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Autore: Nicky Rising    28/06/2014    6 recensioni
Come sarebbe se la realtà dei Guns che conosciamo oggi fosse sbagliata? Se il personaggio sempre circondato da mistero di Izzy non fosse in realtà tale perché morto alla fine del 1991?
E come reagirebbe Axl Rose a tutto ciò?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Ehi.. Ti ho cercato ovunque”
Axl non rispose. I suoi occhi erano persi sul pavimento e Duff poteva vedere solo l’ombra della sua esile figura in quella stanza semibuia del piano superiore della chiesa.
Si avvicinò incerto, provava dolore sì, ma il rapporto che il cantante aveva con Izzy era ben più diverso e profondo, e non poteva immaginare come si dovesse sentire lui in quel momento.
Tutti gli altri problemi, il futuro della band o un chitarrista che potesse degnamente rimpiazzare Izz, sembravano lontanissimi, inutili, in confronto alla sofferenza che tutti stavano provando.
Il bassista mise una mano sulla spalla ad Axl, che non si mosse, ma rimase con lo sguardo fisso sulle assi di legno della cattedrale.
Dopo estenuanti secondi di silenzio, Rose aprì la bocca e pronunciò poche parole tremanti, la sua voce profonda non era mai parsa così insicura, triste, morta:
“E’ come la canzone”.
Duff lo guardò senza capire
“Sta piovendo”
Aggiunse poi facendo un cenno verso la sola finestra della stanza, nonché unica fonte di luce dell’ambiente.
Duff annuì, si riferiva a November Rain, canzone che avevano pubblicato nell’album uscito solo un anno prima, ma ora sembrava tutto così lontano.
“Solo che in quella cazzo di canzone non muore nessuno”
Questa volta la voce di Axl si fece più forte e roca, Duff riuscì solo a guardarlo sconsolato. Non c’era nulla che potevano fare.
“Perché è dovuto succedere?”
“Non lo so..”
“Perché adesso?”
“Non.. non lo so”
“Perché lui?!”
“Non lo so, Axl, Ok?! Non lo so! Io avrei meritato di morire! Non Izzy. Io mi sto distruggendo il fegato di alcol, non Izzy! Io tiro di coca tutti i santi giorni! Non..”
“Izz..”
“La sua unica colpa è di averci sopportato per così tanto tempo”
Duff si mise le mani tra i capelli, crollò a terra, appoggiò la schiena al muro e dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime trattenute ormai da tempo. Axl si voltò verso di lui, lo sguardo fermo e i pugni serrati, ma le labbra presto iniziarono a tremare a si ritrovò anche lui seduto vicino al bassista a piangere. Duff gli mise una mano attorno alle spalle, e si strinsero forte, cercando di proteggersi da tutto il resto, dal dolore, dal mondo che è così brutale e insensibile.

“Piacere, Jeffrey”
“Lo so chi sei..Io mi chiamo Will”
“Perché sei dentro ad un armadietto?”
“Scappavo dalla Gilmour, quella è pazza. Tu come mai qui?”
“Ho sentito le sue urla isteriche e volevo divertirmi un po’”
“Non so se sono il massimo dell’intrattenimento..Uno come te non dovrebbe stare con.. uno come me”
“Perché no?”
“Nessuno sta con me”
“Nessuno forse ne è all’altezza”
“Alla mia altezza?”
“Certo! Per esempio i tuoi capelli farebbero invidia a chiunque!”
“Mio padre vuole che me li tagli”
“Un classico! La domanda è.. io sono alla tua altezza, Will?”
“Forse, ma il nome Jeffrey non ti rende giustizia”
“Ci stavo pensando anche io.. La Gilmour se n’è andata, ora puoi uscire da quell’armadietto”
“..Grazie”

 
“Ti prego, ti prego non ce la faccio”
“Ora calmati, Axl”
“No! No! Ti prego voglio morire, dammela, lo so che hai una pistola, Duff, dammela subito”
“Ti ho detto di calmarti. Non dire stronzate.”
Axl si gettò sopra a Duff, perdendo definitivamente il controllo, i ricordi lo stavano massacrando, voleva morire, una volta per tutte. Le mani di Axl iniziarono a cercare nelle tasche del bassista, che riuscì a bloccargli i polsi prima che trovasse l’arma.
“Lasciami! Lasciami, coglione non sai come ci si sente!”
Duff lo tenne fermo finché non si calmò, perdendo le forze, appoggiando la testa sul suo petto, respirando forte.  Il bassista gli appoggiò una mano sul capo.
“Andrà tutto bene..”
Rose non ebbe nemmeno la forza di rispondere, si lasciò cullare dal respiro flebile di Duff, dalla sua mano che gli accarezzava la testa, si sentiva protetto. In fondo il bassista era sempre stato il più comprensivo, il più dolce, il più sincero, se non fosse stato per Izzy sarebbe stato lui il suo migliore amico.. Ma Izz ora non c’era più..
La porta si aprì lentamente, Slash entrò in silenzio sedendosi vicino ai due, abbracciati sul pavimento con gli occhi gonfi e gli sguardi persi. Duff e lui si diedero un’occhiata, Slash annuì: Axl aveva bisogno di aiuto, Izzy era l’unica persona che sapeva capirlo e ora non c’era più.
“Hanno detto che è l’ultima occasione per vederlo.. Chiuderanno la bara tra poco..”
“Fanculo.”
“Forza, Axl, è la nostra ultima occasione per salutarlo..”
Il biondo si alzò e aiutò il cantante a fare lo stesso. Scesero nella chiesa, incontrarono Matt e Steven nella navata insieme ai genitori di Izz e ad altri amici stretti, nessuno al di fuori di loro sapeva della morte di Jeff. Il padre del chitarrista, appena i tre Guns scesero, li guardò con odio, comprensibile: la colpa secondo lui era loro, che l’avevano trascinato via dall’Indiana per dargli quella vita da rockstar che nessuno dei suoi familiari voleva.
“Voglio stare da solo con lui..”
“Axl, non puoi fare uscire gli altri dalla chiesa..”
“VOGLIO STARE DA SOLO CON LUI.”
Tutti si voltarono. Duff li guardò con aria sconfortata, ma alla fine riuscì a convincerli ad uscire per pochi minuti, lasciando Axl da solo dopo avergli sfiorato la spalla.

“Izz..”
La risposta provenne solo dall’eco della grande cattedrale.
“Secondo me, non sei morto davvero. Sei solo quello stupido idiota che cerca troppe attenzioni.. Non te ne davo abbastanza? Mi hai salvato, poi sei finito nell’ombra, mi odio per questo. Hai ragione. Ti saresti meritato molto di più, hai fatto tutto per la band, per me..
Mi dispiace davvero trop..”
Singhiozzò.
“Ma che cazzo avevi in testa? Come.. Com’è stato possibile.. I freni di quella cazzo di automobile funzionavano fino a un’ora prima, Duff l’aveva usata, perché sei morto tu?!”
La sua voce risuonò ovunque, il suo sguardo si posò sulle vetrate, poi, finalmente,  fece quei cinque passi che lo separavano dalla bara, dal vederlo.
Gli sfiorò gli occhi chiusi, le labbra, gli accarezzò i capelli e per un attimo pensò che fosse semplicemente un’altra mattinata, in cui saliva nella sua stanza dell’hotel per svegliarlo e dirgli che dovevano fare il soundcheck per il concerto.
“Sveglia, Izz..”
Rimase in silenzio per pochi secondi.
“Cosa dobbiamo fare ora? Forse prenderci la colpa. Dire che te ne sei andato dalla band perché eravamo troppo coglioni per avere.. per.. per essere alla tua altezza Izz.. Non possiamo dirgli che non ci sei più.. Non possiamo uccidergli la speranza come hanno fatto con me.. Che devo fare con la band? Cosa.. Non possiamo fare album senza che tu gestisca tutte le canzoni che scriviamo, senza di te non saremo niente..”
Un altro sguardo.
“AIUTAMI COGLIONE. HO BISOGNO DI AIUTO!”

Duff era rimasto sull’uscio della chiesa, in silenzio, ascoltava. A quell’ultima frase si avvicinò ad Axl e gli mise una mano sulla spalla. Il cantante si voltò di scatto, spaventato.
“Calma..”
“NON PUOI DIRMI DI CALMARMI. E’ TUTTO FINITO. TUTTO!”
“Non è vero.. Ci siamo ancora.. Io e slash siamo qui.. Devi.. essere forte..”
Axl si liberò dalla presa di Duff, guardò un’ultima volta il viso pallido di Izzy, del suo Izzy. Appoggiò le labbra sulla sua fronte, una sua lacrima scese sulle palpebre dell’altro.
Voltatosi verso l’uscita della navata, non si girò più, e uscì dalla chiesa. Attraversò la piccola folla di amici e familiari con forza, Duff lo inseguì fermandosi tra la gente dopo averlo perso di vista.
Slash lo guardò con aria interrogativa e il biondo rispose soltanto scuotendo la testa.

Nessuno vide più Axl Rose. Era la fine del 1991.
Axl Rose, così come il suo genio, erano scomparsi per sempre, morti come Izzy in quello stupido giorno piovoso di novembre.
  
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