Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: melhopes    22/05/2014    1 recensioni
-SEQUEL DI "FOR A LITTLE WHILE"-
Sono passati due anni.
Melania è ormai all'ultimo anno di liceo.
Harry è sempre più incline al vagabondaggio grazie al successo riscosso dalla band.
Lei non l'ha dimenticato.
Hanno avuto il loro "Per un po' ", ma non è bastato.
Cosa accade quando si desidera il "Per sempre"?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
(Aprile 2014)
Arrivò a Londra un giorno prima. Portò con sé un paio di amiche. Voleva godersi più tempo possibile in quella città. Fece, inoltre, una sorpresa a George e agli altri. Si divertirono tutti insieme organizzando una serata all’insegna del cazzeggio. Ovviamente non poterono mancare Caterina, la ragazza di JJ, Princeton, il loro bambino e Olly, il ragazzo di Jaymi.
Il giorno seguente dovette prendere parte al torneo di ping pong organizzato dall’associazione Comic Relief. Si alzò di buon ora e, lasciando alle sue amiche addormentate un biglietto, andò a fare colazione. Da sola, in tutta calma. A farle compagnia solo un paio di cuffie e le sue canzoni preferite: quelle di Ed. Non gliel’avrebbe confessato così apertamente ma amava tutto ciò che componeva. Le sue melodie l’accompagnavano tutti i giorni. Probabilmente quasi come l’amore per Harry, quasi. Le squillò il cellulare mentre lasciava la caffetteria con il suo cappuccino da portare via alla mano. Lo afferrò goffamente dalla tasca in cui l’aveva infilato e controllò: George.
<< Pronto >>
 
<< Hey >> esclamò e il suo entusiasmo quasi le perforò un timpano.
 
<< Buongiorno Shelley. Non vorrei dire ma…il tuo entusiasmo è dannoso >> proferì con un sorrisino.
 
<< Oh, l’entusiasmo non danneggia nessuno >> si lamentò.
 
<< I miei timpani non sono dello stesso avviso >>
 
 << Bla bla bla >> la prese in giro e si ritrovarono a sorridere, nello stesso momento.
 
<< Perché chiami, Shelley? >>
 
<< Questa fissa di chiamarmi per cognome? >>
 
<< La prima domanda è la mia >> ribatté e bevve un sorso.
 
<< Volevo sapere come ti sentivi all’idea di conoscere tutta questa gente >>
 
<< Mah…non so nemmeno chi ci sarà >> commentò scrollando le spalle, nonostante lui non potesse vederla.
 
<< Molta gente da XFactor ma quello che mi elettrizza di più è la probabile presenza di Rita Ora >> sbuffò al solo sentire quel nome.
 
<< Cosa c’è? >> chiese lui.
 
<< Non sapevo ti piacesse >>
 
<< Beh, sì. E’ una bella ragazza e ha talento >>
 
<< Se lo dici tu >> rispose con sufficienza e tornò all’hotel.
 
<< Peccato sia fidanzata >>
 
<< Ah, già >>
 
<< Con quel Richard o come cavolo si chiama… >>
 
 << Chi? >> esclamò ad occhi sgranati.
 
<< Richard >> ripeté con naturalezza.
 
<< E da…da quando? >> chiese quasi balbettando.
 
<< Mah, un annetto, perché? Credevo non fossi entusiasta di Rita >>
 
 << Sì, ma… >> non continuò la frase.
 
<< Io devo andare a svegliare i ragazzi, ci vediamo tra un’ora? >> si informò il ragazzo.
Lei lanciò un’occhiata all’orologio al polso e, rendendosi conto fosse già tardi, sussultò. << Sì, sì, tra un’ora >> confermò e affrettò il passo.
 
<< Ciao >>
 
<< Ciao Shelley >> rispose distrattamente lei.
 
Aspettò che, dopo la chiamata, le canzoni continuassero ad essere riprodotte e posò il cellulare nella tasca. A passo sostenuto, bevve il suo cappuccino e raggiunse l’hotel. Si cambiò in fretta, cercando di non infastidire le sue amiche. Si passò anche un filo di trucco per l’occasione e, cambiando bigliettino, uscì con giacca alla mano e borsa all’altezza del gomito. Sarebbe andata a piedi. L’edificio non era affatto distante. Quando entrò, in perfetto orario, notò fosse una delle prime. Non conosceva nessuno dei presenti, così andò a registrarsi.
 
<< Benvenuta >> esclamò l’uomo addetto a tale compito e lei fu ben felice.
 
<< La ringrazio >> rispose con un sorriso imbarazzato mentre finiva di scrivere il suo nome sul foglio.
 
<< Siamo felici che abbia accettato l’invito e preso parte a questa causa >> continuò.
 
<< E’ un onore per me >>
 
<< Se vuole posare le sue cose in attesa dell’arrivo degli altri, la ragazza le indicherà la stanza >> concluse indicando la giovane, al suo fianco.
 
<< Oh, grazie. Sarebbe l’ideale >> rispose con un sorriso e seguì la ragazza lungo il corridoio.
 
<< Piacere Melyem >> fece lei, ricordandosi le buone maniere.
 
La giovane parve presa un po’ alla sprovvista, poi rispose: << Io sono Sasha >>
 
 << Hai un nome bellissimo >> affermò, lanciandole un sorriso radioso.
 
<< Grazie. Questa è la sala. Puoi poggiare le tue cose nell’armadietto col tuo nome >> disse indicando l’interno, lei lanciò un’occhiata.
 
<< Non sono un po’ pochi? >> chiese notando fossero appena una dozzina.
 
<< E’ solo per le ragazze >>
 
<< E i ragazzi? >> chiese curiosa, per scoprire quanto distante fosse dagli Union J.
 
<< Proprio qui di fronte >> e indicò la porta alle loro spalle.
 
Annuì. << Ti ringrazio. Posso chiederti una cosa? >>
 
<< Certo! Sono qui per ogni chiarimento >>
 
<< Chi sono le persone invitate? >>
 
 
<< Oltre te, molte. Non è detto che tutti accetteranno l’invito e, finché non lo faranno, non posso rivelare i nomi. Mi dispiace >>
 
<< Oh, no, lo capisco >>
 
 << Però puoi scoprirlo nel giro di un paio d’ore, al massimo >>
 
<< E per quanto riguarda le squadre? >>
 
<< Lo stesso. Verranno affisse in bacheca >>
 
<< Grazie mille, sei stata gentilissima. Mi dispiace di averti fatto perdere del tempo >>
 
<< No, ma figurati >> si affrettò a dire.
 
Era stata ben felice di aiutare la cantante con le sue domande.
 
<< Sasha! >> la richiamò l’uomo dal bancone e lei dovette tornare indietro salutando Melyem, la quale, ricambiò con un bel sorriso.
Entrò, poi, nella sala e posò la giacca e la borsa nel suo armadietto, estraendone preventivamente il cellulare, e tornò all’entrata. Compose il numero di George per chiedergli quando sarebbe arrivato ma, mentre poneva il telefono all’orecchio, vide qualcuno di familiare sorpassarla. Si voltò per capire chi fosse e ne rimase paralizzata. Avrebbe riconosciuto quella silhouette ovunque.
 
<< Pronto >> la voce di George era ovattata.
Non esisteva altro suono, altra immagine. Vedeva solo quella figura dirigersi verso la fine del corridoio, nella sala maschile. Quando lui sparì all’interno, si rese conto fosse al telefono con l’amico.
<< Volevo sapere dove fossi >> fece lei con naturalezza, come se non lo avesse ignorato per i primi trenta secondi.
 
<< Siamo nel parcheggio. Tu sei già dentro? >> annuì rumorosamente.
 
<< Ti aspetto >> aggiunse e attaccò senza dargli il tempo di replicare.
 
D’istinto si fiondò alla fine del corridoio.
 
<< Rita è fidanzata >> disse, arrivandogli alle spalle, sfruttando il fatto fosse da solo. Agì d’istinto. A mente lucida non si sarebbe mai permessa. Lui sobbalzò e, dopo qualche istante, si voltò con lentezza. Non proferì parola ma era chiaramente a disagio.
 
<< Perché hai detto di stare con lei tutto questo tempo, allora? >> continuò.
 
<< Scusami >> rispose in un sussurro guardando il pavimento.
 
<< Scommetto che nemmeno ti piace >>
 
<< Infatti >> commentò flebile e alzò di poco il capo, senza però rivolgerle lo sguardo.
 
<< Hai lasciato che ti odiassi per tutto questo tempo >> bisbigliò.
 
<< Sì >> la udì comunque.
 
<< Perché? >> tacque. << Dimmi perché hai lasciato che ti odiassi >>
 
<< Era la cosa migliore >>
 
<< Migliore? Migliore per chi? >>
 
<< Per entrambi >>
 
<< Tu credi? Non sono dello stesso avviso >> tacque di nuovo. << Sei davvero convinto? >> vedendo non rispondesse, si girò e andò via.
 
Lui non si oppose quindi continuò a camminare lasciandolo da solo. Perché si comportava in quel modo? Perché l’aveva lasciata dicendole di amare un’altra, di amare Rita quando nemmeno gli piaceva? Perché aveva lasciato che lo odiasse? Ormai era palese l’avesse fatto. Lo vedeva nei suoi occhi: stava nascondendo qualcosa. Tornò all’ingresso, per la terza volta, e Sasha le andò in contro.
 
<< Gli altri sono tutti nella sala comune, siccome eri curiosa… >>
 
<< Dov’è? >>
 
<< Al piano di sopra. Vuoi che ti accompagni? >>
 
<< Magari, grazie >> e la giovane le fece strada, congedandosi una volta arrivate.
 
Lanciò uno sguardo all’interno: tutte le poltrone ed i divanetti erano occupati dagli altri “giocatori” il che le faceva presumere non mancasse nessuno, a parte Harry. Erano tutti stravaccati e parlavano in gruppi di quattro o cinque. Di Rita nemmeno l’ombra. Non doveva aver accettato l’invito. Questo la sollevò. Non avrebbe sopportato l’idea di dover condividere le giornate, non solo con Harry, ma anche con lei. Il suo sguardo, distratto, cadde poi sul sorriso dolce che George stava rivolgendo ad un suo amico, mentre questi parlava. Come se sentisse gli occhi di lei su di sé, alzò il capo dalla sua parte e la guardò. Quando lo fece, il suo sorriso si allargò. Ricambiò. Si alzò, lasciando in sospeso la conversazione che stava tenendo, e la raggiunse. Cominciò a sentirsi un po’ nervosa. La sensazione durò il tempo di un battito di ciglia perché, quando fu davanti a lei, passò tutto.
 
<< Ciao >> fece lui piazzandosi davanti con un bel sorriso.
 
<< Rita non c’è >> rispose lei, immediatamente.
 
<< Non trovi sia un peccato? >> disse, nascondendo a stento il fatto che la stesse prendendo in giro.
 
<< Oh, dipende dai punti di vista >> commentò, per tutta risposta.
 
<< Sei proprio crudele >> e la guardò da colpevole.
 
<< Cos’ho fatto? >>
 
<< Oh, nulla >> e sorrise appena.
 
<< Come stai? >> cambiò discorso, lei.
 
<< Tutto bene, tu? >>
 
<< Bene >>
 
<< Ho sentito ci sia anche Harry >>
 
<< Hai sentito bene >>
 
<< L’hai già visto? >>
 
<< Nella stanza maschile >>
 
 << E come sta? Bello come al solito? >>
 
 << Non fare il geloso >>
 
 << No, perché dovrei esserlo? >> stava chiaramente facendo del sarcasmo.
 
<< Con chi stavi parlando? >> cambiò discorso per la seconda volta, lanciando un’occhiata alle sue spalle al gruppo in cui si trovava in precedenza, cercando di riconoscere qualcuno.
 
<< James e altri amici di XFactor >> guardando meglio si rese conto che la maggior parte venisse da quell’ambiente, proprio come le aveva riferito quella mattina.
Sembrava quasi una rimpatriata, come un vecchio gruppo di amici del liceo.
 
<< Gente simpatica? >>
 
<< Mah, sono amici >>
 
<< Permesso >> disse flebile una voce femminile alle spalle di lei.
Si spostò immediatamente dallo stipite, uscendo dalla stanza e George fece lo stesso, però, entrando.
 
<< Scusa >> disse come riflesso involontario, poi si accorse si trattasse di Cher Lloyd.
 
<< Hey >> la richiamò, facendola sobbalzare.
 
Si voltò e, dopo qualche istante, parve mettere a fuoco e la salutò. << Ciao bella! >> si avvicinò per baciarle le guance e lei l’abbracciò mentre le chiedeva come stesse.
 
<< E’ una vita che non ci si vede! >> esclamò staccandosi.
Annuì per confermare, cercando di ricordare quale fosse stata effettivamente l’ultima volta. << L’ultima volta è stata al tuo concerto…dov’era? >>
 
 << Mhm…se non sbaglio era Cardiff >>
 
<< Non era Glasgow? >>
 
<< No, no Cardiff >>
 
 << Sicura? >> chiese aggrottando la fronte.
 
Annuì e, in quel momento, si accorse di George che osservava tutta la scena in silenzio.
 
<< Cher, conosci George? >> le chiese indicandoglielo e lei fu costretta a voltarsi.
 
<< Di fama >> ammise.
 
Si strinsero la mano. Lui sembrava un po’ in imbarazzo mentre rispondeva ai suoi commenti.
 
<< Dovremmo vederci una di queste sere >> annunciò poi, tornando a rivolgerle le sue attenzioni.
 
<< Mi piacerebbe molto… >> venne interrotta mentre le proponeva qualcosa.
 
<< Perché non vi unite a noi stasera? Io, Harry e altri amici andiamo in un pub >>
 
 << Oh, Harry… >> si lasciò sfuggire in un sussurro.
 
<< Cosa c’è? Non ti va? >> non rispose. << Se è per Harry, sbagli. Devi evitare di pensare a lui facendoti frenare >> continuò e capì avesse pienamente ragione.
 
<< Okay, ci sto. George, ti va? >> lui sembrò titubante poi, come se gli fosse balenata in testa un’idea, annuì.
 
<< Fantastico >> esclamò lei, apparendo molto felice.
 
<< Allora a dopo >> tagliò corto, notando volesse entrare nella stanza.
 
<< Ciao bella >> le stampò un bacio sulla guancia.
 
<< Ciao George >> disse passando ad abbracciarlo appena, per congedarsi.
 
<< Ciao >> rispose lui quando lei lo lasciò.
 
La guardò allontanarsi e inserirsi, senza alcuna difficoltà, in un gruppetto per scambiare quattro chiacchiere. Posò la sua attenzione su chi avesse intorno e riconobbe Aiden Grimshaw. Era un altro concorrente di XFactor, dell’edizione 2010. Lo stesso anno in cui avevano partecipato i One Direction, Rebecca Ferguson e la stessa Cher. Capì immediatamente perché non avesse avuto problemi.
 
<< Cosa c’è, ti piace anche Aiden ora? >> sobbalzò appena, rendendosi conto di averlo lasciato a fissarla.
L’unica opzione possibile dal momento in cui si era messa ad osservare gli altri e a riflettere.
 
<< Chi altro dovrebbe piacermi? >>
 
<< Harry >> disse con espressione ovvia.
Sbuffò roteando gli occhi al cielo e andò via.
 
<< Vuoi dirmi di no? >> le urlò dietro.
Non rispose. Lo sentì affrettarsi dalla sua parte e sperò non avesse intenzione di saltarle addosso o fare qualche altra stupida cosa per attirare la sua attenzione.
 
<< Ti sei arrabbiata? >> chiese, invece.
 
<< No, è… >> non finì la frase.
 
La affiancò e cominciò a camminare con lei. << Dai >>
 
 << Non sono arrabbiata >>
 
<< Sei andata via >>
 
<< Volevo solo vedere le squadre >> mentì, scendendo le scale, diretta alla hall.
 
<< Oh, certo >> e inclinò la testa per lanciarle un’occhiatina come se non le credesse.
E faceva bene, pensò. La verità era che un po’ ci aveva preso. Harry non le era indifferente. Il fatto era che sapeva ci fosse qualcosa di irrisolto tra loro e sapeva fosse giunto il momento di affrontarlo. Peccato che sentire il suo nome o vederlo non le facesse lo stesso effetto che sperava. Nel frattempo, però, fece finta di non far caso alla sua espressione eloquente e si guardò intorno per cercare il foglio.
 
<< Credo sia quello >> e indicò con l’indice alle sue spalle.
 
<< Sono davvero cieca! >> commentò quando, girandosi, notò fosse visibile anche da lontano a causa dell’enorme striscione che lo incorniciava.
“Squadre torneo” riportava. La prese in giro dandole della vecchietta e ne sorrise, avvicinandosi. Prese a leggere i nomi sulla lista in maniera distratta. “George e Cher”.
 
<< Hey, sei con Cher >>
 
 << Figo, tu? >>
 
<< Non lo so, aspetta >> continuò a scorrere i nomi della lista.
 
Si paralizzò. << Fanculo >> imprecò a bassa voce e si morse il labbro.
 
<< Cosa c’è? >> chiese e si sporse a leggere mentre ancora fissava incredula il suo nome posto accanto a quello del riccio.
Voleva che le cose si risolvessero ma, forse, non era realmente pronta. O forse aveva solo bisogno di una spinta. Era quella la sua spinta?
 
<< Oh, Harry >> commentò con un tono alquanto deluso.
 Si torturò chiedendosi il perché l’avessero messa in coppia con lui. Non comprendeva il criterio che avevano utilizzato. Si sentì un po’ vittima, un po’ stupida. Prese un bel respiro e cercò di rilassarsi, rimandando a più tardi il reale da farsi. Avrebbe improvvisato.
 
<< Quando iniziano le partite? >> chiese, ancora fissa sul foglio.
 
<< La mia dopo pranzo. La tua alle tre >>
 
 << Benissimo >> e il suo tono assunse una vena sarcastica.
 
Avrebbe avuto poco tempo per metabolizzare e prepararsi psicologicamente.
 
<< Verrai a fare il tifo per me? >> lo guardò.
 
Sorrideva ma smise di colpo quando notò il viso inespressivo di lei.
 
<< Ho capito >> e andò via, come arrabbiato.
 
<< Cosa? >> si girò di scatto. << George! >> urlò ma questo non lo convinse a fermarsi.
 
“Che palle!” penso prima di iniziare a seguirlo. Non voleva lasciarlo andare in quel modo.
 
<< Sarò in prima fila >> urlò ad un metro da lui.
 
Si bloccò e si voltò. Un enorme sorriso si aprì sulle sue labbra. Gli andò in contro e l’abbracciò.
 
<< Mi dispiace di non averti risposto… >>
 
<< Non fa niente >>
 
<< E’ che questa storia…avere Harry intorno…è strano >> concluse.

Prima che potesse replicare vennero interrotti dall’altoparlante che comunicava fosse pronto il pranzo nella sala grande, al primo piano dell’edificio. Si recarono lì, senza scambiare un’altra parola, e si resero conto non fossero i primi. Mangiarono di gusto, tutti intorno ad un lungo tavolo a ferro di cavallo. George era seduto alla destra di Melyem. Dall’altro lato aveva James Arthur, vincitore dell’edizione di XFactor a cui aveva partecipato George con gli Union J. E, accanto a lui, proprio quest’ultimi. Di fronte Cher, tra Matt Cardle e Aiden. A qualche posto da quest’ultimo, si trovava Harry. Era seduto e conversava amabilmente con persone che lei non aveva mai visto, eccezione per Rebecca Ferguson, anche lei presente all’evento. Durante il pranzo, il suo sguardo cadde spesso sul riccio senza che potesse trattenersi. La maggior parte delle volte lo trovava già a fissarla, paralizzandosi e costringendosi a spostare il viso per il disagio. Per tutto il tempo non fece altro che pensare a quello che le aveva detto, a cosa le stesse nascondendo e perché. Dopo pranzo iniziarono le prime partite nel cortile esterno. Ci sarebbero stati tre turni in ognuno dei quali avrebbero giocato otto squadre, quattro partite, in contemporanea. Al termine ci sarebbero stati una quindicina di minuti di pausa prima del turno successivo. George e Cher erano nel primo. Melyem ed Harry nell’ultimo. Si mise sugli spalti più vicini al tavolino da ping pong dei suoi amici, i quali avrebbero giocato contro Aiden e Matt. La partita fu rapida, nonostante i tre set, e vide la vittoria della sua “coppia” preferita. Appena conclusa, tornò in camerino con George in attesa del suo turno. All’interno, i “giocatori” potevano assistere alle partite dagli schermi appesi alle pareti della stanza adiacente alla sala comune evitando quindi di stare all’esterno. Decise di attendere lì. Più il tempo passava e più sentiva l’ansia crescere. Le farfalle presero a svolazzare nel suo stomaco e non ne capiva il motivo.
 
<< Cos’hai? >> quando udì quella domanda si rese conto non dovesse avere una bell’espressione.
 
<< Niente, mi sento un po’…in ansia >>
 
 << Perché devi giocare? >> si stupì.
 
<< Mhm… >>
 
<< O perché sei in squadra con Harry? >>
 
<< Sì, forse è questo. Decisamente >>
 
<< Continua a farti questo effetto >>
 
<< Sempre >> le parole uscirono dalla sua bocca per conto proprio.
 
<< Sono passati due anni >>
 
<< Oh, lo so >> continuò fissando il vuoto.

Lui parve rimanerci male ma non disse nulla. Erano entrambi fissi sui loro pensieri e non parlarono per un bel po’. Lei fissa su Harry, lui su di lei. Lei si chiedeva cos’avesse in mente il riccio, lui se mai lei avrebbe smesso di amare uno dei suoi ex. Lei si chiedeva come sarebbe andata, lui anche. Il cellulare di lei vibrò riempiendo, in parte, il silenzio. Lui trasalì, preso alla sprovvista. Doveva essere un messaggio perché non era partita la suoneria. Sbloccò. Veniva da twitter. Harry aveva pubblicato qualcosa. Strano a dirsi, ma non aveva mai rimosso le notifiche. Andò a leggere mentre sentiva lo sguardo di George addosso. “…and now?” si paralizzò. Era lo stesso tweet che lei aveva pubblicato quando si erano lasciati. Perché l’aveva scritto? Era un altro segno? Ma, forse, era solo un semplice caso. Harry era il tipo che scriveva tweet strani e alquanto casuali. Dubitava, inoltre, avesse buona memoria o che avesse prestato particolarmente attenzione a quel tweet due anni prima e che, quindi, volesse lanciarle dei segnali. Sentì George vicinissimo, dal suo respiro caldo che le sfiorava il collo. Quando staccò appena lo sguardo dal display ancora illuminato, notò stesse sbirciando. Il suo modo di fare la lasciò un istante perplessa, poi lasciò perdere. Tornò a rivolgere le sue attenzioni al tweet e, senza neanche rendersene conto, retweettò.
 
<< Perché? >> la fece sussultare.
Si rese conto, dopo una frazione di secondo, a cosa si riferisse e annullò il retweet più in fretta che poté.
 
<< Non lo so >> rispose, lasciando andare il telefono, che finì tra le sue gambe aperte.
 
<< E’ iniziata la pausa >> le comunicò dopo aver lanciato un’occhiata allo schermo.
Di lì a breve, ne era certa, qualcuno sarebbe andato a chiamarla per dirle di prepararsi.
 
<< Tra poco tocca a te >> continuò.
 
Annuì rumorosamente, consapevole fosse arrivato ormai il momento.
 
<< Melyem! >> esclamò un uomo con una cartelletta, entrando.
 
<< Arrivo >> e si alzò, recuperando il cellulare.
 
<< Harry? >>
 
Si strinse nelle spalle. << Non ne ho la più pallida idea >> aggiunse.
 
<< Andiamo a cercarlo >> rispose, quasi seccato.
 
Lo trovarono nella sala maschile, intento a smanettare con il suo cellulare. Probabilmente era ancora su twitter. Sussultò al richiamo e seguì, imbarazzato, l’uomo e Melyem. Non riusciva proprio a stare al suo fianco senza essere teso. Non gli capitava una cosa del genere dalla prima volta che si erano conosciuti. Il disagio doveva essere aumentato dopo che lei aveva saputo avesse mentito, dopo la piccola “scenata” che gli aveva fatto solo qualche ora prima. Arrivarono nel cortile e attesero la fine della pausa per iniziare. Non si parlarono per tutta la durata della partita e, nonostante non facessero gioco di squadra, riuscirono a vincere contando ognuno sulla propria bravura. A match finito, si guardarono imbarazzati. Lui parve volerle dire qualcosa e lei attese. Lui, però, non disse nulla e lei, rassegnata, andò via.
 
<< Siete stati tutti bravissimi! Solo con i biglietti d’ingresso di oggi abbiamo raggiunto 3.000 sterline >> esclamò l’uomo che li aveva ricevuti all’ingresso, nonché il vicepresidente del Comic Relief.
Tutti applaudirono entusiasti.
 
<< Per oggi abbiamo finito e vi ringraziamo di star partecipando a questa giusta causa. Ci vediamo domani mattina, allo stesso orario, per il secondo round del torneo. Ci terrei tantissimo che le squadre perdenti di oggi restassero ad assistere nei prossimi giorni e che partecipassero all’incontro con i fans >>
 
<< Ci sarà un incontro con i fans? >> chiese Melyem, sussurrando a George.
 
<< Sì, da domani pomeriggio in poi >> rispose lui, più informato di lei.
 
 << Aww, non vedo l’ora >>
 
<< Arrivederci, a domani >> concluse l’uomo, nel frattempo.
 
Tutti applaudirono nuovamente e, dopo pochi secondi, cominciarono a dileguarsi.
 
<< Vado a prendere le mie cose >> esordì lei.
 
<< Vedi di non fare brutti incontri >> le urlò dietro George.
 
<< Ah-ha, spiritoso >> e lo lasciò sapendo a chi si stesse riferendo.
 
Nella sala, affollata, rivide Cher. << Allora ci vediamo stasera? >> si assicurò.
 
 << Sì, ti dispiacerebbe mandarmi un messaggio con l’ora e l’indirizzo? >>
 
<< Va bene. Devo mandarlo anche a George o ci pensi tu? >>
 
<< Penso che passeremo un po’ di tempo insieme quindi no, sarà sufficiente che tu lo mandi a me >>
 
<< D’accordo, a più tardi >> concluse e l’abbracciò.
 
Lei ricambiò la stretta prima di guardarla andare via. Afferrò la borsa e la giacca dal suo armadietto, lanciò un saluto generale e, dopo essere stata ricambiata, uscì. Di sottecchi vide Harry nella stanza di fronte, di spalle. Sorrise, di un sorriso amaro, senza nemmeno accorgersene. Quando si rese conto che Jaymi la stesse osservando dall’interno, distolse lo sguardo e gli sorrise appena. Lui ricambiò ma la sua espressione era quasi triste, come se fosse dispiaciuto per lei, come se sapesse cosa stesse passando nella sua mente. Lanciò uno sguardo alla fine del corridoio e trovò George, in attesa. Lo raggiunse con calma.
 
<< Allora, brutti incontri? >> le chiese.
 
<< Inevitabile >> rispose quasi intristendosi.
 
<< Ma…? >>
 
<< Ho visto Cher >>
 
 << Anch’io >>
 
 << Le ho chiesto di mandarmi l’indirizzo del pub >>
 
 << Me l’ha detto >>
 
<< Che ti parlo a fare, allora? >> e scoppiò a ridere, dimenticandosi dell’incontro di poco prima.
 
<< E’ più bello se me lo dici tu >> scherzò lui.
 
Gli fece la linguaccia e iniziò a precederlo quando lui le ricordò dovessero aspettare gli altri, così rimase ferma sulla soglia e attese.
 
<< Perché non torni dentro? >>
 
<< Non sono fuori >>
 
 << Non sei nemmeno dentro >>
 
 << Una via di mezzo >> le scattò una foto senza che lei potesse prevederlo.
 
<< Hey! >> esclamò, indignata.
 
Lui sorrise senza smettere di scattare. Iniziò a coprirsi con la giacca, inutilmente.
 
<< Andiamo? >> sentì la voce di JJ.
 
Abbassò appena l’indumento per sbirciare e vide fossero arrivati i restanti membri della band.
 
<< Andiamo! >> urlò, rispondendo per gli altri. Sorrisero della sua energia.
 
<< Hai la macchina? >> le chiese George, affiancandola.
 
<< No, sono a piedi >>
 
 << A piedi? >> chiese stupito Josh, alle loro spalle.
 
<< L’hotel non è distante. E’ solo ad un paio di isolati >>
 
 << Ora vieni in macchina con noi >> disse Jaymi, quasi ordinandoglielo, come se non fosse sicuro che tornasse da sola.
 
<< Sì, non fare il bullo >> scherzò lei.
 
Si sorrisero e raggiunsero il parcheggio.
 
<< Devo andare ad accompagnare le mie amiche in aeroporto. Domani hanno l’università >>
 
<< Tranquilla, ti porto io >> la rassicurò George.
 
Una volta accompagnati i ragazzi nella loro casa di Londra, Melyem e George uscirono di nuovo diretti all’hotel di lei. Jaymi e Olly sarebbero usciti per un po’ di shopping mentre JJ e Josh sarebbero rimasti in casa con Caterina, il bambino e un paio di amici. Salirono in camera e, Melyem, con la sua carta elettronica, aprì.
 
<< Ti direi di entrare ma devo accertarmi prima che siano vestite >> scherzò lei, mettendo piede dentro e lasciandolo indietro.
 
<< Ci siete? >> chiese.
 
<< Sei tornata! >> esclamò Miriam, entusiasta.
 
<< Vi siete divertite? >>
 
 << A fare shopping in giro per Londra mentre tu eri circondata da star? Ma certo! >> commentò divertita l’altra.
 
 << Non vi va mai bene nulla, oh >> fece la finta offesa e, dopo essersi accertata di quanto doveva, diede l’okay a George per entrare.
Le amiche furono felici di essere scortate all’aeroporto anche da quest’ultimo. Mentre si salutavano, Melyem ricevette il messaggio tanto atteso da parte di Cher. L’indirizzo non le era familiare ma l’appuntamento era fissato alle nove.
 
*Harry’s POV*
Non smetteva di fissarla. La fissava mentre parlava con George, seduta a debita distanza da lui, come se volesse evitarlo. La fissava e desiderava che lei si voltasse e ricambiasse. Desiderava poterla stringere, come l’ultima sera. Quell’indimenticabile 29 Agosto di due anni prima. Desiderava poterle dire la verità, quella che nascondeva da allora. Desiderava buttar via tutte le maschere, ma non avrebbe sopportato l’idea di metterla di nuovo in pericolo. L’amava troppo. Si girò. I loro sguardi si incrociarono e lui ebbe un tuffo al cuore. Fu tentato di sorriderle ma, quando la vide distogliere gli occhi nervosa, rinunciò all’idea.
 
<< Su, fa qualcosa di concreto >> gli sussurrò Cher nell’orecchio.
 
<< Oh, non ti ci mettere anche tu >> quasi sbuffò.
 
<< Vedo come la guardi >> continuò, ignorando la risposta che le aveva appena dato.
 
<< Come la starei guardando? >>
 
<< Come se ne andasse della tua vita >>
 
<< Oh, andiamo >> e alzò gli occhi al cielo.
 
Quando tornò a guardarla, la sua sedia era vuota. << Dov’è andata? >> chiese, guardandosi frettolosamente intorno.
 
<< A ballare >> rispose Cher indicandola in pista con George.
 
La vide muoversi in modo alquanto sensuale e ridere, ridere come l’aveva vista fare solo con lui. La gelosia lo assalì. Strinse i pugni e digrignò i denti.
 
<< Te la sta portando via. Ammetti che la rivuoi con te >> continuò a sussurrargli come il grillo parlante di Pinocchio.
Si alzò afferrando la sua giacca e il suo Iphone.
 
<< Dove vai? >> posò una paio di banconote sul tavolino.
 
<< Questa è la mia quota. Io torno a casa >> e si allontanò.
 
<< Ma dai, torna qui! >> gli urlò inutilmente dietro.
 
Lui aveva già preso la sua decisione. Lanciò un’ultima occhiata a quel sorriso in pista, rivolto ad un altro e, con gli occhi lucidi, uscì.
 
*Melania’s POV*
Si voltò e vide Harry lasciare il pub. Smise di ballare.
<< Cosa c’è? >> le chiese George, con il labiale.
 
<< Harry è andato via >> urlò, per superare il volume della musica.
 
<< Sarà andato solo a prendere una boccata d’aria >> disse lui con sufficienza, lei guardò al loro tavolo e incrociò lo sguardo di Cher.
 
 Questa si strinse nelle spalle, alzando le mani, come se avesse capito la domanda che Melyem si stava ponendo e a cui sperava lei potesse rispondere. Si allontanò, lasciandolo sulla pista per chiederle, quindi, delle informazioni.
 
 
*George’s POV*
Lei teneva ancora a lui. Si preoccupava se lui andava via. Si informava. Provava ancora qualcosa. Nonostante lei dicesse di averlo dimenticato, di averlo superato, tutti quei piccoli gesti che compiva, quelle piccole premure, quelle piccole preoccupazioni che si dava e le ansie che le venivano…erano tutti segni. Come poteva aver sperato che lei fosse davvero oltre quella storia? Come poteva aver sperato che lei potesse accorgersi di lui se era ancora bloccata alla relazione con Harry o, almeno, alla sua persona? Forse aveva sperato che fosse stata un’estate senza importanza per lei. Ma, un’estate senza importanza, può aver effetto dopo venti mesi? Un’estate senza importanza è solo un’estate. L’estate in cui ti sei innamorato, invece, resta. Lui era stato uno stupido per non averlo capito.      
 






SPAZIO AUTRICE: Buonasera a tutti! Sto andando contro le mie stesse regole ma non importa. Ho pubblicato anche il secondo capitolo e chissene se poi dovrò scrivere tutto insieme (?). 
Sono stanchissima quindi non mi dilungherò molto. Spero possa piacervi. Se avete dubbi, chiedete. Vi voglio bene, buonanotte :) x
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: melhopes