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Autore: Eneria    01/08/2008    13 recensioni
Dopo due anni dall'evasione da Azkaban, Sirius Black è in un'altra prigione: il quartier generale di Grimmauld Place. Intanto una brillante Auror indaga su possibili collegamenti tra la sua evasione e l'evasione di dieci tra i più pericolosi Mangiamorte. Come se non bastasse il tempo fa brutti scherzi, riapre vecchie ferite e ne cura alcune.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Per i lettori bis (aggiornamento 2012): ho perso il conto di tutte le volte che ho preso in mano e rivisitato questa fan fiction. E’ una storia che ho in mente da un sacco di tempo e ne ho in testa ogni singolo dettaglio. Fino ad ora non sono riuscita a pubblicarla completamente, ma vi assicuro che è tutt’altro che incompiuta. Quest’ultima rivisitazione non ha subito molte variazioni rispetto alla precedente versione, tuttavia ho modificato alcuni dettagli per adattarla meglio al contesto originale. Bando alle ciancie. Buona lettura! 
Per i lettori (precedente edizione): innanzitutto grazie per aver deciso di leggere questa mia Fan Fiction. In realtà è la rivisitazione di una Fan Fiction che avevo cominciato a pubblicare su questo stesso sito parecchio tempo fa. Poiché non era compiuta era stata eliminata dal sito, così ora ho deciso di riproporla, un po' corretta e modificata. Mi auguro questa volta di riuscire ad aggiornarla con costanza anche se gli studi universitari tolgono molto tempo alla scrittura. Sicuramente i commenti sono un buon incentivo, per cui LEGGETE E COMMENTATE! Spero sarà di vostro gradimento!
Buona lettura!
 
I
 
Sara White era preoccupata. Sedeva nell’ufficio del suo capo, su una poltroncina sistemata davanti alla scrivania. Teneva le gambe accavallate e una copia della Gazzetta del Profeta spiegata davanti a se. I suoi occhi castani scorrevano rapidi sulle parole di un articolo in prima pagina. Man mano che procedeva nella lettura, la ruga di perplessità che si era formata sulla sua fronte diventava sempre più profonda. Quando ebbe terminato la lettura dell’articolo, chiuse il giornale con uno scatto e mormorò tra sé:
-          Idioti!
Sara guardò l’orologio che portava al polso. Il capo era in ritardo, evidentemente l’incontro con il Ministro stava andando per le lunghe. Il capo non era mai in ritardo.
La convocazione che aveva ricevuto quella mattina era stata inaspettata, aveva un che di ufficiale che non le piaceva. Quel giorno Sara era arrivata al Ministero più tardi del solito, la sera prima era rientrata dal lavoro a notte fonda e non si era presentata in ufficio fino alle otto e trenta. All’ingresso del Dipartimento degli Auror aveva trovato Shira alla sua scrivania, intenta a laccarsi le unghie di verde acido. Shira era, come definirla? La segretaria del Dipartimento? La centralinista? Qualcosa del genere. Appena aveva visto Sara comparire sulla soglia, l’aveva fermata:
-          Ciaooo Sara! – aveva esclamato con la sua vocetta, talmente acuta da rompere un vetro – C’è un messaggio del capo. Dice che potrebbe essere un po’ in ritardo – poi aggiunse in un sussurro cospiratorio – è andato dal Ministro!
Ancora vagamente assonnata, Sara aveva risposto con un semplice cenno del capo e aveva preso il foglietto che Shira le porgeva. Incamminandosi verso il suo ufficio, l’aveva aperto. C’erano scritte solo poche parole: La attendo alle 9.00 nel mio ufficio. Importante.
E così, alle nove e un quarto Sara era nell’ufficio del suo capo a domandarsi cosa ci fosse di così importante. O meglio a domandarsi quale delle mille cose che stavano succedendo in quel periodo fosse la più importante.
Era davvero un momento nero, come Sara non ne aveva mai visto in dieci anni di servizio da Auror. Innanzi tutto stavano accadendo un sacco di strani avvenimenti: scomparse inspiegabili, fughe di notizie, strani movimenti. Per di più Albus Silente e Harry Potter andavano in giro a dire che Voldemort era tornato. Come se tutto ciò non bastasse erano da poco evasi dieci tra i più pericolosi Mangiamorte ospitati ad Azkaban. E nessuno aveva la più pallida idea di dove fossero finiti.
Sara aveva sempre avuto grande fiducia in Albus Silente, ma credere che Voldemort fosse tornato era più di quanto i suoi nervi potessero sopportare. Da qualche tempo a quella parte però si stava convincendo che questo terribile ritorno fosse la spiegazione più plausibile a quanto stava succedendo nel mondo magico. Era terribile da credere, ma se era la verità sarebbe stato opportuno prepararsi al peggio, piuttosto che chiudere gli occhi e voltarsi dall’altra parte.
Il Ministro Caramell cercava di negare l’evidenza o forse si era davvero convinto che Silente fosse impazzito a causa degli anni. In ogni caso le spiegazioni stiracchiate che dava alla stampa erano sempre meno credibili, non stavano in piedi, per nessuno se non per lui stesso e per Percivald Weasley, il suo leccapiedi di fiducia.
L’articolo che aveva appena terminato ne era un esempio lampante…
Il capo entrò nell’ufficio interrompendo il flusso di pensieri della donna. Sara si alzò per salutare:
-          Buon giorno – disse con sorridendo, ma il sorriso morì sulle sue labbra non appena vide il volto corrucciato del capo – Cosa succede? – domandò facendosi seria.
Il capo aggirò la scrivania e si sedette sulla sua poltrona, di fronte a Sara. Prima di parlare la guardò con gravità per un momento, poi iniziò:
-          Ho appena ricevuto una lavata di capo con i fiocchi dal Ministro. Ne immagina il motivo? Se non lo immagina glielo dico io! – esclamò cominciando a far fluire la rabbia e la frustrazione che aveva dovuto tener nascoste davanti a Caramell – Il motivo sono quei maledetti Mangiamorte evasi. Caramell dice che non stiamo facendo abbastanza, che stiamo qui a grattarci il mento mentre quelli fuggono indisturbati, che non possiamo far fare una tale figuraccia al Ministero…
-          Conosco le argomentazioni di Caramell, capo – interruppe Sara, temendo che la cosa potesse proseguire per ore – Ma ho indagato io stessa su questa cosa, non hanno lasciato alcuna traccia se non i segni dell’evasione. Usciti dai confini protetti di Azkaban si sono smaterializzati senza lasciare alcuna indicazione su una possibile destinazione.
-          Ho provato a spiegare al Ministro che abbiamo fatto il possibile ma non abbiamo elementi su cui lavorare. Mi ha dato retta? Crede che mi abbia dato retta? Signorina White crede, in tutta sincerità, che mi sia stato a sentire?
Sara ricordava a stento l’ultima volta in cui il capo era stato così arrabbiato ed era stato quando un collega aveva quasi fatto saltare per aria il Dipartimento con dei fuochi d’artificio sperimentali trafugati dal Dipartimento per i Giochi e gli Sport Magici.    
-         Hem... no, ho paura di no. Ma, in sostanza, Caramell cosa vuole che facciamo?- domandò Sara calibrando le parole per cercare di contenere l'ira del capo.
Il capo inspirò profondamente e quando riprese a parlare il suo tono era calmo come sempre anche se gli occhi mandavano ancora scintille.
-         Caramell dice che dobbiamo trovare i dieci Mangiamorte, sostiene che è necessario “far vedere che si sta facendo qualcosa”...
-         Già, sempre la solita vecchia storia. E come suggerisce di fare, il signor Ministro?
Ora era Sara ad arrabbiarsi: era stata lei la prima ad essere mandata ad Azkaban dopo l'evasione, era stata lei a fare i primi rilievi con la sua squadra ed era stata lei a condurre le indagini. Sentiva la propria competenza messa in discussione ed era una cosa che trovava intollerabile, soprattutto dopo tutta la fatica che aveva fatto per arrivare a diventare Auror Capo.
-         Il Ministro sostiene la tesi secondo cui l'evasione dei dieci Mangiamorte sarebbe collegata all'evasione di Sirius Black – il capo spiò l'espressione di Sara, che era improvvisamente cambiata in una maschera di pietra – Condivido il suo disappunto...
-         Disappunto? Io speravo che queste assurdità fossero solo una storiella da raccontare alla stampa! Non mi dirà che il Ministro crede veramente a questa storia? Ha letto la prima pagina della Gazzetta del Profeta? - Sarà prese il giornale che aveva chiuso poco prima e prese a declamare con disprezzo - “Così si spiega l'evasione dei Mangiamorte. Il Primo Ministro Cornelius Caramell, intervistato dai nostri inviati, ha rivelato che le prime indagini hanno portato a concludere che l'evasione dei Mangiamorte è strettamente legata a Sirius Black. “I prigionieri non potevano in alcun modo evadere senza un aiuto dall'esterno e l'unico che avrebbe potuto fornirglielo è Sirius Black” ha dichiarato il Ministro...”
Ma stiamo scherzando! E' ridicolo. Ho spiegato io stessa al Ministro, e mi ci sono volute due ore buone, che le due evasioni non possono essere collegate. Ci sono troppe differenze! Una è un’evasione singola, l’altra un’evasione di massa. Black non ha lasciato tracce, invece questi Mangiamorte hanno forzato magicamente le celle. E poi qualcuno dovrebbe spiegarmi come avrebbe fatto Sirius Black a raggiungere Azkaban senza essere visto. A nuoto? Le uniche imbarcazioni che portano alla prigione sono controllate da noi.
-         Sono tutte cose che io e lei sappiamo perfettamente, ma che il Ministro si rifiuta di credere. Caramell sostiene che trovando Black riusciremmo a trovare i Mangiamorte – ribadì il capo.
-         Stupido idiota...- sbottò Sara.
-         Signorina White si controlli, si ricordi che qui anche i muri hanno le orecchie – la ammonì il capo.
Sara cercò di riprendere il controllo, quindi riprese a parlare con più calma:
-         In tutto questo non capisco una cosa. Che cosa c'entro io? Se il punto è trovare Sirius Black abbiamo già qualcuno impegnato nelle ricerche, no? Mi pare che Kingsley Shakelbolt non abbia mai deluso le aspettative nelle missioni che gli sono state affidate.
-         Il fatto è che dopo due anni dall'evasione di Black ancora non ci sono risultati e il Ministro comincia a dubitare di Shakelbolt e di conseguenza di me. Mi ha imposto di togliere il caso a Kingsley e di affidarlo a qualcun altro.
Sara sentì un brivido percorrerle la spina dorsale. No, per favore. Per favore, per favore!
-         Ritengo che la persona più adatta a svolgere il compito sia lei – disse infine il capo.
Aveva detto esattamente quello che Sara temeva. Ma lei non poteva, non poteva proprio occuparsi di questo caso. Era già stato sufficientemente difficile occuparsi dell'evasione di Sirius Black ed era stata così felice quando le ricerche erano state affidate a qualcun'altro.
-         Ma... che cosa... che cosa pensa che possa fare io che Shakelbolt non ha già tentato? E poi sa perfettamente come la penso. Black non c'entra assolutamente niente con questa storia.
-         Faccia quello che crede: trovi Black, trovi i Mangiamorte oppure dimostri che non c'entrano nulla l'uno con gli altri. Se vuole riapra il caso sulla strage di Godric’s Hollow, ma faccia qualcosa. Ho piena fiducia nelle sue capacità.
Sara non rispose, si fissava le mani cercando qualcosa da dire. Non poteva chiederle questo, possibile che non ci fosse una scappatoia? Il capo la guardava, aspettando una risposta.
-          E’ assolutamente sicuro che non ci siano alternative? Non c’è proprio nessun’altro? Chiunque altro che possa occuparsi di questa cosa al posto mio? Che ne dice di Michael Chilton? È un Auror Capo estremamente capace.
-          Sono consapevole delle capacità di Chilton ma lui, come la maggior parte dei nostri uomini migliori, è impegnato e lei si è occupata sia dell’evasione di Black che dei Mangiamorte. Chi meglio di lei, signorina White?
Già, chi?
Sara si alzò e il capo fece altrettanto. Prima di andarsene disse:
-          Ci devo pensare. Non le prometto niente, sia chiaro.
Il capo si limitò a sorridere e lei uscì con passo meno sicuro di quanto avrebbe voluto.
 
*^*^*^*^*
 
Sirius Black era seduto nella cucina del numero 12 di Grimmauld Place. Sorseggiava una tazza di caffè mentre leggeva la Gazzetta del Profeta, appoggiato alla mensola del camino che occupava parte della parete. Il suo amico Remus Lupin, seduto a un capo del tavolo, scriveva freneticamente su una pergamena. Gli unici rumori che si sentivano erano il frusciare delle pagine del giornale e lo scricchiolio della piuma sulla pergamena.
In casa stavano ancora tutti dormendo, era molto presto. Solo Arthur Weasley era già uscito per recarsi al Ministero. Molly, la moglie di Arthur, si sarebbe alzata a momenti e allora la cucina sarebbe stata piena dello scoppiettio del fuoco, dell’acciottolio di stoviglie e del profumo di deliziosi manicaretti.
Sirius, giunto a un paragrafo particolarmente interessante, esplose in una risata senza allegria. Remus alzò lo sguardo dal suo lavoro e chiese:
-          Cosa c’è di così divertente?
-          Senti qua: Così si spiega l'evasione dei Mangiamorte. Il Primo Ministro Cornelius Caramell, intervistato dai nostri inviati, ha rivelato che le prime indagini hanno portato a concludere che l'evasione dei Mangiamorte è strettamente legata a Sirius Black. “I prigionieri non potevano in alcun modo evadere senza un aiuto dall'esterno e l'unico che avrebbe potuto fornirglielo è Sirius Black”. Non posso fare a meno di trovarlo divertente.
Remus si limitò a scuotere la testa alzando gli occhi al soffitto e riprese a scrivere. Sirius ripiegò il giornale, nauseato da quelle sciocchezze, e si sedette al tavolo.
Era l’ennesima giornata che passava lì dentro senza fare nulla. Si limitava a vagare da una stanza all’altra, collaborando di tanto in tanto alle operazioni di pulizia e riordino. Non osava ammetterlo per non apparire ingrato, ma preferiva di gran lunga vivere nella grotta ai bordi di Hogsmeade piuttosto che in quella casa piena di ricordi spiacevoli. Gli pareva di essere fuggito da una prigione solo per farsi rinchiudere in un’altra. E il ghigno che aveva Severus Piton ogni volta che lo guardava stava diventando intollerabile. Silente lo trattava come se fosse stato un bambino cattivo sorpreso a rubare le caramelle, ma lui era un uomo, un uomo che ne aveva viste e passate tante, forse troppe, nella sua vita. Aveva sofferto, lottato, aveva avuto la libertà a un soffio da lui e ora niente di tutto questo sembrava avere più importanza. Veniva lasciato con Molly e i ragazzi alle prese con grembiule e piumino. Era molto più di quanto potesse sopportare.
Sirius fu riscosso dalle sue amare riflessioni dall’arrivo di Molly.
-          Buon giorno! – salutò la donna sorridente.
Remus rispose con calore al saluto, mentre Sirius parlò appena. Anche l’atteggiamento di Molly lo indisponeva, lo trattava come uno dei suoi figli, ma lui aveva rinunciato all’idea di una madre molto tempo prima.
-          Gradite qualcosa per colazione? – domandò la donna mentre cominciava ad armeggiare con pancetta, uova e pane da toast.
-          No grazie, abbiamo già dato – disse Remus indicando le due tazze di caffè.
Molly sbuffò impercettibilmente e dopo pochi istanti pose davanti ai due uomini un piatto di toast imburrati coperti di marmellata di albicocche. Sirius sentì di dover partecipare alla conversazione in qualche modo e mentre addentava un toast chiese la prima cosa che gli venne in mente:
-          Allora la riunione è per stasera?
-          Sì, subito prima di cena, come al solito. Giusto, Molly?
-          Già, ma temo che ceneremo piuttosto tardi. Non ho idea dell’ora in cui potrebbe tornare Arthur dal lavoro. Dopo la convalescenza ha trovato un sacco di lavoro arretrato da sbrigare in ufficio.
L’aggressione che Arthur aveva subito al Ministero, nonostante lo avesse debilitato, lo aveva reso ancor più determinato nello svolgere il suo compito per l’Ordine della Fenice. Per questo aveva insistito per tornare al lavoro il più presto possibile.
Poco dopo l’arrivo di Molly, sulla soglia della cucina, comparvero i gemelli Fred e George, Ron e Harry, tutti scompigliati e con gli occhi gonfi di sonno.
-          Mamma perché dobbiamo alzarci così presto? Siamo in vacanza! – mugolò Fred mentre si trascinava sulla sedia di fronte a Remus.
-          Già è vero! – confermò Ron – E poi perché le ragazze non sono ancora qui?
-          Per rispondere a entrambi: primo dobbiamo finire di riordinare questa casa e c’è ancora un mucchio di lavoro da fare. Secondo le ragazze non sono ancora qui perché ieri sera, mentre voi giocavate a Sparaschioppo, mi hanno aiutato fino a tardi per ciò dormiranno un’ora in più.   
La risposta della signora Weasley era senza possibilità di repliche, così i ragazzi presero a mangiare la loro colazione in silenzio. Sirius notò che cercavano di prolungare il più possibile la durata del pasto, probabilmente per ritardare il momento di mettersi al lavoro. Da quando erano tornati a Grimmauld Place per le vacanze di Natale, Molly aveva rimesso anche loro all’opera per riordinare la casa.
-          Allora Molly, qual è l’arduo compito che ci proponi oggi? – domandò l’uomo.
-          La soffitta non è stata ancora toccata – rispose la donna fingendo di non cogliere il sarcasmo nella voce di Sirius – così pensavo che potremmo mettere un po’ d’ordine lì.
-          Bene! Fantastico! Un antro polveroso è l’ideale per trascorrere una così bella giornata! – sbottò George.
La signora Weasley ignorò le proteste e sollecitò i ragazzi a sbrigarsi. Terminata la colazione si alzarono e si diressero verso la soffitta. Molly terminò di rassettare e, mentre si avviava, domandò:
-          Sirius, puoi aiutarci? Con il tuo aiuto sarà più facile decidere cosa conservare e cosa eliminare.
-          Forza… rimango anch’io ad aiutare. Potrebbe essere divertente – esclamò Remus precedendo la risposta dell’amico. 
A quanto pare Sirius non aveva scelta. Così si avviò scettico verso la soffitta, maledicendo quello che si preannunciava come un altro giorno da incubo.
*^*^*^*^*
 
La scritta a lettere dorate sul vetro della porta diceva “Sara White – Auror Capo”. Sara non aveva impiegato molto tempo per ottenere quella scritta e tutto quello che essa comportava. Rispetto a molti colleghi, aveva bruciato le tappe e ad appena trentuno anni era giù un Auror Capo. Ciò significava avere una squadra da gestire, avere un ufficio con quattro pareti e una porta anziché un cubicolo nell’open space e avere un sacco di responsabilità supplementari.
Sara aveva consacrato la sua vita al lavoro, da quando era entrata all’Accademia non aveva più fatto altro che lavorare, lavorare e ancora lavorare. Per un certo periodo aveva tentato di conciliare una sorta di vita privata con la sua professione ma poi aveva dovuto scegliere. E aveva scelto la carriera. Il Dipartimento era diventato la sua ragione di vita. Sara White sarebbe esistita come Auror oppure non sarebbe esistita affatto. Aveva guadagnato la sua posizione e quella scritta sulla porta facendo una gavetta snervante, accettando qualunque incarico, compresi quelli che non avrebbe voluto accettare.
L’unica possibilità che aveva era considerare il caso Black nulla più di un altro incarico spiacevole ma necessario. Per accettare questo però aveva bisogno di riflettere con calma. Considerò per un attimo la possibilità di rinchiudersi nel suo ufficio, ma non sarebbe servito. Troppa gente sarebbe andata comunque a disturbare le sue riflessioni. Così abbassò la maniglia della porta, entrò e prese la borsa che aveva abbandonato sulla scrivania. Prima di uscire dal Dipartimento si affacciò nel cubicolo più vicino al suo ufficio:
-          Non ci sarò per un po’ – comunicò Sara ad un ragazzo biondo chino su una scrivania ingombra di fogli, cartellette e faldoni.
-          Ciao capo! – rispose lui sollevando lo sguardo – Dove vai?
-          Non ti riguarda e non riguarda neppure nessun' altro qui dentro. Non ci sarò per un po’. Se qualcuno mi cerca uccidilo con un colpo alla nuca.
-          Ok capo.
Sara si allontanò dal cubicolo senza rispondere. Frank Parker lavorava con lei da molti anni ormai e la conosceva meglio della quasi totalità dei colleghi. Questa conoscenza faceva sì che sapesse quando era il momento di non fare domande. E quello era uno di quei momenti.
Mentre camminava lungo i corridoi del Ministero, Sara aveva lo sguardo perso nel vuoto e fu solo grazie all'abitudine che raggiunse l'esterno. Una volta fuori si trovò nel vicolo in cui era situata la cabina telefonica, tramite la quale si accedeva al Ministero. Che fare? Dove andare? Non riusciva a ragionare con lucidità.
Fece un profondo respiro e cercò di calmarsi. Frugò per un po' nella borsetta e ne estrasse un pacchetto di sigarette e un accendino. Fumava le stesse lunghe sigarette ormai da quasi vent’anni ed erano la sua valvola di sfogo. Ne estrasse una dal pacchetto, la accese stringendola tra le labbra e aspirò la prima liberatoria boccata di fumo.
Sara era perfettamente conscia del fatto che fumare le faceva male, ma era altrettanto convinta che non sarebbe stato il fumo a ucciderla, sarebbe arrivato prima qualcosa o qualcun'altro. Essere un Auror Capo stava diventando sempre più pericoloso, anche se cercava di limitare al minimo la notorietà era come girare con un bersaglio appeso alla schiena. Se le sigarette avessero fatto in tempo ad ucciderla prima di un Mangiamorte si sarebbe potuta ritenere fortunata. Fumando cominciò a camminare e a pensare.
Sirius Black.
Erano passati quindici anni ma non l'aveva dimenticato, come avrebbe potuto? Mai nella vita aveva sofferto tanto, mai era stata così delusa da una persona. Lo shock per la morte di Peter Minus e l'arresto di Black l'avevano quasi uccisa, per non parlare della morte di Lily e James. In quel periodo la felicità e l'euforia del mondo magico per la sconfitta di Voldemort non erano riuscite a scalfire lo strato di gelido ghiaccio che era calato sul cuore di Sara. Ancora dopo tanti anni si domandava come avesse fatto ad andare avanti con la sua vita.
Quasi senza rendersene conto arrivò davanti al caffè dove spesso si rifugiava nelle pause dal lavoro. A quell'ora del mattino il locale era quasi deserto: era tardi per la colazione, troppo presto per il pranzo. Sara entrò e salutò calorosamente Lucilla, una signora circa quarantacinquenne che gestiva il caffè. Ordinò un caffè nero con qualche biscotto e andò a sedersi nel suo tavolo preferito, in un angolo poco illuminato e il più lontano possibile dall'ingresso.
Non sapeva cosa fare. Come poteva accettare quel lavoro così alla leggera? Sarebbe riuscita a fare i conti con il passato, avrebbe retto a vedersi piombare addosso tutti i ricordi più terribili della sua vita? Sarebbe stato come lavorare con un Dissenatore seduto sulle ginocchia. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno.
Sara tuffò nuovamente la mano nell'enorme borsa e ne estrasse un cellulare. Scorse rapidamente la rubrica fino a trovare il numero giusto. Lo compose e attese una risposta.
-         Pronto?
-         Pronto Rebecca. Sono Sara.
-         Ciao carissima! Dimmi tutto! Sono così felice di sentirti, non ti fai mai viva!
-         Hai ragione ma sono un po' presa dal lavoro ultimamente...
-         Ultimamente? Sono mesi che ti vedo solo di sfuggita nei corridoi.
-         Ascolta...sei libera per pranzo?
-         Sì, dove ci vediamo?
-         Da Lucilla. Appena puoi. Io sono già qui...
-         Sara... è successo qualcosa?
-         Ancora no, non ti preoccupare. Però ho bisogno… del consiglio di un'amica.
-         D'accordo. Allora ci vediamo dopo. Cercherò di arrivare il prima possibile.
Sara chiuse la comunicazione con un mezzo sorriso. Rebecca era la sua migliore amica fin dai tempi di Hogwarts. Era l'unica persona con cui avrebbe potuto parlare di questa cosa senza paura di essere giudicata. Sara trascorse il resto della mattinata da Lucilla, chiacchierando con la barista, leggendo da cima a fondo la Gazzetta del Profeta, bevendo un caffè dopo l'altro e fumando un quantitativo indecente di sigarette.
Rebecca fu più rapida del previsto e prima dell'ora di pranzo Sara la vide precipitarsi nel locale, accaldata per aver camminato di fretta e con una lunga ciocca di capelli biondi che sfuggiva dalla coda di cavallo.
-         Scusa! Non sono riuscita a liberarmi prima. Il mio capo mi ha incastrato in un corso di aggiornamento sulle Passaporte – disse Rebecca tutto d'un fiato.
Rebecca lavorava all'ufficio di Controllo del Trasporto Magico. Aveva cominciato a lavorare lì poco dopo il conseguimento dei MAGO e non se ne era più andata.
-         Non ti preoccupare Bex. Anzi, scusami tu per averti chiamato così all'improvviso.
-         Allora, raccontami – ingiunse Rebecca senza preamboli.
Sara fece un respiro profondo, accese l’ennesima sigaretta e ordinò altro caffè. Poi iniziò a raccontare cercando di non tradire la sua angoscia alla prospettiva di questo lavoro. Rebecca la lasciò parlare senza interromperla, ascoltando attentamente e sorseggiando un tè al gelsomino. Quando Sara ebbe terminato disse:
-         Bè? Che ne pensi? Che dovrei fare? Fra parentesi, sono informazioni riservatissime, se ti sfugge anche solo un fiato su questa storia sono un'Auror finita.
-         Non ti preoccupare – replicò Bex – So essere una tomba. Io sinceramente non so che dirti.
-         Non so davvero come comportarmi. Non riesco nemmeno a pensare.
-         Non so se sia una buona idea accettare questo incarico. Però ti conosco troppo bene per non sapere che continuerai a tormentarti. Sono anni che non fai che rimuginare su questa storia. Forse è meglio se vai fino in fondo e poi non ci pensi più. Quando sarai arrivata sul fondo non potrai fare altro che risalire e allora forse riuscirai una volta per tutte ad andare avanti con la tua vita.
Sara guardò l'amica. Probabilmente aveva ragione. In fondo non doveva essere poi così terribile, aveva da tempo imparato a fare i conti con il lato criminale di Sirius Black. Forse, una volta conclusa quella storia, sarebbe riuscita a non pensarci più. E comunque non aveva niente da perdere.
Valeva la pena tentare.
Quando Sara rientrò in ufficio, dopo avere parlato a lungo con Bex, il suo sguardo non era più perso nel vuoto. Era fisso sulla meta.
Per prima cosa andò nell'ufficio del suo capo. In quel momento non c'era ma non aveva tempo di aspettarlo. Ora che aveva deciso voleva cominciare il più presto possibile, così prese un pezzetto di pergamena e scarabocchiò solo una parola e la sua firma : “Accetto. S. White”.
 
*^*^*^*^*
 
Il lavoro nella soffitta era lunghissimo e terribilmente noioso. La stanza era semi buia, polverosa e terribilmente calda. Per non parlare della quantità di ciarpame che la famiglia Black aveva accumulato lassù nel corso delle generazioni. Dopo poco dall'inizio del lavoro Ginny e Hermione si erano unite a tutti gli altri e le operazioni procedevano in uno strano silenzio, reso spesso dalla polvere e interrotto solo da qualche occasionale esclamazione di stupore o di disgusto a seconda del reperto rinvenuto.
A Sirius in fondo non dispiaceva così tanto essere lì. Non era come combattere i Mangiamorte, ma la fatica lo distraeva dalla frustrazione e provava un sottile piacere nell'ammucchiare gli averi della sua famiglia in grossi sacchi della spazzatura.
Per pranzo avevano consumato velocemente dei panini, accompagnati da succo di zucca gelato, poi avevano ripreso a lavorare. Molly sembrava posseduta dal fuoco sacro della pulizia.
Fu nel primo pomeriggio che cominciarono ad accadere cose strane.
-         Hei! Chi è stato? - esclamò Harry a un tratto.
-         Che succede? - chiese Ron che era chino sullo stesso scatolone di libri di magia nera.
-         Qualcuno mi ha colpito sulla schiena – rispose il ragazzo.
-         Harry caro, non c'è nessuno dietro di te. Forse sei solo stanco, perché non ti riposi un po'? - suggerì la signora Weasley con tono materno.
Sirius e Remus si scambiarono un'occhiata perplessa, ma non fecero commenti e proseguirono a smistare un enorme ammasso di indumenti di vario genere.
Qualche tempo più tardi Hermione chiese a Ginny di passarle uno straccio per pulire uno scaffale che finalmente era stato svuotato, ma quando la ragazza si avvicinò alla scatola dei detersivi fu sbalzata all'indietro, come se ci fosse stata una parete di gomma trasparente, e cadde atterrando sul sedere.
-         Ma che diavolo sta succedendo? - domandarono all'unisono Fred e George – Non è normale! – proseguì George.
Inquietati da quegli strani fenomeni Sirius e Remus estrassero le bacchette e si accinsero a perlustrare la soffitta. Anche Harry tirò fuori la sua, ma prima ancora che fosse completamente al di fuori della tasca dei jeans, Sirius disse:
-         Mettila via, non vorrai fare magie fuori dalla scuola.
Harry sbuffò, ma obbedì e i due uomini presero a esaminare la stanza palmo a palmo, mentre tutti avevano sospeso le loro attività per osservare. Pareva essere tutto a posto, ma proprio quando tutti stavano per rimettersi al lavoro accadde la cosa più strana. Il pavimento cominciò a tremare leggermente, mentre tutti estraevano le bacchette. Poi smise di tremare e sembrò liquefarsi al centro della stanza, come se si trattasse di una tavoletta di cioccolato. Le ragazze strillarono mentre si ritraevano contro il muro. Molly afferrò Ron per il bavero della camicia mentre scivolava sul pavimento fluido. Una fortissima folata di vento spalancò porte e finestre e quella che sembrava l'onda d'urto di un'esplosione sbalzò tutti all'indietro facendoli cadere sul pavimento, come Ginny poco prima. L'esplosione arrivò dopo l'onda d'urto: si sentì un forte rombo e poi uno scoppio che riempì la stanza di un denso fumo verde azzurro.
Dopo, la quiete.
-         State tutti bene? - strillò Lupin.
-         Sì...più o meno...- furono le deboli risposte che giunsero da angoli non precisati della soffitta.
-         Ma.. ma... che cosa è stato? - domandò la signora Weasley con evidente preoccupazione.
-         Fuori le bacchette! – intimò Sirius – Tutti quanti! Maggiorenni e non – precisò poi.
Lupin e Sirius furono i primi a riaversi, mentre il fumo cominciava a dissiparsi uscendo dalle finestre aperte. Avanzarono fianco a fianco, le bacchette puntate avanti a loro verso il punto da cui si era sprigionato il fumo, lo stesso in cui si era deformato il pavimento. Qualcosa si muoveva nella cortina nebbiosa. Sembravano due figure.
-         Fermi! - gridò Sirius mentre le due ombre assumevano contorni più distinti. Sembravano umani.
Come spinti da una sola mente, Sirius e Remus esclamarono un incantesimo e sottili corde andarono ad avvolgersi attorno ai due intrusi. I due caddero a terra legati come salami, esclamando per l'attacco a sorpresa.
-         Ahi!
-         Ma che modi!
Sembravano un uomo e una donna.
-         Chi siete? – domandò Sirius. La penombra della soffitta gli impediva di vedere distintamente i volti.
-         Sirius? Sei tu? – domandò una voce maschile. All'udire quella voce Sirius si sentì mancare e la sua presa sulla bacchetta vacillò.
-         Non può essere...- mormorò Remus.
-         C'è anche Remus – disse la voce femminile – Vi pare questo il modo di trattarci? - chiese poi irritata.
Le espressioni degli occupanti della stanza variavano dallo sconcertato all'inorridito. Molly e i ragazzi erano così sconvolti da quell'apparizione che si erano persino dimenticati di rialzarsi dal pavimento. Sirius non sembrava in grado di proferire parola. Era bloccato con la bacchetta a mezz'aria e il suo volto assumeva gradatamente un colorito sempre più terreo.
Il fumo ormai era del tutto svanito e la poca luce della soffitta era più che sufficiente per riconoscere l'uomo e la donna. Lui aveva capelli neri arruffati e un paio di occhiali tondi sul naso. Lei aveva lunghi capelli rossi e due incredibili occhi verdi.
Lily e James Potterano a Grimmauld Place.

   
 
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