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Autore: ___Page    18/07/2014    4 recensioni
Tre ragazzi e un'inaugurazione fuori dall'ordinario.
Tre ragazze e una scuola di danza.
Sei settimane per cambiare sei vite, che si incroceranno e scontreranno a ritmo di musica e battibecchi.
Perché, a volte, la musica e la danza dicono più delle parole.
Genere: Comico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nefertari Bibi, Sanji/Violet, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Mi chiedo chi abbia detto che lo shopping è terapeutico.
Chiunque sia stato era un vero imbecille.
Io odio fare shopping, lo odio con tutto me stesso.
Per me non è altro che un dovere a cui assolvere quando i miei vestiti cominciano a sgualcirsi fino a diventare impresentabili o si bucano.
Quando ero ragazzo ci pensava mia madre a tenere d’occhio lo stato del mio guardaroba. Ora, invece, ci pensa Sanji.
Il problema è che, a differenza di mia madre, Sanji non mi prende qualche t-shirt quando va per negozi per sé. No, lui, periodicamente, mi ficca in mano un elenco coi vestiti che devo comprare e mi spedisce per negozi; pena se non lo faccio, niente cena.
Sospiro.
Oggi però non è colpa sua se mi trovo in un negozio di abbigliamento. Quello che sono venuto a comprare  è una capo di cui mi occupo da solo e a cui sto particolarmente attento.
Stringo le quattro paia di boxer, rigorosamente neri, mentre mi avvicino alla cassa.
C’è già una cliente, così mi fermo a debita distanza aspettando il mio turno.
Lascio vagare lo sguardo in giro per il negozio, mentre incrocio le braccia al petto, ma il panorama non offre nulla d’interessante così mi ritrovo a studiare la ragazza a pochi metri da me. Altezza nella media, fisico slanciato, gambe lunghe e toniche infilate in un paio di calzoncini di jeans che definire corti è un eufemismo, carnagione chiara accentuata dal colore giallo acceso della sua canotta, un vistoso tatuaggio blu sul braccio sinistro e capelli rossi raccolti in una coda di cavallo. Non riesco a vederla in viso perché fissa con insistenza una porta che si trova oltre il bancone, a cui è addossata con entrambi gli avambracci, mentre tamburella con una mano, impaziente. Mi rendo conto solo ora che non c’è nessuno in cassa e mi muovo un po’ a disagio.
Che ci sia qualche problema?!
Sarebbe una bella scocciatura restare bloccato qui più del necessario! Devo anche andare al locale per pulire per l’evento di stasera.
Grugnisco contrariato.
Meglio se non ci penso!
Finalmente la porta si apre lasciando comparire un commesso che si avvicina, visibilmente agitato e sudando freddo.
-Dunque signorina… - comincia pasticciando con le dita -… purtroppo non possiamo soddisfare la sua richies…-
-Come sarebbe a dire?!- lo interrompe la ragazza, con voce irritata -Io esigo uno sconto!-
-Il… Il fatto è che i saldi inizieranno tra poche settimane e  quindi ci è proprio impossibile…-
-D’accordo! Mi accontento del sessanta per cento!- afferma, esaminandosi le unghie della mano sinistra mentre resta appoggiata al bancone con il braccio destro.
Il commesso deglutisce a vuoto, passando un dito nel colletto della sua polo, come a volerlo allargare. Guarda verso di me, in una muta e disperata richiesta di soccorso.
Che diamine si aspetta che faccia?! E poi perché è così spaventato?!
Sollevo un sopracciglio con fare interrogativo e il tipo capisce che da me può aspettarsi solo un po’ di sana solidarietà maschile. Rassegnato, prende un respiro profondo e torna a rivolgersi alla rossa che intanto si è persa ad esaminare il negozio con sguardo noncurante.
-Signorina dico sul serio, io non posso fare proprio niente…- cerca di convincerla il commesso, sull’orlo della disperazione.
-Oh andiamo!!! È assurdo!!! Con tutto quello che sto comprando!!!- afferma spazientita, indicando con un gesto qualcosa alla sua destra.
Ed è allora che la vedo.
Appoggiata sul bancone.
Inverosimilmente alta.
Una montagna di vestiti.
Sgrano gli occhi, inorridito.
Ma che?! Questa ha svaligiato il negozio! Non è shopping è una rapina!
Quindi, non solo devo aspettare che ‘sta tizia capisca che non le faranno un accidenti di sconto. No, dopo ci vorrà minimo mezz’ora per farle cassa!
Dannazione!
Comincio a scalpitare, sentendo la pazienza abbandonarmi rapidamente.
Io non ho tutto questo tempo da perdere! Io devo fare delle cose nella mia vita! Cose importanti!
-… che non possiate fare un minimo sconto alla vostra migliore cliente!!!- mi raggiunge la voce della rossa, ancora impegnata nella sua arringa.
-Ma lei ha richiesto uno sconto del novanta per cento…- le fa notare, flebilmente.
-Ma poi sono scesa al sessanta!!!-
Un vena prende a pulsarmi sulla fronte mentre stringo i boxer tra le dita.
-Facciamo così allora…- riprende la ragazza con l’aria di una che gli sta facendo un favore.
-Facciamo che paga e la fa finita oppure che fa fare a me così riesco ad andarmene da qui!-
La ragazza ammutolisce, il commesso si congela sul posto.
Non sono riuscito a trattenermi.
Si girano entrambi verso di me, lui terrorizzato, lei furibonda.
-Come prego?!- domanda sollevando un sopracciglio.
-Senta, non volevo essere scortese ma è evidente che la sua è una cosa lunga e io avrei una certa fretta, perciò…-
-Se aveva tutta questa fretta poteva andare a comprarsi le mutande altrove!-
Che?!?!
Ma pretende pure di avere ragione?!?!
-E comunque quei boxer sono orrendi!- afferma tornando a voltarsi verso il commesso.
Assottiglio lo sguardo.
Ma tu pensa questa!
Ma chi si crede di essere?!
-Senti, io non ho tempo da perdere chiaro?!-
-Oh ma certo! Ci mancava quello che pensa di essere l’unico ad avere una vita!-
-Beh mi sembra evidente che nelle nostre vite abbiamo priorità un po’ diverse!- dico, indicando la pila di abiti.
-Su questo sono assolutamente d’accordo! Per esempio io darei sicuramente più importanza all’intimo che compro!- mi risponde, voltandosi del tutto verso di me e incrociando le braccia sotto al seno.
Cosa?!?!?!
-Razza di mocciosa viziata!- ringhio senza riuscire a frenarmi.
-Come mi hai chiamato?!- chiede alzando la voce di un paio di ottave e stringendo gli occhi in un’espressione furente -Buzzurro maleducato!!!-
-Maleducato io?! E tu allora che stai facendo accumulare una coda infinita con questa storia dello sconto?! Non te lo fanno lo sconto, vuoi capirlo sì o no?!?!-
-Di un po’, la mamma non ti ha insegnato a farti gli affari tuoi?!?!-
-Ci sono io dopo di te!!! Sono affari miei!!!- sbraito ormai al colmo dell’esasperazione.
-Signori… vi prego…- mormora il commesso, agitando le mani a palmo aperto davanti al viso in un vano tentativo di calmarci.
-Potrebbe esserci anche Il presidente Sengoku dietro di me, non me ne fregherebbe un accidenti!!!-
-Certo che no!!! Sei una mocciosa viziata!!!-
-Ma io ti…-
Ormai fuma di rabbia e la vedo stringere la mano a pugno ma, prima che possa fare alcunché, mi giro verso il commesso e gli allungo il mio acquisto, depositando subito sul bancone i soldi giusti, che avevo già pronti in mano.
Quello mi guarda un secondo a occhi sgranati e poi si riscuote e batte velocemente sulla cassa, nonostante le mani malferme.
-Ehi ma che stai facendo?!?!- mi urla addosso la rossa.
Io la ignoro, afferro lo scontrino che il poveretto mi sta allungando e i miei boxer, avviandomi poi di gran carriera verso l’uscita.
Sento nella schiena lo sguardo furibondo della ragazza, che tenta di trapassarmi da parte a parte, ma non ci faccio caso e raggiungo in un attimo le porte scorrevoli che si aprono al mio passaggio. Esco in strada, prendendo un bel respiro.
Beh come inizio giornata non è certo dei migliori.

 

§

 

-Ecco fatto!- dico soddisfatto, sistemando l’ultima sedia accanto al tavolo, al centro della stanza vuota.
La mia voce rimbomba contro le pareti, fresche di vernice. Finalmente siamo riusciti a finire di imbiancare, solo noi tre, ovviamente. Abbiamo proibito a Rufy e agli altri di venire ad aiutarci.
Sono stanco morto ma una volta messi via pennelli e vernice abbiamo dovuto ripulire e rendere presentabile almeno un’ala del locale.
-Oh ma come ho potuto dimenticarmene?!?! Mondo crudele!!!- piagnucola Sanji, per l’ennesima volta, camminando su è giù nello stretto spazio tra il bancone del bar e il muro che separa la sala dalla cucina.  
-Sanji, vuoi farla finita?!- gli dico, portando le braccia al petto senza scompormi. 
Si blocca improvvisamente, a gambe divaricate, colto da un’illuminazione improvvisa.
-Body-painting!!!- ci dice, convinto, guardandoci alla ricerca di sostegno -Potrei usare la vernice avanzata e dipingermi sul petto una camicia e una cravatta!-
Oh Santo Roger! Altro che sigarette, s’è fumato il cervello ‘sto imbecille!
Mi basta un’occhiata a Law, seduto con il busto piegato in avanti e gli avambracci appoggiati alle gambe leggermente divaricate, per capire che la pensiamo allo stesso modo. E cioè che ci siamo messi in società con un cretino.
-E se poi sudi e la vernice viene via?!- gli domanda Law, sollevando un sopracciglio.
-E dove le metti le sigarette?!- gli do manforte io.
- E come fai coi capezzoli?!-
-E comunque io non ho nessuna intenzione di mangiare con te mezzo nudo seduto di fronte!- metto in chiaro, non riuscendo a contenere una smorfia schifata all’idea.
-E voi pretendete che Mr. Prince accolga tre giovani e bellissime fanciulle vestito come uno scappato di casa?!-
Lo squadriamo da capo a piedi, scettici.
Indossa dei jeans neri e una maglia a maniche corte azzurra con cappuccio e taschino per il pacchetto di sigarette. Se per lui questo è un look da scappato di casa allora io sono a livelli barbone-sotto-il-ponte.
La mia maglietta bianca senza maniche è ricoperta di schizzi di vernice e i jeans che indosso sono strappati su un ginocchio e non per scelta stilistica.
Law non è da meno, con i pantaloni rattoppati e una semplice t-shirt gialla con le maniche nere e una stupida faccina stampata, il simbolo della sua vecchia band.
-Scusa e quando inizieremo a provare cosa pensi di fare?! Non puoi mica ballare in giacca e cravatta- gli fa notare Law, facendomi grugnire.
Sono passati tre giorni da quando mi sono cacciato in questo mastodontico casino e, da allora, non ho fatto altro che tenermi impegnato, qui al ristorante o in palestra, raddoppiando gli allenamenti di kendo, per non pensarci.
Poi ieri i due infami qui mi hanno comunicato che avevano organizzato una cena con Violet e le sue amiche barra colleghe per discutere dell’inaugurazione e, già che c’eravamo, testare il menu.
Naturalmente ho protestato ma, se avessi parlato con Bepo, l’orso di peluche che giace vicino al battitore di cassa, probabilmente avrei ottenuto maggiore considerazione. Mi hanno deliberatamente ignorato e lasciato a ringhiare mentre loro andavano a fare la spesa, non prima che il cuocastro mi avesse velatamente minacciato di lasciarmi digiuno per un mese se fossi mancato al lieto evento.
E così eccomi qua ad ascoltare le lamentele di questo imbecille per il fatto di aver dimenticato a casa il completo che voleva indossare stasera.
Con il caldo che fa, oltretutto!
Siamo a metà Maggio, ma il clima è già estivo.  
Un rumore di gomme sul selciato ci distrae e Sanji smette di illustrare a Law, che lo fissa impassibile e per niente interessato, quanto sia estremamente funzionale indossare un capo d’abbigliamento elegante in tutte le occasioni. Ci voltiamo tutti e tre verso la porta attraverso la quale dei fari in movimento indicano l’ingresso di una macchina nel parcheggio del locale.
-Sono arrivate!!!- esclama Sanji mentre i suoi occhi diventano cuoriformi.
Pochi secondi dopo la porta si apre e una testa turchina spunta nel locale.
-È permesso?!- chiede timidamente sporgendosi con il busto oltre la porta socchiusa.
Faccio per avvicinarmi e fare gli onori di casa che una mano mi trattiene dalla spalla e mi tira indietro.
-Lascia, testa d’alga, faccio io…- dice Sanji, passandomi accanto ammiccante e sistemandosi i capelli.
Afferra il pomello da dentro e sporge il braccio sinistro verso l’interno con la mano rivolta verso l’alto, come a voler mostrare qualcosa.
Io e Law ci scambiamo uno sguardo mentre lui gonfia il petto pronto a esibirsi nella sua ridicola tirata.
Benvenuta nel regno di Mr Prince, dove passerai ore meravigliose e paradisiache, servita e riverita come solo una principessa merita, gustando i cibi più prelibati e nutrienti per preservare la tua folgorante bellezza, appagando tutti i tuoi sensi.
La conosciamo a memoria, da quando ci hanno dato le chiavi del ristorante lo avremo visto provarla almeno un migliaio di volte.
-Benvenut…-
SBAM
L’uscio si spalanca con forza inaudita. Sanji rimane immobile qualche secondo, la porta spiaccicata sulla faccia, per poi scivolare lentamente sul pavimento, tramortito dal colpo. Una ragazza mora, un po’ più alta della turchina e con un fisico decisamente più prosperoso, entra a passo di carica, calpestando il cuoco, che balbetta qualcosa di incomprensibile accasciato al suolo.
-Cuginetto!!!- esclama, spalancando le braccia con fare melodrammatico verso Trafalgar.
Lo abbraccia per il collo, abbarbicandosi, mentre lui si limita a posarle le mani sui fianchi in un abbraccio poco caloroso, come è lui, rispondendo con un pacato.
-Ciao Violet-ya-
Violet si stacca da lui portandogli le mani sulle spalle.
-Ti trovo in forma!- considera, scompigliandogli i capelli e facendogli perdere il suo onnipresente ghigno, chiaro sintomo d’imbarazzo.
-Anche tu stai bene- considera Law, squadrandola rapidamente.
So che negli ultimi mesi si sono visti poco, lui preso con il locale e lei con la scuola.
Faccio per  salutarla ma noto con la coda dell’occhio la ragazza turchina che cerca di attirare la nostra attenzione. Mi giro verso di lei, alzando un sopracciglio con fare interrogativo e lei, un po’ preoccupata, mi indica Sanji con un cenno della testa. Ancora a terra, supino, scosso da fremiti intermittenti, biascica qualcosa di incomprensibile mentre un rivolo di sangue cola dalla sua narice.
Mi avvicino per valutare la situazione e, quando sono a pochi passi da loro, noto l’espressione pervertita e gli occhi a forma di cuore. Come sospettavo, il colpo preso non c’entra più. Probabilmente girandosi a pancia in su ha visto la ragazza ed è andato in coma affettivo, come suo solito.  
-Non preoccuparti, è normale, poi si riprende- le dico atono.
-Oh! Okay…- mi risponde poco convinta.
Restiamo in silenzio qualche secondo finché lei non mi tende la mano, un po’ impacciata.
-Beh io sono Bibi… Piacere…-
-Uh?!- mi riscuoto, stringendole poi la mano -Zoro- mi presento, laconico.
La studio per un attimo. Ha un bel viso, tratti regolari e profondi occhi neri. Ma ciò che mi colpisce di più, e che mi ha colpito anche di Violet, è il look. Indossano jeans e maglietta, delle scarpe da ginnastica, i capelli sono raccolti alla bell’è meglio, appena un velo di trucco e le guance ancora arrossate. Mi colpisce perché ricordavo Violet come la tipica ragazza che non esce di casa con tacchi inferiori ai dieci centimetri e senza trucco e capelli perfetti. Mi colpisce soprattutto perché il loro stato attuale lo conosco bene. È evidente che hanno appena finito un’attività fisica intensa, ne vedo a centinaia di ragazze messe così quando escono dalla palestra dove pratico il kendo.
Non ho mai pensato alla danza come a qualcosa di impegnativo. Ho sempre creduto che fosse la tipica attività dove ti basta avere il giusto grado di coordinazione e flessibilità fisica per eccellere. Ma se loro, che sono ballerine professioniste, hanno l’aria di essere così stanche e spossate allora, forse, ho sbagliato qualcosa.
-Sei proprio sicuro che stia bene?!- domanda Bibi lo sguardo puntato su Sanji, richiamandomi dalle mie considerazioni.
Lo fisso per qualche secondo prima di avvicinarmi e scuoterlo con la punta del piede.
-Ehi cuoco!!! Sveglia!!! Abbiamo ospiti!!!-
In un attimo scatta su come una molla per poi prendere a volteggiare intorno a Bibi, che segue il suo movimento a dir poco sconvolta, mentre io mi spalmo una mano sulla faccia, sospirando. Probabilmente pensa che il colpo in faccia abbia avuto conseguenze più gravi del previsto.
-Anche questo è normale!- riesco a rassicurarla tra i mellorine che il cretino continua a ripetere senza quasi prendere fiato.
Improvvisamente si immobilizza, prendendo poi a guardarsi intorno.
-Ehi ma… credevo foste in tre!- dice spostando lo sguardo da Violet a Bibi, interrogativo.
-Sì, adesso arriva! È un attimo al telefono!-
-Intanto possiamo iniziare ad accomodarci- suggerisce Law, indicando l’unico tavolo presente, apparecchiato per l’occasione.
Sanji si precipita ad aiutare le ragazze ad accomodarsi. Io mi siedo di fronte a Bibi, tra Trafalgar e il posto rimasto vuoto, ghignandole di sghembo, in risposta al sorriso che mi rivolge quando incrocia il mio sguardo.
Ha un’aria familiare e mi domando dove potrei averla già incontrata ma per quanto mi sprema le meningi non mi viene in mente niente.
-Frequentavi la Raftel?!- le domanda Law senza tanti preamboli, dando voce a una delle ipotesi che si sono appena formate nella mia testa.
Arrossisce leggermente, quasi le avesse appena rivolto una domanda molto intima e poi, schiva, scuote la testa senza incrociare il suo sguardo. Non mi stupisco più di tanto, l’ho visto fare quell’effetto a migliaia di ragazze e Bibi, poi, mi sembra particolarmente timida e riservata.
Sto per domandarle dove andava al liceo ma il rumore della porta mi fa bloccare, annunciando l’ingresso della nostra ultima ospite.
-Scusate il ritardo!- dice una voce alle mia spalle, raggelandomi.
Un brivido freddo mi percorre la colonna vertebrale in tutta la sua lunghezza . Conosco questa voce.
No, non può essere!
-Mi spiace ma mio padre mi ha telefonato, pessimo tempismo!- si spiega mentre già Sanji si prepara per partire alla carica.
Dannazione! È proprio lei!
E poi lo sento.
Il suo sguardo sulla schiena.
Sono consapevole che mi ha riconosciuto, capigliature come la mia non se ne vedono  tante in giro.
-Ma…- la sento appunto esclamare, sorpresa e incredula.
Mi giro, maledicendo la sorte, la sfiga e la mia innata capacità di trovarmi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. 
-Buzzurro?!- domanda, sgranando gli occhi, come se ancora potessero esserci dei dubbi che sì, sono proprio il tizio con cui si è scannata stamattina.
-Ciao Mocciosa-
  
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