May there always be angels to watch over you
To
guide you each step of the way
To
guard you and keep you safe from all harm
Loo-li,
loo-li, lai-lay, loo-li, loo-li, lai-lay
L’affanno
di Tauriel divenne evidente
dalla forza del suo respiro. Sperava che da un momento
all’altro Kili sarebbe
spuntato dietro di lei, con un sorriso ed una frase felice. Avevano vinto. Eppure non era aria di
festa, quella che i sopravvissuti respiravano in quegli istanti.
Un
canto nanico riempì l’aria. Era
triste, antico, e tutti i figli della montagna lo intonarono.
D’un tratto lo
vide: Thorin Scudodiquercia era circondato dai suoi fratelli, che lo
fissavano
con occhi vuoti. Il suo corpo giaceva disteso sulla terra umida,
immobile. Il
re sotto il monte era morto.
Tauriel
deglutì e abbassò lo sguardo. La
solennità di quel momento la travolse, come se lei stessa
avesse perso
qualcosa. Non aveva conosciuto Thorin Scudodiquercia, ma qualcosa nella
voce
dei nani fece accrescere la sua tristezza. Erano un popolo nuovamente
con una
patria, ma nuovamente senza una guida. Nel suo cuore comprese che il
loro re
significasse anche più
di questo.
Mosse
qualche passo verso i nani poco
distanti, continuando a guardarsi attorno, continuando a sperare che il
discendente del re non lo avesse seguito nella morte. I nani che
intonavano il
canto erano i dieci che erano stati prigionieri nel Reame Boscoso. La
loro
melodia raccontava tristezza e dolore, riusciva a sentirlo anche se non
poteva
comprenderne le parole.
Alzando
lo sguardo, Tauriel incontrò un
altro volto familiare: un nano biondo giaceva disteso al suolo, poco
distante
dal suo re. Fili, il fratello di Kili, aveva anch’egli
raggiunto i suoi
antenati. Sembrava quasi che dormisse, ma era immobile nella sua forza
e
nobiltà. Fu allora che la paura attanagliò il
cuore dell’elfo silvano. Deglutì e
il suo cuore accelerò il battito. I suoi occhi cercavano
avidamente sul terreno
umido una traccia del più giovane erede di Durin. Sperando
che avrebbe
mantenuto la promessa. Sperando che fosse ancora vivo. Non ricordava di
aver
mai provato una tale paura in seicento
anni di vita. Incurante del resto del mondo, incurante di sé
stessa, lo
cercava, e nella sua disperazione non riusciva a pensare ad altro.
Fu
allora che lo vide.
Un
nano più giovane, dalla chioma
corvina, giaceva a pochi metri di distanza dal fratello. Era visibile
anche tra
le carcasse degli orchi che lo circondavano. Forse la sua vista acuta
la stava
abbandonando, o forse non aveva voluto notarlo prima. Tauriel
osservò la sua
figura ad occhi sbarrati, e accelerò il passo, sempre di
più. Arrivò accanto a
lui, e non ebbe più il cuore di reggersi in piedi.
-
No..
Mormorò
appena, cadendo sulle
ginocchia. La sua visione tornò nitida tra i suoi ricordi.
Gli occhi iniziarono
a pungerle, a riempirsi di miriadi di stelle. Gli afferrò la
casacca con la
mano destra, proprio come aveva sognato.
-
Kili.
La
voce le si spezzò. Sentì
improvvisamente il volto bagnato, e seppe che la pioggia si era
mescolata alle
sue lacrime, che copiose le rigavano il viso.
-
No.. per la grazia dei Valar, ti prego..
Pregò
Elbereth, disperatamente, perché convincesse
Ilùvatar a non portare il nano via con sé. Ma
ormai era troppo tardi.
La
stirpe di Durin era stata spezzata.
Le
promesse di una vita erano infrante
con lei.
Kili
era morto.
Iniziò
a singhiozzare quasi senza
accorgersene, posando il viso sul petto di lui e lasciando che le
lacrime
cadessero. Nella sua visione aveva avuto modo di salutarlo. Lei gli
aveva
cantato la sua canzone.
Perché
se n’era andato senza dirle addio?
Aveva
perso tutto in un solo istante,
senza poter far nulla per evitarlo. Tauriel del Reame Boscoso, una
creatura immortale,
in quell’istante sentì qualcosa dentro di lei
morire per sempre.
Mentre
questi pensieri si susseguivano
nella sua mente, un verso rauco la ridestò dal suo stato
d’incoscienza. L’elfo
alzò piano gli occhi, bagnati ma pieni di rabbia. Sapeva
già cosa avrebbe
veduto. L’orco che aveva già visto nel suo sogno
la fissava, ferito ma immobile
nella sua determinazione. La creatura alzò la sua arma con
un verso mostruoso,
ma Tauriel afferrò il suo pugnale impregnato di sangue,
tagliò in due la lancia
del nemico e lo infilzò con uno slancio. L’orco
esalò il suo ultimo respiro
cadendo all’indietro, e la donna ricadde sulle ginocchia, col
fiato mozzato. Le
cose mostruose che aveva già visto si erano comunque
verificate.
La
morte di Kili, l’attacco dell’orco.
Si
afferrò il fianco sinistro ed attese
il dardo acuminato che avrebbe decretato la sua fine. Alzando lo
sguardo
incontrò il volto di Kili e le sembrò sorriderle.
Offuscata probabilmente nei
sensi a causa della ferita, Tauriel gli si avvicinò a
fatica, sistemandosi al
suo fianco.
-
Non ti lascio.
Disse,
tentando di sorridere. Ma non
riuscì a trattenere quella lacrima solitaria che le
rigò il volto, mentre la
pioggia era ormai cessata. Gli prese una guancia e osservò a
lungo i tratti di
quel viso tanto stanco quanto bello, rendendosi conto più
che mai di quanto lo
amasse. La notte precedente gli aveva risposto nella lingua del suo
popolo,
perché solo con quella avrebbe potuto esprimere al meglio il
suo amore. Lui
l’aveva compresa, tanto da averle ripetuto quella medesima
frase pochi istanti
prima di quel momento.
-
Due
volte mi hai chiesto se
avrei potuto amarti, Kili figlio di Dis, discendente di Durin. Due
volte ti
risponderò. Non avrei potuto null’altro,
perché ti amavo già. Li
melin, hir vuin. Ti amo, mio amato.
Sussurrò,
così che quella promessa
fosse vissuta non solo nella lingua degli elfi, ma anche in quella che
aveva
permesso loro di amarsi. Abbassò nuovamente il volto sul suo
petto, aspettando
la fine. Invece udì un piccolo singulto provenire da sotto
di lei, a livello
della sua mano stretta a pugno. Tauriel alzò gli occhi
spalancati, ancora
rigati dalle lacrime recenti, e trovò uno sguardo socchiuso
che la fissava.
-
Menomale.
Sussurrò
Kili con una smorfia
divertita. Tossì un paio di volte mentre Tauriel lo fissava
sbalordita.
-
Non ero tanto sicuro del significato.
Fosse stato un insulto avrei fatto una figuraccia..
Disse,
con voce rauca. Ci vollero
alcuni istanti prima che l’elfo realizzasse che quello non
era un sogno, ma la realtà.
Tauriel sorrise, quasi senza
accorgersene. Il suo volto si illuminò di colpo, mentre
altre lacrime scorrevano
veloci, senza che lei badasse a fermarle. Le stelle brillavano ancora
nei suoi
occhi. Ma non erano più tristi.
-
Sei vivo.
Disse
soltanto, accarezzandogli la
guancia.
-
Certo.
Rispose
lui. La sua voce era instabile,
ma i suoi occhi erano vivi.
-
Ti avevo fatto una promessa. Inoltre
mi sarei perso la migliore dichiarazione di sempre. Non potevo certo
mancare.
Scherzò,
asciugandole col pollice una
lacrima che le aveva rigato il volto.
-
Kili.
Disse
soltanto lei. Non riusciva né a
fermare il sorriso né a fermare le lacrime. Si morse un
labbro ringraziando il
cielo, Elbereth, i Valar ed Ilùvatar. Perché
avevano permesso al suo amato di restare.
Gli
diede un bacio a fior di labbra,
che ebbe il sapore delle lacrime e del sangue, ma anche di gioia e di
speranza.
Un amore senza tempo era nato a Bosco Atro e si era suggellato sotto
l’ombra
della montagna. I nani avrebbero pianto i loro morti e la battaglia che
grazie
a loro si era conclusa; ma avrebbero anche celebrato la vita di coloro
che
avevano protetto.
Durante
la battaglia dei cinque
eserciti, la speranza aveva unito tutti come uno solo. La montagna
aveva
protetto i suoi figli, e la terra di mezzo si era unita in
un’alleanza che
difficilmente si sarebbe spezzata. Stringendo l’amato nano
tra le braccia,
l’elfo silvano comprese fino infondo il potere della magia
del suo popolo:
qualunque cosa non ancora verificatasi poteva ancora essere cambiata.
A
loro era concesso proprio questo: il
potere di cambiare il mondo.
Così
la montagna solitaria, che da
tempo incommensurabile era stata occupata dal maleficio di un drago e
dal male
degli orchi, era finalmente libera. Sembrò risplendere sotto
una nuova luce, e
accogliere in un abbraccio non solo i suoi figli, ma anche coloro che
per lei
avevano combattuto. L’amore senza tempo di un nano e un elfo
sarebbe stato da
allora tramandato con lei, assieme al pensiero che il sole e le stelle
non
fossero più così distanti.
“Si
tramandi sempre che Kili figlio di Dis ha amato Tauriel
del Reame Boscoso. Niente riuscì mai ad intaccare il suo
affetto e la sua
devozione per quella creatura di luce. E se mai un giorno il nome di
lei
venisse dimenticato, si ricordi quello del principe dei nani, che con
lealtà ed
ardore amò una dama elfica dal volto sconosciuto”.
Così
si conclude la canzone di Kili
figlio di Dis, erede al trono di Durin.
Fine
Note
dell’autrice:
Lo ammetto, questo lieto fine si è creato col tempo,
perché inizialmente avrei
voluto davvero riportare come io penso che la storia
finirà. La verità
è che sono consapevole che la morte di Kili e la fine della
stirpe di Durin non
si possano evitare, perché tutta la storia è
legata a questo. Jackson è sempre
stato fedele a Tolkien su chi doveva vivere e chi morire, e
così deve essere.
Tuttavia mi sono affezionata così tanto a questo
personaggio, a entrambi, che
ho voluto tenermi una licenza poetica un po’ più
felice. La mia incognita è
Tauriel, in quanto personaggio di Peter: per me dovrebbe morire
combattendo,
magari proteggendo proprio Kili. Desiderio del regista è
collegare questa
trilogia a quella del Signore degli Anelli, e se lei restasse in vita
non mi
spiegherei la sua assenza proprio in ISDA, se seguissi solamente il
filone
cinematografico. Tuttavia sono tutte ipotesi, e non vedo
l’ora di scoprire il
destino che il suo creatore le riserverà. Questo
è stato il mio.
Grazie al maestro Tolkien, per aver creato un mondo nel quale posso
sempre
tornare.
Grazie a Peter Jackson, che nonostante le polemiche ha revisionato
questo libro
nel migliore dei modi, perché nessuno avrebbe potuto farlo
meglio di lui. Grazie
per aver dato spazio a quello che il maestro ha un po’
trascurato: l’amore e la
sua forza di cambiare il mondo.
E ancora grazie mille a chi ha letto, seguito, recensito ed aggiunto
questa mia
piccola storia alle preferite.
ValHerm