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Autore: My Pride    04/07/2014    7 recensioni
~ Raccolta di dieci one-shot/flash fiction incentrata sulla coppia Roy/Ed ♥
» 6. Sesto passo: incertezza
Avevo provato a calmarlo con il mio charme e i miei sottili metodi di persuasione, invitandolo ad accomodarsi sul divano dopo avergli offerto un bel caffè e avergli accennato a libri d'alchimia freschi di stampa. E aveva anche funzionato. La prospettiva di leggere nuovi tomi gli aveva fatto parzialmente dimenticare tutta quell'assurda storia, peccato, però, che io non avessi poi fatto i conti con un paio di difficoltà tecniche: la spropositata sete di conoscenza di Acciaio.
[ Roy&Ed ♥ Mariage ~ Wedding Planning ※ 2010/10/10 ]
[ Partecipante alla challenge indetta dalla community Think Fluff ]
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Step two Titolo: Secondo passo: consapevolezza
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: One-shot [ 1077 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric
Genere: Commedia, Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?

Tabella/Prompt: Matrimonio › 02. Tight
Piscina di prompt: FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Acciaio



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.


    Prudenza, precauzione, pronto a scappare. Erano queste le tre pi che avrei dovuto ricordare quando mi trovavo in presenza di Edward Elric, l'alchimista d'acciaio.
    A quel pensiero, spuntato fuori dal nulla mentre preparavo il caffè, sorrisi amaramente. Non che avessi realmente il terrore di una possibile vendetta da parte di quel fagiolo alto un metro e un tappo - beh, rettificò nell'immediato la mia mente, un pochino era cresciuto e io stesso faticavo a crederlo, anche se ormai non mi arrivava più all'altezza dello stomaco come quando era un sedicenne -, però, e con gli anni l'avevo imparato fin toppo bene, bisognava andarci con i piedi di piombo, con lui. In qualunque situazione ci si trovasse e qualunque persona tu fossi.
    Per tutto il tragitto di ritorno verso il mio appartamento, l'abitacolo dell'auto era rimasto nel più completo silenzio, cosa alquanto inusuale se si teneva conto di chi aveva occupato il posto del passeggero e che quel qualcuno avrebbe potuto trapanarmi i timpani con i suoi soliti epiteti se solo ne avesse avuto voglia; invece, con mio sommo stupore, Acciaio se n'era rimasto zitto e, incrociate le braccia al petto, non aveva fatto altro che guardare fuori dal finestrino con aria vagamente annoiata, tamburellando di tanto in tanto con lo stivale sul fondo della vettura. Non avevo nemmeno dovuto faticare nel convincerlo a passare da me - altro avvenimento alquanto inusuale, conoscendo le continue rimostranze, spesso anche fasulle, a cui dava vita per evitare di farlo -, e adesso se ne stava seduto sul divano in salotto, con un libro abbandonato sulle cosce e la fronte corrugata da astrusi pensieri che non riguardavano sicuramente nulla di ciò che non stava leggendo.
    Era da una buona decina di minuti che lo osservavo dalla finestrella della cucina, e in tutto quel lasso di tempo non aveva minimamente voltato pagina, simbolo che quel grosso tomo polveroso - scovato in chissà quali meandri della mia biblioteca, dato il sottile strato di umidità che scorgevo persino in lontananza - gli serviva solo ed unicamente come scusa per non doversi guardare intorno e fare i conti con una realtà che solo lui conosceva.
    Dal canto mio, non avevo idea se imputare il tutto alla notizia delle nozze del fratello o a quella delle nostre stesse nozze, visto che la cosa era capitata così improvvisamente che aveva stravolto completamente i miei piani iniziali. Avevo difatti pensato di far uso di tutto il mio charme e, una volta invitato Acciaio in ufficio, avrei accidentalmente accennato ad una riunione di alchimisti di stato e che era a sua volta richiesto, conducendolo al ristorante dove ci attendevano; una volta lì, il resto sarebbe stato assolutamente facile. Acciaio avrebbe capito che in realtà era tutta una scusa per portarlo a cena fuori, io avrei potuto prenderlo per la gola dicendogli che poteva ordinare qualunque cosa e lui, dopo un po' di tentennamenti vari, avrebbe accettato per amore del proprio stomaco, tessendo le basi per la notizia che gli avrei dato dopo un buon dolce e un bel goccio di champagne. Peccato, però, che la realtà delle cose fosse stata talmente rozza da far storcere il naso persino a me.
    Sospirai e scossi il capo per scacciare quei pensieri, tornando svelto dal mio ospite con le tazzine fumanti di caffè.
«Tieni», gli dissi nell'offrirgliene una, ricevendo appena una sua occhiata dorata. Non si sforzò nemmeno di fingersi educato e di ringraziare, prendendo la tazza bollente con l'arto d'acciaio per limitarsi ad osservarne la bevanda scura all'interno con un'espressione così cupa che, e mi costò molto ammetterlo, mi ricordò il periodo buio in cui era continuamente alla ricerca della Pietra Filosofale. Mi accomodai dinanzi a lui, posando il mio caffè sul tavolino di vetro nel mezzo prima di fissare con attenzione il volto corrucciato di Acciaio. «Allora», cominciai serio. «Credo proprio che io e te dovremmo parlare».
    Lo sguardo che mi lanciò fu indecifrabile. Non riuscii a capire se avesse realmente compreso le mie parole o se fosse immerso in un mondo tutto suo pur fissandomi, però, come risvegliatosi da un lungo sonno, si riscosse e sbatté le palpebre, soffiando sul proprio caffè.
«E di cosa? Non c'è niente di cui parlare», asserì, e dovetti sforzarmi per trattenere una sottospecie di lamento. La fase di negazione non era ancora passata, a quanto sembrava.
    «Non me la dai a bere, Acciaio. Credevo fossi abbastanza cresciuto da poter affrontare con sufficiente maturità una discussione come questa».
    «E io credevo che avessimo messo bene in chiaro che certe decisioni vanno prese insieme, Colonnello». Sputò quel grado militare come se si fosse trattato di una pietanza disgustosa, e, storcendo il naso, sembrò aver ingoiato letteralmente un rospo grasso, viscido e bitorzoluto. «Puoi chiamarlo come ti pare, resta sempre uno stupido matrimonio».
    «Cos'hai contro i matrimoni, esattamente?» gli domandai ironico, accavallando disinvolto una gamba e incrociando le braccia al petto. Lui non rispose e si limitò semplicemente a masticare qualche parola tra i denti, bevendo un sorso di caffè tutto d'un fiato prima ancora che potessi ricordargli che scottava; com'era prevedibile, si bruciò la lingua e se la prese con me, biascicando insulti al mio indirizzo con fare talmente comico che, se ci fossimo trovati in un'altra situazione, non avrei esitato a ridergli in faccia. Peccato, però, che quella sua disattenzione mi fece comprendere troppe cose. «Rettifico: cos'hai contro il matrimonio di tuo fratello?» arrivai dritto al punto, e capii di aver decisamente colto nel segno quando quei suoi occhi dorati mi fissarono come quelli di un cervo improvvisamente abbaiato dai fari di un'auto. 
    Acciaio non parlò per una buona manciata di minuti, assumendo infine un'aria scettica. «Buon per lui, che devo dirgli?» sbottò, ma si capiva fin troppo bene che la cosa non finiva lì, anche se sembrava ben lungi dal parlarne apertamente. Che fosse geloso del giovane Alphonse? In fin dei conti avevano passato praticamente tutta la vita insieme, sostenendosi a vicenda nei momenti di bisogno, quindi era un po' comprensibile il suo modo di porsi, ma... era meglio non mettere bocca, o almeno non ancora.
    «Quindi... è tutto a posto?»
    «Certo, perché non dovrebbe?» Incrociò le braccia al petto, guardando ostinatamente altrove. «Ah, si scordi che indossi il tight o addirittura la divisa. Se solo prova a costringermi, la mollo all'altare», replicò con finta formalità, e, con quella semplice nota diplomatica, capii che la conversazione era chiusa.




_Note inconcludenti dell'autrice
Posso fare un po' la sentimentale? A questo punto citerei una casa dove la famiglia ti aspetta, perché nel rivedere nomi vecchi e nuovi e nel leggere le vostre recensioni mi son sentita un po' come Edward che, dopo anni di lontananza, torna alla sua Reesembool e vede che dopotutto non è cambiata come pensava. Perché, aye, come dice la nee-san, dopotutto, questo fandom è stato la mia casa e l'ho abbandonato per davvero troppo, troppo tempo...
Chiusa questa parentesi, perché altrimenti potrebbero davvero venirmi i lacrimoni - e io ho una posizione da Colonnello da rispet... ah, nay, sbagliato -, passiamo ai dovuti ringraziamenti. Mi ha fatto sorridere come una scema leggere le parole che avete scritto e che sgorgavano direttamente dal vostro cuore, e ammetto che avevo un po' il timore di tornare fra questi lidi proprio per la troppa assenza fatta; ma fa sempre piacere vedere vecchie conoscenze.
In questo capitolo, vediamo Edward che comincia a prendere un po' alla larga la situazione e a capirla - e a fare i conti con la realtà dei fatti: Al si sposerà e andrà avanti con la sua vita, fine -, però si sa bene quant'è testardo questo bisbetico fagiolino e quanto darà filo da torcere al povero Roy, il quale in fin dei conti voleva solo cercare di fare una cosa carina... stupida, aye, ma carina.
Commenti e critiche, come sempre, sono bene accetti.
A presto ♥




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