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Autore: Dark_Nora    11/07/2014    1 recensioni
"Il rumore più spaventoso che esista è il silenzio. E' profondo. Non sai mai cosa ne segue. L'ansia dell'attesa ti uccide". Il cuore delle persone prive di speranze e desideri. Vuoto. Oscuro. Silenzioso. Questa è la storia di una ragazza che cercava la felicità e trovò la follia.
Genere: Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo  5                       Silent dolls

Nella stanza davanti a me trovai un atmosfera piuttosto strana.

Era  grande. Vuota. Completamente bianca.
Una parete di vetro formava una stretta teca in fondo alla sala.
Proprio lì vidi una cosa che mi fece rabbrividire: all'interno di questa teca, c'era Annie.

Sembrava immobilizzata, come una statua. Aveva un espressione esausta, come se fosse forzata. 
Aveva un vestito semplice, bianco e delle grandi ali.
Sembrava un bellissimo angelo.
Vicino a lei c'era una bambola alta circa 1,30 m. Aveva dei lunghi capelli castani che le cadevano leggeri sulle spalle.
Un'altra, identica a lei, era vicino a me.
Quando cominciò a parlarmi mi venne quasi un infarto.

<< Cosa ne pensi? >>
<< Eeh!? Tu parli? >>
Mi ignorò.  << Cosa ne pensi del nostro capolavoro? >>
<< Voi... cosa le avete fatto? >>.

Era così assurdo, che valutai la possibilità che fosse tutto uno stupido sogno.
<< L'abbiamo resa una creatura perfetta, come noi. Anche una persona che conosci ci ha aiutate >>

Continuavo a guardare Annie, inorridita al pensiero di ciò che aveva passato.
Poi, la bambola vicino a me cominciò a raccontare una storia.


 Gli angeli sono molto belli, ma sciocchi. Un giorno un angelo perse le sue ali per aiutare un bambino in difficoltà.
Senza ali non poteva vivere, perciò morì. Poco prima di morire, tuttavia, pensò... 
<< Non sarà cosi male: diventerò come una bella bambola. Vuota >>
E' vero, le bambole sono vuote. Ma non solo fisicamente. Il loro animo lo è.
Sono prive di vita. Oppure, è solo quello che si crede? Magari aspettano solo il momento opportuno. Infatti noi siamo qui...



La bambola vicino a Annie prese una grossa motosega e cominciò a tagliarle le ali.
Infine, la ragazza cadde a terra, con la schiena sanguinante.
Spalancai gli occhi, sconvolta. Mi girai e scappai via.

<< Ora, lei è come noi >>
<< E' solo un illusione! >> urlai.

Tornai alla stanza precedente. Stranamente, era completamente cambiata. 
Quella specie di prigione era sparita, ora mi trovavo davanti a una grande scalinata e in cima una ragazza dai lunghi capelli neri mi guardò.

<< Jenny... come hai potuto? Era questo ciò che volevi? Stare sola in un luogo dove la morte e l'illusione prevalgono? >>
Ciò che davvero mi faceva rabbrividire era che dopo aver fatto tutto questo, lei non era minimamente pentita. Era lì seduta, inespressiva. Pallida come un cadavere.

<< Sei forse diventata come loro? >> aggiunsi.
<< Come immaginavo... ancora non capisci. Sei la stessa di un tempo >>

In quell'istante, qualcosa riaffiorò nella mia mente. << Ora ricordo... >>
Jenny mi guardò, senza capire.
<< La casa rossa... quella sera... le bambole! >>

Ricordavo tutto, non troppo chiaramente.

Era una sera di pioggia.
Noi ci eravamo riparate nella casa rossa. Andavamo lì spesso per giocare. Poi, incontrammo le bambole.
Erano davvero terrificanti, con i loro occhietti rossi. 
Io e Annie scappammo via senza pensarci due volte.  Jenny invece non correva. Si avvicinava a loro, sorridente.
Io avrei voluto tornare indietro, afferrarla e correre via. 
Avrei voluto urlarle di scappare lontano.
Tuttavia non riuscivo a riconoscerla. Non l'avevo mai vista con quell'espressione in viso. Mi impauriva.
Dopo quella sera il nostro rapporto cambiò. Eravamo distanti. Non c'era fiducia.


Detta quella semplice frase, rimasi a guardarla aspettando una sua reazione.
Inizialmente la ragazza mi fissò, come nulla fosse.
Poi scoppiò a ridere, divertita. Una risata quasi diabolica.
E io non ne capivo il motivo. Solo dopo lo capii.


Poi, quel rosso. Il rosso del mio sangue.

Il dolore.

La risata delle bambole.

E poi ci  fu il silenzio. Un silenzio infinito.


Jenny sorrise soddisfatta.
Le bambole si avvicinarono a lei...


Game over


Quello sul pavimento non era solo il sangue di Nancy.

La delusione arriva per tutti.

E anche per lei, ci fu il silenzio.

Un silenzio infinito.
 


Dal diario di Jenny...


23, May        Year XXX

Gli uomini sono delle creature imperfette, umane.
Si nutrono di illusioni, speranze, felicità apparenti.

Un tempo erano  delle creature complete, immortali.
Rispecchiavano l'essenza della massima bellezza e perfezione.

Tuttavia, i sentimenti negativi erano per loro letali.
La solitudine. La rabbia. La malvagità. La depressione.
Quelle creature vennero distrutte dalle loro stesse emozioni. E anche oggi, continuiamo a farlo. 

Alcuni cercano l'affetto e l'amore negli altri. Si sentono felici.
Sciocchi: l'essere umano è una creatura fragile. Chi cerca l'amore degli altri finisce per spezzarsi. Frantumarsi. Perdendo la speranza, perdendo la vita stessa.
Quei sentimenti ferirono ciò che per la morte era stato intoccabile.



Mi chiamo Jenny. Oggi sono molto arrabbiata.
Le mie amiche si sono allontanate da me, questo mi fa pensare che io mi sia illusa per tutti questi anni. E' proprio vero: gli umani si illudono facilmente.

Però le mie vere amiche non mi deluderanno mai.
Loro non sono umane. Infatti hanno raggiunto la perfezione tanto desiderata da tutti.

Le ho conosciute quel giorno in cui eravamo andate alla casa rossa io, Annie e Nancy.
Ci andavamo spesso. Quel giorno però... non eravamo sole. 

Sentivamo dei sussurri negli armadi. Dei passi nei corridoi. Delle risate nel bosco.
Degli occhi rossi ci guardavano. Annie e Nancy scapparono, ma io... ne ero attratta.
Mi sentivo a mio agio con le bambole. Per me loro erano vere amiche.

Noi siamo così. Senza sentimenti. Il nostro cuore è come un corpo senza anima.
Come un cielo oscuro. Incompleto. Come una stanza vuota. Dimenticata e perduta. Insignificante. Ed è per questo che siamo insieme.

Successivamente chiesi a Nancy e Annie se volessero venire con me, ma si rifiutarono.
Le mie amiche mi dissero che loro due dovevano pagarla. Ciò che loro dicono, dev'essere fatto.
  
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