Non
va bene. Continuavo a
ripetermi. Non
va bene per niente.
Dettata
dall’istinto o dalla semplice compassione, mi ritrovavo a
girare
lungo tutti i corridoi della scuola. Non so bene quali fossero le mie
intenzioni in quel momento, forse ero semplicemente curiosa di sapere
del suo
passato, forse speravo che, conoscendolo un po’
più a fondo, avrei smesso di
odialo…no, quello era fuori discussione… Passai
per il cortile, fra le classi
del primo e del secondo piano, diedi una controllatina anche ai bagni
maschili,
eheh, ma nulla, del nuovo arrivato nessuna traccia.
TSUBAKI!
Urlò una
voce alle mie spalle.
D’impulso mi voltai e vidi Arata che, un po’
barcollante, si affrettava a
raggiungermi.
Era
palesemente stanco, aveva il fiatone e giunto di fronte a me si
chinò con
le mani sulle ginocchia per riposare.
Ma guardatelo,
e questo sarebbe l’asso
della squadra di basket? Un po’ di corsa ed è
già stanco. Ironizzai con un
filo di cattiveria.
Ti ho cercata
dappertutto,
giustificò,
come se
mi avesse letto nel pensiero
ma
dov’eri finita?
Non mi hai
sentita prima?
Stavo cercando quel simpaticone di Ichinose, lo hai visto in giro per
caso? Risposi
come se fosse
uno dei tanti compiti di una rappresentante. Non ero
preoccupata, volevo solo sapere dove si fosse cacciato.
Guarda che quello
lì è tornato pochi istanti dopo la tua uscita
dalla classe,
tutti pensavano che vi foste incontrati. Mi
informò, seccato
all’ idea di dover parlare di “quello
lì”.
Come scusa?
Chiesi
con voce tremante mentre il mio nervoso cresceva a dismisura. Io perdo tempo a
cercarlo e lui se ne sta
bello tranquillo?
Quel coso
lì, Ichinose,
quel
suo modo di chiamarlo mi strappò un sorriso è
in classe.
Così,
senza alcun motivo, mi sentì presa in giro.
Rimasi un
attimo a riflettere e, preso per mano Arata, lo trascinai lungo i
corridoi che ci avrebbero ricondotti in classe.
Bene.
Torniamo anche noi, Arata.
A
causa del mio “infallibile” intuito, non mi resi
conto
dell’imbarazzo provato da Arata in quel momento.
Non che la cosa
mi dispiaccia
ma…Tsubaki potresti allentare un po’ la presa? Tra
un po’ mi si bloccherà la
circolazione.
Ammise scherzoso, ma
io ero troppo presa dai miei pensieri per ascoltare le sue parole.
Tsubaki? Dico
sul serio, sii
gentile. Ma nulla, da me
nessuna risposa né azione.
Tsubaki…
Il suo tono
di voce prima gentile, adesso era più serio e deciso.
MI ASCOLTI SI O
NO?
Urlò
lasciando con forza la mia mano. Mi voltai, stranita dal suo gesto e
notai
subito un Arata diverso dal solito, un Arata che raramente mi era
capitato di
vedere. Era furioso.
Sei sempre la
solita!
Rimproverò puntandomi il dito contro. Pensi
sempre a te stessa e non ti accorgi di chi ti sta intorno. Vuoi tardi
una
svegliata? Razza di tardona che non sei altro!
Sinceramente,
non riuscivo a capire perché mi stesse rivolgendo quelle
parole, ne
fui così impressionata che non riuscì nemmeno a
replicare.
Io mi faccio un
giro, tu fa un
po’ come ti pare. Concluse
allontanandosi.
Mentre la
sua figura si faceva via via sempre più lontana, rimuginai
su ciò che
mi aveva detto.
Tardona?
Tardona a me?! COME TI PERMETTI RAZZA DI UOMO-PORCOSPINO!
Si
può sapere che
cavolo gli è preso? Parlarmi in quel modo solo
perché non gli ho dato retta.
Avevo la testa fra le nuvole, tutto qui.
Con le parole di Arata che mi frullavano in testa, mi diressi in classe
più
confusa che mai e ignara del tempo che passava, mi ritrovai davanti la
porta
della mia classe alla fine della seconda ora.
Bene, ci siamo,
tranquilla. Più
che in classe, era come se stessi per andare in guerra. Feci un respiro
profondo e aprì la porta con tutta la forza che avevo. Alla
faccia della calma.
Appena entrata, il mio sguardo si mise alla ricerca del mio bersaglio,
era seduto
sul suo banco, intento a parlare con alcune ragazze che già
gli avevano messo
gli occhi addosso. Aveva una gamba accavallata sull’altra e
le mani nelle
tasche dei pantaloni, quell’ espressione seria ma al tempo
stesso spenta, gli
faceva assumere un’aria cupa e solitaria, l’aria di
chi non si preoccupa di ciò
che accade attorno a lui. TU!
Esclamai
puntandogli il dito contro. Si
può sapere dove ti eri cacciato? Ti ho cercato per tutta la
scuola!
Conclusi avvicinandomi a lui che, per tutta risposta si
voltò dalla mia parte.
Gentile da parte sua.
Non mi risulta
che qualcuno ti
abbia chiesto di venirmi a cercare, hai fatto tutto da sola e,
comunque, non ho
bisogno che una come te mi faccia da balia.
La sua calma
imperturbabile, era quella che realmente mi dava sui nervi.
Ma
che…. Sospirai come
un toro pronto all’attacco.
Per tua
informazione, caro il
mio nuovo arrivato, hai davanti la vice-presidente del consiglio
studentesco,
preoccuparmi dei ragazzi di questa scuola è uno dei miei
comp...
Non feci in
tempo a finire la frase che tornò a parlare con le sue
ammiratrici
ignorandomi completamente. Grrr, che
essere infimo… Forse era meglio
finirla in fondo, potevo ritenermi soddisfatta.
Feci qualche altro passo e tornai a sedere al mio posto.
Ahahah Ichinose,
non pensi di
essere stato troppo cattivo nei confronti di Yoshikawa?
In fondo era
solo preoccupata
per te.
Ci mancavano i commenti pungenti delle vipere. Parlavano
come se non ci fossi. Lui non rispose, si limitò ad
ascoltare tutto ciò che
quelle due avessero da dire senza mai replicare, a quanto pare con gli
altri
non era un tipo molto eloquente. Che sia
timido? Pensai guardandolo. No,
assolutamente impossibile.
Non pensi di aver esagerato
un
po’? Chiese Aoi
voltandosi dalla mia parte.
Che?
Replicai
stranita.
Non
dirmi che la pensi come quello lì.
Ecco che arriva la
ramanzina…
Non la penso
come “Ichinose”,
pronunciò
scandendone il cognome, è
solo che questa volta ti sei comportata un po’ da…
Da?
Feci
eco.
Da ficcanaso. Forse non te ne
accorgi ma a volte la tua curiosità supera davvero il
limite. E poi, continuò
come se non avesse già detto abbastanza
questa tua mania di
dire: “Sono il vice-presidente del consiglio
studentesco” lo
ammetto, il tuo modo di imitarmi era divertente,
lo ripeti così spesso che ormai sembra più una
scusa per fare come ti pare.
Concluse
con quella sua solita espressione saccente. Che fosse davvero come
così? Non mi
ero mai accorta di essermi aggrappata così tanto al mio
ruolo all’interno della
scuola.
Che abbia
ragione?
Ripensai a
tutto quello che mi era capitato poche ore addietro,
all’arrivo del
nuovo ragazzo e a tutto il resto…forse…in
effetti… mi ero davvero comportata da
ficcanaso…solo un pochino. Nelle ore successive meditai sul
da farsi,
nonostante quella mattinata così burrascosa, decisi di
mantenere le distanze da
quel ragazzo, anche se, in un certo senso, mi somigliava, la sua
compagnia non
mi giovava di certo. Ero sicura fosse la scelta migliore. Giunta pausa
pranzo,
io, Aoi e le gemelle ci dirigemmo nel giardino della scuola, uno dei
posti in
cui mi sentivo più a mio agio: ubicato nel retro della
scuola, era abbastanza
grande, l’erba veniva annaffiata ogni giorno tramite un
sistema d’irrigazione e
giorno per giorno era possibile sentire il profumo dell’erba
bagnata, lo
adoravo; in primavera poi, era piacevolissimo sedersi ai piedi di un
albero e
godersi un po’ d’aria fresca. E
così
Suzuki ti ha finalmente detto ciò che pensa eh?
Pronunciarono
in coro le gemelle.
Una volta
arrivate, ci sedemmo su una panchina di marmo e raccontai alle
ragazze di ciò che era successo tra me e Arata e, a
giudicare dal loro
silenzio, non furono molto sorprese dal suo atteggiamento, a quanto
pare ero la
sola a non conoscere questo suo lato.
Finalmente? Che
vorreste dire?
Chiesi.
Vogliono dire
che finalmente
Arata si è deciso a confessarti i suoi veri sentimenti. Proseguì
Aoi.
Sentimenti? Vuoi
dire che non
mi sopporta? Quello stupido mi ha persino chiamata
“tardona”.
Borbottai
infastidita.
Ah mia cara
Tsubaki,
sospirò
Aoi poggiandomi una mano sulla spalla, sei
ancora piccola per questi discorsi da grandi, te ne renderai conto a
tempo
debito. Le gemelle
scoppiarono in una risatina alquanto
fastidiosa.
Smettetela di
trattarmi come
una bambina tutte le volte. Pronunciai
infastidita.
La campanella
sta per suonare, sarà meglio che tornare in classe. Sospirai.
Ci vediamo dopo.
Mi
alzai e mi diressi verso l’interno della scuola.
Non ero assolutamente arrabbiata con le ragazze, sapevo che,
probabilmente, ero
davvero troppo infantile per rendermi conto di chi o cosa avessi
attorno. Se la
mia testardaggine non avesse preso il sopravvento, non avrei iniziato
quest’insulsa
battaglia contro Ichinose, se non fossi stata troppo egoista, non avrei
infastidito Arata e, se fossi stata almeno un po’ matura,
adesso sarei ancora a
ridere e a scherzare con le mie amiche là fuori.
Tsubaki, sei una stupida.
Al mio ritorno in
aula, trovai Arata ad aspettarmi
davanti sul ciglio della porta, si avvicinò con il capo
abbassato e con le mani
nelle tasche della divisa.
Io, volevo
chiederti scusa per
prima. Mi spiace, non so davvero che mi sia preso.
Dopo tutti
quegli anni, conoscevo Arata abbastanza da capire quando facesse sul
serio e quando no. Era davvero dispiaciuto e il fatto che non riuscisse
a
guardami ne era una prova inconfutabile.
Sono io a
doverti chiedere
scusa. Se non avessi avuto la testa fra le nuvole non ti avrei fatto
perdere le
staffe. Conclusi
rivolgendogli un sorriso.
Allora, facciamo
come se non
fosse successo niente.
Replicò
tutto contento, poi
entrò in classe a parlare con altri ragazzi.
Mi sentivo
più serena, ero felice di aver risolto almeno uno dei
problemi che
avevo causato.
Con
espressione serena ed impassibile, mi diressi al mio banco senza
rivolgere
il benché minimo sguardo al mio vicino e, una volta seduta,
attesi con ansia il
ritorno delle mie amiche.
Sceeeema.
Sentì
un leggero peso sulla testa. Aoi, per ammonire il mio comportamento,
era
venuta a salutarmi colpendomi la testa con un libro.
Lo so, me lo
merito.
Commentai.
Ti
chiedo scusa, a te e alle ragazze. Sussurrai quasi
timidamente.
Non preoccuparti.
Confortarono
le gemelle. Possiamo
capire come ti sia sentita, siamo tue amiche, ti conosciamo bene.
Continuò Aoi.
Era fatta,
una giornata iniziata nel peggiore dei modi, stava per trasformarsi
in una semplicissima giornata di scuola, colorata dalla compagnia delle
persone
a me più care.
Finiti gli
allenamenti al club, mi diressi subito
allo "Sweet" per il mio lavoro part-time. Con un pizzico di fortuna,
riuscì a
prendere il treno in orario e ad arrivare puntuale in negozio. Scuola,
folla,
lavoro, dovevo tornare a farci l’abitudine altrimenti la
stanchezza mi avrebbe
sopraffatta.
Oggi viene poca
gente eh?
Osservò
Yuya. Generalmente il locale era sempre affollato, in effetti quella
quiete era abbastanza strana.
Già
che fort…che strano.
Ammisi
per niente dispiaciuta.
Si vede lontano
un miglio che
non stai bene, visto che i clienti sono pochi va a casa, ci penso io
qui.
Ecco
perché adoravo quella ragazza, sempre gentile e disponibile
verso il
prossimo. Accettai immediatamente e, ringraziata Yuya per la
quarantesima
volta, uscì dal negozio e mi incamminai verso casa.
Si era fatto
buio e, giunta a metà strada, inizia a sentirmi come
osservata, mi
voltai molte volte ma niente, nulla di sospetto. Iniziai a pensare che
fosse
semplicemente uno scherzo giocato dalla stanchezza così,
decisi di non farci
più caso fino a quando, però, con la coda
dell’occhio vidi un’ombra accanto
alla mia.
Batti la fiacca
eh,
principessa. Quelle parole,
pronunciate accanto al
mio orecchio, mi fecero sobbalzare.
Questa
voce…
D’impulso,
mi girai e riconobbi la figura con cui mi ero scontrata il giorno
prima.
Nonostante
la vicinanza però, anche questa volta non riuscì
a vederlo in faccia,
il volto infatti era quasi del tutto coperto dal cappuccio della
maglietta che
aveva indosso. Una cosa però mi fu familiare: il suo
profumo, ero sicura di
averlo già sentito da qualche parte, una fragranza delicata,
simile al cocco e
ai fiori d’arancio, un profumo bellissimo.
Si
può sapere che vuoi da me? Ti avverto, se cerchi di
derubarmi caschi male, sono tutto meno che ricca, sai.
C’era
qualcosa in lui che mi dava sui nervi, già…forse
il fatto che fosse un ladruncolo
da quattro soldi.
Niente di tutto
questo, mi diverto a
perseguitarti, tutto qui.
Disse
scoppiando in una risata fragorosa.
Già,
questo lo avevo capito,
allora? Vuoi dirmi chi sei o vuoi giocare a ancora nascondino ?
Se non fossi
stata troppo stanca, lo avrei seguito in lungo e in largo per
riuscire a togliere quel suo cappuccio ma, ahimè, in quel
momento non ne fui
proprio in grado.
Scherzi? Giocare
con te è
troppo divertente però, sai…comincio a pensare
che la tua sia solo una copertura,
fai la finta tonta per raccogliere prove e smascherarmi davanti a tutti.
Azzardò.
Anche oggi, hai
recitato la parte della finta tonta per farmi cadere in trappola. Non
è forse così?
Chiese
avvicinando il suo viso al mio.
Come scusa? Quale copertura?
Oggi?
Intravidi una smorfia.
Non posso crederci,
vuoi dire che questa sei davvero tu?! Iniziai
a pensare che si stesse prendendo gioco di me, non riuscivo a seguirlo,
non
sapevo dove volesse andare a parare. Restò a fissarmi per
diversi istanti, poi
fece un passo indietro.
Vorrei continuare a farti
compagni ma si è
fatto tardi, adesso devo andare. Ci vediamo presto, cara la mia
detective-tonta.
Mi
diede le spalle e, alzando la mano come per salutarmi, si
addentrò in un
vicolo oscuro.
Mi chiesi
perché, di punto in bianco, mi vennero affibbiati
così tanti
soprannomi poco gentili. Che fossero in realtà parole dette
per gentilezza? No,
impossibile.
Fa il gradasso
quanto vuoi ma
sta pur certo che una volta raccolte abbastanza prove, ti
sbatterò in cella.
Dissi
come se qualcuno mi stesse ascoltando.
E POI, BASTA
DARMI DELLA
TONTA, CHIAROO?!?! Sperai che almeno
questa parte l’avesse
sentita.
Pensai che fosse meglio non disturbarle così restai al piano di sotto e accesi la tv.
Emh....Credo di dovere delle scuse a coloro che mi hanno sempre seguita,
In questi ultimi mesi me ne sono successe tante, così tante da poterci
creare un'altra fanfiction XD Non lo farò, state tranquilli! Cooomunque,
come vi dicevo, non ho avuto proprio modo di scrivere in tutta tranquillità
il nuovo cap ç_ç, penso mi sia venuto un po' noioso ora che ci penso ma
spero sia solo una mia impressione XD Ho già le idee pronte per il 6° quindi,
forse, spero...non lo so, credo di riuscire a scriverlo più in fretta XD
Detto, questo... Eccoci al 5° capitolo di Unmei No Itazura Tutta colpa del destino,
come vi sembra la storia fin qui? Una gran caca...capolavoro =D, non è così? XD
Nei capitoli che seguiranno ho in mente un piccolo special e spero sia di vostro gradimento =^^=
Alla prossima!
またね Mata-nee