi bacia la fronte. E’ un contatto lieve e veloce. Poi mi abbraccia, stringendomi forte a sé. Mi scende una lacrima solitaria e la asciugo velocemente. Alex era preoccupato per me. Intorno a noi ci sono i volti umani di Edgar, Beatrix e William – quest’ultimo è seduto a terra e si sta aggiustando qualche osso.
<< Alex, mi fai male. Ahi >> dico.
Alex ride e mi lascia libera. << Che cosa è rotto? >>.
<< Credo la scapola destra e le ossa del braccio sinistro >>.
<< Dammi >>. Mi prende il braccio e lo aggiusta. Fa male, ma non dico niente. Poi si occupa della scapola e qui emetto un verso di dolore molto lieve.
<< Ecco fatto >> dice, accarezzandomi i capelli.
<< Scommetto che ti è piaciuto spostarmi le ossa. Sadico >> dico, muovendo il braccio.
<< Un po’ >>. Mi controlla il fianco, serio. Ho del sangue, ma la ferita è già chiusa.
<< Smettila di palpeggiarmi, sto bene >> dico, alzandomi. Alex si alza con me. << Tu come stai? >>.
Scrolla le spalle. Poi si prende un braccio e se lo rimette a posto da solo. << Adesso bene >>.
<< Anch’io avevo qualche osso messo male, però non mi hai dedicato tutte queste attenzioni, Al >> dice William mettendosi in piedi.
Alex ridacchia. << Se tu fossi stato una donna forse ti avrei aiutato >>.
Edgar e Beatrix stanno ammucchiando i corpi dei licantropi; è quasi giorno, tuttavia i corpi restano nella forma animale.
<< Che cos’erano? >> chiedo, avvicinandomi.
Edgar, William e Alex si lanciano delle occhiate. Poi Alex mi risponde. << Licantropi >>.
<< Erano diversi da voi >> insisto.
<< Si nutrono di umani >> dice Alex controvoglia.
<< Che cosa? >>. Sono sconvolta.
<< Hai capito bene. Si nutrono di umani >>.
<< Lo fanno perché non riescono a controllarsi? >>.
<< No, è perché a loro piace. Può capitare di uccidere qualche umano durante i primi anni di trasformazione, quasi nessuno è consapevole di quello che fa, ma loro lo fanno perché vogliono farlo >>.
Mi metto una mano sulla fronte e poi mi sposto i capelli indietro, turbata. << Questo è persino più disgustoso di quello che fanno i succhiasangue. Non credevo che l’avrei mai detto. Perché nessuno li ferma? >>.
<< Sono più numerosi di quanto pensi. Sono convinti della superiorità della nostra specie e hanno tutte le solite manie di grandezza che accompagnano tale affermazione >>.
<< Noi li chiamiamo gli Altri. Non ci piace essere associati a loro >> aggiunge William.
<< Non esiste una specie di consiglio che controlla i licantropi? Come i Volturi per i vampiri? >> chiedo.
<< Esisteva secoli fa, ma è stato sterminato dai Volturi. Ricordi che ci odiano? Gli Altri sono bravi a non farsi scoprire, se destassero sospetti i Volturi li ucciderebbero come hanno fatto con molti della nostra specie >> spiega Edgar.
<< Perché ci hanno attaccati? >>.
<< Perché Will non riesce mai a farsi gli affari suoi >> borbotta Alex.
<< Che cosa avrei dovuto fare? Lasciare che uccidessero quelle persone? >> protesta William.
Alex sospira. << Certo che no >> ammette.
<< Li ho beccati mentre stavano per attaccare un gruppetto di umani in campeggio. Così li ho attaccati e ho lasciato che mi seguissero >>.
<< E quasi che ti ammazzassero >> aggiunge Alex.
<< Quasi >>. William sorride.
<< Siamo stati fortunati, non avevano doni. A parte due che erano un po’ più forti, quelli che hanno attaccato Leah >>.
<< Anche per voi il loro odore è nauseabondo? >> chiedo.
<< No, è strano ma sopportabile. Non è terribile come quello dei succhiasangue >>.
<< Per me è anche peggio. Ho sentito il bisogno di attaccarli >>.
Alex mi scompiglia i capelli. << Brava Leah, hai trovato un altro nemico mortale. Andiamo a prendere le nostre cose >>.
Iniziamo a camminare e poi a correre. Anche in forma umana è facile tornare al punto in cui abbiamo lasciato gli zaini e non ci mettiamo molto. Ci vestiamo - nessuno è particolarmente imbarazzato dalla nudità - e ci dirigiamo verso le nostre macchine. Stranamente l’automobile di Alex non è stata rubata. Abbiamo già salutato gli altri e stiamo per partire quando mi chiama Jake.
Rispondo alla chiamata.
<< Leah? >>.
<< Dimmi, Jake >> dico, stanca.
Jake sospira di sollievo. << Non rispondevi al telefono, stavo per venire lì. Ero preoccupato, a un certo punto non ti ho vista né sentita più, di punto in bianco. Eri tornata umana? >>.
<< Quando? >>.
<< Un paio d’ore fa >>. Ora che ci penso, non ho più sentito la voce di Jake né di nessun altro nella mia testa per un po’.
<< Sì, mi ero ritrasformata, non devi stare così in ansia, so badare a me stessa >> mento. Bugia che verrà scoperta la prossima volta che mi trasformerò.
<< Ok, ma la prossima volta avvisa, non sparire così. Stavo per avvisare Seth e tua madre e il prossimo passo sarebbe stato quello di radunare alcuni dei nostri per venire lì. Lo sai che tua madre e tuo fratello ti avrebbero fatto una strigliata. Sei stata fortunata perché stanotte Seth dormiva. Sono dovuto rimanere in forma umana per non allarmare gli altri >>.
<< Mi dispiace >> mi scuso, non del tutto convinta.
<< Ok, allora adesso che stai bene posso tornare dagli altri. Stai attenta >>.
<< Non preoccuparti. A presto, ciao! >>.  Stacco la chiamata. Siamo già per strada, è una bella mattina.
<< Così hai mentito >> dice Alex, guardandomi con la coda dell’occhio.
<< Già >>.
<< Allora non li sentivi? >>.
<< No, ma non ci avevo fatto caso, ero impegnata a pensare ad altro >>.
<< Ti è mai successo prima? >>.
Scuoto la testa. << Questa è la prima volta >>.
<< E’ strano, vero? >>.
<< Devo ancora trovare qualcosa che sia normale nella mia vita >> mormoro.
Alex sorride. << Ti circondi persino di persone anormali. Hai un amico che ti porta in mezzo a succhiasangue e a macabri licantropi >>.
<< Almeno non mi annoio mai >> scherzo, guardandolo e sorridendogli.
<< Non mi piace fare il sentimentale, ma … >>.
<< Ma… >> lo sprono. << Mi auguro che tu non stia per dire qualche cosa di troppo sdolcinato. Mi vengono i brividi al solo pensiero >>.
<< Forse >> scherza.
<< Oddio, allora fermati >>.
<< Prima fammi parlare >>.
<< Ok, sentiamo >> cedo osservandolo. Odio i discorsi imbarazzanti e pieni di sentimentalismi.
Tace per qualche secondo prima di parlare. << Vorrei che tu non corressi tutti questi pericoli; forse dovrei dirti che io non sono la persona ideale da frequentare, che con me non si è mai al sicuro e dovrei dirti che forse sarebbe meglio per te tornare dalla tua famiglia; ma non lo farò perché sono egoista e stare con te mi fa sentire bene. Voglio continuare a essere tuo amico >>.
Sto in silenzio, senza sapere bene che cosa dire. Non sono né imbarazzata né disgustata. Sono felice.
Sorrido e le parole mi escono spontaneamente dalla bocca. << Se mi avessi detto queste cose avrei dovuto ribattere che non sono più una bambina e che so scegliere da sola con chi passare le mie giornate, che io sono un mutaforma, non sono umana, e non posso comunque mai essere al sicuro da nulla. Forse se non ti avessi conosciuto, oggi non avrei corso il rischio di morire, ma sai che ti dico? Chi se ne importa! Voglio vivere, voglio continuare a essere tua amica anch’io e, soprattutto, a salvarti la pelle dai cattivi >>.
Alex sorride e gli s’illuminano gli occhi. << Veramente oggi te l’ho salvata io quella pellaccia >>.
<< Possiamo tenere una tabella e fare a gara a chi salva più volte la vita dell’altro >>.
<< Ci sto >>.
<< Se vinco io mi regali un’automobile >>.
<< Che cosa?! Non eri disgustata dalla mia ricchezza? >>.
<< Bè, non ne sono proprio disgustata, diciamo che mi irrita il fatto che sia distribuita in maniera così sproporzionale. Però, se c’è, bisogna sfruttarla, può tornare utile, no? >>.
<< Sei tremenda! Allora se vinco io dovrai uscire con un ragazzo di mia scelta! >>.
<< Cosa? >> esclamo, indignata. << Io non uscirò mai con dei tipi consigliati da te! >>.
<< Vuoi la macchina? Prendere o lasciare! >>.
<< Accetto >> dico, con aria di sfida. Ci stringiamo la mano.
<< E ora, per favore, guarda la strada, non vorrei morire in un incidente stradale >>.
Alex mi lancia un’occhiataccia e io ridacchio. Poi mi rilasso e mi godo lo splendido panorama californiano alle prime luci del mattino. Non vorrei essere in nessun altro posto e con nessun altro in questo momento, ma questo non lo dirò mai a Alex.
 

 
   
 
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