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Autore: Mel_mel98    17/05/2014    7 recensioni
Dal 2° capitolo:
[“Tu sapevi, vero?!”- gridò.
“Sì”- disse lei, guardandolo negli occhi.
“Tu lo sapevi, e non me lo hai detto.”- continuò lui, sempre più in collera.
“Esatto”- rispose lei.
“Perché? Perché Jade?”- fece afferrandola per i polsi.
“Come puoi avermi tenuto nascosta una cosa simile?!”- sbraitò infine.
“Non te l'ho nascosta. Semplicemente, non te l'ho detta.”]
È paura, quella che ormai regna nel cuore del ragazzo. Che lo ha reso pazzo, cieco.
Nella mente dell'altra, invece, vince la rassegnazione. La rassegnazione ad un futuro incontrollabile.
Qualcosa si è rotto. L'amore a volte è capace di distruggere se stesso.
Sta a loro adesso rimettere insieme i pezzi di un amore così fragile.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beck Oliver, Jade West, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tell me something you like'
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Il silenzio inonda la sala.
Le luci si spengono.
L'attenzione è tutta per il palco, tutta per lui.
Il pubblico tace, in trepidante attesa.
E lì in ultima fila, c'è anche lei.
Lui lo sa. Lo sente.
Sente quegli occhi di vetro puntati su di lui. Solo e soltanto su di lui.
Lo spettacolo inizia. Parte la musica, poi gli effetti speciali.
Lui recita, ma non si sente a suo agio come al solito.
Perché, quando c'è Jade nei suoi pensieri, è difficile recitare.
 
Aprì gli occhi, in preda al panico.
Seduto su una sedia dietro le quinte, cercò con gli occhi l'orologio.
17.30. Altri venti minuti, prima di andare in scena.
 
Calma, mantieni la calma.
Ma perché diavolo sono così agitato oggi?
Neanche fosse il primo spettacolo che faccio.
Però... e se dimentico le battute, se mi blocco?
No, questo non succederà.
Potrebbe succedere solo se lei fosse lì tra gli spettatori.
Ma non verrà, ne sono certo.
Come io non sono andato a prenderla in ospedale, lei oggi non verrà a vedere la prima.
Occhio per occhio, dente per dente.
È giusto così.
È così che deve andare.
Eppure vorrei che ci fosse. Vorrei che fosse lì, a guardare.
Vorrei che mi mettesse davanti alla realtà, perché io da solo non ci riesco.
 
“Beck, in scena!”
Il ragazzo cercò di farsi coraggio, come meglio poteva.
Un passo avanti all'altro, dritto verso il palcoscenico.
Sorrise sentendo gli applausi della gente.
Si voltò verso di loro, pronto per iniziare.
E poi...
Lei era lì. In ultima fila, sulla sedia a rotelle.
Proprio come nel suo sogno.
Beck si dette furtivamente un pizzicotto sul braccio. No, non era affatto un sogno.
Rimase lì, bloccato.
Era venuta davvero.
Non sapeva che fare.
Ridere, piangere. Gridare.
Perduto nel suo mondo, o meglio nello sguardo della sua ragazza.
Perché quella era ancora la sua ragazza.
Sua e di nessun altro.
 
“Beck... Beck, la prima battuta è tua!”- sussurrò Trina.
La prima battuta? Lui si era già dimenticato di tutto.
Così fece la prima e unica cosa che gli venne in mente.
Un bell'inchino al pubblico.
Poi uscì.
Era inutile continuare a fingere.
Non ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare alla fine dello spettacolo.
“Beck, Beck, ma dove vai?”- sibilò quella.
Nessuna risposta. Lui era già fuori, seduto sugli scalini. Il suo posto preferito.
 
Jade sbuffò.
Beck aveva proprio perso la testa.
E sapeva che in parte era colpa sua.
Era l'ora di dargli una bella scrollata.
Fece dietrofront, ruotando abilmente la carrozzina.
Oramai era diventata espertissima. Ma desiderava comunque abbandonarla al più presto.
Riuscì velocemente ad aprire la porta, rifiutando puntualmente tutti gli aiuti che le venivano offerti.
Non aveva bisogno di nessuno di loro, lei.
Attraversò l'atrio in qualche secondo.
E si fermò esattamente di fronte a lui.
“Allora, attore dei miei stivali… Che si lascia un pubblico così, con un palmo di naso?!”
 
Beck sorrise debolmente.
Lei si avvicinò un po'.
“Sono io che ti ho ridotto in questo modo. So di averti fatto male. Ma così mi uccidi Beck. Ti ho davvero ferito a tal punto da non essere più in grado di fare la cosa per cui vivi, cioè recitare?”
“La recitazione non è la mia vita. La mia vita sei tu.”
Si guardarono negli occhi.
“Beck io... non volevo trascinarti in tutto questo.”- mormorò Jade.
“Perché non è figlio mio, giusto?”- fece mogio lui.
Jade alzò un sopracciglio. Adesso capiva un sacco di cose.
“Sei uno stupido.”- disse senza mezzi termini
“Come prego?!”- fece lui di rimando.
“Avresti potuto chiedermelo subito, e ci saremmo risparmiati un bel po' di seghe mentali.”
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che sì, certo che è figlio tuo. Davvero credevi che mi fossi messa con qualcun altro?”
Beck si sentì sollevato.
Sì, quella era ancora la sua Jade.
“No, non fino in fondo”
Lei sorrise. Con uno sforzo immane si alzò e si gettò tra le braccia di Beck.
Lui la accolse teneramente, baciandola sulla fronte.
Quanto gli era mancato quel contatto.
“Jade... perché non me lo hai detto?”- disse dolcemente.
“Perché ci eravamo appena lasciati... ti avrei costretto a diventare padre, senza magari che tu lo volessi.... Mio padre è stato costretto. E guarda che razza di uomo è diventato.”- disse, senza guardarlo in faccia.
Lui la strinse più forte.
“Ti prometto che io non sarò come tuo padre. Però non ti posso negare che ho una paura folle”
“Io non ho paura, invece”- disse sicura Jade.
“E come mai, sentiamo...”
“Perché adesso sono nel posto giusto per poter crescere un bambino.”
“E dove, sui gradini della scuola?!”- rise lui.
“No, scemo!”- lei gli dette un pizzico sul naso- “Tra le tue braccia.”
Beck sorrise, finalmente di felicità.
La amava davvero.
Amava il fatto che riservasse solo a lui quel suo lato dolce e sensibile.
Amava i suoi occhi, la sua bocca.
Amava quel suo modo di mantenere la calma, che dava l'impressione che avesse tutto sotto controllo. Anche quando non era affatto così.
Beck infilò la testa nell'incavo del suo collo, e lasciò che per una volta fosse lei ad accarezzargli i capelli.
“Che cosa posso fare per tranquillizzarti?”- gli sussurrò Jade.
“Dimmi che mi ami”
“Ti amo, anzi ti amiamo, perché siamo in due.”
Beck alzò la testa.
E la baciò.
Come se fosse l'ultima volta, o come se fosse la prima.
 
“Dimmi qualcosa che ti piace”
“Che mi piace o che amo?”
“Che ami”
“Te”
 
 
Angolo dell’autrice:
Ebbene sì, sono una romanticona, non ho resistito….
Che ne dite di questo finale? Spero vi sia piaciuto, io comunque sono abbastanza soddisfatta.
Non vedo l’ora di scoprire che cosa ne pensate…
Che dire… da un parte sono un po’ triste che sia finita… Ma potrei sempre ritornare all’attacco, no?
Adesso vi saluto…
Ci vediamo presto, con qualche altra idea che mi passerà per la testa!
Sempre io, le vostra Mel
   
 
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