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Autore: _joy    18/06/2014    4 recensioni
«E di me ti fidi?»
«Posso fidarmi?» rispondo «Dimmelo tu» 
«Sì» risponde senza esitazione. 
 
Gin/Ben
[Serie "Forever" - capitolo IV]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forever'
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La cosa tremenda, quando litighi senza gridare e senza piangere, è che ti resta addosso quella freddezza raggelante.
 
È così che mi sento stamattina.
Non sono arrabbiata, sono ferita.
Ferita e quindi confusa e, di conseguenza, spaventata.
E fredda.
Fredda e analitica e distante.
 
Ben, a differenza mia, è agitato, nervoso e gesticola molto.
E alza persino la voce, cosa inconcepibile per lui.
«Cosa vuoi che ti dica?» sta dicendo adesso, alterato «Sei arrabbiata perché non ho fatto i salti di gioia alla tua idea improvvisata?»
 
È un’ora che parliamo.
Io non ho quasi chiuso occhio e mi pulsano le tempie per la stanchezza e il nervosismo.
Lui, di contro, era davvero sbronzo, quindi ha dormito pesantemente, si è alzato per dare di stomaco ed è tornato a letto, per ripiombare in un sonno comatoso.
Cosa che mi ha fatta incazzare ancora di più.
 
«Oh, improvvisata» ribatto, secca «Capisco. Quindi questi mesi che abbiamo passato a parlare di matrimonio cos’erano? Uno scherzo?»
Lui sbuffa.
«Lo sai che non è così!»
«No, invece non lo so. Se tu vuoi stare con me, se vuoi sposarmi, allora di cosa hai paura? Lasciamo da parte tutte le divertenti speculazioni su feste folli e trovate brillanti… e cosa resta?»
Lo guardo in cagnesco e scandisco:
«Resta l’impegno, Ben. E quello o vuoi prenderlo, o non vuoi»
Lui sta zitto e io lo incalzo.
«E se il fatto che io ti dica che sarei pronta a sposarti adesso, mentre io sono in pigiama e tu in mutande, e a te sembra uno scherzo stupido la dice lunga! È offensivo! Tu non ci credi davvero!»
«Certo che ci credo! Ma non vedo il motivo di litigare su una cosa tanto ridicola!»
«Ridicola? Cosa sarebbe ridicolo? Voler sapere che intenzioni hai?»
«Lo sai che intenzioni ho!»
«Credevo di saperlo, fino a ieri. Poi tu hai scherzato con il tuo coinquilino, dicendo che prima o poi farai questo passo, ma tanto siamo giovani quindi non c’è motivo di agitarsi tanto. Poi, se ben ricordi, io ti ho chiesto spiegazioni e tu sei entrato in panico. E fammi il favore di non negare, perché è un insulto all’intelligenza!»
Lui sospira e si appoggia ai cuscini.
«Mi esplode la testa» borbotta «Tutto quello che volevo era parlare con te di ieri sera e invece tu non fai che aggredirmi!»
Mi sforzo di non urlare.
«Mi hai lasciata qui, da sola, ieri» dico, piano.
Lui si rimette subito sulla difensiva.
«Sai quanto ci tenevo! Cosa dovevo fare, non andare?»
 
Sono ferita.
Chiudo gli occhi.
«Per me, non potevi farlo? Non sapevi dov’ero e sapevi che ero ferita… e non mi hai nemmeno chiamata»
Lui distoglie lo sguardo.
«Pensavo volessi stare sola» farfuglia «E comunque… quel produttore parte oggi per l’Arizona e sai quanto volevo incontrarlo… Tom si è dato tanto da fare e…»
La sua voce sfuma e io resto in silenzio ad assorbire l’impatto delle sue parole.
È più importante un contatto di lavoro di me.
Vorrei dire che non sono così superficiale da fare questi conti meschini, ma non sarebbe vero.
Che poi… è superficialità?
Sto guardando l’uomo che amo.
Che dovrebbe diventare mio marito, il mio compagno di vita.
Non credo sia così irragionevole pensare di venire per prima.
Lui viene per primo, per me. Sempre.
 
Forse, se riuscissi a piangere, scaricherei la tensione se non altro.
Ma non ci riesco.
 
«Ti ricordi quando mi hai portata a Parigi, per il mio compleanno?» gli chiedo «Quando siamo saliti sulla Torre Eiffel?»
Ben non risponde, ma so che ci sta pensando.
A come eravamo ebbri di felicità e a come ridevamo mentre lui urlava che se non lo avessi sposato subito si sarebbe buttato di sotto.
Ed era vero, io lo so.
E lo sa anche lui.
Dopo un po’, allunga una mano verso di me.
«Ascolta» mi dice «Fammi spiegare. Non è che non voglio che ci sposiamo, lo sai che ti amo. Ma… se questo progetto partisse, c’è la seria possibilità che mi impegni molto tempo. E tu non sai come vanno le cose su un set, ma tra preparazione e riprese per un anno almeno io sarò lontano. E ti voglio con me, davvero, ma adesso è troppo… complicato»
Non prendo la sua mano.
«Ben, questo è il tuo lavoro. Sarà sempre complicato, visto che non lavori in un ufficio»
«Stavolta è diverso, è un progetto enorme! Davvero, Gin, ti prego: ti prego, abbi pazienza!»
Mi volto a guardarlo.
«Avere pazienza non è un problema. Sapere cosa vuoi tu invece sì»
«Gin, io ti voglio!» si protende verso di me «Io ti amo e lo sai! Mi dispiace… Solo che temevo che avresti preso male questa cosa del film e non sapendo come dirtelo… Ho fatto un casino. Ma, davvero, non è niente!»
«Cosa vuoi davvero, Ben?» gli chiedo piano.
Lui mi stringe.
«Amore, sono un bastardo egoista ma io ti amo. Lo sai. Però, sì, questo film è importante… voglio te e voglio il film. Entrambi. Ti prego, non dirmi di no. È un’occasione enorme, per me»
«Fammi capire. Cosa mi stai chiedendo?»
«Un anno. Un anno in America. Ti prego! Dopo ci sposiamo e compriamo un rudere in Toscana»
Mi scappa un mezzo sorriso.
«Tra tutte le tue folli proposte su dove vivremo, questa è di gran lunga la peggiore»
Lui ridacchia, le sue mani che si muovono sulla mia pelle.
 
Un anno qui.
A me fa schifo questo posto.
 
Ma respingo il pensiero.
Glielo devo. Lo devo a Ben.
È il suo lavoro e lui lo ama tantissimo e io mi sono sempre ripromessa che non gli avrei chiesto sacrifici per me.
Del resto, se gli chiedessi di rinunciare, non sarei un’egoista?
Se non fosse questo progetto ne verrebbe un altro.
Se voglio stare con lui devo capire la sua vita e il suo lavoro.
 
Ben mi spinge sulle lenzuola e io lo lascio fare.
Mi bacia e mi ripete che mi ama, che vuole stare con me, mi chiede scusa infinte volte.
«Non si tratta di perdonare» mormoro, con le labbra sul suo petto «Non sono arrabbiata, sono ferita»
«Non lo sopporto» mi prende il viso tra le mani «Non sopporto di averti fatto del male. Mi dispiace, mi dispiace!»
Lo perdono troppo in fretta?
Ma io odio essere arrabbiata con lui.
Odio il mio mondo quando va sottosopra.
Restiamo a letto, stretti l’uno all’altra, mentre Ben mi racconta dell’incontro di ieri sera.
È entusiasta, lo si capisce al volo.
Per quanto mi ripeta che la serata è stata altrimenti noiosa, che ha esagerato nel bere perché era nervoso per la nostra situazione e perché si sentiva solo senza di me, capisco che freme d’impazienza.
Ad un certo punto, tra le sue parole e il filo dei miei pensieri, mi addormento.
Non so bene quando, ma mi sveglio che è ormai tardo pomeriggio tardo, accaldata e avvolta nelle lenzuola ormai sgualcite.
Alzo la testa dal cuscino e vedo subito Ben, seduto in poltrona e con un copione tra le mani, che muove le labbra senza emettere suono.
Fa così perché sta già provando le battute.
Ripiombo tra le coltri e chiudo gli occhi.
Mi sveglia lui più tardi, con baci insistenti.
Io riemergo dal torpore a fatica, ma Ben sembra stare molto meglio.
Si sdraia accanto a me e preme il corpo contro il mio, mentre con le dita traccia dei disegni immaginari sulla mia schiena.
Scosta le spalline della mia canotta e me la abbassa, scoprendo il seno.
Io mi sento frastornata, dalla stanchezza e forse dai miei pensieri confusi.
Mormoro una richiesta al suo orecchio e gli mordicchio il lobo e lui annuisce.
Corre in bagno a riempire la vasca e, mentre io mi lavo i denti, lui si spoglia e scavalca il bordo, sedendosi.
Sono ancora mezzo addormentata quando mi sfilo le culotte e il top, mentre lui mi guarda con gli occhi scuri che mandano lampi.
Quando alzo le braccia per legarmi i capelli in un nodo in cima alla testa, lui mi tende la mano per aiutarmi a scavalcare il bordo.
«Vieni qui, amore» mormora, prima di prendermi tra le braccia.
Affondo il viso sulla sua gola e penso che è qui che voglio stare.
È qui che sono a casa.
Lui mi mordicchia dolcemente la pelle della spalla, il collo, le labbra.
Mi giro per sedermi su di lui.
Facciamo l’amore con gli occhi incatenati e io sospiro il suo nome e mi affido a lui e niente esiste se non se le sue braccia, le sue labbra e la sua pelle attorno a me.
 
 
*
 
A cena mangiamo una pizza.
La volevo da tanto e Ben mi porta, a sorpresa, in un ristorante italiano.
Scuote il capo e dice che è assurdo stare con qualcuno che vuole mangiare solo cucina italiana, per di più all’estero, ma quando ci sediamo il cameriere non mi porge il menù: dice che “il signore ha già ordinato tutto” e mi augura buon appetito, versandomi il vino.
Io guardo perplessa Ben, ma lui si limita a sorridere e a chiedere una birra.
E mi servono la mia pizza preferita, ma di questo non mi stupisco.
Resto incantata, invece, quando scopro che Ben ha ordinato tutti i dolci che ci sono sul menù, più alcuni che ha chiesto di preparare apposta.
«Diventerò grassissima!» gli dico, mentre lui mi imbocca con un cucchiaio per farmi assaggiare il tiramisù.
«A me piacerai sempre» ribatte, con quel sorriso che farebbe capitolare chiunque.
«Non posso non pensare che eri abituato a un diverso tipo di donna» dico, dubbiosa «Ogni volta che metto il naso fuori casa e vedo le modelle che si aggirano ovunque»
Ben sorride di nuovo e, sotto il tavolo, mi accarezza una coscia.
«Allora propongo di non uscire più di casa» mormora al mio orecchio «Restiamo in camera tutto il giorno, tutti i giorni»
Rido.
«Per quanti giorni?»
«Tutti i giorni, che domande! Tutti i nostri giorni!»
«E il tuo lavoro?» lo pungolo scherzosamente.
«Al diavolo il lavoro!» risponde lui, mentre gli brillano gli occhi «Sei così bella… Così bella che non capisco più niente…»
Siamo seduti vicini, con le mani intrecciate.
Il suo braccio sinistro mi circonda la vita e, mentre mi bacia, finalmente mi rilasso.
Chiudo gli occhi e mi faccio cullare dalla musica discreta, dal suo profumo così familiare.
 
E poi, all’improvviso, sentiamo uno strillo femminile.
«Ben! Ben!»
Lui alza gli occhi e il suo viso si illumina mentre sorride.
«Ciao, Amanda!» dice, sorpreso, alzandosi.
 
Io mi volto e vedo in piedi dietro di me una sorridente Amanda Seyfried.
 
 
 ***
Buongiorno!
Con un po' di ritardo, ma ecco il nuovo capitolo! Ieri, invece, ho aggiornato "Le Cronache"!
Sapete che per ogni informazione potete trovarmi qui: 
https://www.facebook.com/Joy10Efp?ref_type=bookmark
Buona lettura!
Joy

   
 
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