“Remus per favore,
più tardi mi presteresti i tuoi appunti?”
chiese Sirius
sorridendo, mentre allontanava il suo piatto dallo sguardo ingordo di James.
Alzò gli occhi sul compagno e impiegò un paio di secondi per riprendersi da
tanta cortesia ma infine riuscì a rispondergli. Le lezioni pomeridiane finirono
presto, così molti Grifondoro andarono a riposarsi o a studiare in sala comune.
James era seduto sul divano e presto fu raggiunto da Sirius. Iniziarono subito a
macchinare un piano contro i Serpeverde, rei di aver fatto punire in mattinata
un innocente Tassorosso. Lupin intento a studiare sul libro di pozioni,
ascoltava poco distante.
“Ma dov’è Remus?”
fece James. Voltandosi lo vide dietro di loro seduto vicino al fuoco. “Vieni
qui, ci serve il tuo assennato giudizio” cantilenò con sorriso tipico del
peggior malandrino. Lupin li raggiunse e ascoltò il oro piano contro i
Verde-oro.
“Cosa ne pensi
Rem??” gli fece Sirius.
”Ragazzi”fece Lupin e poi trasse un sospiro “è
stupido, perché rischiare una punizione? Poi non era nemmeno un Grifondoro” James stava già tentando di difendere la
sua brillante idea, credendo di avere l’appoggio dell’amico ma questi lo
interruppe:
“Ha ragione dai, lasciamo perdere”
poi Sirius guardò
Remus con un sorriso che gli parve un po’ forzato e si mise a sedere su una
sedia poco distante e riprese a sfogliare velocemente una rivista abbandonata
sul tavolo. Basito, James guardò prima Sirius e poi Remus ma nessuno di questi
fece caso a lui. L’insolita
tolleranza tra Lupin Black durò
molti giorni, fino a trasformarsi in indifferenza. Lupin ormai si era chiuso
completamente in se stesso, soffriva ogni volta in cui Sirius si rivolgeva a lui
con apparente disinvoltura ma in realtà sentiva solo freddezza nella sua voce.
Quei giorni si trasformarono in mesi e anche Sirius sentiva che Remus da quella
notte di luna piena si era allontanato da lui. In un freddo pomeriggio di fine
febbraio, James e Sirius, insieme all’intera squadra di Quidditch si stavano
avviando verso lo stadio per il consueto allenamento. Il giorno stava ormai
volgendo al termine e dalla torre dei loro dormitori potevano scorgere il sole
che lentamente tramontava e tingeva di rosso l’intero cielo. Mentre Sirus usciva
dalla porticina della sala comune, vide Remus seduto da solo con lo sguardo
rivolto al tramonto.
“Vieni Rem, la partita si avvicina, ci
servirà un po’ di incoraggiamento dagli spalti”
Il volto e gli occhi
di Sirus sembravano sinceri, Remus con un sorriso lo raggiunse e in silenzio
andarono lungo i corridoi e si separarono, uno verso gli spalti, l’altro verso
gli spogliatoi. Remus era in prima fila, seduto. Accanto a lui c’erano altri
Grifondoro che a volte inneggiavano la loro squadra, a volte parlavano
semplicemente tra loro. Remus si perse nel chiacchiericcio mentre ascoltava
distrattamente i discorsi dei suoi compagni. Quella giornata gli era sembrata
molto lunga. L’impassibilità di Sirius e la sua freddezza spaccavano ogni parte
del sue essere ogni volta che i loro occhi si incrociavano. Sembrava gentile e
disponibile con lui, ma Remus sapeva che non era il solito comportamento si
Sirius. Lui era avventato e allegro, incapace di controllarsi, invece in quel
periodo era, non sapeva trovare le parole giuste, come dire… gentile, si ritrovò
a pensare. Certo quello non era il Sirius che conosceva. Finalmente si riscosse
dai suoi pensieri e si rese conto che non c’era più nessuno accanto a lui e
nemmeno in campo. Il tempo sembrava essere trascorso più velocemente del solito,
Lupin si accorse di avere ancora in mano il libro che stava leggendo nel
pomeriggio e che nella fretta di andare allo stadio si era dimenticato di
posare. Il cielo intorno a lui si stava oscurando e anche la temperatura era
calata, ma Remus non sentiva freddo, forse perché ormai il suo corpo si era
abituato a quella temperatura. Sentiva solo le sue mani diventare secche e
intorpidite. Pensò che si sarebbe dovuto recare a cena con i suoi compagni, ma
non aveva appetito. Così aprì il libro e si fece luce con la bacchetta. Se
doveva restare da solo, almeno l’avrebbe fatto all’aria aperta. Dietro di lui,
nascosto nella notte c’era la stella più luminosa: Sirius, lo guardava, vedeva
la sua figura illuminata fiocamente dalla luce della
bacchetta.
“Expelliarmus” disse Sirius e la
bacchetta di Remus volò lontano.voltandosi velocemente Lupin vide Sirius
sorridergli con la bacchetta ancora levata in aria:
“Mi hai fatto
spaventare” fece Remus, ma non ottenne alcuna risposta, se non quella di vedersi
restituire la propria bacchetta. Sorridendo Sirius si sedette vicino a Remus:
“Lumos” mormorò Black e si mise chino sul libro per decifrarne il titolo. Per
Remus, Black era troppo vicino. Il suo viso chino sul libro, pareva illuminare
l’aria che aveva accanto, poteva sentire il profumo dei suoi capelli appena
lavati. “Cosa leggi?” fece Sirius alzando lo sguardo su Lupin sul cui viso era rimasta l’immagine dell’ammirazione,
dello stupore per avere accanto una persona speciale. Era lo sguardo di una
persone innamorata, che non era riuscita a mascherare in tempo i suoi
sentimenti. Remus si sentì raggelare, il suo viso era vicino a quello di Sirius
e capì che la sua espressione era stata colta dall’amico il quale ora lo
guardava con stupore, ma non si mosse. “Ormai è fatta” pensò Remus “se
la nostra amicizia si è incrinata e tutto quello che posso avere è un Sirius
gentile, freddo, educato, preferisco perderlo del tutto.. ma come voglio
io.” E così abbandonò ogni inibizione, paura e senno, così almeno si
ripeteva Remus ripensando a quel giorno. Colmò la poca distanza che lo separava
da Sirius e posò le sue labbra sulle sue. Si appoggiò su di lui con tanta forza
che entrambi vacillarono. Ma Sirius non rispose al bacio. Quando se ne accorse
il cuore di Remus prese a battere veloce, come se si dimenasse per scappare da
quella situazione. “Come mi è venuto in mente?” pensò in quegli istanti.
Poi, quando ogni speranza era persa, sentì il peso di Sirius spostarsi sul suo e
le sue labbra catturarono quelle del licantropo. In breve le loro lingue si
unirono accarezzandosi dolcemente fino a che entrambi sentirono di volere di più
da quella unione e divenne quasi una lotta per assaporare ogni millimetro della
bocca dell’altro. Remus non percepiva più il corpo né la sua mente, sentiva
fluire dentro di sé qualche sostanza misteriosa che finalmente lo faceva
respirare davvero. L’impeto di Remus era così forte che spinse Sirius fino a
farlo sdraiare. Le loro bocche non accennavano a volersi allontanare e quando
ogni riserva di ossigeno era finita, finalmente Remus allontanò il suo viso da
quello di Sirius, entrambi avevano il fiatone, respiravano affannosamente non
tanto per la mancanza di aria ma perché ciò che era successo gli aveva spinti a
volere qualcosa di più l’uno dall’altro. Entrambi avevano sentito i loro corpi
toccarsi, volersi e i baci sembravano insufficienti. Quello però non era il
momento di lasciarsi andare e tutti e due sopraffatti da quello che sentivano
continuarono a guardarsi negli occhi, mentre cercavano di riprendere fiato. Poi
Remus si alzò, cercò di sistemarsi i vestiti sgualciti e prese una mano di
Sirius per aiutarlo a rialzarsi.
“Ero solo venuto a cercarti per farti
venire a cena” gli disse quest’ultimo. Remus annuì solamente con la testa,
incapace di parlare e di smettere di sorridere. Ancora non si capacitava di
quello che era successo ma si sentiva felice. Sirius appoggiò un braccio sulla
spalla dell’altro ragazzo e insieme andare a cenare.La sera dopo poterono stare
da soli in sala comune. Ancora non si era parlati dalla notte prima. Poteva
esserci imbarazzo tra loro o paura, ma nulla di tutto ciò passo nelle loro
menti. Tranquillo, Sirius si avvicinò alla poltrona di Remus intento a guardare
il fuoco scoppiettare vivacemente. Con un tono solare che cercava di apparire
severo Black chiese al compagno: “ Cosa voleva quello lì di Tassorosso da te,
stasera a cena?” La reazioni di Lupin forse non fu quella che Sirius si era
aspettato perché si vide rivolgere un largo sorriso. Allora decise di
continuare: “è da un po’ che ti gira intorno, non mi è mai piaciuto” il sorriso
di Remus divenne ancora più luminoso, la gelosia di Sirius gli scaldava il cuore
più di qualunque altra cosa. Si alzò dalla poltrone e prese il viso di Sirius
tra le mani e gli disse: “ io amo solo te” e gli diede un dolce e lungo bacio.
Entrambi poi sorrisero, guardandosi negli occhi. E abbracciandosi seppero che da
quel giorno in poi nulla li avrebbe più separati. Nemmeno la morte avrebbe
potuto cancellare il loro amore.
Fine. Chiedo scusa per l'enorme ritardo nell'aggiornare. Spero vi sia piaciuta la storia, mi raccomando fatemelo sapere! Grazie a tutti quelli che hanno lasciato un commento!!!
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