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Autore: G K S    20/07/2014    1 recensioni
- Cosa significa essere pazzi?
- Cosa significa stare rinchiusi in una stanza bianca?
// Parlo di una stanza munita di sbarre alla finestra in una soffocante oasi di pace priva di qualsiasi umanità realmente palpabile, priva di luce, priva di vita. //
Forse significano la stessa cosa ma non si può... scappare?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- miuscolissimo spazio autrice -
questa è una cosetta che la mia mente contorta ha partorito in una giornata particolarmente afosa,  
spero vi piaccia, adorerei sapere che cosa ne pensate <3








V u o t o






Prima che tutto diventasse freddo e senza senso in questa cella desolata, prima di perdere la speranza, prima di lasciarmi andare del tutto sapendo che ormai non c’era più via d’uscita, bhe, allora c’era ancora la possibilità di andare via, di non stare più in quel posto infernale, di non essere più succube di quell’odiosa camicia di forza.
Prima si poteva, si sarebbe potuto scoprire che in realtà non sono... pazzo, ma adesso non più. 
A quanto pare sono pazzo davvero.
Adesso si, posso dirlo finalmente, voglio ammetterlo a me stesso: non ho nient’altro a cui pensare oltre che alla mia disperazione congelata, finisco per osservare la finestra con le sbarre per ore e ore. 
Ore, fino a quando il cielo non diventa scuro e le luci vengono spente e so che è ora di dormire. 
I giorni mi passano davanti agli occhi invariati sempre uguali, monotoni, inutili, immobili.
E le cose vanno avanti, ma io invece sono fermo, fermo davanti a me senza sapere come riuscire a superarmi, è questa la pura e semplice verità.
Quella psicologa non ha idea di cosa significhi essere lasciato a seccare dentro se stessi, senza avere la possibilità di muoversi, senza riuscire a non pensare, neanche per un maledetto secondo, cosa significa essere lì.
Il punto più in alto, il punto più irraggiungibile e più impossibile da avere. 
Il punto che vorrei raggiungere più di quanto adesso desidero vivere.
Quella finestra, quello spicchio di cielo, quella libertà che mi è stata negata senza avere la possibilità neanche di spiegare, neanche di aprire bocca e di dire che mi dispiaceva.
Ho diciassette anni, continuo ad averne diciassette anche se in realtà so che è già passato un anno, non voglio ammetterlo, no, quello no, ho diciassette anni e avrò diciassette anni... per sempre. 
Anche se sono impazzito, anche se ho cominciato a rendermi conto che le ombre e tutta l’oscurità che c’era in me ha cominciato improvvisamente a trasformarsi diventando sempre più inquietante e mostruosa. 
Mentre io sono quasi inconsciamente sono sempre più succube.
Non ho la libertà, e lei è lì. 
E’ proprio fuori da quella finestra, mi guarda dall’altro in basso, e io urlo dentro consumandomi e sento che se lo volessi, e magari lo voglio, non potrei neanche morire.
Perché so, che l’unica cosa che vorrei è uscire fuori, soltanto uscire, soltanto un’ultima volta. Avrei solo voluto sapere, l’ultima volta che ho guardato il sole che quella era l’ultima volta che avrei potuto farmi male agli occhi guardandolo con troppa insistenza, saperlo me lo avrebbe fatto ricordare.
E ora sono qui, che guardo quello spicchio di cielo, con le mani legate dietro la schiena, palesemente cosciente che quello che ho visto l’ultima volta che sono stato fuori, non lo vedrò mai più... 
Avverto in me la sensazione profonda che comunque, in ogni caso non riuscirò a perdere la speranza di rivederlo, di uscire, di scappare.
Continuo a soffrire, vuoto, con la mente che muore, sentendo dentro di me che molto presto ogni parte di me sarà completamente alienata dal desiderio di andare via.
  
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