(N.b. "Tutti i personaggi di questa storia
sono maggiorenni e non mi appartengono, gli eventi non sono accaduti realmente
e questa storia non è scritta a scopo di lucro")
we kept it safe and
slow, the quiet things that no one ever knows.
i capitolo. drama doesn't follow me, it rides on my back.
Un
bacio. Una carezza veloce e poi di nuovo tra le lenzuola.
Le
coperte erano superflue, Frank con la gamba le fece cadere dal letto. C’erano solo loro adesso nella stanza.
Un
altro bacio, un piccolo morso, e Lui
era dentro Frank. Nonostante il dolore, Lui
era delicato e gentile.
Frank
si aggrappò al suo collo quando sentì l’orgasmo coglierlo.
Lui si giro
abbracciandolo.. Frank sapeva le parole che stavano per uscire dalle sue labbra, perché non potevano che
essere quelle.
Piegò
le labbra in un leggero sorriso e…
-FRANK!
DIO, SVEGLIATI, E’ ORRIBILMENTE TARDI!-
Frank
si svegliò di scatto, maledendo la voce di sua mamma per essere davvero troppo
acuta e dando un sguardo al cavallo dei suoi pantaloni del pigiama, notando il
suo uccello in piedi che sembrava dirgli “Huston,
abbiamo un problema qui sotto”.
-ARRIVO!-
rispose andando in bagno per lavarsi e prendersi cura di quella faccenda, come
dire, del cazzo.
-Fanculo!-
borbottò lavandosi la faccia.
Ecco,
questa era una tipica mattina settimanale di Frank Iero.
Si
svegliava con il cazzo in tiro e la voce di sua madre nelle orecchie, mentre
era perseguitato dall’uomo dei suoi sogni. Quello che non avrebbe mai potuto
avere.
Solita
vecchia storia; innamorarsi dei fratelli grandi dei propri amici è una
fregatura. Soprattutto se l’amico in questione non poi così amico, frequentate
solamente lo stesso corso di teatro e avete scambiato si e no due parole. Dopotutto
è difficile avere amici veri quando ti sei trasferito in quella umida cittadina
da soli due mesi. Comunque nel bel mezzo di una vostra, per così dire,
discussione, Lui è venuto a prendere
il tuo quasi-amico, e tu ci sei caduto come una pera cotta.
-Ti ho preparato le frittelle- disse Linda,
sua madre, appena lo vide apparire sulla porta della cucina.
Frank
scosse la testa bevendo il latte direttamente dal cartone per risparmiare
tempo. –Non posso, sono in ritardo!-
Linda
rimpicciolì gli occhi castani mettendosi una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.
–Eh, no, signorino. Ti sei svegliato tardi? E’ solo colpa tua. Io mi sono
alzata venti minuti prima per prepararti la colazione. Ora tu ti siedi, la
mangi tutta, e fai persino finta di apprezzarla-
-Che
palle!- disse Frank tra i denti cominciando a mettersi una porzione del dolce
nel piatto.
-Che
hai detto, ragazzino?-
-Nulla-
sospirò lui sbadigliando.
-Meglio
così- disse sua madre finendo di riempire la lavastoviglie.
Frank
si alzò dal tavolo afferrando lo zaino. Ecco, di sicuro l’autobus era già
passato.
Fottutamente
perfetto.
-Io
vado- urlò precipitandosi fuori.
Cominciò
a correre perché non aveva nessuna voglia di arrivare in ritardo e di beccare
una punizione, con la conseguenza di rimanere bloccato a scuola fino alle
cinque, buttando nel cesso tutto il pomeriggio.
Alla
sua destra, dall’incrocio che portava a scuola, sentì una macchina sgommare.
Si
voltò inorridito.
Lo
stava per investire, quel bastardo.
L’uomo
al volante uscì dalla vettura.
Frank
rimase quasi a bocca aperta. Cioè, non solo Lui
perseguitava i suoi sogni ed era la causa della sua sega mattutina, ma ora
cercava anche di investirlo.
Che
fantastico inizio per una storia d’amore.
-Ehi,
perché non guardi quando corri?-
Frank
lo fulminò gli occhiali. –Perché non guardi quando guidi?-
Il
ragazzo sorrise. –Touchè-
Era
bello, non una di quelle bellezze su cui tutti concordano, ma lo era in un modo
particolare. Frank lo definiva bello in una maniera disarmante ma, bhe, lui non
era obbiettivo.
Era
particolare. Uno di quelli in cui la tua opinione viene decisa con uno sguardo,
perché era alla prima occhiata che Frank aveva capito di esserne irresistibilmente
attratto.
Il
nome di quel ragazzo, che ormai era diventato il suo chiodo fisso, era Gerard
Way.
-Ti
va se per farmi perdonare ti offro un caffè?-
Frank
si morse le labbra. –Veramente io adesso dovrei andare a scuola..-
Gerard
sorrise. –E tu ci vai sempre?-
L’altro
alzò le spalle. –Quando non ho nulla di meglio da fare..-
Gerard
aprì la portiera della vecchia auto che aveva abbandonato in mezzo alla strada.
–Allora direi che siamo d’accordo..-
Frank
salì in macchina. Si mise a fissare i dadi di peluche che giravano, arrotolati
sullo specchietto retrovisore e cercò un buon argomento di conversazione.
-Che
diavolo avevi da correre?- chiese Gerard mentre si metteva gli occhiali da
sole.
-Dovevo
andare a scuola- spiegò Frank imbarazzato, desiderando solo tornarsene a casa a
strimpellare la sua chitarra. –E tu, invece?-
-Ho
accompagnato mio fratello Mike a scuola e, bhe, stavo solo tornandomene a casa.
Sai, non amo particolarmente il liceo-
-Si,
bhe, dubito che qualcuno lo ami-
Che
risposta stupida! Frank desiderò solamente prendere a testate il cruscotto.
-Già-
annuì Gerard distante. Seguì qualche istante di silenzio, poi Gerard ricominciò
a parlare. –Come mai mi sembra di averti già visto?-
-Vado
a scuola con Mikey, siamo nella stessa classe di teatro.- disse Frank tutto d’un
colpo.
-Oh-
sussurrò Gerard. –Quindi tu hai..?-
-17
anni- lo aiutò Frank.
-Non
ti invidio- disse Gerard. –Avere diciassette anni fa schifo. Immagino quello
che starai passando.. Il liceo, i brufoli, le ragazze.. E’ tutto un gran
casino..-
-Dicono
che il liceo non finisca mai..-
Gerard
ci pensò su. –Hai ragione. La vita è un gran casino. L’unica cosa è che
se sei fortunato i brufoli dopo un po’ vanno via..-
-E
tu? Quanti anni hai?-
-21-
sorrise orgoglioso. –Sono maggiorenne, ormai-
-Alcol
a volontà quindi- commentò Frank.
Gerard
rise. -E chi ha bisogno di aspettare 21 anni per quello?!-
Scesero
dalla macchina e entrarono in una piccola caffetteria, sedendosi ad un tavolino
isolato sul retro.
Frank
capì in quel momento che l’unica cosa che poteva fare era di continuare a
parlare perchè, porca merda, per la prima volta Lui gli aveva rivolto la parola, ed era sicuro che se si fosse
fermato a pensare, assimilando davvero la cosa, avrebbe mandato tutto a
puttane.
Meglio
tenere la mente occupata.
-Che
fai nella vita?- domandò.
Gerard
smise di giocherellare con una bustina di zucchero ed alzò lo sguardo su di lui.
–Non molto, direi.. Studio a New York, in una scuola d’arte. La cosa brutta è
che ho gli esami di fine trimestere in questo periodo, di tedesco per la
precisione. E io il tedesco lo odio. Non so neanche mettere due parole in fila.
Chi cazzo si iscrive ad una scuola d’arte per studiare tedesco?!-
-Bhe,
ti potrei dare una mano io..- azzardò Frank.
Gerard
sorrise. –Mi salveresti la vita-
**
Frank
corse a casa mordendosi la lingua a sangue. Lo sapeva che avrebbe fatto meglio
a non rimanere zitto.
Ma
che diavolo gli era venuto in mente?
Già
che c’era avrebbe potuto aggiungere che la conoscenza della lingua era dovuta
dalla sua origine tedesca. Perché, chiaramente, Iero è un cognome germanico, ja.
E
che gli avrebbe insegnato? Non si ricordava neanche i numeri.
Aveva
bisogno d’aiuto.
Invertì
la direzione della sua corsa e si precipitò di fronte a scuola.
Gli
alunni stavano uscendo in quel momento dalle loro classi, e con un po’ di
fortuna e sfruttando il casino, nessuno si sarebbe accorto che aveva bigiato.
-Mikey,
ti devo parlare-
Mike
smise per qualche secondo di parlare con il suo amico e spostò lo sguardo su
Frank. –Se è per la prova di venerdì, manca quasi una settimana..-
-Si
tratta di tuo fratello..- disse con il fiatone.
-E
che c’entra Gee con Sogno di una notte di
mezza estate?-
-Non
c’entra nulla con il teatro- disse afferrandolo per il braccio e portandolo in
un luogo un po’ più privato. –Senti- cominciò. –Lo so che noi non siamo proprio
culo e camicia, ma mi serve aiuto.-
Mikey
alzò un sopracciglio. –Bhe, grazie per aver pensato a me.-
-Il
fatto è che sta mattina ho incontrato tuo fratello..- Mikey annuì. –E tra una
cosa e l’altra lui mi ha detto che ha problemi con il tedesco. E così io gli ho
detto che gli potrei dare una mano..-
Mikey
lo interruppe sorridendo. –Sai davvero il tedesco? Caspita, se gli dai una mano
sarò in debito per tutta la vita, si sta cagando in mano per quell’esame-
Frank
scosse la testa. –Il punto è questo. Io non so neanche ordinare un caffè in
tedesco-
Mike
allargò gli occhi grattandosi la testa. –Fammi capire. Tu gli hai promesso ripetizioni
di tedesco..- Frank annuì e l’altro continuò. –Ma tu il tedesco non lo sai-
Frank
si morse un labbro. –Esatto-
Mikey
rimase in silenzio e dopo qualche attimo scosse la testa. –No, è possibile che
io non abbia capito bene. Ripetiamo. Tu darai lezioni di tedesco a mio
fratello.. senza sapere il tedesco?!-
-Gia..-
sussurrò Frank imbarazzato.
-No-
Mikey scosse la testa. –Scusa, ma è un idea talmente idiota che non riesco ad
afferrarla.-
-Lo
so che è idiota, è per questo che mi serve il tuo aiuto!-
-E
come pretendi che io ti aiuti?!- sbottò Mikey. –Imparando il tedesco ed insegnandotelo,
così tu puoi insegnarlo a Gee?!-
Frank
ci pensò qualche secondo. –E’ un idea..-
Mikey
scosse la testa e fece per andarsene. –Tu sei pazzo-
-No!-
esclamò Frank afferrandogli il braccio. –E’ che.. Merda!-
Mikey
si incuriosì. –‘E’’ che cosa?-
Frank
rimase in silenzio.
-Oh,
andiamo.- esclamò Mikey. –Non lo dico a nessuno. Cioè, a meno che tu non sia un
killer che ha intenzione di fare fuori mio fratello.. Ti avviso che in questo
caso avvertirei la polizia-
-Non
lo voglio fare fuori- esclamò Frank. –E’ che.. Giurami di non ridere, non
sputarmi addosso, prendermi a pugni o cose del genere-
-Perché
dovrei..- cominciò Mikey, ma l’espressione di Frank lo azzittì e così annuì. –Lo
prometto-
-Il
fatto è che Gee mi.. sì, insomma, mi piace..-
Mikey
annuì per qualche secondo portandosi una mano sotto il mento. –Lo vedo. E’ solo
che non avrei mai scommesso su di te-
-Pardon?-
-Sì.
Di Gee, bhe, si capisce subito che, come dire, non gioca per la nostra squadra,
ma tu.. Avrei dovuto capirlo, l’eyeliner mi avrebbe dovuto portare sulla strada
giusta..-
Frank
allargò la bocca colto dall’improvvisa rivelazione. –Gee è.. è gay?-
-No,
è solo curioso. Una curiosità che dure da 21 anni- Mikey scoppiò a ridere. –Non
dirmi che non l’avevi notato?-
Frank
scosse la testa colpito dal troppo afflusso di informazioni al suo cervello.
**
Gerard
tornò a casa sbattendo la porta alle sue spalle. Erano quasi le due di notte e
Mikey si precipitò al piano di sotto per evitare che svegliasse tutta la
famiglia, gatto compreso.
-Dio,
puzzi come un maiale che ha appena fatto il bagno nella sua sbobba.- commentò
Mikey aiutando suo fratello a sedersi. –Sei di nuovo ubriaco, vero?-
-Solo
un pochino- rise Gerard coprendosi la bocca con le mani.
-Un
pochino tanto, eh?- Mike alzò un sopracciglio. –Non voglio romperti le balle,
Gee, ma in questo periodo non credi di esagerare?-
-Nah,
non preoccuparti, fratellino-
Mikey
lo aiutò a togliersi scarpe e cappotto e lo accompagnò in camera. –Non rompermi
i coglioni se domani mattina avrai un mal di testa da paura-
-Non
l’ho mai fatto..- rispose Gerard innocentemente.
-Se
lo dici tu..- Mikey spense la luce e riappoggiò la testa sul cuscino.
-Sai..-
cominciò Gerard. Mikey accese la luce sul comodino, ma Gerard non riprese a parlare
e così pensò che si fosse addormentato. Quando stava per spegnerla nuovamente
Gerard riprese il suo discorso. –Sai, sta mattina.. sta mattina ho incontrato
qualcuno.. Era carino e.. e non lo so.. Penso che mi piaccia. Dio, non sono
stato in grado nemmeno di fare una conversazione decente.. Ero.. ero imbarazzato
come quando avevo quindici anni ed andavo al liceo…-
-Il
liceo non finisce mai, Gee..- Mikey spense l’abajour. –Ne parliamo con calma
domani mattina-
[This is where we both get scared
This is where emotion flares
This is where we both prepare]
[we kept it safe and slow, the quiet thing that no one ever know.
to be continued]
[Nda:
Mia prima high school fic, perchè mi piacciono tantissimo ma non sono mai
riuscita a pubblicarne nessuna.
Sarò
banale ma, anche se non ho ancora deciso una vera trama, questa storia come al
solito è una frerard, perché nonostante i miei gusti musicali cambino e i
MyChem vengano raggiunti nella mia top e a volte, ebbene si, superati, loro
sono quello che io chiamo True Love..
La canzone a cui mi sono ispirata per tutto
ciò e che è diventata la colonna sonora del capitolo è Navigate me dei Cute is
What We Aim For (un altro gruppo che io consiglio) tratto dal loro ultimo cd
prodotto da quel genio di John Feldmann.. il titolo è di There’s a class for this, sempre loro. Mentre quello della storia è
preso palesemente da The quiet thing that
no one ever know dei Brand New (Perché Jesse è un genio e mi salva sempre
il culo, persino adesso che avevo il disperato bisogno di un titolo).
Cercherò
di essere un po’ fedele ai tempi reali, ma probabilmente come al solito, non ci
riuscirò del tutto.. I’m sorry..
E
cercherò di aggiornare anche il resto =P don’t worry ^^
Un
bacio a tutti quelli che leggeranno e commenteranno]
Luv
ya
Fede.