The book of the answers
1° capitolo
Guardava
lo schermo annoiata da troppo tempo, tamburellando con
le dita nella scrivania, aspettando ,sbuffando, di vedere caricata la pagina di
ricerca, accompagnata dalla musica mentre cercava di rilassarla, chiedendosi il
perché di quella, ormai noiosa, ricerca. Erano ore che stava davanti il
computer per trovare qualcosa, aveva trovato di tutto,
entrata in qualsiasi tipo di sito, in tutte le lingue possibili, rendendosi
conto di riconoscerne solo qualcuna, ma non c’era quello che cercava
disperatamente.
Sbuffò
irritata, girando la rotella del mouse con l’indice per scendere sempre più giù
e magari cambiare pagina. Distolse lo sguardo dallo schermo per spostarlo nel
vuoto, perdendosi in esso. La vista cominciava a calare,
appannandosi. Portò la mano libera agli occhi, scuotendo la testa. Doveva
staccare e anche alla svelta. Riportò lo sguardo allo schermo, intenzionata a
chiudere tutto, ma appena aveva fatto scorrere ancora
una volta la rotellina del mouse, sicura di non
trovare nulla e, portare la freccia nel quadratino rosso con una “x” per
chiudere la pagina, ecco che quell’idea era sparita.
Avrebbe fatto meglio a chiudere tutto senza dargli mezza
occhiata.
Strofinò
gli occhi incerta, trattenendoli dentro le orbite, portandosi
una mano sulla fronte per spostare una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi. Cliccò sulla frase interessata senza pensarci un secondo,
trattenendo il respiro, incrociando le dita speranzosa,
aspettando che la pagina si aprisse.
“Il libro
delle risposte
Molte voci sono girate su questo libro
perduto, appartenuto alla grande civiltà degli antichi
egizi. Pochi conoscevano la sua esistenza e, a dirla tutta,
il mondo lo ignora tuttora.
Nessuno sa come sia fatto, se esista ancora sperduto
nel mondo, nella terra egizia, o se sia davvero mai esistito, per quale scopo
veniva usato e chi poteva usarlo. Chi è a conoscenza della sua esistenza si domanda quale sia il suo contenuto, quale
potere abbia (ammesso che ne abbia uno) e di un nome così curioso, ma purtroppo
tutto resta nell’anonimato. Si sono trovati solo alcune pergamene in cui veniva annunciata la sua esistenza o semplicemente nominata,
documenti scomparsi, ritrovati per pura fortuna in giro per il mondo. Di
conseguenza sono poche le cose menzionate su questo misterioso libro. Si è
dunque notato che in quel poco materiale ritrovato ripeta sempre la stessa
cosa, cioè: che quel libro abbia il dono di poter
fornire qualsiasi risposta ad ogni domanda posta (per alcuni può sembrare
superfluo e inutile). Come avvenga tutto ciò è un
secreto. Coloro che credevano nella sua esistenza
l’hanno cercato, alcuni sono tornati a mani vuote, altri non hanno fatto più
rientro. Nessuno lo cerca più, si è smesso totalmente di credere nella sua
esistenza, almeno che il tutto resti nell’anonimato.”
Riprese
a respirare, guardando la pagina rapita, finalmente l’aveva
trovato, ma più la rileggeva più rendeva conto che non le dava alcuna
informazione in più. Aveva sfogliato molti libri, sprecato
ore su internet per cercare qualcosa, ma tutti dicevano le stesse
identiche cose.
Guardò
lo schermo irritata, non c’è la faceva più, erano
settimane che faceva ricerche, si poteva anche dire che aveva abitato nelle
librerie nell’ultimo periodo. Non trovava niente, niente di nuovo, il vuoto
assoluto. E pensare che non chiedeva chissà che, voleva
semplicemente un posto dove poter cercare, un dannatissimo luogo. Tutto
quello che riusciva a trovare non indicava mai un punto preciso, ma si
soffermavano sempre sulla civiltà da cui proveniva, forse era proprio quello il
posto dove cercare.
Sospirò,
portandosi le mani al capo, alzandolo. Perché stava
cercando quel libro maledetto? Era davvero sicura che le avrebbe fornito le risposte che cercava? Non poteva semplicemente
darsele lei delle risposte? Molte volte si era ripetuta quelle domande, ma la
risposta era sempre la stessa: doveva trovare quel cavolo di libro. Doveva
essere sicura di fare la scelta giusta. Qualunque fosse stata, le avrebbe cambiato la vita definitivamente. Voleva semplicemente
essere sicura di ciò che pensava, considerando il fatto che
ogni volta che ci rifletteva, nuovi dubbi e interrogativi si formavano nella
sua testa, senza contare il fatto che la sua migliore amica non l’aiutava
affatto, secondo lei doveva lasciarlo perdere e cercare chi amava davvero e non
un damerino da quattro soldi, che non sapeva far provare nulla, tranne il puro
disgusto di stargli accanto.
Chiuse
la pagina abbattuta, spegnendo definitivamente il pc,
dirigendosi verso il letto rassegnata, lasciandosi
cadere pesantemente su esso. Anche quel giorno era
stato sprecato per nulla. Doveva prendere una decisione e anche al più presto;
forse la cosa migliore era fare i bagagli e lasciarsi trascinare
dall’avventura, nella speranza di poterlo trovare. Tutto quel casino per
niente. Sorrise scettica, se durante quel viaggio non avrebbe
trovato quello che cercava, sarebbe tornata pronta per dirgli quel
dannatissimo “si”.
Ma
ora il problema era un altro, come avrebbe fatto? Mica poteva partire da sola
per l’Egitto, senza soldi, senza strumenti per le ricerche, in pratica senza il
nulla. Maledì mentalmente la sua migliore amica, la causa di
quella tremenda ricerca, quel giorno avrebbe dovuto tenere la bocca
chiusa.
Era rimasta sorpresa da quella
proposta, non si sarebbe mai aspettata che sarebbero
arrivati a quel punto così presto. Non le era mai
passato per la testa una cosa del genere, viveva i suoi momenti con lui così,
quasi per passatempo, per rimanere aggrappata a qualcosa per non essere
sopraffatta dall’oscurità che circondava ogni essere vivente. Gli voleva bene,
si, ma più ci pensava, più si rendeva conto che era solo un appoggio, un
appiglio, il suo salvagente o la sua scialuppa di
salvataggio, nulla di più.
Camminava con lo sguardo perso nel
vuoto, girovagando senza meta, finché non si ritrovò davanti una porta a lei
conosciuto, suonò il campanello piano, giocando nervosamente con le dita.
Neanche il tempo di respirare che la porta si aprì, mostrandole la persona che
forse avrebbe risolto i suoi problemi.
-Ichigo, che ci fai
qui a quest’ora?- Chiese sorpresa la figura davanti a
lei, fissandola curiosa e dubbiosa, sostenendosi sulla porta, aperta per metà.
-Ehm…ciao Mint!-
Salutò incerta e imbarazzata la rossa, mentre continuava a giocare con le dita
nervosamente.-Posso entrare?- Chiese
supplichevole, guardandola dritta negli occhi, portando le mani in forma
di preghiera.
-Eh? Ah, si
certo, entra!- Rispose frastornata, aprendo definitivamente la porta, facendole
segno con la mano di poter varcare la soglia. –Hai una strana espressione sul
volto. Cosa è successo?- Azzardò, studiando il suo
volto, preoccupata, quasi allarmata, indicandole il soggiorno a pochi passi da
loro, facendola sedere sul divano freddo, di pelle bianca, da tre posti.
Trattenne il respiro, ogni volta che
l’argomento ricadeva su di lui, la cacciava di casa a calci, urlando
esasperata.
-Bè,ehm…come dire…
Masaya mi ha chiesto di sposarlo.- Disse esitando
all’inizio, pronunciando l’ultima frase con tono quasi in percepibile, tutta di
un fiato, arrossendo, chinando la testa, intrecciando le dita che tremavano
leggermente.
-Che cosa?- Chiese
allarmata urlando, alzandosi di colpo dal divano con occhi sgranati,
appoggiandosi al mobile dietro di lei, mentre le gambe cominciavano a tremare
per la rabbia e l’incredulità.
Ichigo alzò la testa
lentamente, andandola a fissare, nascondendo le gambe deboli, sospirando,
trattenendo quella serie di brividi che le percorrevano il
corpo incessanti.
Lo sapeva, adesso la mandava via di
casa, ma sta volta di peso, urlandole contro chissà
cosa, facendola inseguire dai cani, mandando un serial killer a casa di Masaya per farlo sparire per sempre dalla faccia della
terra. Trattene una risata, non era il momento adatto.
-E tu che hai
risposto?- Chiese, tornando in posizione eretta, trattenendo la rabbia,
stringendo un pugno, guardando l’amica rassegnata e disgustata.
Ogni giorno si chiedeva perché
perdesse il suo tempo con lui, non le dava nulla, era una cosa inutile, un
essere da far sparire, un errore della natura che si stava punendo ogni ora che
passava, un essere disgustoso. Più lo conosceva, più l’odiava, cercava sempre
di evitarlo o di sparire completamente quando sapeva della sua presenza,
altrimenti non sarebbe stata responsabile delle sue
azioni.
-Non gli ho dato alcuna risposta.-
Rispose con tono fermo, regalandole un sorriso, guardandola negli
occhi divertita, trattenendo una risata.
Sgranò gli occhi
incredula, guardandola dubbiosa, aprendo la mano ormai rossa. –Mi sfugge qualcosa.- Disse infine con sguardo interrogativo,
appoggiando un braccio al mobile dietro di lei.
-Mint, sai
benissimo che io non amo Masaya, provo solo affetto
per lui, ma di certo non è così forte da potermi far
rispondere positivamente alla sua domanda.- disse dolcemente, continuando a
sorridere divertita, tamburellando con le dita nel divano.
-Allora gli hai
risposto di no?- Domandò sconvolta, quasi rincuorata, sorridendo dentro
di se.
-No, gli ho detto che dovevo pensarci-
Rispose calma, accavallando le gambe, bloccandole con
le braccia.
-Io continuo ad
non capire.- Disse rassegnata in un sussurro. –Dove sta
il problema?- Domandò accigliata, portandosi le braccia alla vita.
-Vedi…anche se in realtà
nutro solo affetto, come dire, fraterno, almeno so che ci sarebbe per sempre e
non mi farei sopraffare dell’oscurità del mondo, sarebbe ed è il mio appoggio
per la salvezza, una cosa certa nella mia vita. E poi
ho passato così tanto tempo con lui, dove troverei l’amore adesso?- Disse
abbattuta con tono fermo, abbassando la testa rassegnata, sospirando
sconsolata.
-Ichigo, non hai quarantanni, ne hai ventuno, la tua vita
non si ferma mica qua. Potresti trovare uno che ti meriti davvero e il
grande amore, dietro l’angolo, ma tu ti sei sempre rifugiata nelle sue braccia,
tappandoti gli occhi.- Disse innervosita, alzando il tono della voce,quasi ringhiando, stringendo i pugni.
-Certo, perché devo guardarmi in giro,
quando ho la certezza davanti i miei occhi?- Chiese
irritata, alzando anch’esse la voce, costringendola ad stringere un pugno,
alzando la testa.
-Ma quale
certezza, se non sai manco tu che fare.- Ribatté accigliata, urlandole contro,
mentre le nocche diventavano sempre più bianche, cercando di trattenere quei
brividi di rabbia e frustrazione che le percorrevano il corpo.
Abbassò nuovamente la testa abbattuta,
sul l’orlo di una crisi isterica. –E’ inutile sprecare
tutte queste parole, almeno che non esista una sfera
di cristallo che mi dica cosa fare e che alleggerisca i miei dubbi, si sa che
gli dirò quel maledettissimo si.- Pronunciò infine, abbassando sempre più il
tono della voce, sconsolata, aprendo la mano, lasciandosi cadere a peso morto
sul divano.
-Una sfera di
cristallo?- Chiese dubbiosa più a se stessa che alla ragazza dinanzi a lei, in
un sussurro, con lo sguardo perso nel vuoto, lasciando libere
le mani. –E se invece fosse un libro?- Domandò
improvvisamente, con una nuova luce negli occhi, andandola a guardare, mentre
la rossa la guardava dubbiosa e scettica.-Un libro
delle risposte.- Concluse infine, regalandole un
sorriso.
-Un libro delle risposte?- Chiese
dubbiosa, ripetendo vari volte quelle parole nella sua
mente. –Bé, sarebbe bello, ma non credo proprio che
esista. Da dove ti vengono certe idee?- Chiese beffarda, sorridendo divertita,
sedendosi composta sul divano oramai bollente.
-Esiste! O
almeno secondo le storie della mia famiglia.- Pronunciò convinta, dirigendosi
verso di lei, sedendosi sul divano.
-Le storie
della tua famiglia?- Chiese scettica, innalzando un sopracciglio, portandosi le
mani su grembo.
-Si. Vedi queste storie vengono raccontate di generazione in generazione, senza mai
cambiare versione, essendo scritte su dei libri da noi custoditi. Praticamente quando ero piccola mi avevano raccontato la
storia sul libro delle risposte o meglio dire “Il libro delle risposte”. Ma
purtroppo si sa molto poco su esso. Magari possiamo
cercarlo, ti dirà che fare, anche se un bel “no”, non glielo leva nessuno.- Disse convinta, guardandola dritta negli occhi con
un’espressione divertita, scoppiando a ridere di gusto.
Sorrise
ripensando a quella giornata che sembrava lontana anni luce.
Il
telefono suonò all’impazzata. Sbuffò annoiata, costretta ad alzarsi per
prenderlo, malvolentieri. Si diresse lentamente verso la scrivania dove oltre
il computer, era anche situato il telefono, gli lanciò uno sguardo assassino,
prendendo la cornetta.
-Pronto?-
Chiese accigliata, ticchettando le dita nel tavolo.
-Ciao
Ichigo!- Rispose una voce allegra quasi urlando,
bucandole un timpano.
Le si illuminarono gli occhi. -Ehy, ciao Mint!- Rispose anch’essa allegra, facendo un sorriso. –Come
stai?- Chiese curiosa.
-Bene,
bene. Ma non perdiamo tempo in chiacchiere. Ho una notizia per te!- Disse velocemente, alzando ad ogni
parola il tono.
-Ah
si? Cosa?- Chiese sbalordita, facendo intravedere una
certa curiosità.
-Tra
tre giorni partiamo per L’Egitto!- Rispose tutto in un
fiato felice, urlando più che mai.
Per
un paio di minuti regnò il silenzio, interrotto dai respiri che si scambiavano
attraverso quell’oggetto, mentre la rossa teneva gli
occhi sgranati, costretta a sedersi.
-Cosa?
Quando? Perché? Come? Chi?-
Chiese impallidendo con voce strozzata in un sussurro, velocemente.
-Ehy,
calma, respira. Ne parliamo con calma quando ci
vediamo, ma comincia a fare le valigie. Ciao!- Disse beffarda, trattenendo le
risate per la reazione dell’amica, chiudendo velocemente il telefono.
La
rossa si ritrovò con la cornetta attaccata all’orecchio da cui proveniva il
classico rumore dell’occupato, guardando un punto indefinito, scettica,
innalzando un sopracciglio. Posò la cornetta, sospirando; chissà cosa aveva in
mente quella pazza. Sorrise compiaciuta, avviandosi verso l’armadio che
conteneva la valigie.
Ed
eccomi di nuovo qui con una nuova fic, la stavo
progettando da un mesetto e adesso sono riuscita a terminare il primo capitolo,
sperando che ne sia valsa la pena.
Ringraziate
e inchinatevi davanti il Topolino numero 2741 (o
meglio prendetelo, minacciatelo e dategli un bel calcio sul fondo schiena),
visto che è l’artefice della mia nuova idea. Mi è bastato leggere il titolo
(“Il gran librone delle risposte”) per farmi venire in mente una nuova storia,
senza considerare che era un secolo che volevo
ambientarla una in Egitto *___*.
Spero
vi gusti, anche se è solo il primo capitolo che si sa, è sempre il più noioso
=__= (sperando che in seguito sia più coinvolgente).
A
presto!
Bacioni
Ryan92!