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Autore: Heilig__    14/07/2014    4 recensioni
[Sequel di Wedding Planner]
Nel frattempo non aveva sentito nessuno entrare, e quindi aprì la porta in tutta tranquillità. Nel momento in cui uscì, però, la porta del bagno si aprì.
Si immobilizzò e sentì il sangue nelle sue vene gelarsi, terrorizzata.
Sulla soglia stava un giovane dall'aria spaesata che la osservava da capo a piedi.
Aveva dei capelli corti e pettinati su un lato, il fisico massiccio e muscoloso, addominali scolpiti appena visibili sotto la maglietta nera a scollo a V che portava sopra un paio di semplici jeans.
- Ahm, credo aver sbagliato, scusami- disse il ragazzo con un sorriso imbarazzato, per poi chiudere la porta.
Brooklyn non si mosse di un millimetro, aspettando che il giovane capisse di non essere stato lui a confondersi, ma di essere lei la persona che si trovava nel luogo decisamente più sbagliato sulla faccia della Terra.
- Ehi!- fece infatti il ragazzo, riaprendo la porta ed entrando nel bagno - Perché sei nel bagno degli uomini?- chiese, incredulo.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=6ZsM0kxuYUE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NB: Nello scorso capitolo ho presentato Shay Todd come un uomo, quando in realtà è una -bella- donna. Sappiate che ho corretto. Chiedo scusa a tutte.
Buona lettura,
Heilig



Two 






Quando Brooklyn ritornò a sedersi accanto a Sienna, sulla passerella avevano già iniziato a sfilare le prime modelle che, camminando con passo deciso su scarpe dai tacchi vertiginosi, sfoggiavano con eleganza gli abiti ideati da Shay Todd.
- Holmes! Perché accidenti ci hai messo così tanto?- esclamò Sienna appena la vide, con aria furibonda.
- Scusa, Sienna- disse Brooklyn - E' che... c'era fila- si giustificò, omettendo il fatto che i suoi bisogni fisiologici l'avevano costretta ad andare nel bagno dell'uomini e il bizzarro incontro con quel ragazzo. Rischiava soltanto che l'amica, ossessionata dal bonton, avesse un infarto.
Nel bagno degli uomini?!” avrebbe gridato, con aria scandalizzata “Vuoi scherzare?”.
Brooklyn credeva che la fissazione di Sienna con le buone maniere fosse dovuta alla sua educazione avvenuta in una scuola privata di Parigi, dove aveva vissuto con i suoi prima di trasferirsi negli States da sola.
Decise, infine, di non dirle nulla a proposito dell'accaduto, chiudendo così la conversazione, per poi concentrarsi sulla sfilata.
Gli abiti presentati non erano esattamente nel suo stile - troppo vistosi. Doveva però ammettere che Shay aveva creatività da vendere.
Dal canto suo, Sienna sembrava adorare ogni capo d'abbigliamento presentato: ogni volta che una modella percorreva la passerella, lei applaudiva con veemenza, con gli occhi che brillavano ed un enorme sorriso sul volto.
- Brooke, non trovi che quest'abito sia bellissimo?- sussurrava ogni tanto all'orecchio della bionda, puntando il vestito in questione - Pagherei oro per averlo- aggiungeva con aria sognante.
Brooklyn si limitava a sorriderle ed annuire, mentre nella sua mente continuava a fare capolino l'immagine del giovane che aveva incontrato poco prima. Non seppe spiegarsi il perché, eppure qualcosa di lui l'aveva colpita. Forse il suo fascino disarmante, forse il suo accento chiaramente non americano, o forse ancora la sua risata.
Oh, avanti, smettila Brooke, si disse scuotendo il capo con forza, come a cacciare quei pensieri dalla testa.
- Tutto okay, Holmes?- fece Sienna, con espressione perplessa.
Brooklyn annuì, sorridendo e l'amica scrollò le spalle, ritornando a preoccuparsi della sfilata. La bionda fece lo stesso, ma quasi subito si distrasse, iniziando a guardarsi in giro. Notò il volto familiare di qualche star lì presente e pregò che qualcuna di loro fosse pronta a servirle un bello scoop su un piatto d'argento, oppure rinunciare alla correzione di quella bozza sarebbe stato completamente inutile oltre che dannoso.
Un ventre troppo gonfio, un'occhiata, un tatuaggio, un abito... qualsiasi cosa avrebbe potuto salvarla dall'impiccio in cui si era cacciata.
Già vedeva il volto paonazzo del signor Wright mentre le rinfacciava il lavoro non svolto.
Sospirò e continuò ad osservare il pubblico, cercando di non farsi notare - sarebbe stato piuttosto imbarazzante farsi scoprire nel bel mezzo di una caccia al pettegolezzo.
D'un tratto però, i suoi occhi si posarono su un volto a lei noto. Rimase ad osservarlo per qualche secondo, quelli necessari a capire che si trattava dello stesso ragazzo incontrato poco prima nel bagno, e impiegò qualche altro istante per capire che lui stava guardando nella sua direzione, con un'espressione a metà tra il perplesso e il divertito.
Brooklyn sgranò gli occhi, accorgendosi solo in quel momento dell'enorme figuraccia che aveva fatto. Il giovane fece un cenno con il capo verso di lei, in segno di saluto, e lei si voltò subito verso la passerella, arrossendo vistosamente, cercando di far finta di nulla.
Complimenti Brooke! Due figuracce in un colpo solo!, si disse, con una smorfia, augurandosi che la sfilata finisse il prima possibile: non avrebbe retto ad un'altra gaffe.


* *



- Ehi Hagen, che fai? Ridi da solo?-
Georg distolse lo sguardo da quella strana ragazza, posandolo su Gustav, che lo osservava confuso.
- Cosa...? Ah, no, mi sono ricordato di una vecchia battuta- mentì.
- Una battuta? Quale?- chiese il batterista.
- Ehm, te la racconto più tardi- fece il moro, liquidandolo.
Gustav fece spallucce e ritornò ad osservare la sfilata, mentre Georg lanciò di nuovo un'occhiata alla giovane, seduta qualche fila indietro rispetto alla sua, nella parte sinistra della sala.
Nonostante le luci basse, il bassista poté vedere che era arrossita, e ciò lo fece sorridere: essere colta in flagrante mentre lo guardava doveva essere stato imbarazzante.
Osservandola meglio, il giovane ammise che era piuttosto carina: bionda, occhi azzurri, una spruzzata di lentiggini sulle guance e sul naso. Se non l'avesse sentita parlare con un tipico accento americano, avrebbe giurato che fosse dell'Europa del Nord.
- Chi stai guardando?- chiese ancora Gustav, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
- Nessuno- rispose repentinamente Georg, distogliendo lo sguardo.
- Guardavi quella ragazza?- insistette il batterista, indicando la giovane.
Georg sbuffò: aveva dimenticato quanto il suo amico potesse essere ficcanaso. E dire che tutti lo descrivevano come il più discreto della band.
- E' carina- disse Gustav - La conosci?
- N-no- balbettò Georg, imbarazzato - Ora, per favore, ritorniamo alla sfilata.
- Perché non ci scambi due chiacchiere più tardi?
- Gustav!- esclamò Georg, forse a voce un po' troppo alta, beccandosi una gomitata nelle costole da Madison e un'occhiataccia di Bill - Smettila- aggiunse sussurrando, rivolto all'amico.
- Era solo un consiglio- si giustificò il biondo, scrollando le spalle.
Georg sospirò pesantemente, cercando di concentrarsi sulla presentazione.
In fondo è per questo che sono qui, pensò, osservando una delle ultime modelle che sfilavano aggraziate lungo la passerella.
Pochi minuti dopo però si ritrovò a voltarsi verso la ragazza che tanto l'aveva colpito: non seppe dire se fosse stato il suo essere piuttosto carina oppure l'episodio assolutamente esilarante di cui era stata protagonista, ma in ogni caso, quella giovane non l'aveva di certo lasciato indifferente.




* *


Più tardi

La sfilata finì una mezzoretta più tardi, tra i calorosi applausi dei presenti e gli inchini di una soddisfatta e sorridente Shay Todd che, dopo aver percorso la passerella in compagnia di due delle modelle, salutava e ringraziava il pubblico, invitandoli poi a prendere parte al rinfresco organizzato dagli addetti al catering.
- Rinfresco?!- esclamò Sienna, incredula - Holmes, dobbiamo assolutamente rimanere, lo sai questo?-
Brooke scosse la testa con disapprovazione:
- No, Sienna, siamo già rimaste abbastanza. Devo assolutamente terminare quella correzione!
- Come puoi anche solo pensare di lasciarti sfuggire un'occasione del genere?- la rimproverò l'amica - Noi andremo a quel rinfresco Brooklyn Holmes, che tu lo voglia o no- concluse, sottolineando le ultime parole. Si alzò in piedi, afferrando poi il polso della bionda e costringendola a fare lo stesso, trascinandola poi verso la sala adibita al buffet, dove tutti gli invitati si stavano dirigendo.
- Sienna, non stringere, mi fai male!- si lamentò Brooklyn, con una smorfia di dolore sul viso.
L'amica però sembrò non sentirla e continuò imperterrita a camminare, fino a raggiungere il tavolo del rinfresco, meravigliosamente imbandito.
- Eccoci- annunciò raggiante Sienna, mollando di colpo la presa sul braccio di Brooklyn - Ora non ci resta altro che comportarci con assoluta naturalezza- aggiunse, riempendo due bicchieri con dello champagne, per poi porgerne uno all'amica.
- Sienna, qui l'unica su di giri sei tu- obbiettò Brooklyn - Non rimarremo più di una ventina di minuti, sia chiaro- aggiunse poi.
La mora fece un gesto di noncuranza con la mano, iniziando a sorseggiare il suo champagne.
- Andiamo a sederci?- propose poi.
Brooklyn acconsentì, annuendo, per poi seguire l'amica verso i divanetti di pelle bianchi situati in fondo alla sala.
Poco dopo però, Sienna fu letteralmente inghiottita dalla folla che si faceva via via sempre più numerosa, sparendo dalla vista di Brooklyn.
- Sienna!- esclamò la bionda, cercando di farsi spazio tra la gente che gremiva la sala - Sienna!- disse ancora, questa volta a voce un po' più alta, e beccandosi così diverse occhiatacce dai presenti.
Sbuffò, maledicendosi per aver perso di vista l'amica, guardandosi poi intorno, nel tentativo di ritrovarla in mezzo a tutta quella confusione.
Non mi sembrava ci fosse così tanta gente alla presentazione, si disse, guardando prima alla sua destra e poi a sinistra.
Nel cercare Sienna, la giovane si beccò diverse gomitate e spintoni che la facevano irrimediabilmente andare a sbattere contro gli altri invitati, rendendo sempre peggiore la sua ormai gigantesca figuraccia.
- Appena trovo Sienna, ce ne andiamo- borbottò, dopo aver fatto un cenno col capo in segno di scusa alla signora che aveva appena spintonato.
Per quanto quella potesse esserle sembrata un'ottima occasione, la serata non stava prendendo esattamente la piega che aveva creduto, perciò preferiva tornare a casa immediatamente.
Finalmente riuscì a districarsi dal groviglio di persone ed a raggiungere i divanetti, dove sperava che Sienna avesse già preso posto. Le sue speranze però, vennero infrante quasi subito.
Dove diavolo è?, si chiese, sgranando gli occhi.
Passò in rassegna tutti i divanetti, ma dell'amica nemmeno l'ombra.
Subito prese il suo telefonino dalla tasca dei jeans e compose in fretta il numero di Sienna.
Chissà dove si è cacciata, pensò, portandosi il telefono all'orecchio. Suonò una, due, tre, quattro volte, ma nessuno rispose.
La giovane chiuse la chiamata, domandandosi come Sienna potesse essere sparita da un momento all'altro. Pensò poi che l'amica, non vedendola più, fosse tornata sui suoi passi, ritornando al tavolo del rinfresco, e decise quindi di fare lo stesso.
Si voltò di scatto, ma nel farlo urtò un cameriere che portava tra le mani un vassoio di bicchieri abilmente messi un sull'altro, a mo' di piramide. Bicchieri che rischiarono di cadere rovinosamente a terra, così come i due ragazzi.
- Ehi, attenta!- esclamò una voce maschile alle spalle di Brooklyn, prima che due mani la afferrarono saldamente per la vita, impedendole di finire con il viso sul pavimento.
La bionda si girò per sapere chi era il suo salvatore, trovandosi così faccia a faccia con il giovane che aveva incontrato in bagno prima della sfilata.
- Stai bene?- le chiese il ragazzo, con aria apprensiva.
Brooklyn si limitò ad annuire, con espressione alquanto imbarazzata: com'era possibile che quella sera, ovunque andasse, incontrava quel ragazzo?
- Dovresti guardare dove vai- borbottava intanto il cameriere, dopo aver ripreso l'equilibrio, per poi allontanarsi.
- Non ha tutti i torti- scherzò il giovane, mentre il colorito di Brooklyn si stava pericolosamente avvicinando ad un rosso piuttosto accesso - Stavate per fare un bel capitombolo- aggiunse poi.
- Già...- disse Brooke, allontanandosi dalla presa del ragazzo - Grazie- aggiunse poi, portandosi un ciuffo di capelli dietro all'orecchio.
- Di nulla...?- rispose il ragazzo, lasciando in sospeso la frase, con aria interrogativa.
- Brooklyn!- esclamò repentinamente la bionda - Brooklyn Holmes- aggiunse, porgendo la mano al giovane.
- Brooklyn- ripeté lui, stringendola - Hai un bel nome- disse, sorridendo - Io sono...- fece poi, ma subito venne interrotto da una voce squillante alle sue spalle.
- Georg! Muoviti!-
Il giovane alzò gli occhi al cielo e si voltò nella direzione da cui proveniva la voce.
- Arrivo, Bill!- esclamò, per poi voltarsi di nuovo verso la bionda - Ehm, io devo andare. Mi ha fatto piacere conoscerti- disse, sorridendole di nuovo - A presto- la salutò poi, per poi dileguarsi.
Brooklyn mormorò un flebile ciao, seguendo poi con lo sguardo il ragazzo mentre si allontanava da lei, raggiungendo poi l'amico che poco prima l'aveva chiamato.
Essendo lontani, Brooke dovette aguzzare la vista per vederlo meglio, ma subito quel volto gli ricordò qualcuno. Era sicura di averlo già visto, ma non seppe dire chi fosse.
- Holmes!- esclamò poi una voce all'improvviso, accompagnata da un energica pacca sulla spalla.
Brooklyn si voltò di scatto, trovandosi di fronte a Sienna, che la osservava con aria d'apprensione.
- Dove sei stata? Ti ho cercata dappertutto!- disse la mora, arricciando le labbra in una smorfia.
- Io... io...- iniziò a dire Brooke, voltandosi poi di nuovo verso i due ragazzi, che in quel momento si stavano allontanando dalla loro postazione.
- Ehi? Brooke? Chi stai guardando?
- Uhm... nessuno, nessuno. Non preoccuparti- rispose la bionda - Pensavo di aver visto qualcuno che conosco,- aggiunse, distogliendo lo sguardo e rivolgendo all'amica un lieve sorriso - ma evidentemente mi sbagliavo-
Sienna lanciò un'occhiata poco convinta a Brooklyn, inarcando un sopracciglio, come spesso faceva quand'era dubbiosa, ma decise di non fare domande.
- Beh, hai scoperto qualcosa d'interessante?- chiese invece, cambiando argomento.
- No, nulla- rispose Brooke, scrollando le spalle - Credi che possiamo andare a casa ora?- sbuffò poi.
Sienna sbuffò a sua volta, incrociando le braccia.
- Ma Brooke!- protestò, imbronciata - Questa...
- Potrebbe essere l'occasione della mia vita. Lo so, Sienna, lo so- la interruppe Brooke - Ma credo che per stavolta rinvierò ad un altro momento l'occasione della mia vita- aggiunse, facendo le virgolette con le dita mentre pronunciava le ultime parole.
Sienna sbuffò una seconda volta, con aria sconfitta.
- Non capisco come tu possa lasciarti sfuggire quest'opportunità - borbottò, mentre Brooklyn la prendeva sottobraccio.
Brooke si limitò a sorridere, avviandosi insieme all'amica verso l'uscita, mentre nella sua testa pianificava già di fare qualche ricerca su Georg - così l'aveva sentito essere chiamato - e sul suo amico biondo.
Con un po' di fortuna avrebbe trovato qualche informazione su di loro.





* *


- Non pensavo ti saresti risollevato così in fretta- commentò con nonchalance Bill, mentre lui e Georg si dirigevano verso i loro amici.
- Cosa...?- rispose il castano, senza comprendere a fondo le parole dell'amico.
- Quella ragazza è piuttosto carina- aggiunse il cantante, riferendosi alla giovane bionda con cui Georg stava parlando prima che lui gli dicessi di muoversi - Dove l'hai conosciuta?
- In bagno- rispose Georg, e allo sguardo scandalizzato dell'amico si affrettò ad aggiungere - No! Non è come pensi! Noi non... no-
Bill annuì con poca convinzione, con sguardo accigliato.
- Sai, non c'è nulla da nascondere. Non ti giudico mica.
- Bill.
- Era solo per chiarire- fece il biondo, alzando le mani.
Georg emise un grugnito, troncando la conversazione, e poco dopo i due raggiunsero il gruppo che si era accomodato su un lungo divano bianco di forma semicircolare, sistemato in un angolo appartato della sala, che Shay aveva preparato apposta per loro.
- Ehi, finalmente!- esclamò Tom vedendoli arrivare.
- Scusateci, ma Georg era in dolce compagnia- rispose Bill, sedendosi accanto a Madison.
Tutti gli occhi dei presenti si posarono sul diretto interessato che si passò una mano in viso, visibilmente imbarazzato.
- E' solo una ragazza che ho conosciuto prima della sfilata- spiegò, sedendosi alla destra di Vera - Stava per cadere e le ho dato una mano. Tutto qui- aggiunse - Sapete che amo Alexa- chiarì infine.
- Certo, certo- disse Gustav con un sorrisetto, sorseggiando il suo champagne.
Avrebbe voluto menzionare il fatto che nonostante “amasse Alexa”, Georg aveva fissato quella biondina per quasi tutta la durata della sfilata, ma decise di tenere quella riflessione per sé: d'altronde non poteva biasimare Georg, in quanto quella ragazza era piuttosto carina.
Il castano, dal canto suo, sospirò e distolse lo sguardo, notando dopo qualche istante una figura a lui familiare: si trattava di quella ragazza, di quella Brooklyn.
Era a braccetto con un'altra giovane, che l'aveva probabilmente accompagnata alla sfilata.
Le due si stavano dirigendo verso l'uscita, ma poco prima di svoltare l'angolo, Brooklyn aveva voltato lo sguardo proprio nella sua direzione, sorprendendolo ad osservarla.
Il giovane cercò di mascherare il suo imbarazzo con un cenno del capo accompagnato un timido sorriso, che la bionda ricambiò, facendo poi un lieve movimento con la mano, in segno di saluto, per poi voltarsi e seguire l'amica fuori dal salone.
Georg sospirò e subito sentì un commento di Tom.
- Oh, Hagen. Siamo già ai sospiri? Non ti sembra presto?-
Il bassista roteò gli occhi, rivolgendosi a Vera.
- Come fai a sopportarlo?
- Spero in una santificazione- risposa la ragazza, scuotendo la testa - Santa Vera! Non suona benissimo?- rise poi, contagiando tutti, tranne Tom, che, a braccia conserte, lanciava occhiate di fuoco agli amici.
- Stronzi- borbottava, versando dello champagne nel suo bicchiere- Non siete per niente simpatici.


* *






Il giorno dopo

- Credimi Lawrence, Shay è molto brava, ma è stata una normalissima sfilata. Niente di che-
Lawrence sbuffò per l'ennesima volta, pestando un piede sul pavimento, con fare infantile.
- Dico solo che avresti potuto procurare un posto anche al tuo migliore amico- protestò, sottolineando le ultime due parole.
Da ormai diverso tempo il giovane stava rinfacciando all'amica di essere stata alla sfilata di Shay Todd senza però lasciare che lui venisse.
- Insomma,- diceva - hai la vaga idea di quante celebrità erano lì ieri?-
Vera alzò gli occhi al cielo, bevendo poi un sorso del suo cappuccino, finendo però per scottarsi.
- Ahi!- gridò, portandosi una mano alla bocca - Lawrence, questo cappuccino è bollente!
- Ben ti sta- sibilò il biondo.
- Ti stai comportando come un bambino- fece Vera, scuotendo il capo, per poi tornare ad occuparsi del suo pc-
- Lo faresti anche tu se io andassi ad una mostra di Andy Warhol senza di te!-
Vera si voltò verso l'amico, sgranando gli occhi, con aria sbalordita.
- Non oseresti!
- Tu dici?- la sfidò il biondo.
I due rimasero ad occhieggiarsi per qualche istante, fino a quando Vera non distolse lo sguardo, tornando ad osservare lo schermo del suo computer.
- Ok, ok, ti chiedo scusa- disse, prima di iniziare a scrivere - La prossima volta farò in modo che anche tu sia dei nostri, contento?-
Lawrence annuì con aria di superiorità, per poi cambiare discorso.
- Tom si è comportato bene?- chiese, con aria divertita, per poi bere un sorso del suo caffè.
- Sì, non posso lamentarmi- rispose Vera con un lieve sorriso - Piuttosto, tu e Christopher avete fatto i bravi?-
A quelle parole, Lawrence rischiò di strozzarsi con il caffè, iniziando a tossire convulsamente.
- Punto primo, non sono assolutamente affari tuoi!- rispose, una volta essersi ripreso.
- E punto secondo?- fece Vera, reprimendo una risata.
- Punto secondo...- iniziò a dire Lawrence, realizzando però di non aver altro da aggiungere - beh, non sono assolutamente affari tuoi!- ripeté, scandendo le parole - Ora torna al lavoro e smettila di prendermi in giro!- esclamò, mentre Vera scoppiava in una gran risata.
- Certo, signor Williams- disse, scuotendo il capo - Comunque, per la cronaca, Shay confeziona abiti da donna- aggiunse, mentre il biondo si dirigeva verso la porta.
- Lo so anche meglio di te- replicò quest'ultimo - Beh, invece tu sappi che, per la cronaca, starei alla perfezione anche in abiti femminili- aggiunse con un sorriso, uscendo poi teatralmente dall'ufficio, accompagnato dalle risate di Vera, divertita dalla poca modestia dell'amico.


* *

Intanto

- Signor Wright!-
Con uno scatto felino, Brooklyn riuscì a raggiungere il redattore, diretto nel suo ufficio.
- Sì?- fece l'uomo, voltandosi - Oh, signorina Holmes, è lei- aggiunse, lanciando alla giovane un'occhiata al limite del disprezzo.
- Buongiorno, signore- lo salutò cordialmente la giovane, senza essere però ricambiata - Ecco la bozza che mi ha dato ieri da correggere- disse, consegnando a Wright l'articolo corretto.
Una volta tornata a casa, la sera prima, si era subito messa all'opera, sforzandosi di finire il lavoro in tempo per quella mattina. Aveva terminato piuttosto tardi, ma ne era valsa la pena.
Almeno così pensava.
- Oh, già, la bozza...- diceva intanto il redattore, sfogliando le tre pagine - Ha fatto un buon lavoro- aggiunse, leggendo qualche frase qua e là - Ma la sua correzione non serve più, mi spiace- concluse, provocando un'espressione di incredulità sul volto di Brooklyn.
- Non serve più?- ripeté.
- Abbiamo deciso di scartare l'articolo dalla prossima edizione. Troppo noioso- spiegò il direttore, porgendo i fogli alla bionda.
- Ma...- tentò di protestare lei.
- Qualcosa in contrario?- la interruppe Wright, inarcando un sopracciglio.
Brooke si morse il labbro inferiore, impedendosi di insultare per bene il suo capo, e si sforzò di sorridere.
- No, nulla in contrario, direttore.
- Bene, allora vada da Cathy: ho lasciato lì del lavoro per lei- le ordinò, per poi voltarsi e e dirigersi verso il suo ufficio.
- Auguro anche a lei una meravigliosa giornata, direttore- disse Brooklyn, ironica, ruotando gli occhi, ed avviandosi verso la scrivania di Cathy, una giovane sui ventisette anni, dai corti e ricci capelli ramati che circondavano il viso paffuto, che lavorava come segretaria della redazione.
- Ehi, B- salutò cordialmente, utilizzando quel soprannome che aveva affibbiato a Brooke fin da quando era arrivata in redazione.
- Ciao Cathy- disse quest'ultima, sorridendole - Wright ha detto di averti lasciato del lavoro per me.
- Sì, ed è anche un bel po'- rispose la ragazza,.
Porse a Brooklyn un malloppo di bozze da correggere, che, ad occhio e croce, avrebbero costretto la giovane a rimanere in ufficio più del dovuto. Di nuovo.
- Non ti scoraggiare. Praticamente tutti siamo passati da qui- le disse Cathy, cercando di incoraggiarla.
- Sì, lo so- rispose Brooke - Solo che a volte è così frustrante essere l'ultima ruota del carro.
- Puoi sempre tornare da dove sei venuta, piccola Brooklyn- le rispose una voce familiare alle sue spalle.
La bionda alzò gli occhi al cielo, chiaramente irritata.
- Amber- disse, voltandosi - Quale pessimo vento. Ti è passato il raffreddore?
- Già, ed ora sono più in forma che mai- le rispose con aria di superbia una - a suo dire - tra le più odiose tra le giornaliste all'interno di quella redazione: Amber Smith.
Non passava giorno in cui Brooke non desiderasse tirare i capelli biondi - visibilmente tinti - di quella ragazza fino a farla cadere dai tacchi vertiginosi che era solita portare, spesso abbinati ad una minigonna o ad un paio di skinny jeans fin troppo stretti.
Amber fece saettare i suoi occhi scuri sull'abbigliamento di Brooklyn, facendo poi una smorfia.
- Brooklyn, tesoro- le disse, con espressione disgustata - Quel colore andava di moda anni fa- concluse, indicando la camicetta azzurra che la giovane portava.
- Almeno io sono bionda naturale- sibilò a denti stretti Brooke, provocando una risatina in Cathy.
- Come scusa?- fece Amber con aria minacciosa.
- No, nulla- disse Brooklyn - La prossima volta ci farò più caso- aggiunse, con un sorriso falso stampato sul volto - Buona giornata- salutò infine, per poi avviarsi verso il suo ufficio.
Uno dei privilegi di essere una semplice correttrice di bozze era l'avere un ufficio tutto per sé, lontano dalle caotiche scrivanie degli altri giornalisti. Era piccolo, ma era silenzioso ed adatto a lavorare in santa pace.
Una volta essersi chiusa la porta alle spalle, Brooklyn tirò un profondo sospiro, lasciando giacca e borsa sull'appendiabiti.
Dieci minuti ed ho già incontrato due delle persone che odio di più al mondo, si disse, mentre posava gli articoli da correggere sulla sua scrivania.
La giornata non sarebbe potuta iniziare peggio, senza dubbio.
Prima di darsi da fare con le bozze, Brooke decise di dare un'occhiata alle sue mail.
Accese il computer ed aspettò che si caricasse, mentre la sua mente vagava tra i ricordi della sera prima.
Si chiese se avrebbe dovuto buttare giù una sorta di recensione sulla sfilata, ma subito si rese conto che Wright non l'avrebbe mai nemmeno letta.
I suoi pensieri si indirizzarono allora sul curioso incontro avvenuto in bagno con quel Georg.
Brooke provò a pronunciare quel nome, ma le risultava abbastanza difficile.
Dev'essere tedesco, si disse, mentre controllava la casella di posta elettronica.
La sensazione di aver già visto sia lui sia il suo amico - Bill, come l'aveva chiamato lui prima di andarsene- non era ancora passata.
Dopo aver letto le mail, Brooke fece per spegnere il pc e dedicarsi al lavoro che l'aspettava, ma la curiosità di scoprire chi fossero quei due prese il sopravvento.
Subito aprì il motore di ricerca, ma poi si ritrovò a chiedersi cosa avrebbe dovuto scrivere.
Provò dapprima con Bill, poi con Georg, ed infine, non avendo ottenuto alcun risultato soddisfacente, scrisse “bill e georg”.
Davanti a lei apparvero foto e video di una famosa band tedesca, i Tokio Hotel, e si chiese cosa avessero a che fare quei due ragazzi con loro.
Lì in America non avevano avuto tanto successo come in Europa, ma non si erano comunque astenuti dal far parlare di sé, specialmente i due gemelli, che si erano trasferiti a L.A. negli ultimi anni.
Brooke lo sapeva bene, poiché più di una rivista riportava regolarmente le foto dei due fratelli, spesso in compagnia delle loro fidanzate, ed anche lo Snoop, il giornale per cui lavorava lei, aveva dedicato loro diversi articoli.
La bionda si ricordò di averne corretto uno riguardante il matrimonio di uno dei due gemelli.
Si sforzò di ricordare il nome del giovane ed anche le foto che erano allegate all'articolo.
Quando tutto tornò alla sua mente, sgranò gli occhi, incredula: quei due ragazzi che aveva visto alla sfilata la sera prima erano proprio due dei quattro membri dei Tokio Hotel.
Aveva avuto due celebrità sotto al suo naso per tutto quel tempo senza nemmeno accorgersene.
Appena lo dirò a Sienna - pensò, mentre faceva altre ricerche sui due e sulla band - avrà un infarto, ne sono certa!














Spazio autrice
Buon pomeriggio Aliens!
Mh, direi che non cominciamo bene lol più di un mese dall'ultimo 'postaggio' ed era solo il primo capitolo AIUTO
Chiedo immensamente scusa a tutte voi, dalla prima all'ultima, e non starò nemmeno qui a giustificarmi, dato che dopo un mese e mezzo non c'è scusa che tenga.
Prometto che sarò più puntuale la prossima volta, e spero che voi possiate perdonarmi.
In ogni caso, spero anche abbiate apprezzato questo secondo capitolo!
Prima di lasciarvi, vorrei solo dirvi di dare un'occhiata al trailer di questa storia (link sotto), creato dalla meravigliosa e bravissima caraseyebrows - se siete fan degli One Direction, vi consiglio di fare un salto sulla sua pagina autore!
Ne approfitto poi per ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo e chi ha già inserito Gegen Jedes Gesetz tra le fanfic preferite/seguite/ricordate!
Aspetto le vostre recensioni!
Un bacio a tutte e al prossimo capitolo,
Heilig


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