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Autore: moni_cst    17/07/2014    10 recensioni
Castle e Beckett dopo un periodo di separazione, per motivi di lavoro, si concedono una vacanza nell'arcipelago delle Isole Keys e, mettendosi sulle orme di Hemingway, si ritrovano coinvolti in un omicidio con testimone.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick e Kate'
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Cap 9 TRAPPOLA IN ALTO MARE

“Farete un bagno, come volevate, ma non qui” continua “vi porteremo al largo e farete un bel tuffo.”

“Già con una bella catena ai piedi.” sogghigna malefico quello con il fucile.

Castle e Beckett non dicono una sola parola, si limitano a seguirli.

Al momento con due fucili e due pistole puntate contro, non possono fare altro.

L’insolito trio viene spinto verso il furgone. Beckett si guarda intorno ma Sanvito l’ha subito disarmata e comunque non avrebbe potuto far nulla. Lei è una sola e loro sono armati fino ai denti.

Prima di salire sul veicolo però ha un attimo di esitazione. Sente la canna del fucile che la spinge all’altezza della clavicola. Nonostante quella minaccia, si volta lentamente e lancia un’occhiata così intensa al suo aguzzino che se avesse potuto lanciare degli aghi con gli occhi lo avrebbe trafitto.

Rassegnata, abbassa la testa per entrare nell’abitacolo quando Juan, ancora una volta in due giorni, la sorprende.

“ASPETTA” grida il bambino.

“Zitto e cammina” Sanvito stesso gli dà una spinta così forte che lo fa finire faccia a terra.

Juan si rialza lentamente e togliendosi la polvere dal viso dice tutto d’un fiato: “Sapevotuttodellastoriadellearmi!”

Tutti si girano verso di lui. Rick e Kate sono preoccupati e anche irritati per l’ennesima bugia che il bambino ha rifilato loro.

“Hai coraggio da vendere, ragazzo” mormora lentamente Sanvito squadrandolo “Spero per te che tu abbia qualcosa di veramente interessante da dire”.

“Conosco il posto dove le hanno nascoste. Le ho viste! Ho visto le casse!” Dice Juan quasi senza respirare.

Kate non riesce a spiegarsi perché non lo abbia detto a loro, perché non si sia fidato. Non se la sente però di giudicare un bambino che, in fin dei conti, cerca solo di difendersi dal mondo.

Saliti tutti sul furgone si dirigono nella baia di Blue Bay dove trovano una piccola imbarcazione.

“Questa è di Aguirre” dice Juan.

“Steve, tu rimani con i gringos qui. Tienili d’occhio e alla prima mossa falsa… SPARA”. Il ghigno con cui il boss guarda prima Beckett e poi Castle vale molto più di mille parole. Quell’uomo trasmette terrore puro con un solo sguardo.

Sanvito e gli altri tre salgono stretti sulla barca. Fanno un po’ di posto a Juan che, dopo aver spinto con destrezza il natante in acqua, salta dentro e si mette al motore.

Il fucile di Steve è un argomento molto convincente, così Castle si sistema a sedere nella sabbia immediatamente. Beckett si guarda intorno e si siede a qualche metro da lui. Rick la osserva e la guarda stupito e offeso: non ha capito perché, in odore di morte, la sua musa abbia scelto coscientemente di allontanarsi da lui.

Il silenzio che riempie la baia è così assoluto che diventa assordante, tanto da non riuscire più a percepire nemmeno il suono in lontananza del motore a scoppio della barca. L’apparente tranquillità viene interrotta bruscamente.

Un enorme boato risuona nell’insenatura e in lontananza, dietro il promontorio che si protende sul mare, s’intravede una grande colonna di fumo nero salire in alto.

“MALDICION!” urla Steve alzandosi in piedi per guardare meglio oltre il rilievo.

“Juan” mormora Castle mettendosi le mani nei capelli.

Nello stesso istante Beckett afferra un grosso sasso accanto al quale si era volutamente seduta e, con tutta la forza che ha in corpo, lo scaglia addosso ad un allibito e incredulo Steve.

Liberatosi del loro aguzzino, Kate si avvicina a Castle che la accoglie in un abbraccio consolatore. Il dolore per la perdita di quel bambino è enorme. Una fitta intensa li coglie al centro del petto. Nessuno merita di morire, ma la morte di un innocente che cerca di farsi strada nel mondo per sopravvivere è un’ingiustizia terribile.

Dopo un momento di smarrimento, Castle si avvicina al corpo di Steve e, mentre Kate gli sente il battito al collo, lo perquisisce cercando il cellulare nelle sue tasche.

Non sanno cosa sia successo ma di certo devono avvisare la polizia. Avevano preso in custodia il bambino per proteggerlo e hanno miseramente fallito nel peggiore dei modi. I sensi di colpa sono molto più forti di ogni possibile giustificazione che cercano invano di trovare.

In pochi istanti, un elicottero della polizia sorvola la zona e il tenente Panucci li raggiunge via mare a bordo di un motoscafo.

Nonostante fossero fuori giurisdizione, l’intera banda del temibile Sanvito è stata sgominata grazie alla presenza di due insoliti turisti. Panucci è molto riconoscente quando si avvicina per comunicare loro che tutti sono stati ritrovati morti.

Nessuno si è salvato.

L’angoscia per la sorte del piccolo mozzo li assale ancora più di prima.

Mentre la polizia continua a fare rilievi, Rick e Kate passeggiano sulla riva, cercando di trovare un senso a quello che è successo. Improvvisamente entrambi si voltano verso lo stesso punto. Un inconfondibile sciabordio d’acqua richiama la loro attenzione. Scorgono una mano, decisamente la mano di un bambino, che cerca di aggrapparsi ad una roccia senza successo.

Senza pensarci due volte, Castle e Beckett entrano entrambi in acqua vestiti per aiutare Juan e portarlo a riva.

“UN DOTTORE. PRESTO!” urla Castle mentre corre verso la spiaggia con il bambino in braccio.

Kate non capisce ancora cosa sia successo e cosa abbia combinato il piccolo ma sente pian piano allentarsi la morsa che le ha contratto lo stomaco dal momento dello scoppio.

Il tenente Panucci, scuro in volto, siede dietro la sua scrivania. Osserva la foto che lo ritrae insieme a sua moglie Cinthia e ai suoi figli e non fa altro che pensare che con le sue scelte ha rischiato di far morire un bambino della stessa età di suo figlio Tom. Prende in mano la cornice e passa un dito sopra il suo volto. Quell’immagine risale ad una vacanza fatta due anni prima quando aveva portato la famiglia a Disneyland. Quanto era più semplice la vita di Tom rispetto a quella di Juan. Stessa età ma una maturità completamente diversa. Pensa a quanto suo figlio, pur essendo un bravo bambino, sia viziato e apatico rispetto alle energie e al coraggio che ha dimostrato quel mozzo che si è preso gioco di due esponenti di due diversi dipartimenti di polizia e, con la sua determinazione, ha sfidato e sconfitto un’intera gang di mafiosi. Ha ingannato lui, che tutto sommato poteva immaginare la scaltrezza dei ragazzi del luogo, abituati alla durezza dell’esistenza sin da piccoli, ma anche la detective Beckett che, pensandolo solo un bambino, non si è accorta delle infinite bugie che le ha propinato sin dall’inizio.

Guarda l’orologio, dovrebbero arrivare da un momento all’altro.

Castle lo ha avvisato mezz’ora prima che stavano lasciando l’ospedale. Per fortuna tutto si era risolto solo con qualche contusione e qualche punto di sutura.

Un agente si affaccia nella stanza e annuncia: “Ci sono il detective Beckett, il signor Castle e un bambino per lei.”

“Falli accomodare e porta per favore un’aranciata o una Pepsi per il bambino, chiedigli cosa preferisce, e del caffè per gli altri. Grazie”.

Si alza e si avvicina alla porta per accogliere il trio. Tira un sospiro di sollievo nel vedere Juan, con pantaloni e camicia nuova, entrare sorridente e saltellante nella stanza. Sta molto meglio di come immaginasse. Quando lo aveva visto svenuto sulla spiaggia, aveva pensato a conseguenze ben più gravi. Subito dietro di lui, Beckett e Castle entrano senza perderlo di vista un solo istante.

“Accomodatevi” dice porgendo per prima una sedia a Juan “prima gli eroi” gli dice strizzandogli un occhio poi, facendo un cenno a Beckett, le indica una sedia lì vicino. Castle fa segno che può rimanere in piedi. A quel punto Panucci si appoggia alla scrivania.

“Juan sono contento che tu stia bene. Ci hai fatto prendere un bello spavento” lo rimprovera bonariamente il tenente.

Il mozzo alza una mano come a difendersi “La prego non mi faccia la ramanzina che ho già avuto la mia dose in macchina!”. Si volta verso Kate e poi continua, “ho capito la lezione: non devo più non dirvi le cose da subito.”

“Ti va di raccontarmi cosa è successo?” chiede Panucci.

“Dall’inizio?”

“Dall’inizio” la lapidaria risposta.

“Circa tre settimane fa, mentre Aguirre ed io cucivamo le reti si è avvicinato un signore, con un bel vestito… sa quei completi… tipo un cassiere di banca” si interrompe come ad appurarsi che il suo racconto avesse la giusta attenzione poi prosegue “Ci dice che aveva un carico delicato che doveva recuperare perché affondato dalla burrasca del lunedì precedente. Dice che erano casse di esplosivo per una sca.. - come si dice? - scava... qualcosa mineraria”.

Castle prova a suggerire “escavazione mineraria?”

“Sì. Giusto. Escavazione mineraria che dovevano fare al largo del Texas senza avvisare le autorità competenti per evitare le lungaggini burocratiche.”

“Interessante. Quindi un carico non dichiarato che non poteva però essere lasciato lì” osserva Beckett.

“Ha detto che erano bombe cave con detonatore a distanza” continua a raccontare Juan “Aguirre gli ha detto che il petrolio porta sempre guai ma io non ho capito a cosa si riferisse. Ad ogni modo il signore chiede ad Aguirre di fare una transaqualcosa privata”.

“Transazione?” chiede Panucci.

“Sì. Gli chiede di fare una transazione privata, senza clamori. Dice che doveva recuperare il carico perché se fosse finito in mani sbagliate sarebbe stato un bel guaio.”

“E Aguirre? Ha accettato?” domanda Panucci.

Beckett lo guarda stupita di come avesse potuto formulare una domanda la cui risposta era tanto ovvia, ma sorvola per lasciare spazio a Juan che, per la prima volta da quando si sono conosciuti, sembra raccontare la verità.

“Aguirre gli ha detto che era fortunato perché nell’esercito era un artificiere.”

“Ah interessante” commenta Castle.

“Insomma il signore chiede ad Aguirre di farle brillare perché gli costava di meno che recuperarle. Poi hanno contrattato una somma ma non so quanto perché il vecchio mi ha chiesto di andargli a prendere un ago più grande per la cucitura che doveva fare da lì a poco. Quando sono tornato in coperta il signore elegante non c’era più. Non ho fatto domande ma dopo un po’ siamo salpati e mi ha portato sul posto dove era affondata la barca. Voleva controllare. Era a pochi metri di profondità vicino alle rocce dove si era schiantata. Mi ha detto che avrebbe avuto bisogno di aiuto. Il capitano Aguirre avrebbe dovuto occuparsene in questi giorni ma nel frattempo mi aveva spiegato come avrebbe attivato i detonatori, come funzionavano. E poi mi ha spiegato dove avrei dovuto portare la Santiago per non correre rischi.”

“Azzardato da parte del vecchio …” mormorò fra sé Castle.

Kate lo guarda e annuisce.

Non ha tutti i torti.

Coinvolgere un bambino in attività illecite non è il massimo dell’insegnamento. Ma ormai ha capito che la realtà dell’hinterland di Miami è molto diversa da quella cittadina di New York. Ha imparato nella sua vita che non bisogna mai dare niente per scontato e soprattutto che ogni situazione è diversa dall’altra.

Mai giudicare senza conoscere bene tutti gli elementi.

“Insomma quando siamo andati con Sanvito e i suoi uomini, li ho portati esattamente nel punto sopra il relitto. Gli ho detto che avrei aperto una cassa e portato a galla una prova del carico. Mi sa che a loro non andava di tuffarsi perché mi hanno minacciato di non fare passi falsi ma nessuno mi ha seguito, come temevo”. Solleva le braccia dandosi l’aria di uno che sa tutto.

“E poi?” chiede impaziente Kate.

“Ho preso un bel gran respiro, mi sono tuffato, ho aperto una cassa. Aguirre mi aveva spiegato come funziona il sistema di detonazione NONEL, quello che usano nei cantieri” muove le mani per mimare i movimenti che ha fatto “è un cavo tubolare con un cappuccio di protezione. Attivando l’innesco ci impiega diversi secondi…”

Castle lo interrompe “Ho fatto delle ricerche per un mio romanzo. Ma funziona così anche sott’acqua? Non fa corto?”

“No, non c’è niente di elettrico si basa su una serie di microscoppi nel tubo…”

“E così hai avuto il tempo di allontanarti.”

“Sì, Señora.”

“E’ stato pericolosissimo Juan” Kate gli passa una mano tra i capelli facendogli una carezza. Si è affezionata a quel bambino. Un grande piccolo uomo coraggioso.

“Hai del fegato ragazzo” esclama Panucci.

Castle che è rimasto tutto il tempo ad ascoltare affascinato, scuote il capo e non può fare a meno di esclamare “Meglio averlo come amico un tipo così!”

Tutti i presenti nella stanza scoppiano a ridere cacciando via i fantasmi e le paure delle ultime ore. Improvvisamente però Juan smette di sogghignare e diventa serissimo. Stringe gli occhi fin quasi a farli diventare una fessura e atterrisce tutti i quanti con l’affermazione finale “Dovevo salvarvi… e vendicare Aguirre”.

La cattiveria e la determinazione con cui pronuncia quelle parole colpiscono moltissimo Beckett. L’esistenza ha costretto quel bambino a crescere in fretta. Juan Almiron è una forza della natura grazie anche a quel vecchio lupo di mare, amante di Hemingway tanto da chiamare il suo peschereccio Santiago. Lo ha messo in guardia contro l’imprevedibilità della vita e tutte le uscite in mare e le battute di pesca gli hanno insegnato ad improvvisare soluzioni. Il vecchio pescatore era stato più di un padre per Juan, capace di compensare le carenze affettive di una famiglia troppo numerosa e socialmente disagiata, dove il talento e l’intelligenza di Juan non avrebbero mai potuto emergere in quanto annichilite dalla miseria morale in cui vivevano.

Dopo aver accompagnato Juan a casa, con tanta malinconia negli sguardi di tutti i presenti, Castle e Beckett riprendono la loro Mustang e si avviano a godersi la loro ultima serata nell’isoletta dell’arcipelago di Key West.

Un nuovo splendido tramonto li avvolge con il calore dei raggi bassi e con i colori meravigliosi che ancora una volta li affascinano nella loro variopinta varietà. Tonalità che rimarranno per sempre impresse nelle loro menti.

Una vacanza di certo diversa da quella che si erano immaginati. Avrebbero preferito qualcosa di più romantico e tranquillo ma evidentemente lo scrittore e la sua musa sono destinati ad una passione inquieta ma non per questo meno coinvolgente e eccitante.

Spazio di Monica:

E siamo giunti alla fine di questa avventura.

Ringrazio tutte le persone che hanno letto in silenzio questa storia e chi ha seguito e sofferto per le sorti dei Caskett lasciandomi delle recensioni davvero cariche di affetto.

Grazie di cuore.

  
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