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Autore: Piumadoro    16/06/2014    2 recensioni
Rieccoci al secondo anno.
Se il primo è stato pieno di guai qui si aggiungono cose come il Quidditch, molto importante.
Senza parlare dell'amore.
E dei segreti.
Il secondo anno di Star ad Hogwarts comincia in modo confuso...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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James appoggiò entrambi i palmi alla porta e sospirò. Si voltò verso Remus e Sirius e poi tornò a fissare il legno che lo divideva da sua sorella.
“Dimmi come stai, come stai sul serio.” Le ordinò poi con calma.
Dentro il bagno Star voltò la schiena alla porta e si morse un labbro.
“Sono stanca e triste. Lo sai già.” Rispose piano.
Un colpo fece tremare i cardini dell’uscio.
James aveva creato un leggero solco spellandosi le nocche a sangue tanto forte era il suo pugno di rabbia.
“DIMMI PER CHI FINGI? PER NOI? O PER TE?” Urlò esasperato e arrabbiato.
La ragazza si girò fronteggiando lo spesso legno, poggiò la mano sinistra sulla chiave ma poi fu come se le forze le cedettero; si coprì la bocca con una mano e appoggiò la fronte su quella superficie. “Per me.” Mormorò talmente piano da non essere sentita.
“Star?” La richiamò lui con un tono più gentile.
Ci furono alcuni lunghissimi secondi di silenzio.
Lei passò la mano destra sulla porta e poi la fermò all’improvviso esattamente dove c’era la mano di James dall’altro lato, come se potesse percepire il suo calore.
“Come legno scricchiolante, James. Sono debole, e ho paura. Non voglio perdere te. Non voglio perdere Sirius o Remus. Come ho già perso Michael e Jack, e Anne. Ho paura di affezionarmi di più a voi perché se vi dovessi perdere, James, io non me lo perdonerei mai. Se qualcuno osasse strapparvi da me, James, io vi cercherei fino alla fine. Se vi volessi ancora più bene e vi perdessi, fratello,…” La sua mano sinistra si mosse senza che lei se ne rendesse conto. “… vi raggiungerei ovunque.” Concluse poi mentre il suo peso apriva la porta catapultandola tra le braccia aperte di James.
A quell’abbraccio si unirono Sirius e Remus stringendola forte.
“Non ci perderai mai. Lo sappiamo.” Le soffiò suo fratello nell’orecchio.
“Hei ragazzi! Dobbiamo festeggiare!” Esultò Sirius sciogliendo per primo l’abbraccio.
“Cosa festeggiamo di preciso?” Gli chiese Remus staccandosi anche lui dagli altri.
“Hem…il fatto cheee… ” Blaterò il povero ragazzo poi si arrese e lasciò perdere. “Andiamo a cena e basta.” Concluse infine facendo ridere anche Star ancora tra le braccia di James.
“Finalmente!” Esclamò quest’ultimo. “Era da tempo che non sentivamo una tua risata vera.”
Lei sorrise, veramente, con tutto il cuore, uno di quei sorrisi che ti scaldano l’anima. “Era da tempo che non mi sentivo me stessa.”
I tre ragazzi le sorrisero dolci per qualche secondo prima di avviarsi verso la cena.

……….

Febbraio era alle porte e con Star tornata sinceramente allegra e vitale i Malandrini erano in vena di far baccano.
Il vento soffiava forte fuori dalle finestre della Sala Grande, quella mattina, spazzando via i residui di neve con una forza brutale.
“Posta!” Annunciò Remus alzando gli occhi verso lo stormo di gufi in arrivo.
Sirius ricevette la sua lettera settimanale dai suoi genitori che ficcò nell’angolino della sua borsa che lui aveva denominato “angolo spazzatura”.
“Ma hai perlomeno un solo libro là dentro?” Gli chiese Remus spazientito.
“Ovviamente no, troppo figo per avere dei libri in borsa!” Risposero Sirius, James e Star insieme, gli ultimi due scimmiottando il primo.
“Hey!” Protestò il ragazzo.
Una busta violetta cadde davanti a Star portata da un gufo estraneo che però Sirius carezzò allegramente.
“Ma cosa…?!” Esclamò la ragazza disorientata.
“Mi sono permesso di chiedere a mia cugina Andromeda di scriverti, voleva conoscerti perché parlo sempre di te così le ho proposto di inviarti una lettera e lei mi ha ringraziato di cuore, è veramente estasiata da te.” Le spiegò Sirius mentre il gufo riprendeva il volo.
“Come fa ad essere estasiata da me? Nemmeno mi conosce!” Sbraitò lei.
“Ti conosce per via dei miei racconti su di voi.” Replicò il ragazzo.
“Oh, tu le racconti di noi. Che carino!” Lo prese in giro James.
“Carino sarà il tuo…!” Cominciò Sirius ma ricevette un calcio premonitore da Star e Remus contemporaneamente.
“Ahi! Mettetevi d’accordo voi due la prossima volta, uno basta!” Protestò lui strofinandosi gli stinchi con le mani.
I ragazzi risero di cuore.
“Dovremmo muoverci. Siamo già in ritardo!” Fece loro notare Remus.
“Già, anche perché alla prima ora abbiamo Trasfigurazione e se arriviamo in ritardo la McGranitt ci interroga.” Concordò Star.
“Oh, mamma! Muoviamoci!” Gridarono in coro James e Sirius.
“Ah, qui qualcuno non ha studiato, vedo!” La ragazza assunse un aria perfida.
“Dai, svelta, non c’è tempo per i tuoi giochetti qui ci rimettiamo l’anno.” Replicò James agitato cominciando a correre verso l’aula subito seguito da Sirius.
Star corse in testa al gruppo e face l’occhiolino a suo fratello che capì al volo, svoltarono in un corridoio segreto con Sirius alle loro spalle, chiusero il portone di quercia da cui erano entrati con un incantesimo e poi bloccarono anche la seconda uscita alle loro spalle. Sirius rimase imprigionato.
“Ragazzi!” Gridò lui in tono eloquente. “Non vorrete mica farmi questo, vero?”
Fratello e sorella sghignazzarono allegramente avviandosi verso l’aula di Trasfigurazione.
“Ragazzi! Aprite! Brutti schifosi…!” ma ormai le imprecazioni del loro amico erano distanti, incrociarono Remus qualche metro più avanti.
“Sirius?” Chiese quello ignaro di tutto.
Uno sguardo d’intesa passò tra i due.
“Farà, accidentalmente, tardi.” Spiegò Star con un sorrisino poco raccomandabile.
“L’ultima volta che hai usato la parola ‘accidentalmente’ in una frase con quella faccia avevi appellato un pino nell’aula di Incantesimi.” Ricordò Remus. “Sii meno soddisfatta di te stessa almeno davanti ai professori. Vorrei evitare di doverti coprire.” Sbuffò in conclusione.
I tre ricominciarono la loro corsa verso l’aula.
Entrarono in perfetto orario e si accomodarono negli ultimi banchi. La professoressa McGranitt cominciò l’appello con la solita aria severa. Sirius forse si sarebbe salvato se non fosse stato praticamente il primo nell’elenco.
“Sirius Black?” Chiamò la professoressa e nessuna mano si alzò. “E’ assente?” Chiese alla classe in generale.
“No, si dev’essere svegliato tardi!” Spiegò James trattenendosi a stento dal ridere.
“Lo interrogherò, allora. Pensavo di essere stata abbastanza chiara su questo punto.” Replicò la McGranitt riprendendo poi l’appello.
Giunta quasi alla fine Sirius aprì la porta dell’aula con furia inaudita catapultandosi all’interno e gridando.
“NON SONO IN RITARDO!”
La professoressa alzò lo sguardo su di lui con tutta calma. “Lei è in ritardo, invece. Ed è anche interrogato. Prego!”
Il ragazzo si voltò verso gli ultimi banchi per lanciare uno sguardo inceneritore ai suoi amici prima di avvicinarsi alla cattedra con l’aria di uno che affronta il patibolo.
La professoressa McGranitt cominciò ad interpellarlo chiedendogli i più disparati incantesimi.
“E se tu dovessi trasformare un uccello in un calice?”
Sirius si morse il labbro. “Ehm…”
“Signor Black la sua impreparazione mi strabilia, non ha risposto a nessuna domanda. Nemmeno una. Mi chiedo come abbia fatto a superare l’anno scorso.” Lo rimproverò la donna.
“Forse perché l’anno scorso avevo perlomeno aperto un libro.” Borbottò il ragazzo.
“Vuole dirmi che non ha studiato?” Lo incalzò la McGranitt.
“Oh, no! Professoressa cosa dice! Ho studiato, molto… mi sono particolarmente preparato sull’ultima lezione…” Esordì Sirius nel tentativo di salvarsi.
“Che è stata…?” Lo esortò a continuare la professoressa McGranitt.
“Uhm… Trasformare i pennuti in polvere…?” Tirò ad indovinare lui con aria seria.
“Oh, poveri noi!” Esclamò Lily Evans dal suo banco. La ragazza aveva pigramente alzato la mano a tutte le domande pronta a rispondere correttamente.
“Trasformare gli avvoltoi in sabbia, si, proceda.” La donna ignorò Lily e indicò al ragazzo un cupo uccellaccio malconcio appena apparso sulla scrivania.
Star, James e Remus, seppur distanti, potevano vedere il cervello di Sirius mettersi all’opera per ricercare freneticamente l’incantesimo giusto.
Il ragazzo sfoderò la bacchetta e con un gran sorriso guardò verso l’insegnate. “Oh, si. Non crede che sia meglio, a scopo di ripasso per la classe, mostrare prima lei l’incanto? Così tutti sapranno esattamente cosa aspettarsi da me.”
“E così tu potrai sentire che formula pronunciare.” Commentò con un filo di voce Star piegandosi verso James e Remus che ridacchiarono sommessamente.
“Che buona idea!” Esclamò la McGranitt.
“Sul serio…?” Si stupì lo stesso Sirius.
La professoressa tirò fuori la sua bacchetta e colpì l’uccello che si trasformo in sabbia e poi colpì ancora la sabbia affinché tornasse avvoltoio, il tutto senza pronunciare una sola parola.
La classe rise divertita dall’ingegno della McGranitt mentre il povero ragazzo si avvicinò all’uccello brontolando qualcosa di losco contro gli incantesimi Non Verbali.
Sirius prese tempo e si schiarì la gola, poi prese la sua solita aria di superiorità e colpì l’uccello enunciando “Vulgurauna!”
Ci fu un suono secco come di un ramo spezzato e una nuvola di fumo grigio si levò attorno a Sirius e alla professoressa. Quando il fumo si dissolse la McGranitt era ricoperta di penne nere mentre il povero avvoltoio ne era del tutto privo.
Sirius si coprì la bocca con una mano cercando di non ridere come tutto il resto degli studenti che furono presi da improvvisi attacchi di tosse o sentirono l’impellente bisogno di frugare nella borsa per nascondere le loro risatine. L’interrogato stava diventando rosso per lo sforzo di non ridere.
“Non peggiori la sua situazione Signor Black.” Replicò calma la professoressa facendo sparire le piume con un colpo di bacchetta.
“Io, ehm…” Mormorò Sirius cercando di tornare serio.
“La giusta pronuncia di questo incantesimo è ‘Vulturarena’, per chi ancora non lo sapesse. Sono costretta metterle un voto molto negativo, dovrà impegnarsi molto se vuole recuperare.” Commentò la McGranitt scarabocchiando qualcosa sul suo registro.
La campanella suonò e tutti gli studenti uscirono in fretta. James, Star e Remus aspettarono Sirius fuori dall’aula.
Il ragazzo li raggiunse con aria decisamente omicida.
“Come è andata?” Gli chiese James imitando una mammina apprensiva che aspetta suo figlio all’uscita del primo giorno di scuola.
Sirius lo fulminò con lo sguardo. “Mi sono guadagnato una D solo perché la McGranitt assegna delle T solo in casi estremi.”
“Desolante? In trasfigurazione? Cosa hai fatto per meritartelo?” Gli domandò Remus come se non fosse stato presente anche lui.
Il ragazzo non aspettandosi una battuta da parte sua rispose arrabbiato. “Nulla!”
“Penso sia stato proprio questo il problema.” Replicò Star fingendo di star analizzando il fatto.
Sirius si abbandonò ad un grido esasperato.
James gli mise un braccio attorno alle spalle con fare consolatorio. “Dai, ammettilo che è stato bello vederti messo in crisi dalla McGranitt.”
“Forse per voi… non molto per me. Va beh, vorrà dire che sprecherò il mio notevole fascino sui libri per qualche ora così da poter recuperare.” Scherzò Sirius.
“Questo è lo spirito giusto! Muoviamoci, abbiamo Incantesimi!” Li incoraggiò Remus partendo alla carica.
“Mi chiedo come fai ad essere emozionato per le lezioni.” Bofonchiò James.
“Ciao caro fratello, ben venuto ad Hogwarts, dove studiamo magia, per il cielo! Magia! Qui tutti vogliono andare a lezione. Tranne te e Sirius, ovviamente.” Recitò Star fingendosi una guida turistica molto entusiasta.
I ragazzi risero entrando nell’aula di Incantesimi dove il piccolo professor Vitious attendeva la sua classe.
“Buon giorno ragazzi.”
“Buon giorno professore.” Risposero tutti gli studenti.
“Oggi, volevo sentire qualcuno. Non è una vera e propria interrogazione ma se vi andrà bene ne terrò conto.” Annunciò il piccolo ometto.
“Fantastico!” Commentò sarcasticamente Sirius. “Ora anche Vituos si mette ad interrogare!”
“Ma dai cosa vuoi che sia, stiamo parlando di incantesimi!” Gli ricordò Star.
“Come sempre ha ragione mia sorella, caro amico….quindi….” Sussurrò malignamente James con l’aria di uno che ha un piano in testa. Infatti il ragazzo spinse Sirius giù dalla sedia e il professore richiamato dal baccano di voltò verso i banchi in fondo giusto in tempo per vedere il povero caduto rialzarsi in piedi.
“Oh, abbiamo un volontario!” Esclamò.
“No! In realtà…” Cercò di spiegarsi Sirius ma fu tutto inutile.
“Venga signor Black, venga!” Lo incoraggiò Vitious.
Il ragazzo rassegnato si avvicinò nuovamente alla cattedra.
“Prego, faccia levitare questa sedia.” Gli chiese il professore.
Sirius sicuro di sé sfoderò la sua bacchetta e pronunciò “Wingardium Leviosa” in modo impeccabile ma James fu più veloce, mormorando “Bombarda” dal suo posto fece esplodere la sedia.
Vitious sobbalzò scattando indietro.
“No, temo che abbia sbagliato qualcosa. Eppure mi sembra tutto giusto. Riprovi. Ricostruisca la sedia.” Lo invitò il professore perplesso.
“Reparo.” Enunciò Sirius ma Star fece prendere fuoco alle schegge di legno prima che il ragazzo potesse completare l’incanto.
Professore e alunno rimasero stupiti da quella strana reazione e anche dalla classe cominciò a levarsi un mormorio sorpreso.
Lily Evans si voltò indietro dal suo banco e notò subito i sorrisini di Star e James e il povero Remus che nascondeva il volto tra le mani, per la disperazione, credette lei.
In realtà Remus stava solo cercando di non scoppiare a ridere.
“Ehm… molto strano. Uhm… che ne dice signor Black di far ricontrollare quella bacchetta?” Gli suggerì Vitious.
Sirius aprì la bocca per rispondere con cortesia ma in quel momento la sua bacchetta prese come vita propria puntandosi vero il professore. Ci fu un grande scoppio e il piccolo omino venne scagliato contro la lavagna sulla quale rimase appeso come una mosca in una ragnatela.
La classe esplose in una fragorosa risata che diede il tempo a Sirius di voltarsi verso i suoi amici Malandrini che gli sorrisero tentando disperatamente di non sembrare troppo colpevoli.
Il ragazzo fece due più due e sorrise leggermente scuotendo la testa rassegnato.
Dopo alcuni attimi di completa confusione il professore riuscì a staccarsi dalla parete ma non fece in tempo a richiamare l’ordine che la campanella di fine lezione suonò e fu come se un uragano fosse entrato dalla porta lasciando dietro di se un’aula completamente vuota.
I Malandrini si allontanarono insieme diretti verso la torre dei Grifondoro. James, Star e Remus stavano ancora ridacchiando.
“Piantatela, voi tre!” Sbuffò Sirius.
“Oh, ma dai! E’ stato divertente!” Commentò James cercando di calmarsi.
“Ma guarda, anche tu lo trovi spiritoso Remus?” Chiese Sirius all’amico.
“Infondo non hai preso nessun brutto voto, questa volta!” Ribatté lui con le lacrime agli occhi.
“E poi ammettilo che ti sei divertito anche tu.” Lo sfidò Star.
Sirius abbassò lo sguardo e sorrise. “Si, è vero. Soprattutto quando avete fatto muovere la mia bacchetta e Vitiuos si è ritrovato incollato alla lavagna, ma come ci siete riusciti?”
“Star!” Esclamarono Remus e James in coro voltandosi verso la ragazza.
Lei sbuffò muovendo la mano come se fosse cosa da poco.
Oltrepassarono il buco del ritratto e si diressero subito verso il dormitorio maschile che era ridotto malissimo: calzini ovunque, vestiti sporchi gettati a terra le divise di Quidditch infangate gocciolavano sul tappeto dal balcone e un terribile odore di chiuso e adolescenti stagnava nell’aria da quello che pareva un secolo. Solo l’angolo della stanza di proprietà di Remus era pulito e in ordine.
Star non si scompose minimamente come al solito e si gettò sul letto di suo fratello ignorando il groviglio di coperte.
“Ma come cavolo fai?” Le chiese Remus fissandola mentre si toglieva le scarpe e le lanciava lontano contribuendo al disordine.
“Uhm?” Mugugnò lei voltandosi con aria interrogativa.
“A convivere con dei ragazzi così disordinati e puzzolenti.” Specificò Remus lanciando uno sguardo eloquente alla stanza e ai suoi due amici.
La ragazza seguì gli occhi dell’amico e si soffermò su James e Sirius entrambi seduti a terra tra le cartacce con la divisa scolastica stropicciata e, nel caso del primo, i capelli che sfioravano il limite del possibile in quanto a pettinatura scarmigliata. Fece spallucce e rovistò con la mano in un cassetto del comodino fino ad estrarne una Cioccorana.
“Questione di punti di vista.” Replicò.
Il ragazzo spalancò la bocca sbalordito. “Vuoi dire che non ti danno fastidio?”
Star si alzò a sedere e inclinò leggermente la testa di lato. “Rem, ho visto di peggio.” Gli assicurò con un tono di voce buffissimo e un’aria da donna vissuta.
I ragazzi scoppiarono nuovamente in una fragorosa risata e poi si decisero a scendere per seguire la lezione di Erbologia.
Arrivati nella serra insieme al resto degli studenti si infilarono i guanti di pelle di drago.
Si sistemarono nello stesso bancone ma appena la professoressa Sprite li individuò il suo sguardo si fece leggermente acido.
“Per favore signor Potter si accomodi al tavolo insieme ai signori Lewis e Grace, mentre signor Black lei può prendere il posto della signorina Smith.” Ordinò loro immediatamente.
I quattro ragazzi si scambiarono delle occhiate perplesse e poi ricordarono loro le ultime disastrose lezioni di Erbologia durante le quali Pomona Sprite li aveva spesso avvertiti di non chiacchierare o distrarsi altrimenti li avrebbe divisi.
“Ahn, giusto.” Commentò Star alzando gli occhi al cielo. I suoi amici si spostarono mescolandosi con i Tassorosso e lei rimase con Remus e Coleen Smith che era talmente timida da non proferire parola.
“Oggi trapianteremo a terra le Bacche Esplosive, dovrete fare attenzione a non premere troppo il terriccio sulle loro radici ma non dovete nemmeno lasciarlo troppo morbido altrimenti cadranno e tutto il nostro lavoro sarà sprecato.” Cominciò a spiegare allegramente la professoressa.
“Signor Black, vuole essere il nostro primo volontario per la spiegazione?” Chiese Pomona indicando Sirius, evidentemente non lo aveva fatto per cattiveria, nemmeno per punirlo, era semplicemente capitato che i suoi occhi incrociassero quelli del ragazzo nel momento sbagliato. Sirius, però, è Sirius e ovviamente interpretò il tutto come una presa di mira.
“Mi sta prendendo in giro, vero?” Si lasciò sfuggire lui.
“Affatto.” Commentò Pomona perplessa da quell’atteggiamento irriverente.
Il ragazzo si alzò stizzito e raggiunse la professoressa, si inginocchiò a terra, scavò una buca in fretta e ci ficcò con violenza la pianta al suo interno.
“…naturalmente bisogna essere molto delicati con questa pianta perché se la irritiamo troppo…” Continuava a spiegare la Sprite voltando la schiena a Sirius, ignara del fatto che lui, non ascoltandola stava calcando la terra sulle radici della pianta con tutta la sua forza.
BUUUM!
L’esplosione fece vibrare il pavimento e il terriccio volò ovunque.
La professoressa si voltò stupita verso il ragazzo alle sue spalle mentre tutti ridevano.
Sirius era completamente ricoperto di una sostanza giallognola e viscida che gli colava ovunque. “Meraviglioso.” Fu il suo unico commento mentre cercava di togliersi quella roba dagli occhi.
“Fortunatamente non è velenosa come sostanza quindi può continuare a trapiantare signor Black e voi altri incominciate pure.” Ordinò la Sprite allegra come se avesse già visto moltissime esplosioni come quella.
Tutta la classe si mise all’opera e fortunatamente nessun’altro fu così incauto da pressare troppo il terriccio anche se all’ora di pranzo mentre la classe risaliva verso il castello ognuno di loro poteva vantare un fortissimo mal di schiena.
Sirius si era avviato per primo e camminava cupo fissando i suoi piedi, i Malandrini lo raggiunsero subito. James gli appioppò una pacca sulla schiena con talmente tanto entusiasmo da farlo inciampare.
“Su con la vita fratello! Che sarà mai!” Gli gridò in un orecchio.
“Sono ricoperto di robaccia viscida, sul serio, ne ho ovunque anche in posti che non dico solo perché qui con noi c’è Star. Ti sembra una cosa bella?!” Replicò Sirius nervoso.
“Ah, tranquillo, non devi trattenerti solo per me.” Scherzò la ragazza calma.
“Beh, guarda il lato positivo.” Gli ricordò Remus.
“E quale sarebbe?” Chiese lui sbuffando.
“Quello che hai addosso non è velenoso.” Incominciò James.
“O irritante.” Gli venne in soccorso Star.
“E quella pianta non ti ha fatto esplodere le cervella.” Si unì a loro Remus.
“Si, sei ancora vivo e sano.” Gli fece notare la ragazza.
“E non hai il viso sfigurato.” Proseguì James appassionandosi.
“O non…”
“Ok, ok!” Gridò Sirius sorridendo. “Basta così! Sono felice che mi sia andata così bene!”  Esclamò sarcastico.
“Visto?!” Esultò James mettendogli un braccio attorno alle spalle e sporcandosi a sua volta. “Ora abbiamo solo un intero pomeriggio di pozioni con i Serpeverde. Insomma, la giornata può solo…”  Il ragazzo si bloccò.
“…peggiorare!” conclusero i quattro in coro al pensiero delle lezioni pomeridiane.
Si sedettero al tavolo di Grifondoro e mangiarono in fretta così da poter permettere a Sirius di salire alla Torre per cambiarsi e lavarsi.
Poi scesero nei sotterranei cosa che innervosì tutti già prima ancora di entrare in classe.
“Capperi! Vorrei che fosse già tutto finito.” Brontolò James.
Si avvicinarono alla fila di studenti che chiacchieravano fuori dall’aula. Le loro orecchie furono colpite da una strana risata.
“Oh mio cielo Lily Evans sa ridere!” Si stupì Star.
La ragazza dai capelli rossi si voltò verso di loro, al suo fianco c’era Severus.
“Evans!” Esordì James. “Ti prego dimmi che non ti ha fatto ridere lui, mi preoccuperei se fosse così.”
“Si, è così invece. Severus mi stava giusto raccontando un episodio proprio buffo.” Replicò Lily acida.
“Qualcosa che gli è successo, magari per mano nostra? Allora ci crederei.” Ribatté Sirius.
“Non c’entra niente con voi!” Gridò Severus sulla difensiva.
“Allora riesci a fare figuracce anche da solo, ammirevole!” Scherzò Star fingendosi stupefatta.
“Ha, ha.” Commentò fiaccamente Lily facendo il verso alle risate di Sirius e James ai lati della loro amica, Remus si era ritirato tra gli altri studenti sperando che il professore aprisse la dannata porta al più presto.
Successe all’improvviso: qualcosa si mosse infondo al corridoio, Sirius e James lo colsero subito, videro un riflesso di un oggetto diretto verso la loro amica.
Sirius spinse Star fuori tiro dritta verso le braccia di James e erroneamente colpì qualcosa con il gomito.
Lily, che prima era esattamente di fronte a Star, venne colpita dritta in petto da un sacchettino che esplose in una nuvola verdognola ricoprendole la pelle di dolorosissime piaghe.
Star ringraziò i suoi amici e poi si precipitò in soccorso di Lily che non riusciva ne a parlare ne ad aprire gli occhi e si rotolava per terra sofferente per il contatto con ogni cosa.
“Wingardium Leviosa” Enunciò la mora puntando la bacchetta contro la rossa che si sollevò in aria e smise di agitarsi.
“Non parlare e non cercare di muovere niente, ti porto in Infermeria.” Le impose Star.
“La porto io.” Si oppose Severus.
“Mocciosus fatti da parte, intanto se fosse stato per te l’avresti fatta soffrire per molto tempo prendendola in braccio e quindi continuando a toccarla e poi lei è una ragazza e io sono una ragazza. Se Madama Chips avrà bisogno di una mano di sicuro non lo chiederebbe a te.” Replicò lei decisa incamminandosi con Lily sospesa davanti a sé.
“Che è successo ragazzi?” Chiese Lumacorno aprendo finalmente la porta richiamato dalle grida.
“Qualcuno di un’altra classe ha giocato un brutto scherzo alla Evans, la ragazza Potter la sta portando in infermeria.” Riferì un ragazzo di Serpeverde insensibile all’accaduto.
“Va bene, entrate, su.” Commentò il professore un po’ scosso.
“Avresti dovuto salvare la tua bella.” Sussurrò Sirius a Severus con un pizzico di malignità nel tono, naturalmente non si era reso conto di essere stato lui la causa del mancato salvataggio.
Il Serpeverde lo squadrò con odio profondo.
Mentre la classe prendeva posto in completa confusione Severus si avvicinò a Lumacorno, i due si scambiarono qualche parola senza essere notati da nessuno e poi il ragazzo corse ad occupare il suo posto con tranquillità.
La prima ora di lezione trascorse tranquilla e normale, Sirius, James e Remus si erano seduti in fondo come era loro solito e si sorpresero tutti e tre quando il professore, al cominciare della seconda ora, chiamò alla cattedra Sirius.
Da che mondo era mondo e Hogwarts era Hogwarts Lumacorno non aveva mai interrogato uno studente almeno che non fosse necessario per un recupero della materia o non ci fosse un volontario.
“Forza, signor Black, aspetto.” Ripetè il professore.
Sirius si alzò lentamente percorrendo i pochi metri fino alla lavagna.
“Dunque cosa mi sa dire cos’è l’Aconito?” Cominciò subito Horace con un aria tristemente severa che lo rendeva quasi irriconoscibile.
Il ragazzo non rispose, non che non avesse almeno una vaga idea di che cosa fosse l’Aconito, in realtà sarebbe riuscito a cavarsela ma qualcosa gli puzzava.
“Dunque non lo sa.” Sospirò il professore.
“Non è vero, sono abbastanza sicuro che l’Aconito è una pianta.” Rispose finalmente Sirius.
Alcuni Serpeverde ridacchiarono, Severus compreso.
“Prego allora, può dirmi i suoi utilizzi?”
Lumacorno proseguì per tutta l’ora a fare domande a Sirius, da semplici a sempre più complicate con una calma e una serietà che non gli si addicevano.
Fortunatamente per il ragazzo i suoi genitori lo avevano costretto a studiare per ore la “nobile materia delle Pozioni” e lui uscì da quella tortura con un “Accettabile”.
La campanella suonò e il professore invitò Sirius a restare in classe ancora per un po’.
“Allora, per questa volta sono felice che lei abbia dimostrato di sapere abbastanza da tenere la sua solita media, ma se mi viene riferito ancora una volta che lei copia nei test e che sfrutta i suoi compagni per fare i compiti al posto suo io la boccerò, sono stato chiaro signor Black?” Domandò con tono fermo Lumacorno.
Il ragazzo annuì perplesso e si affrettò ad uscire.
Gli altri Malandrini, Star compresa, lo stavano aspettando appoggiati al muro.
“Quindi il vecchio ti ha strapazzato?” Gli chiese Star con un mezzo sorrisino da scavezzacollo.
“Si, un po’. Forse questa è la prima volta in tutta la mia vita che sono felice dell’istruzione che i miei genitori mi hanno impartito.” Sbuffò Sirius.
“Sul serio?” Si stupì James.
“No, sono così mitico che sarei riuscito a cavarmela comunque.” Si vantò lui rimangiandosi il quasi ringraziamento riferito alla sua famiglia.
“Il fatto strano è che credeva che nelle altre verifiche avessi copiato e che sfrutto i miei compagni per i compiti che ci assegna. Non so da chi l’abbia sentito dire.” Raccontò loro poi mentre si incamminavano verso la Sala Grande per la cena.
I quattro ragazzi si fermarono sospettosi.
“Ti ha detto che ha ricevuto una soffiata?” Domandò Star.
“Più o meno.” Rispose lui.
Quattro cervelli si misero al lavoro e tre arrivarono alla stessa conclusione:
“Mocciosus!” Esclamarono Star, Sirius e James.
“Ma dev’essere per forza sempre colpa sua?!” Sbraitò Remus esasperato.
“Beh, si.” Replicarono James e Sirius.
“Deve essersela presa perché gli ho rinfacciato di non essere stato abbastanza veloce da salvare la sua amichetta Evans.” Ragionò Sirius.
“Tu hai fatto cosa?!” Gridò Star.
I due ragazzi la fissarono sconvolti dal fatto che si fosse scaldata tanto per una presa in giro così lieve ma Remus comprese.
“La gomitata!” Esclamò come se fosse la risposta ad ogni problema.
Star annuì, James e Sirius, invece, lo fissarono come se fosse un pazzo.
“Forse voi eravate troppo occupati a salvarmi la vita per notarlo!” Esordì la ragazza. “Ma tu Sirius per spingermi via hai tirato una gomitata a Severus proprio mentre lui stava per spostare Lily dal mezzo.” Spiegò infine con l’aria di chi ha risolto un grande dilemma.
“Oh!” Esclamarono i due ragazzi.
“Poco importa sta sera pensiamo ad uno scherzetto tutto per lui.” Propose James.
Sirius si trovò subito d’accordo, Star esito ma poi sospirando si unì alle proposte di scherzi sotto lo sguardo severo di Remus.
“Oppure potremmo perseguitarlo con piccole cose dalla mattina fino alla sera.” Suggerì Sirius sedendosi al tavolo e cominciando subito a riempirsi il piatto.
James lo imitò allegro e così passarono tutta l’ora di cena a discutere sulla vendetta mentre Remus sbuffava sonoramente.
Salirono alla Torre dei Grifondoro e si ritirarono nel dormitorio maschile dove incontrarono Peter.
“Giornata no oggi, eh?” Commentò il piccoletto fissando il basso ma l’allusione a Sirius e alle sue interrogazioni fu chiara a tutti.
“Puoi dirlo forte!” Scherzò James con un mezzo sorriso già sulle labbra.
“GIORNATA NO OGGI, EH?” Ripeté Peter prendendolo in parola.
I Malandrini ridacchiarono accomodandosi a terra e cominciando a chiacchierare.
“Che fate voi, non venite?” Chiese loro Minus con la borsa in spalla e una mano sulla maniglia.
“Dove scusa?” Gli domandò di rimando Remus perplesso come i suoi amici.
“A lezione di Astronomia… è questa sera, e inizierà fra poco.” Rispose Peter.
I quattro ragazzi si scambiarono degli sguardi interrogatori e poi inorriditi saltarono in piedi e racimolarono in fretta gli strumenti per la lezione.
“Grazie, vai pure avanti. Noi arriviamo subito!” Gridò Sirius al loro salvatore che partì tranquillo verso la torre.
I Malandrini raggiunsero lui e i loro compagni con appena due minuti di ritardo e cominciarono subito a sistemare i loro telescopi.
“Giuro che se mi interroga anche in astronomia mi butto giù dalla torre.” Sbuffò Sirius stancamente sollevando la borsa da terra per poter cercare meglio un miracolato biglietto di appunti presi durante la lezione precedente.
“Ok la sfortuna però…” Cominciò a dire James ma venne bloccato dalla voce della professoressa Sinistra.
“Signor Black?”
Il ragazzo si voltò con aria tragica verso i suoi amici e sussurrò a denti stretti: “Addio ragazzi è stato bello.” Pronto a dirigersi verso la professoressa o verso le merlature della torre.
“Signor Black!” Chiamò di nuovo Sinistra Sirius si girò a guardarla. “Le è caduta la mappa…” Concluse la donna con un sorriso amabile.
Il ragazzo sbatté un paio di volte le palpebre stupito. “Ah che bello, non sono stato interrogato!” Si rallegrò sollevato.
“Ehm Sirius, sai che questa sarebbe stata l’unica interrogazione della giornata che si sarebbe sicuramente  andata bene?” Gli fece notare Star con la sua solita mancanza di tatto.
“E tu…sai che siamo sopra ad una torre?” Le chiese Sirius con l’aria da pazzo psicopatico pronto a gettarla giù se avesse fiatato di nuovo.
“Cercherò di ricordarmelo.” Mormorò la ragazza indietreggiando verso James. “E poi è lui quello che dice che io faccio paura.” Sussurrò a suo fratello.
“Dicevi scusa? Non ho sentito!” Finse Sirius con un sorrisino teso.
Star ridacchiò falsamente. “Nulla, nulla.” Lo rassicurò dandogli dei buffetti sulla testa.
“Ragazzi la lezione!” L’esclamazione di Remus riportò tutti e tre sul pianeta Hogwarts.
 

………….
 

Febbraio incominciò senza che i Malandrini mettessero in atto la loro vendetta sul povero Severus Piton.
Star riceveva lettere da Andromeda ogni due giorni e ne spediva con altrettanta regolarità.
Gli allenamenti della squadra si Grifondoro si facevano più intensi in vista della partita.
Ogni cosa andava bene, fino al momento in cui quattro ragazzi non si trascinarono fino al tavolo della colazione esattamente dopo una settimana dalla giornata no di Sirius.
“Dobbiamo pensare a qualcosa per Mocciosus.” Ricordò a tutti James.
“Giusto!” Esclamò Star.
“Sbagliato!” Intervenne Remus ma nessuno gli badò.
“Che ne dite se lo facciamo entrare con l’inganno nel bagno delle ragazze e lo chiudiamo dentro?” Cominciò James.
“E se lo sfidassimo ad un falso duello per poi rinchiuderlo da qualche parte fino al mattino?” Suggerì Sirius.
“Io propongo di portare lui e il suo materasso sul Lago Nero, durante la notte.” Concluse Star.
I tre ragazzi si fermarono pensierosi.
“Sono tutte ottime idee. Facciamo tutto!” Si esaltò James.
“Se gli fate tutti questi scherzi in un solo giorno non vi parlo più.” Decretò Remus severo.
“Va bene, ok.” Sbuffò Sirius.
“Allora dicci come scegliamo un solo scherzo.” Replicò James.
“Non lo so!” Fece Remus esasperato. “Lanciate una moneta, giocate a morra cinese, fate una sfida!”
Tre sorrisi identici si aprirono sui volti dei suoi amici e Remus si maledisse mentalmente.
“Facciamo una sfida di scherzi!” Esclamò infatti Star.
Sirius e James approvarono in pieno e cominciarono subito a porsi delle regole mentre il povero ragazzo dagli occhi ambra scuro sbatteva ripetutamente la fronte sul tavolo.
“Allora, uno scherzo a testa, a Lumacorno.” Decise James.
“Perché Lumacorno?” Chiese Star.
“Doppia vendetta.” Spiegò suo fratello con semplicità.
“Giusto. Allora voglio vedere se ci riuscite senza bacchetta. Faremo gli scherzi classici dei Babbani.” Propose Sirius.
“Ci sto!” Gridarono Star e James.
“Oh, ma perché?!” Sospirò esasperato Remus crollando con la testa sul tavolo.
“Muoviamoci.” Star saltò in piedi correndo verso la prima ora di lezione.
La mattinata trascorse tranquilla fino all’ora di pranzo, i tre ragazzi lasciarono Remus da solo in Sala Grande per organizzare i loro scherzi.
“Vuoi sederti con noi?” Gli chiese Lily indicando il posto davanti a Marlene, una ragazza del terzo anno e affianco a Mary, sempre del terzo.
“Io…” Tentennò il ragazzo.
“Tranquillo, i tuoi “amici” non ci sono, e poi non è proibito sedersi con altre persone.” Incalzò la rossa.
Remus fu turbato dal tono che Lily aveva usato per pronunciare la parola “amici” ma decise di sedersi comunque tra le ragazze, suo malgrado aveva promesso a Star che avrebbe imparato ad essere più sciolto.
“Senti, ma tu che li conosci bene, sai che tipi sono James e Sirius? Non possono essere sempre dei casinisti.” Si tuffò Mary curiosa.
Il ragazzo sbuffò. “Ti sbaglio, lo sono, in ogni momento. Anche ora, temo.”
“Se ti da fastidio mi chiedo proprio come fai a stare con loro.” Commentò Lily.
“Non mi danno fastidio, loro sono fantastici, anche Star lo è, e mi hanno aiutato molto spesso.” Replicò Remus.
“Non sembra che ti aiutino molto, sei sempre distratto da loro.” Borbottò Lily.
Il ragazzo si alzò di scatto. “Ci sono cose ben più importanti dello studio, grazie della chiacchierata, ciao.” E si allontano a grandi passi lasciando Lily e le sue amiche a fissarlo stranite.
Remus si mise in fila per l’ora di pozioni, era quasi il primo ma presto arrivarono gli altri studenti, Malandrini compresi.
“Non voglio saperne niente.” Li accolse il loro amico bloccando la spiegazione delle loro sfida.
Finalmente la porta si aprì e i quattro si affrettarono a prendere posto infondo.
Il professore si avvicinò alla cattedra partendo a spiegare con passione la pozione del giorno senza sedersi mai. Quando finalmente concluse e gli studenti  cominciarono a lavorare si decise ad accomodarsi sulla sedia che subito crollò facendolo capitolare a terra e provocando alcune risatine.
“Il trucco della sedia. Vecchio.” Sussurrò Sirius a James “Sta a vedere il mio.”
Il povero professore aggiustò la sedia con un tocco di bacchetta e poggiò le mani sulla scrivania per aiutarsi a riprendersi dal colpo.
La scrivania cadde in pezzi e il professore si schiantò con la faccia a terra.
Le risate si fecero più forti.
“Torno subito, dev’essere la mia giornata no.” Borbottò il professore tenendosi il naso insanguinato.
“Non c’è male Sirius.” Mormorò Star.
Il professore aprì la porta che collassò sui propri cardini e lo sguardo terrorizzato di Lumacorno si bloccò nelle menti di tutti gli studenti, il professore lanciò un grido coprendosi la testa con le braccia ma la porta si bloccò a un soffio da lui tenuta da delle corde. L’uomo tirò un sospiro di sollievo e svenne con un tonfo.
“E con questo mi aggiudico la vittoria.” Commentò Star alzandosi in piedi e buttando giù la porta per eliminare le prove nascondendo le corde.
La classe parve preoccupata ma quando Lumacorno si rialzò un po’ confuso partirono delle forti risate.
Il professore si diresse verso l’infermeria, sconvolto e con il cuore a mille.
I tre ideatori degli scherzi si alzarono in piedi tre gli applausi dei Grifondoro e di alcuni coraggiosi Serpeverde.
“Dovremmo dirlo al preside.” Bofonchiò Severus a Lily.
“Già, ma purtroppo non abbiamo prove.” Sussurrò di rimando la rossa. “E poi non si è fatto male nessuno, anche se è comunque inammissibile che sia permesso loro di comportarsi così.”
“Qualche problema?” Chiese James piombando alle spalle dei due.
“Si, tu sei un problema, ad esempio.” Rispose la ragazza acida.
“Vuoi dire, Evans, che il nostro scherzetto non ti ha divertito?” Domandò Sirius avvicinandosi a loro e fingendosi stupito.
“No, non ci è piaciuto affatto!” Si intromise Severus.
“Chi ti ha interpellato?” Fece James squadrandolo.
“A me nessuno, ma al tuo amico un paio di giorni fa Lumacorno ha fatto un bel terzo grado, eh?” Lo rimbeccò il Sepeverde.
“Grazie di averci assicurato che è proprio colpa tua, avevamo il timore di punire un innocente.” Replicò Sirius.
“Ma davvero?” Chiese Lily irritata.
“No, in realtà sapevamo benissimo che era stato lui ma anche se non fosse stato così una bella punizione se la merita comunque, e abbiamo appena scelto quale!” Ribatté James.
“Ma sentilo!” Esclamò la rossa esasperata dal comportamento dei due.
Star e Remus smisero di parlare tra loro e si unirono al gruppetto litigioso.
“Che succede?” Domandò il primo.
“Ciao, Remus, i tuoi due amici qui stanno minacciando Severus.” Lo informò Lily.
“Si, lo so.”  Replicò il ragazzo completamente calmo.
James, Sirius e Star sgranarono gli occhi in sua direzione.
In quel momento il professore rientrò.
“Scusate ragazzi, ma il mio povero cuore ha fatto qualche capriola e sono ancora molto confuso. Mi trovo costretto a annullare la lezione di oggi, andate pure.” Annunciò Lumacorno alla classe.
Gli studenti uscirono felici per aver guadagnato un paio d’ore di libertà.
Lily prese Severus per un braccio e si allontanarono insieme.
“Ma è vero Sev? Sei stato tu a far interrogare quel Black?” Chiese lei.
“Si, certo! Se lo meritava, li hai sentiti anche tu no?” Replicò il ragazzo.
“Si, ma…hai mentito ad un professore, e poi ti sei abbassato al loro livello. Non farlo più ok?” Lo rimproverò la ragazza.
“Certo, Lil.” Sussurrò lui.
 

…………..

I Malandrini si ritrovarono nel dormitorio maschile in compagnia di Peter.
“Allora, pare che faremo lo scherzo del materasso, ma come, genietto?” Domandò James a sua sorella soddisfatto della giornata.
“Bé, avrò bisogno di tutti voi, Remus compreso e anche di te, Peter, se ti va.” Cominciò a spiegare lei.
Accettarono tutti e quella sera dopo che tutti gli studenti si furono coricati nei loro letti i Malandrini e Peter sgattaiolarono fuori dai loro.
Avevano optato per la stanza vuota accanto alla torre per il loro ritrovo e avevano deciso di arrivarci uno alla volta per non fare troppo rumore.
“Allora,” Cominciò Star quando furono al completo. “Tutti pronti?”
I ragazzi annuirono convinti.
“Si comincia!” Esclamò lei sorridente.
Uscirono svelti dalla stanza dirigendosi verso i sotterranei.
Peter che era il meno collegabile ai Malandrini indossò una cravatta del Corvonero recuperata da Star e si precipitò da un Prefetto di Serpeverde di ronda.
“Ah, ti prego, ho bisogno di vedere Marilin Debott!” Esclamò Peter tutto agiato.
“Marilin Debott dici? Sai che potrei farti finirei punizione per essere fuori a quest’ora.” Commentò il Serpeverde.
“Lo so, ma ti prego, devo vederla! Ora! E’ urgente, devo chiederle se vuole uscire con me.” Insistette Peter.
Il Prefetto ci pensò su. La ragazza in questione era nota per essere molto bella quanto crudele nel rifiutare gli inviti dei suoi spasimanti e nessun Serpeverde si sarebbe mai perso l’occasione di vederla schiacciare moralmente un ragazzo speranzoso di qualche altra casa.
“Va bene, te la chiamo, tu resta qui.” Decise infine il Prefetto, si voltò e girò l’angolo del corridoio diretto verso la Sala Comune.
James, Remus e Sirius, nascosti dal Mantello dell’Invisibilità lo seguirono e si intrufolarono con lui nella sala di pietra scavata, illuminata dalla strana luce verdastra.
Il Serpeverde entrò convinto in una stanza che doveva essere l’anticamera del dormitorio femminile, Remus si nascose dietro ad una poltrona mentre gli altri due Malandrini scelsero l’altra porta e si ritrovarono in un corridoio, entrarono di soppiatto nella stanza del secondo anno e impugnarono le bacchette, poi rimasero in attesa del segnale.
Sentirono i passi del Prefetto e la sua voce spiegare a qualcuno la situazione e Marilin rispose qualcosa con un tono molto seccato. Presto i due si allontanarono e tornarono da Peter.
“Allora?” Chiese Marilin al povero Grifondoro.
“Ah, io…sento per te molto… quasi non si possono descrivere i miei sentimenti ma…” La falsa dichiarazione impacciata di Peter fu interrotta da un rumore secco come di un ramo spezzato abbastanza forte da essere udito con chiarezza dei tre ma non troppo da mettere in allarme nessuno nei dintorni.
I due Serpeverde e Peter corsero verso la fonte del rumore, cioè nella direzione opposta rispetto alla Sala Comune dei Serpeverde. Il Grifondoro rimase un po’ indietro e quando il ragazzo e la ragazza entrarono in una stanza sospetta li chiuse dentro con delicatezza, Star uscì da dietro un armatura lì vicino e bloccò la porta con un incantesimo.
Prima che i Serpeverde si accorgessero di essere intrappolati Star e Peter corsero a perdifiato verso la Sala Comune dove James e Sirius attendevano.
Star bussò piano nel punto dove doveva esserci l’entrata della sala, Remus la udì e si affrettò a raggiungere i suoi amici, i tre insieme, con un incantesimo di Levitazione sollevarono il materasso di Severus trasportandolo con lentezza fino all’esterno. Un compagno di stanza dello sventurato Serpeverde si mosse appena facendo venire un infarto a Remus che per poco non perse la concentrazione, ma dopo qualche attimo immobili i tre ragazzi ricominciarono a camminare mantenedo il materasso a poco spazio da terra.
Uscirono nel corridoio buio dei sotterranei e Peter e Star si unirono a loro. Svelti e silenziosi salirono fino all’atrio e prima di oltrepassare il portone di quercia la ragazza lanciò un incantesimo potenziatore del sonno su Severus per evitare che lo sbalzo di temperatura lo svegliasse prima del tempo.
Raggiunsero in fretta il Lago e Sirius appellò qualche asse di legno dalla capanna di Hagrid sulle quali appoggiarono il materasso lasciandolo poi navigare verso il centro dello specchio d’acqua.
Soddisfatti i cinque rimasero sulla riva per un po’.
“Voglio proprio vedere cosa farà domani mattina!” Esclamò Star.
“Io sperò che cada in acqua.” Commentò James.
“Secondo voi affonderà prima del previsto?” Chiese preoccupato Peter.
“Ma no! Non ci saranno problemi!” Lo tranquillizzò Sirius.
“Ragazzi, lo ammetto, anche se non se lo merita… Non è male come scherzo.” Confidò loro Remus.
James e Sirius gli circondarono le spalle con un braccio sorridendo. “Lo sappiamo.”
 

…………..

Il mattino dopo una folla di ragazzi mattinieri si radunò attorno al Lago Nero per osservare quella strana zattera che vi galleggiava al centro. Tra loro c’erano anche i Malandrini, buttati gentilmente giù dai letti da Star.
“Ma che succede?” Chiese una voce familiare. Lily Evans, seguita dalla sua amica Alice si fece largo tra gli altri studenti per capire cosa ci fosse di così interessante quella mattina nel lago. “Ma quello è Severus!” Esclamò dopo aver osservato attentamente la figura ancora addormentata sul materasso galleggiante.
“Tu dici?” Finse Sirius con il suo ghigno sarcastico in volto.
“Lo è di sicuro, e voi lo avete messo lì.” Ribatté lei.
In quel momento Severus si svegliò di soprassalto e ancora mezzo addormentato fece per scendere dal letto cadendo in acqua tra le risate degli studenti che avevano assistito alla scena. Riemerse subito dopo e i Malandrini non persero tempo.
“Hey Mocciosus! Posso capire il tuo disorientamento, quella attorno a te è acqua, solitamente si usa per lavarsi, cosa che tu non fai, giusto?” Lo prese in giro Sirius.
“Già, non sarebbe male se ci prendessi l’abitudine, i tuoi capelli e i tuoi vestiti ne sarebbero felici.” Continuò James.
“Tranquillo, sei già a buon punto, fra una settimana forse sarai in grado di usare anche il sapone… quella cosa sconosciuta che profuma.” Concluse Star.
Le risate si fecero più forti, appena Severus riuscì a guadagnare la riva completamente ghiacciato fu subito soccorso da Lily che lo portò in infermeria. La folla si disperse.
“Ok, è stato divertente, se solo aveste fatto a meno di prenderlo in giro.” Brontolò Remus mentre con gli altri rientrava nella scuola.
“E dai, Lunastorta, goditi il momento.” Fece Sirius allegro.
“Ah, ragazzi, a proposito, studiando meglio gli Animagus ho scoperto che non possiamo scegliere in che animale trasformarci, quindi quando saremo abbastanza pronti da provarci dovremo incrociare le dita.” Cambiò argomento la ragazza.
“Accidenti…speriamo bene… te lo immagini James che diventa un cammello?” Scherzò Sirius.
“O Sirius che si trasforma in un babbuino?” Ribatté James.
“O entrambi che vi trasformate in un animale estremamente stupido? Oh, giusto, lo siete già!” Commentò Star facendo ridere Remus.
“Smettila di darti delle arie solo perché hai vinto la sfida ieri.” La rimproverò falsamente suo fratello.
“E perché dovrei smetterla?” Chiese lei entrando nel dormitorio maschile.
Un secchio d’acqua le cadde in testa.
“Per questo motivo forse?” La rimbeccò Sirius dando il cinque a James.
Star rise forte asciugandosi con uno schiocco di dita. “Ok, mi avete battuto.”

…………

I giorni passarono e un venerdì mattina Star ricevette un disegno fatto da sua cugina Fay che raffigurava le due ragazze intente a legare James a una sedia.
“Secondo me non si capisce niente.” Brontolò James.
“Somigliate ad una famiglia di stuzzicadenti con i capelli e gli occhi a palla.” Commentò Sirius.
Star tirò un calcetto ad entrambi. “E’ molto carino invece.”
La discussione si concluse lì.
Quella sera, dopo aver dato la buonanotte ai Malandrini, finalmente Star si decise a mettere via il disegno nel suo baule. Cercando un posto sicuro tra qualche libro le cadde a terra un altro foglio. La ragazza lo aprì curiosa; era un altro disegno, ma non di Fay, bensì di Anne. Raffigurava tutti i Malandrini attorno a lei in mezzo alla neve, Star se lo strinse al cuore.
“Tutto bene?” Le chiese Sophia, vedendola così sconvolta.
“Si, certo.” Rispose Star. “Scendo un attimo in Sala Comune devo aver dimenticato il mio libro di Pozioni.” Annunciò indirizzandosi verso la porta.
Jane la bloccò. “Sicura che stai bene?”
Star annuì convinta e sorrise prima di uscire dal dormitorio e scendere. Oltrepassò il buco del ritratto e camminò verso l’ufficio di Silente. All’improvviso qualcosa di invisibile la avvolse, per un attimo i suoi muscoli si tesero allarmati ma poi la ragazza riconobbe il profumo di suo fratello.
“James,” Esclamò. “mi hai spaventato.”
Il ragazzo sciolse l’abbraccio e si tolse il mantello. “Scusa. Non stai bene vero? Che è successo?”
Star lo fissò sorpresa ma poi vuotò il sacco mentre camminavano insieme verso l’ufficio del preside.
“E perché vuoi andare da Silente?” Domandò James.
“Perché lui dice che dovrei essere invincibile, allora non mi spiego questa mia debolezza, mi sento così fragile.” Rispose lei.
Arrivarono davanti al Gargoyle di pietra e con sicurezza Star pronunciò “Limone al miele.” e la statua si spostò con un balzo lasciandoli passare.
“Come conoscevi la parola d’ordine?”
“Non lo so… non ci ho pensato e mi è uscita così.” La ragazza si fissava le mani con gli occhi sgranati come alla ricerca di qualcosa.
“Buona sera.” Li accolse Silente seduto dietro la scrivania.
“Ci stava aspettando?” Domandò James sorpreso.
“Oh no, ancora non possiedo il potere della Veggenza e non credo vorrò averlo mai. Avevo appena finito di scrivere una lettera importante. Accomodatevi.” Spiegò il Preside unendo con tranquillità la punta delle dita sopra la scrivania.
“Professore,” Esordì Star. “ho troppi punti deboli per essere in grado di fare ciò che lei crede. Non posso salvare il mondo, non posso compiere grandi cose. Sono troppo debole.”
“Debole?” Gli occhi di Silente scintillarono divertiti. “Debole? La debolezza non esiste in te, non puoi essere debole come non puoi essere brutta, o grassa, o ferita.” Le confidò.
“Ma non è possibile io…” Ricominciò la ragazza.
“Quello che ora ti fa soffrire è solo un brutto scherzo della tua mente che ritorna di continuo al tuo passato, ma presto smetterai di preoccupartene. Buona notte.” Concluse il Preside.
Non si poteva replicare. Star e James si alzarono augurandogli la buona notte.
“Sorvolerò sul fatto che siete fuori dai letti dopo il coprifuoco per questa volta, ma non sarò così magnanimo molto spesso.” Li avvertì Silente facendo loro l’occhiolino.
I due fratelli indossarono il Mantello dell’Invisibilità una volta tornati alla quiete buia dei corridoi.
“Che ne dici?” Chiese la ragazza a James.
“Secondo me ha ragione: non sei debole. Ma non perché hai chissà quali poteri nascosti, perché noi siamo con te!” Rispose lui sincero.
“Grazie.”
Tornarono subito alla Torre dei Grifondoro e prima di separarsi si fissarono negli occhi per un lungo momento.
“Meglio se vai a dormire. Domani dobbiamo andare a vedere la partita Serpeverde contro Corvonero, ci sarà utile.” Le consigliò suo fratello.
Star annuì e lo baciò su una guancia, poi salì le scale per il dormitorio femminile.
 

………………..
 

Martedì sera i Malandrini si radunarono attorno ad un tavolino in Sala Comune.
“Come facciamo a svignarcela domani mattina?” Domandò Sirius.
“Ci alziamo presto.” Rispose Star con semplicità.
“Alzarci presto? Vuoi dire svegliarci prima del resto della scuola?” Calcò James stupefatto.
“Oh, no. Con svegliarci presto intendevo dire che ci saremmo fatti una tazza di tè in compagnia di Gazza intorno alle dieci per poi svignarcela davanti a tutti verso un posto in cui non dovremmo andare, ovviamente.” Replicò Star sarcastica.
Suo fratello la fissò con aria annoiata, poi alzò un dito e prese fiato. “Non fai ridere.” La informò in tono pratico.
“Non volevo far ridere, scemo. Comunque svegliarci presto non sarà una tragedia.” Obbiettò lei.
“Si, per te.” Sbuffò Sirius. “Sai quant’è difficile tenere il mio aspetto quando mi sveglio presto? Molto, molto difficile.”
Tre identici sguardi scettici e esasperati si posarono su di lui.
“Fate come volete,” Annunciò Star alzandosi in piedi. “io e Remus domani mattina presto ce ne andremo, voi aspettate pure di essere scoperti.”
“Va bene, ok, e sia. Domani mattina, presto!” Si arrese James.
“Perfetto!” Esclamò la ragazza allegra salendo al suo dormitorio.
“Gliela dai sempre vinta, eh?” Commentò scherzando Sirius dando una gomitata all’amico e facendogli l’occhiolino.
“Anche tu ti sei sottomesso ai suoi comandi.” Gli ricordò Remus.
Sirius smise di fare lo scemo e mise su un broncio che tenne per circa mezzo secondo prima di scoppiare a ridere.

…………..

Star si svegliò tranquilla, puntuale come un orologio e saltò giù dal letto silenziosamente. Si cambiò in fretta indossando dei jeans e una camicia da boscaiolo di suo padre, bella pesante.
Scese in Sala Comune e fece per salire nel dormitorio maschile ma una voce conosciuta la bloccò.
“Hey, che fai?”
“Dennis!” Esclamò lei sorpresa, poi si ricordò del piano dei Malandrini. “Ehm, che fai qui?”
“Sono stato io il primo a farti una domanda.” Le ricordò lui sorridendo.
“Già, io svegliavo gli altri Malandrini, andiamo a … vedere l’alba.” Si inventò la ragazza.
“Ah, bello. Sai che oggi è san Valentino?” Le chiese fingendosi disinteressato.
“Certo.” Rispose Star cauta.
“Bè,” Dennis le si avvicinò piano. “Ti andrebbe di passare il pomeriggio con me?”
La ragazza inclinò la testa di lato studiando con attenzione le iridi verdi del ragazzo.

Stava pensando lui. Lei sorrise trattenendo a stento una risata.
“Tu sei pazzo sei vuoi passare un intero pomeriggio con me. In ogni caso, va bene, alle sei in biblioteca e dopo si vedrà.” Accettò Star, si voltò subito e cominciò a salire gli scalini ma si fermò a metà. “E’ un appuntamento?” Domandò sopraffatta da quel sospetto.
Dennis sorrise imbarazzato. “Direi di sì.”
La ragazza fece per obbiettare ma lui la interruppe. “Non puoi tirati indietro, ormai.”
Star sgranò gli occhi e poi scosse la testa stupefatta. “Malato, è tutto ciò che ho da dire: sei per forza malato.” Infine scomparve oltre la porta per i dormitori.
“Salve ragazzi!” Salutò lei allegra e sorpresa nel trovarli tutti giù svegli e quasi vestiti.
“Ciao stellina!” L’accolse suo fratello baciandola su una guancia per poi cominciare ad infilarsi i jeans.
“Ah, James, credo che ti interessi sapere che ho un appuntamento con Dennis questo pomeriggio.”
“CHE COSA?!” Gridò il ragazzo inciampando nei pantaloni e crollando a terra.
“Si, lui mi ha chiesto di passare questo pomeriggio insieme e io ho accettato e poi vi è venuto un dubbio e gli ho chiesto se era un appuntamento e lui ha detto di sì…bè, si renderà presto conto del suo grosso sbaglio.” Raccontò Star tranquilla.
James si rialzò sistemandosi, Sirius e Remus la fissavano con gli occhi sgranati e Peter russava rumorosamente.
“Ce l’ha fatta?” Si sorprese Sirius.
“Ad invitarmi dici? Perché mai non ci sarebbe dovuto riuscire?” Ribatté lei.
“Perché tu gli avresti detto di no.” Rispose James.
“E perché mai?” Chiese la ragazza sempre più sconvolta.
“Perché se ti ha invitato a stare con lui, vuol dire che gli piaci, e anche parecchio.” Spiegò Sirius.
“Si, anche lui mi piace.” Replicò Star.
“No, no, no, no, no.” James la prese per la spalle. “Non gli piace come persona o amica, gli piaci nel senso che prova qualcosa per te di molto simile all’amore, amore…serio.” Le illustrò lui.
“Oh.” Mormorò la ragazza. “Poveraccio. Evidentemente non mi conosce bene. Non importa, tecnicamente una relazione non  parte dal primo appuntamento, giusto? Se non lo allontanerò già solo con il mio carattere vorrà dire che gli farò capire chiaro e tondo che non voglio un ragazzo, ora.”
“Perfetto!” La appoggiò Remus.
“Perfetto un corno!” Borbottò James.
“Dai scendiamo!” Esclamò Star pronta a partire.
Qualche minuto dopo i Malandrini scesero in Sala Comune e Dennis, che poco prima stava saltando come un pazzo per la gioia, fece appena in tempo a ricadere su un pouf con un libro in mano fingendosi tranquillo.
“A dopo.” La salutò lui quando la ragazza le passò accanto.
“Ah-a.” Mugugnò Star con un sorriso tra il divertito e l’esasperato.
I quattro si avviarono verso la statua della Strega Orba, e poi nel passaggio, fino a sbucare nella cantina di Mielandia.
“Buon San Valentino!” Augurò loro la signora Hitch alzando la testa da uno scatolone pieno di dolciumi giusto in tempo per vederli sbucare fuori dalla botola.
“Grazie Abbey.” Star baciò l’anziana signora su entrambe le guance e salì le scale con i suoi amici.
“Hey, ben venuti!” Li accolse in cucina il signor Hitch. “Vi lascio spazio, e vedete di fare un bel po’ di Gne-gna, stanno andando di nuovo a ruba.”
“Si capo!” Scherzarono Sirius e James imitando un saluto militare mentre Ivan chiudeva la porta dietro di sé.
“Allora, tutti pronti per gli Gne-gna?” Chiese Star fingendosi un capitano.
“Si, signora!” Urlano i ragazzi in risposta.
“E riusciremo a non sprecare una valanga di cibo per inutili battaglie?” Chiese Remus nello stesso tono dell’amica.
“Ci proveremo, signore.” Promisero i tre.
“Ok, mi accontento.” Sbuffò Remus.
“Io prendo la farina!” Si propose James impaziente di iniziare.
“Io penso al cioccolato!” Gridò Star estasiata.
“Io alle uova!” Esclamò Sirius correndo a prenderle.
“E io mescolo!” Decise Remus.
Cinque minuti dopo i ragazzi erano già nel pieno dell’opera e questa volta si erano allargati, aumentando di molto le dosi tanto che dovettero miscelare gli ingredienti in un calderone.
Ad un tratto Sirius si avvicinò al volto di Star scrutandolo con attenzione. “Sei sporca di cioccolato sul naso.” Le fece notare poi.
Il rumore di uno scatto fotografico li fece voltare entrambi verso James.
“Ti sei portato quell’affare?” Domandò Sirius scortese.
“Certo! Non potevo lasciare sola la cara vecchia Bezzy.” Rispose James con aria ovvia.
“Bezzy?” Chiese conferma Remus sicuro di non aver sentito bene dal momento che era chino sul calderone.
“Si!” Gli assicurò James.
“Fai sul serio?” Si stupì la ragazza storcendo il naso e alzando un sopracciglio.
Suo fratello le scattò un’altra foto. “Si, faccio molto sul serio.”
“Come no! Tu serio! E io vengo da una dinastia di Tassorosso!” Lo beffeggiò Sirius.
“Dai, cosa ci sarà di male a fare un po’ di foto? Mi pare che non vi dispiacesse avere dei ricordi di tutti i momenti passati insieme.” Si difese James.
“Ha ragione.” Lo appoggiò Remus. “E’ carino avere delle foto. Basta che tu non mi dica di mettermi composto e sorridere. Perché quelle foto non le sopporto.” Mise in chiaro lui rivolto al ‘fotografo’.
“Ok!” Acconsentì James scattandogli una foto.
“Fra un po’ vorrai ucciderlo.” Assicurò Star a Remus. “Dovresti vedere tutte le foto che mi ha fatto quest’estate!”
“Mi piacerebbe vederle!” Fece lui.
“Si, anche a me.” Concordò Sirius.
“Una sera ve le farò vedere tutte.” Suggerì James.
“No, non tutte. Solo quelle di una giornata. Bastano e avanzano per una sola serata.” Decretò Star.
James sbuffò. “Come vuoi tu.”
Ricominciarono a lavorare e presto infornarono i primi Gne-gna cominciando subito a farne altri.
“Pranzo ragazzi!” Annunciò Abbey, praticamente sfondando la porta con un vassoio pieno di succo di zucca fresco, tramezzini e dolci.
“SETE!! FAME!!” James e Sirius si precipitarono su di lei con un urlo di battaglia scolandosi mezza caraffa di succo e cominciando ad ingoiare tramezzini.
“Tranquilli, non pensate a noi.” Li rassicurò sarcasticamente Star versandone un bicchiere per sé e per Remus prima che andasse finito e passando all’amico un sandwich.
“Oh, ma se ne volete ancora ve ne porto dell’altro.” Offrì la signora Hitch.
“Non li viziare troppo, cara.” La avvertì Ivan dal corridoio.
“Sciocchezze! Io non vizio nessuno.” Lo cacciò la moglie, poi tornò a dedicarsi ai Malandrini. “piuttosto, ditemi cari: voi non dovreste essere a lezione? Non è vacanza oggi.”
“Si, ma…” Cominciò James tentennante.
“Non ci cacci via!” Gli venne in soccorso Sirius facendo gli occhi dolci. Subito dopo anche i suoi amici misero su le loro espressioni più impietosenti.
“Non vi caccio, no. Solo mi chiedevo come farete a passarla liscia una volta tornati al castello.” Si preoccupò Abbey.
“Probabilmente finiremo in punizione.” Rispose Star.
“O ci verranno tolti dei punti.” Aggiunse Sirius.
“O entrambe.” Concluse Remus.
“Ma siamo tutti d’accordo che non ci interessa, questa ormai è una tradizione e va rispettata.” Spiegò James.
“Buon per voi, spero ne valga la pena.” Si augurò la signora Hitch uscendo.
James lanciò uno sguardo ai suoi amici e soprattutto a sua sorella. Tutti erano sorridenti, rilassati, felici. “Vale ogni cosa.” Mormorò fra sé e sé.
“Pronti!” Esultò Star in quel momento sfornando una teglia di dolcetti. Subito i suoi amici corsero ad aiutarla.
“E ora?” Chiese James prendendo tra la mani uno Gne-gna e mollandolo subito dopo con un urlo di dolore.
“Ora aspettiamo che si raffreddino, come tutte le persone intelligenti fanno, e poi li riempiamo con la mousse.” Spiegò la ragazza.
“Quindi mettiamoci a fare questa mousse!” Remus si rimboccò le maniche e afferrò una frusta.
Star sorrise e tra foto, sbuffi di panna e frutti di bosco tritati alla fine ne uscirono vittoriosi e cominciarono a riempire la prima sfornata di Gne-gna mentre la seconda cuoceva in forno.
“Allora, come ti senti?” Chiese James a sua sorella mentre separati dagli altri due loro amici preparavano altra mousse.
“Come?” Chiese lei distratta da Sirius e Remus che litigavano sul modo giusto per riempire i dolcetti.
“Come ti senti sapendo che fra un po’ avrai un appuntamento con Dennis.” Specificò lui.
La ragazza fissò lo sguardo in quello del fratello.
“Non ne ho la più pallida idea.” Rispose piano. “Lui è carino, e le sue attenzioni non mi danno fastidio, ma non so altro. Sul serio. Penso di essere troppo giovane per queste cose, giusto?”
“Non sei poi così giovane. Dovresti frequentarlo, uscire con lui, conoscerlo insomma, magari così capirai.” Le consigliò James con un tono un po’ troppo disinteressato, talmente tanto da sembrare finto, o forzato.
Star gli lanciò uno sguardo dolce. “Farò come dici, ma non aver paura, sarai sempre il mio amato fratello, e voi” Indicò con un cenno Sirius e Remus. “sarete sempre la mia famiglia. Ovviamente. Su questo non si discute.”
Il ragazzo la abbracciò di impulso, Sirius veloce come un fulmine scattò loro una foto.
“Va bene. Finiamo forza!” Ordinò lei sorridendo e staccandosi da suo fratello.
Nel esatto momento in cui le lezioni ad Hogwarts si conclusero i Malandrini, carichi di Gne-gna, si apprestarono a scendere nella botola dopo aver salutato con calore i signori Hitch.
Rientrarono a scuola durante la cena e corsero di soppiatto al dormitorio per depositare tutti i dolci e poi si ritrovarono in Sala Comune, in quel momento i primi Grifondoro rientrarono dalla Sala Grande e alcuni cercarono di porre loro una lunga lista di domande sul dove fossero stati.
James e Sirius afferrarono Star per le braccia e la trascinarono dalle sua compagne di dormitorio, seguiti da Remus.
“Hey, ragazze!” Le chiamò James.
“Star ha un appuntamento!” Continuò Sirius.
“Ci sono dei vestiti mozzafiato che nostra madre ci ha comprato quest’estate nel suo baule, vedete di farla scendere al meglio.” Spiegò James.
“Ma niente rosa.” Decretò Remus.
Star lo ringraziò con la sguardo mentre le sue amiche la trascinavano a cambiarsi.
“Con chi esci?” Chiese Sophia emozionata mentre frugava nel baule della ragazza.
“Con Dennis.” Rispose Star arrendevole.
“Oh, mamma! E’ bellissimo!” Esclamò Ann.
“Si, è carino.” Bofonchiò Star.
“Carino?!” Chiese conferma Jane. “Lo trovo bello pure io!”
“Allora la cosa è seria!” Scherzò Lily entrando nella stanza accompagnata da Alice, Marlene, Emmeline e Mary. Jane arrossì vistosamente.
“Rilassati, dolcezza. Non mettiamo mica i manifesti!” la tranquillizzò Mary sedendosi sul letto accanto al suo.
“Pensavamo che fossi fidanzata con Potter.” Attaccò subito Alice.
“Con James? Oh, per il cielo! Siamo fratelli!” Sbuffò Star.
“Fratellastri.” Specificò per l’ennesima volta Sophia.
“Si, come vuoi!” La Potter si risedette sul suo letto sconfitta.
“Oh, che gonna!” Esclamò Marlene pesando una gonna a pieghe azzurro polvere dal baule di Star.
“Scherzi?” Lei alzò un sopracciglio disgustata.
“Sta benissimo con questa.” Ann sventolò una camicia azzurra a stampe di rose bianche.
“E con queste!” Emmeline sbucò dai meandri del baule con un paio di decolté della stessa tonalità della gonna.
“Col bolide!” Imprecò Star. “Quella gonna arriva molto al di sopra del mio ginocchio, James non approverà.”
“Oh, si, invece. Ce lo ha chiesto lui.” La tranquillizzò Alice.
“E ti trucco un po’.” Propose Mary.
“Odio tutto questo.” Mormorò Star abbandonandosi alle grinfie delle ragazze.
Molto dopo una Star completamente vestita, con i capelli lunghi appena oltre le spalle pieni di boccoli e un filo di trucco in volto scese in Sala Comune facendo girare molti ragazzi dalla sua parte.
I Malandrini la raggiunsero subito. “Molto carina.” Approvò suo fratello.
“No, non lo sono, ti prego portatemi via. Non voglio camminare ancora con questi trampoli, non lo so fare!” Li supplicò lei.
“Stai benissimo, rilassati, e poi cammini bene.” Cercò di calmarla Remus.
“Shh, non dirmelo, è tutto grazie alla mia stirpe del bolide se cammino bene ma se me lo fai notare cado.” Lo rimproverò la ragazza.
Sirius, rise. “Ben ti sta, così impari a farmi truccare da una bambina.”
Star lo fulminò.
“Ah, sei qui!” Esclamò Dennis alle sue spalle, lei si voltò sorridendo innocente. “E sei uno spettacolo.” Mormorò il ragazzo sgranando gli occhi.
“Vi lasciamo soli, e ovunque andiate,” James fissò Dennis negli occhi. “lei deve essere di ritorno qui alle nove in punto, sana, felice, non scossa, non ferita, non sconvolta e non troppo felice.”
“Si, signor Potter.” Lo prese in giro Dennis afferrando una mano della ragazza per guidarla fuori dalla Sala Comune.
“Ti va un giro nel parco?” Le chiese senza lasciarle la mano.
“Ok.” Sussurrò Star fissando in basso.
“Che c’è?” Domandò il ragazzo abbassandosi per guardarla meglio in volto.
“Meravigliosa?” Chiese conferma lei. “Seriamente?”
Lui rise, e la condusse sulla riva del Lago Nero.
Il vento sferzava i loro abiti e Dennis le prestò il suo mantello.
“Guardati.” Le ordinò poi indicando lo specchio d’acqua vicino a loro.
Star lanciò un’occhiata alla figura incantevole riflessa nel lago e subito si ritrasse.
“Cosa hai visto?”
La ragazza sospirò e non rispose subito alla domanda. Sbirciò ancora una volta e poi si decise a guardare con fermezza quel riflesso.
“Sai, vedo solo una poveraccia che ha tutto quello che si possa desiderare, bell’aspetto, capacità grandi, amici, una famiglia, eppure si sente morire ogni volta che qualcuno a cui si affeziona se ne va anche se lo sapeva fin dall’inizio, e che si sente sconvolta ogni volta che qualcosa nella sua vita cambia.” Raccontò con fermezza.
“Ok. Primo: è normale. Secondo: io parlavo di qualcosa di più superficiale ma va bene.” Dennis la invitò a proseguire la camminata.
“Mi chiedo perché tu sia voluto uscire con me, insomma, forse sono di aspetto accettabile come dici tu, ma ho un carattere assurdo, non mi capisco nemmeno io!” Esordì Star.

“Sei, fantastica, credimi. E mi piace il tuo carattere.” Le assicurò il ragazzo.

“Anche il lato infantile?” Chiese lei.
“Si, certo.”
La ragazza fece spallucce e si chinò per togliersi le scarpe, poi cominciò a correre a braccia aperte e ridendo si fermò solo alcuni metri dopo per salutare allegramente un pesciolino, intravisto nel lago.
Dennis la raggiunse, parlarono a lungo del più e del meno seduti sull’erba umida con le gote arrossate dal freddo.
“Quindi avete ascoltato delle fiabe Babbane?” Domandò incredulo il ragazzo dopo il racconto sulle Fiabe Sonore da parte di lei con chiara esclusione del Piccolo Problema Peloso di Remus ridotto ad un malore.
“Si, e le abbiamo ballate, io soprattutto. Sono così carine!” Replicò Star arricciando il naso e strizzando gli occhi come una bambina per enfatizzare il ‘carine’.
Il ragazzo le si avvicinò al volto con aria seria.
“Star, tu mi piaci. Mi piaci proprio tanto.” Le sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire, poi le posò delicato le labbra sulla guancia e subito dopo si alzò in piedi di scatto offrendole la mano per aiutarla.
“Sarà meglio se torniamo al castello.” Disse lui. “Sono quasi le nove.”
Lei si alzò piano ancora sconvolta, sbattendo le palpebre come per risvegliarsi.
Dennis sorrise. “Scusami, non volevo scioccare il tuo mondo, ma non potevo resistere ancora per molto.”
Star fissò in basso per un attimo lasciando che i boccoli le ricadessero sul volto, nascondendolo, poi rialzò lo sguardo e sorrise a sua volta.
Il ragazzo la prese di nuovo per mano e si incamminarono verso la Sala Comune dei Grifondoro.
Una volta arrivati James li assalì controllando ogni centimetro di Star da ogni angolazione finché la ragazza non sbuffò esasperata: “Per il cielo, James! Sto benone!”
“Si, pare di si.” Decretò suo fratello allontanandosi a lanciando sguardi di fuoco a Dennis.
“Mi sono divertito, spero anche tu. Ci sentiamo, eh?” Si augurò il ragazzo riprendendosi il mantello e lasciandole la mano.
“Certo!” Star gli fece l’occhiolino prima di raggiungere gli altri Malandrini e augurare loro la buonanotte.

 

****************

Ci sono, dopo molto, molto tempo, sono finalmente riuscita a finire questo dannato capitolo!
E non so nemmeno dire cosa ci ho scritto dentro, lo giuro!
Spero solo che sia gradevole.

                                                                                                                                              Ciao ciao 

  
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