Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Miss One Direction    18/06/2014    21 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
_________________________________________________________
- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A








Che divertimento... - esclamai annoiata a morte
- Yuppy. - rispose, col mio stesso umore, Harry accanto a me

Era il 23 dicembre e noi eravamo a casa mia, da soli. Che amarezza. I ragazzi e le ragazze erano partiti da nemmeno 3 ore e io già sentivo un profondo senso di solitudine, nonostante il mio ragazzo fosse lì... peccato che fosse a terra anche peggio di me e non mi aiutava di certo a tornare di buon umore. Noi a morire di noia, e gli altri a divertirsi in diverse località nel mondo... ripeto: che amarezza.
Niall e Daniela erano andati sul semplice, come sempre del resto: Mullingar, Irlanda. Eh si: il nostro irlandese scemo aveva deciso di tornare in patria e la mia amica era stata più che entusiasta di accompagnarlo. Già che me li immaginavo a ballare i balli tradizionali del luogo con Greg, Denise e gli altri... Bhe, meglio stare sul divano piuttosto che rischiare la vita con quei cosi da folletto. Quel cupcake dolcissimo di Theo poi! Ok basta o mi sale ancora di più la depressione.
Liam e Margaret avevano invece deciso di restare nel nostro amato paese: si erano rifugiati a Liverpool. Ma beati loro!
Zayn e Mara avevano deciso la mia patria ovvero l'Italia, motivo? La mia amica non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con la sua famiglia ma allo stesso tempo voleva anche il suo ragazzo affianco. Sinceramente erano gli unici che non invidiavo per niente...
Louis e Giulia, come già di sa, erano a New York e ci sarebbero rimasti fino al 5 gennaio. Il mio coglioncello, per fortuna sua, ci chiamava ormai tutti i giorni e risultava sempre più entusiasta. La domanda è: era felice di non avere rompipalle tra i piedi o di stare con Giulia? Andiamo, non sarebbe mai stato così spregevole quindi mi sembrava molto più plausibile la seconda ipotesi. Mi sentivo la sfigata della situazione: tutti a divertirsi in bellissime località... e io a passare Natale e Capodanno in Scozia, con coglioni con il kilt e le cornamuse che ti rimangono in testa per giorni. Già mi immaginavo mio padre con il kilt... oh mio Dio che visione assolutamente orribile! Mia madre non vedeva l'ora che arrivassi e mi aveva già chiamata 3 volte per ricordarmi il luogo dove avrei dovuto impostare il navigatore in macchina, eh le mamme. Sarei dovuta partire quel pomeriggio per poi tornare a Londra il 6 gennaio, era stato programmato tutto nei minimi dettagli ma solo l'idea di alzarmi dal divano e guidare per 6 ore di fila mi faceva venire il rigurgito. E se avessi portato il divano con me?
Cogliona, hai una Fiat 500', non un pik-up!
Si criceto hai ragione...
Visto che ci sei perché non approfitti del fatto di stare da sola con quel figaccio del tuo ragazzo e lo stupri pure da parte mia?
Criceto frena gli ormoni o finisce che ti do retta.
Sembra incredibile... ma io non avevo ancora chiesto a Harry dove sarebbe andato in vacanza. Perché? La pure e semplice verità: mi ero completamente dimenticata. In quel momento però non mi andava nemmeno di chiederglielo, avrei dovuto attirare la sua attenzione e sinceramente non avevo la forza, né fisica né mentale, per farlo. Sono pigra? Lo so ma vado fiera di esserlo. Anche perché nemmeno lui si era scomodato a preoccuparsi dell'argomento, un motivo in più per dare per scontato che sarebbe tornato dalla sua famiglia a Holmes Chapel.


- Piccola? -
- Mh? - mugugnai con una voce da mezza addormentata, cosa che però non ero affatto
- Quando avrò l'onore di conoscere i tuoi genitori? - mi chiese all'improvviso, girandosi a tutti gli effetti verso di me

E quella domanda da dove saltava fuori?! Non sono domande da fare, non quando sono stravaccata sul divano, non in questa vita.

- Al matrimonio, se ci arriviamo – risposi seria ma mostrando comunque un po' di ironia

Non avevo nemmeno preso in considerazione l'idea di presentare Harry ai miei... ma proprio per niente! La ragione è stupida, lo so e me ne rendo conto ma è davvero significativa... i miei genitori odiavano i tatuaggi.
Harry pieno di tatuaggi + i miei genitori schifati dai tatuaggi = un calcio in culo sia a me che a lui.
In pratica entrambi avevano sempre avuto il brutto vizio di giudicare qualcuno alla prima occhiata: vedevano un ragazzo con un piercing o un tatuaggio? “Quello è proprio un cattivo ragazzo!” e via dicendo. Non volevo che Harry non si sentisse accettato dalla mia famiglia, non volevo che si sentisse in colpa per essersi tatuato così tanto... lui era perfetto così com'era, anche con la pelle nera. Doveva rimanere così o non sarebbe stato più l'Harry di cui mi ero innamorata. No, è fuori discussione.


- Perché scusa? - mi chiese stranito
- Perché... Perché no Harry, non mi va di parlarne -

Sinceramente? Quell'argomento mi rendeva nervosa, avrei dovuto mantenere questo... “segreto” ma con lui non riuscivo a nascondere qualcosa. In più era una cosa che riguardava a pieno entrambi, un motivo in più per renderla ancora più difficile da affrontare.


- Ti vergogni di me... - sussurrò guardandomi con occhi tristi ma allo stesso tempo arrabbiati

Possibile che quando si arrabbiasse quel verde smeraldo diventasse improvvisamente più scuro? Sembrava petrolio... Aveva capito male, non potevo permettere che pensasse cose non vere. Soprattutto se riguardavano a pieno il nostro rapporto.

- Cosa?! Veramente dovrebbe essere il contrario... - risposi indignata e mettendomi seduta
- Si certo, tu ti vergogni di me! Ecco perché non mi vuoi far conoscere i tuoi genitori ed ecco perché non vuoi farlo con me! - iniziò ad urlare alzandosi in piedi

Aveva voglia di litigare? Bene, perché messa sul quel piano anch'io avevo un bel po' di cose da dire.

- Io?! Io, caro, sono sull'orlo di una crisi di pianto ogni volta che mi guardo allo specchio! Figurati come mi dovrei sentire nuda, sotto di te! Il mio è un problema di autostima, non di vergogna verso di te! Pensi che io sia così stronza?! Si vede come mi conosci! Piuttosto sei tu quello che ogni volta che usciamo diventa tutto rosso di vergogna per avere me come fidanzata! Neanche tu mi hai fatto conoscere i tuoi e sinceramente non oso nemmeno immaginare il perché! - sbraitai spingendolo via, intimandogli così di uscire
- Io non te li ho fatti conoscere perché tu hai fatto lo stesso! Io non ho fretta di farlo con te, solo che mi sei sembrata sempre troppo restìa! Il fatto che non mi vuoi presentare alla tua famiglia è segno che non ti senti sicura di me e ti vergogni! - rispose a tono alzando le braccia al cielo
- Pensi davvero che io sia così stronza?! Ma bravo! - risposi iniziando ad applaudire in modo sarcastico – se la pensi realmente così allora puoi anche andartene! -
- Bene! -
- Bene! - urlai per avere l'ultima parola, cosa che ormai ero abituata a fare.

In tutte le litigate che affrontavo volevo sempre avere l'ultima parola perché sapevo che, se non avessi concluso io, mi sarei sentita ancora più in colpa e l'incubo mi avrebbe accompagnata più a lungo.
In meno di un momento prese sia il cappotto che il cappello e uscì di casa sbattendo la porta. Il tonfo provocato dalla chiusura potente mi fece chiudere gli occhi, una piccola lacrima intanto stava già percorrendo la mia guancia fino a infrangersi sulla bocca. Era la nostra prima, vera litigata... e mai avrei pensato che avrebbe fatto così male. Mi morsi il labbro inferiore fino a sentire del sangue in bocca pur di non scoppiare in un pianto isterico, anche se stavo a casa da sola non volevo. Piangere avrebbe significato essere deboli e io non ero debole! Imprecai più di una volta prima di esplodere: buttai a terra la prima cosa che mi capitò a tiro, ovvero l'appendiabiti all'entrata. Si ruppe un pezzo di legno da esso ma non me ne fregava niente, non avrei dovuto urlargli contro né aggredirlo così. In un attimo mi tolsi le Converse e le scaraventai, con tutta la forza e la rabbia repressa che avevo, verso il muro: quelle scarpe erano diventate una parte di me ma avevo vissuto troppi ricordi con esse indosso, di cui la maggior parte erano legati a Harry. Mi coprii il viso con le mani e solo quando lo sentii umido sotto il mio tocco mi accorsi di star piangendo... Ero scoppiata. Caddero subito al suolo con un tonfo secco e io con loro, perché diventavo sempre più debole davanti a una litigata? Aspettai alcuni minuti prima di rimettermi in piedi e ingoiare l'istinto di piangere. Faceva male, faceva davvero male dover ingoiare tutto pur di non esplodere ma dovevo continuare così. Come sempre sentii un forte dolore nel petto ma, con un sorriso fintissimo, mi scrollai la felpa e i leggins e salii al piano di sopra per prendere le valigie; per fortuna che le avevo già preparate. L'ultima cosa che volevo era rovinare il Natale ai miei genitori e ai loro amici, non si erano mai accorti di niente quindi perché quella volta sarebbe dovuta essere diversa? Una volta in camera mia mi infilai subito i Dr. Martens e mi guardai in giro per controllare che avessi preso tutto, subito dopo andai in bagno: solo l'idea di dover fare pipì già solo dopo un'ora di macchina mi dava sui nervi.
Dopo una decina di minuti riuscii a mettere tutto in macchina, nonostante le valigie stracolme e la neve che stava cadendo, e chiusi a chiave la porta di casa. Glasgow aspettami...




HARRY'S POV.

La nostra prima, vera litigata... e io ero completamente a pezzi. Il fatto che si vergognasse di me non mi andava giù ma allo stesso tempo ero più che consapevole di aver esagerato parecchio. Andiamo: una ragazza come Manuela, che stava sempre sulla difensiva e tirava fuori gli artigli ogni qual volta che qualcuno osava avvicinarsi di più, avrebbe reagito per certo in quel modo. E la cosa peggiore era che io dovevo essere quello che avrebbe potuto prendere il posto di Louis... Tks, come se fosse stato possibile. Dopo aver sbattuto la porta non me ne ero andato subito a casa, una parte di me (se non tutta) reclamava ancora quella benedetta ragazza e avrei avuto addirittura il coraggio di tornare dentro e baciarla senza preavviso.
La cosa che mi mangiava ancora di più lo stomaco era il fatto che io fossi perfettamente a conoscenza delle sue insicurezze, motivo per cui non avrei dovuto nemmeno pensare cazzate come quelle che le avevo appena urlato in faccia. Rimasi nascosto dietro un piccolo albero finché non vidi quella piccola figura di appena un metro e sessanta mettere delle valigie in macchina; avrei voluto aiutarla, se non pure partire con lei ma non potevo pretendere che mi perdonasse così su due piedi.
Solo quando la vidi chiudere la porta di casa mi accorsi che non le avevo nemmeno chiesto dove sarebbe andata in quel periodo natalizio, sapevo solo che i suoi genitori abitavano non molto lontano da Londra e avevo sempre dato per scontato che sarebbe andata da loro. In fondo però nemmeno lei non mi aveva chiesto dove sarei andato... forse non le interessavo davvero?
Non sarei riuscito a vederla andarsene, per questo mi allontanai a piedi verso casa mentre la neve era la mia unica compagna. Quello avrebbe dovuto essere il periodo più bello dell'anno, quello dove avrei dovuto godermi ogni singolo istante con la mia ragazza: sapevo quanto amasse la neve e il solo pensiero di farla ridere con essa mi faceva fremere la mani... A quanto pare però il destino aveva cambiato le sue carte.
Diedi un'occhiata al cellulare per vedere l'ora, e regolarmi per il viaggio di 6 ore che avrei dovuto affrontare, ma un selfie stupido di Manuela mi apparve come blocca schermo. Amavo quella foto: con il suo visino dolce impegnato in un faccino da scimmietta dispettosa e quell'aria spensierata che era caratteristica di lei. Lo ammetto: quella foto me l'ero fatta inviare segretamente da Mara pur di averla sul cellulare, sapevo quanto Manuela odiasse far vedere le proprie foto... Possibile che mi sentissi ogni minuto più in colpa?
Scrollai leggermente la testa e rimisi il cellulare in tasca, ci tengo a precisare: mi ero completamente dimenticato di vedere l'ora. Sapevo però che non mi sarei trattenuto di nuovo davanti a quella foto, non mi importava sapere che ore fossero... tanto un quarto d'ora in più non avrebbe fatto la differenza.
Più camminavo, più la neve cadeva e più le parole di Manuela mi rimbombavano in testa:
Pensi che io sia così stronza?! Si vede come mi conosci! Piuttosto sei tu quello che ogni volta che usciamo diventa tutto rosso di vergogna per avere me come fidanzata!”
Perché pensava certe fesserie? È vero, non riuscivo a fidarmi velocemente delle persone ma questo non significa che il suo caso fosse uguale. Lei era la mia ragazza, quella 19enne che amava comportarsi da bambina e che quando sorrideva mostrava quella fossetta tenera sulla guancia sinistra... Non avrebbe mai potuto essere una stronza, nemmeno se ci si fosse impegnata con tutta sé stessa. Il fatto che mi vergognassi ogni volta che uscivamo era vero, ma di certo non mi dispiaceva: ero solo chiuso nel mio guscio e avevo bisogno di uscirne. Lei sarebbe potuta essere l'unica a rompere quella barriera che mi ero costruito intorno e farmi tornare quel 19enne spensierato che ero un tempo... Oppure avrebbe potuto mandarmi a quel paese e scegliere un altro con cui sarebbe stato più semplice stare insieme.
Preferii non pensarci e continuai a camminare con le mani in tasca, il 23 dicembre a camminare come un'anima solitaria... che amarezza.




MANUELA'S POV.

Dire che avevo rischiato di fare un'incidente, più di una volta, è una cosa abbastanza scontata se si pensa a me. Il viaggio era iniziato a procedere senza problemi solo dopo le prime 2 ore, perché?
1) Ero rimasta senza benzina e avevo seriamente rischiato di fermare il traffico, per fortuna che la mia macchinina adorata era riuscita a resistere fino a un distributore;
2) Una canzone d'amore alla radio mi aveva riempito la testa con la figura di Harry e più di una volta avevo sbandato senza volerlo, rischiando non solo di finire fuori strada ma anche di tamponare qualcuno.
Le 6 ore più lunghe della mia vita, questo è certo. Grazie all'auricolare ero riuscita a chiacchierare per un'oretta buona con mia madre, ricevendo succulenti informazioni sul menù che aveva preparato per la vigilia. Ero contenta che quell'anno saremmo stati solo io, lei, mio padre e due amici di famiglia: di solito il nostro Natale era sempre accompagnato da nonni, zii, nipoti e cugini... il classico Natale all'italiana insomma. Quell'anno invece avrei passato quel periodo magico solo con i miei genitori e ne ero più che entusiasta. Il pensiero di Harry però non voleva proprio saperne di uscire dalla mia mente e qualsiasi cosa che diceva mia madre lo collegavo al mio ragazzo... Ovviamente i miei non sapevano nemmeno dell'esistenza del mio ragazzo, mica ero così scema! La verità? Io avrei tanto voluto presentarlo ai miei cari ma la paura di deluderli mi aveva inghiottita... già non mi reputavo la figlia perfetta, figuriamoci se avessi portato a casa un ragazzo che tutto avrebbe potuto tranne che piacergli.




                                                                                        ******



Le successive ore potevano essere paragonate all'eternità, sembravano non passare mai.
Quando vidi finalmente, per quanto la neve potesse permetterlo, il cartello con la scritta “ Glasgow” tirai un sospiro di sollievo: mi si era fatto il didietro quadrato, la voce del navigatore mi stava rimbombando nel cervello e non mi sentivo più i piedi... Piccola precisazione: avevo mandato a fanculo il navigatore più volte e invano avevo cercato una voce alternativa, peccato che alla fine si era bloccato alla voce sensuale che dice tipo “Tesoro gira a destra ora”. Agli occhi degli estranei sarei potuta sembrare una lesbica ma non è di certo colpa mia se quell'aggeggio viveva di vita propria!
Ok, fino a Glasgow c'ero arrivata... ma da lì dove dovevo andare? Quell'intelligentona di mia madre mica mi aveva dato l'indirizzo. Eh no. Perché lei doveva fare la tragry, mi sembra ovvio!
Composi svogliatamente il numero di quella donna e, nell'attesa di una risposta, mi scaldai le mani col fiato. Ero sempre stata a conoscenza delle temperature polari di quel posto ma mai avrei immaginato che sarei potuta morire di freddo.


- Mammuccia! - sentii urlare dall'altra parte

E fu così che Manuela ritorna a 10 anni, olè!

- Mamma sono arrivata a Glasgow. Ora dove devo andare? - chiesi spazientita e infreddolita come un pupazzo di neve
- La casetta non è in città, è un po' più in isolata... Aspetta che mando papà a prenderti. Ci vediamo dopo, ciao ciao ciao ciao ciao -
- Mam... - non feci in tempo a rispondere che quel fastidioso tu tu tu già si fece sentire

Non stupitevi: un'italiana come mia madre non poteva non finire una telefonata senza mille “ciao”. In America per chiudere una chiamata non si saluta nemmeno, in Italia si conclude con: “Ciao ciao ciao ciao ciao”. See the difference.
Che poi, in che senso mi veniva a prendere mio padre? Avrei lasciato la macchina lì, accanto al cartello, sotto la neve? Mah. Ora capite da chi ho preso la mia “normalità”. Non avevo per niente voglia di litigare con nessuno quindi rimasi lì, a riscaldarmi da sola pur di non morire di freddo. Maledetto il giorno in cui avevo detto di sì alla Scozia...
Per non annoiarmi presi il cellulare, decisa a voler giocare a 2048 Puzzle, ma mi bloccai in partenza alla vista del mio blocca schermo: un selfie di Harry mentre faceva la linguaccia alla fotocamera. Se l'era fatto col suo I-Phone la sera della festa e me l'ero inviata di nascosto, amavo quella foto... Anche se era ubriaco, quel faccino stupido rappresentava a pieno il ragazzo dolce e spensierato che sarebbe dovuto essere ed ero determinata a far tornare. Dopo quello che era successo però, solo guardandola mi si stringeva il cuore... Possibile che mi mancasse così tanto? I rimpianti non avrebbero dovuto nemmeno esserci nel mio stato d'animo ma io ero fatta così: sempre la prima a scusarsi, a farsi i complessi e, puntualmente, a rimanerci fregata.
Quell'attimo di depressione venne interrotto, per fortuna, da una macchina a me fin troppo conosciuta che accostò poco lontano da me: gli abbaglianti iniziarono a spegnersi e accendersi velocemente, per farmi capire che quello alla guida fosse mio padre, e sorrisi non appena lo vidi. Scesi dall'auto, nel suo stesso momento, e non persi nemmeno un attimo a corrergli incontro fino a finire dritta dritta tra le sue braccia. Quel omone uguale a me e che non vedevo da mesi... era finalmente con me. Se stavo provando quell'emozione con mio padre, con mia madre sarei potuta scoppiare a piangere. La neve intorno a me ormai non mi faceva né caldo né freddo, mi bastava solo restare lì.


- Maramella! - esultò stringendomi un po' più forte

Lui e i suoi nomignoli sempre più strani. Negli anni era passato da “Caramella” a “Maramellix” così, senza un motivo preciso. Che poi questi nomignoli non centravano un fico secco con “Manuela” ma vabbé dettagli.

- Papà – sussurrai ancora entusiasta

Trovarsi in un abbraccio così familiare mi fece dimenticare per un attimo Harry ed ero sempre più convinta che quella vacanza mi sarebbe stata di grande aiuto, nonostante la location odiosa. Ero stata troppo a lungo scoperta e in quel momento avevo bisogno di ricostruire la corazza.
Mio padre mi spiegò come avremmo dovuto fare per arrivare alla casetta e tornai subito in macchina per seguirlo: mi avrebbe fatto strada lui, così nessuna macchina sarebbe rimasta “abbandonata”. Mia madre aveva ragione: l'abitazione era un po' più isolata da Glasgow ma non distava comunque molto dalla città. Non appena ci arrivai davanti rimasi piacevolmente sorpresa: era una villetta in pietra, a due piani e molto essenziale all'esterno. Non andavo particolarmente matta per le villone da ricconi, semplice motivo: una mia amichetta delle elementari mi aveva invitata a casa sua (un villone enorme di 4 piani) e mi ci ero persa. Brutta esperienza da non far risuccedere.
Parcheggiai la macchina proprio accanto a quella di mio padre e notai con piacere la presenza di mia madre sull'uscio. Sembrava trepidante all'idea di abbracciarmi e anche io non vedevo l'ora, mi era mancata da morire. Non feci in tempo nemmeno a chiudere la portiera che mi fiondai letteralmente tra le braccia di quella donna, poteva essere strana e tutto quello che volete voi ma sarebbe sempre rimasta la donna più importante della mia vita. Sentire il suo profumo fu come ritrovarsi in Italia, con l'unica differenza di stare in Scozia. Per notti intere avevo abbracciato il cuscino in attesa di quell'abbraccio e averla lì, di fronte a me, a stringermi fortissimo fu come sognare ad occhi aperti.


- Amore mio – sussurrò baciandomi in testa
- Ciao mamma – risposi sempre in un sussurro

Mio padre e il proprietario della casetta intanto si stavano dando da fare per scaricare le mie valige. Ero troppo felice e, purtroppo per loro, mi dimenticai completamente dei bagagli che, secondo logica, avrei dovuto portare io dentro casa.

- Amore ma che ci facciamo ancora qui? Dai su entriamo che si muore di freddo -

Mia madre si staccò dall'abbraccio e, cingendomi il fianco con un braccio, mi invitò a entrare.

- Permesso – sussurrai con un sorriso e guardandomi in giro

Era un ambiente molto rustico che trasmetteva davvero l'idea di essere in una grande famiglia: le pareti erano tutte color panna, in salotto era ben visibile un bel caminetto in pietra, i divani erano arancioni e il tutto era davvero molto accogliente.
Mio padre aveva sempre avuto amici da tutte le parti, anche in Italia era così e per questo non ero rimasta per niente stupita del fatto che un suo amico ci ospitasse. La cosa che però non sapevo era chi fosse quel suo amico, non conoscevo nemmeno la famiglia di quest'ultimo e per questo motivo necessitavo di presentazioni all'istante.
Dopo un'ultima occhiata in giro sia mio padre che il proprietario della casetta fecero il loro ingresso in salotto, pulendosi bene la neve dagli scarponi.


- Amore, questo è Robin. Il signore che ci ha gentilmente concesso questa casetta per trascorrere il Natale qui – iniziò mia madre indicando l'uomo abbastanza robusto, e con gli occhiali, alla porta
- Molto piacere Robin, io sono Manuela – mi presentai con un sorriso
- Il piacere è mio, Manuela. Conosco tuo padre da secoli e sono stato più che entusiasta di invitarvi tutti qui. Certo che ti sei fatta proprio grande! - esclamò sorridente e squadrandomi da capo a piedi

Ma chi ti ha mai visto?!
Bravo criceto, questa è un'ottima domanda. Nonostante diedi ragione al mio cricetino, continuai a sorridere per non offenderlo. Ci aveva offerto casa sua e io lo dovevo pure insultare? Nah, in fondo quell'uomo mi trasmetteva simpatia.
All'improvviso entrò in salotto, da non si sa dove, una bellissima donna: aveva i capelli neri e lunghi, un sorriso perfetto e degli occhi di un verde intenso, quasi accecante. Non appena notai quel colore così familiare mi salì un brivido lungo la schiena: Dio, era identica a Harry... No, dovevano essere solo mie fantasie, ero arrivata al punto di vedere il mio ragazzo in qualsiasi volto quindi era più che normale che fosse solo la mia immaginazione.


- Manu, questa è mia moglie Anne – ci presentò Robin con il suo solito sorriso
- Molto piacere – mi presentai, cercando di non dare a vedere la mia perplessità

Cazzo non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi, la somiglianza con Harry era davvero troppa...
Manuela finiscila!


- è un piacere averti qui davvero. Oh, ma prego tesoro togliti la giacca. Fai come se fossi a casa tua – mi intimò sfilandomi dolcemente il cappotto da dietro

Gli amici di mio padre erano quasi tutti simpatici ma Robin e Anne erano in assoluto i migliori, lì capii il motivo per cui mia madre fosse così contenta di passare il Natale con loro.

- A breve dovrebbe arrivare anche mio figlio. Vieni, ti faccio vedere la tua stanza – continuò Anne facendomi segno di seguirla

Feci come ordinato e mi indicò una porta al piano di sopra, non appena entrai rimasi a bocca aperta: era praticamente la mia camera. Le pareti azzurre, il piumone azzurro, gli armadi bianchi e il parquet scuro. L'unica differenza stava su una parete: a Londra le mura erano tutte azzurre mentre lì erano disegnate della nuvolette bianco latte, come a voler rappresentare il cielo. In tutta onestà sembrava molto una camera da bambini ma più la guardavo e più mi piaceva. Ne rimasi subito incantata e il sorriso di Anne aumentò ancora di più, era davvero una donna d'oro.
La ringraziai con sincerità e le assicurai che sarei scesa a momenti, volevo solo stare un attimo per conto mio a godermi l'ambiente. Non appena rimasi di nuovo da sola mi buttai a peso morto se quel letto apparentemente comodissimo, mi mancava il mio Harry... Più cercavo di non pensarci e più mi tornava in mente. Guardai il cellulare sperando almeno in un suo messaggio ma non lo trovai, fu lì che mi rassegnai e con uno sbuffo poggiai il telefono sul comodino. Ci avrei parlato quando sarei tornata a Londra, ormai il concetto mi sembrava fin troppo chiaro.
Indossando un sorriso fintissimo, ma comunque convincente, scesi di nuovo al piano di sotto e in quello stesso istante trovai di nuovo il portone aperto: l'unica differenza era che in quel momento non c'era mia madre fuori al freddo, bensì Anne e Robin. Non mi andava molto di conoscere nuova gente ma comunque ero costretta a farlo, non potevo di certo stare chiusa in camera a non far niente. Le mie valige erano ancora acconto al divano e, guardandole, mi distrassi un momento: solo l'idea di dover smistare tutto mi faceva già salire il mal di testa.


- Amore! Finalmente sei arrivato! Com'è andato il viaggio? Tutto bene? - chiese premurosamente Anne rientrando lentamente in casa abbracciata a un ragazzo

Mia mamma mi aveva spiegato che il figlio di Anne abitava a Londra e aveva anche la mia stessa età, non lo aveva mai visto nemmeno lei però dalle foto le era sembrato molto carino. La verità?
Non me ne frega niente! Io voglio la mia cupcake tatuata!
Se ve lo dice il criceto, state certi che era così.
Incrociai le braccia al petto e, con un impercettibile sbuffo, mi sistemai accanto a mia madre in attesa di altre presentazioni. L'ultimo arrivato, dopo aver abbracciato sia Robin che Anne, si tolse il cappello e si girò nella nostra direzione. Mi si gelò il sangue nelle vene a dir poco non appena lo vidi in faccia.
Porca putt...
Criceto non ti ci mettere anche tu!


- Lui è Harry, mio figlio. - esclamò orgogliosa Anne stringendo ancora di più il mio ragazzo

Sia i miei genitori che Robin lo guardarono come fosse un dio mentre, sia io che lui, deglutimmo nello stesso momento. Porca vacca...







              ​                                                                                Oh shit...                 




Spazio Autrice: Hello people! Rieccomi dopo aver esplorato mezza Narnia (?) XD seriamente: mi sento davvero in colpa per aver postato così tardi e mi stavo per mettere a piangere quando ho visto che le persone che hanno messo la storia tra le preferite sono diminuite. Mi è crollato il mondo addosso davvero. Ho una "mezza" giustificazione: ho scontanto le pene (mi viene da ridere con questa parola scusate X"D) dell'inferno pur di scrivere questo capitolo sul serio. è il capitolo più riflessivo che abbia mai scritto ma ne vado ogni minuto più fiera *-* ve l'aspettavate tutto questo casino? No? Eeeeh lo sapevo u.u so anche che mi ucciderete per aver fatto litigare Harry e Manuela ma doveva andare così u.u come ho già detto: è il capitolo più lungo mai scritto ma anche il più bello e mi aspetto qualche recensione in più per questo *-* allora: Manuela va in Scozia dai genitori e litiga con Harry, Harry litiga con Manuela e va... in Scozia! Sono cattiva a non avervelo detto lo so u.u muahahaha u.u passiamo alle domande vi va?
1) cosa vi aspettavate che sarebbe successo? 
2) come vi siete sentite quando avete letto della litigata pesante tra Manu e Harry?
3) quale pensiero di entrambi i personaggi vi ha "colpito" di più?
Mi scuso ancora per il ritardo e spero di essere stata perdonata *-* scusate ora ma Peter, Aslan e Caspian mi aspettano u.u sono fusa lo so u.u Peace and Love
Xx Manuela

Spazio pubblicità:
Michaelssmile per Fan Faction sui 5 Seconds of Summer;
Ranyadel per Fan Fiction su One Direction, 5 Seconds of Summer e Avril Lavigne;
-
 Sara_F per Fan Fiction su One Direction;
Louis_William_Tomlinson per Fan Fiction sui 5 Seconds of Summer.

 
   
 
Leggi le 21 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Miss One Direction