Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: Pleurite98    21/07/2014    5 recensioni
Otto ragazzi, sconosciuti tra loro, si svegliano improvvisamente in una camera cubica, su ogni facciata c' è una porta. Sei porte in tutto.
Non c' è un ricordo che possa portarli alla verità, del perché si trovino rinchiusi lì, isolati dal mondo.
Uno spazio angusto che priverebbe di lucidità chiunque, ma non loro.
La cosa più naturale, viene spontanea, aprire una delle sei porte, per scoprire quale camera sconosciuta si celi dietro.
Ma non c' è nulla di più agghiacciante che ritrovarsi sempre nello stesso posto, nulla di più incredibile e impensabile. Qualcosa che può portare alla pura pazzia, vedere sempre lo stesso scenario, sempre lo stesso cubo, sempre lo stesso colore, sempre le stesse persone. Solo una cosa può cambiare, la realtà, quella in cui sono sempre vissuti. Cosa c' è di stabile, ora? Nulla.
Un semplice cubo che racchiude otto vite, diverse tra loro, instabili oramai.
Le domande sorgono da sole, come i dubbi. Su chi ci si può fidare, sono solo otto, potrebbe essere uno contro sette, o sette contro uno. Potrebbero essere tutte vittime innocenti.
Un cubo, sei porte, quante stanze? Quante vite?
A che gioco hanno preso parte?
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Izzy, Noah, Scott, Zoey
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3

 

-Una ragazza.- la guardia gli rispose sbrigativamente.
-Qual è il suo nome?- insistette Duncan
-Aspetta e vedrai.-
L'uomo scortò il carcerato fino ad una grande porta di ferro, l'aprì ed entrarono insieme in una stanza percorsa da un lungo tavolo, diviso a metà da una lastra di vetro, dei separatori delimitavano dei piccoli spazi ognuno dei quali era munito di due telefoni, uno per ogni parte.
Riconobbe alcuni compagni parlare con altre persone al di là della barriera.
-E' il tavolo numero cinque, hai dieci minuti.-

Il punk infilò un passo dopo l'altro, arrivò dove gli era stato indicato e fece per sedersi.
Chi era quella ragazza? Non si ricordava di averla mai vista. Eppure tanta bellezza non poteva di certo passare inosservata.

-Duncan? O merda, Duncan, rispondimi! Duncan!?-
Gwen continuò a cercare di ottenere delle risposte dal ragazzo, noncurante della mora priva di sensi che giaceva per terra.
Un altro getto di vomito schizzò sul pavimento.
La gotica fece un balzo indietro, il liquido giallognolo la colpì sui capelli impiastricciandoli.
Il punk si lasciò cadere al suolo stremato, mentre le domande della ragazza cominciavano a trasformarsi in un lamento isterico.
Il non sapere la stava facendo impazzire, cosa diavolo poteva esserci nell'altra stanza?
Si avvicinò alla botola con uno scatto, in un unico momento di decisione, e posò la mano sul nero metallo freddo.
Brandelli di carne erano sparsi per tutta la superficie della stanza, del sangue ancora fresco scorreva verso il centro formando una grande pozza.
Un tanfo putrido le penetrò nelle narici.
Staccò le mani dalla scaletta e ricacciò un conato di vomito da dove era venuto, poi si prese la testa fra le mani.
Le facce quadrate sembravano vorticarle attorno.
-Devi trovare qualcuno adatto.-
Duncan e Courtney a terra.
-Sicura che possiamo fidarci?-
Il vomito.
-Non preoccuparti, non mancherà a nessuno.-
Le botole.
-E' nel nome del progresso-
Quel dannato posto.
-Assicurati che ne stia lontano-
Scoppiò in un grido feroce che andò a sfociare in un grosso pianto.


-Cos'è stato?- Zoey si alzò di colpo -Avete sentito?-
Scott smise per un attimo di giocherellare con le stringhe delle sue scarpe.
-Chi era?-
-Sembrava una ragazza!- anche Mike sembrava essersi destato dalla sua apatia.
-Genio, fino a qui ci erano arrivati tutti.- il rosso lo guardò sprezzante.
-Mio Dio, sembrava essere Gwen...- la ragazza sussurrò timorosa delle sue stesse parole.
-Gwe... che?-
-Andiamo Scott, quella con i capelli tinti, la darkettona...- il moro ricambiò lo sguardo lanciatogli precedentemente.
-Ah, lei...-
-Forse dovremmo andare a controllare che stiano tutti bene...- Zoey cercò di spezzare la tensione che stava creandosi fra i due.
-Grande idea! E magari ci facciamo pure uccidere. Vacci tu se tieni alla vita di una sconosciuta.-
-Scott! Io sono d'accordo con lei.-
-Allora andate.-
-E tu rimani qui da solo?-
-Sì.-
Mike appoggiò le mani sulle spalle della rossa e guardò il ragazzo per qualche secondo, incredulo, poi la bocca gli si contorse in una smorfia sprezzante e prese la ragazza per mano.
-Vieni, Zoey, andiamo.-
Nei suoi occhi, invece, c'era solo dispiacere.

I due ragazzi aprirono la botola della parete opposta e vi sparirono dietro poco dopo, senza però evitare di lanciare delle occhiatacce a Scott.
Ora era rimasto solo.
Forse avrebbe fatto meglio ad andare con quei due imbecilli.
Comunque era troppo tardi, se li avesse rincorsi avrebbe finito per perdersi e non sarebbe sicuramente riuscito a tornare indietro.
Si sarebbe limitato ad aspettare che i sette idioti tornassero indietro.
Probabilmente era uno stupido esperimento psicologico, oppure una trovata malata di qualche reality show, in ogni caso rimanere fermi nel luogo in cui si erano svegliati era l'unica soluzione sensata che gli venisse in mente.
Ed il grido che avevano sentito qualche minuto prima era la prova definitiva che assecondava la sua teoria.
Certo, trovarsi senza la compagnia di nessuno in quella stanza era snervante.
Non riusciva nemmeno ad udire un suono qualsiasi.
Era come se l'aria non esistesse, come se il posto in cui si trovassero fosse il nulla.
Non solo la situazione lo rendeva nervoso, ma lo rendeva anche inquieto.
Il silenzio regnava sovrano.
L'unica cosa che sentiva erano l'intrecciato caos che dominava nella sua mente.
Si schiarì la gola, per accertarsi che magari non fosse diventato sordo.
Lo aveva sentito chiaramente, allora magari erano i muri ad essere insonorizzati.
Picchiò quattro colpi contro la parete.
Sentì l'acciaio rimbombare.
Quel luogo aveva dell'assurdo, e ciò che non riusciva a capire lo faceva uscire di testa.

-Ti dispiace tenermi questa?- Mike guardò Zoey con tenerezza, mentre con una mano le porgeva una piccola molla.
-Certo- gli rispose lei sorridendo.
-Hai fatto proprio un bel lavoro.- continuò per evitare il silenzio.
Le guance pallide della ragazza si tinsero di un rosso candido mentre il moro la ringraziava.


-Mike!- sussultò mentre stavano attraversando una stanza.
-Mike!- ribadì a voce più alta.
L'interpellato si bloccò di colpo, mentre la ragazza, che era rimasta qualche passo più indietro, gli si affiancò correndo.
-Mike, io ti conosco! Noi ci conosciamo! Ci siamo già visti! Io ricordo!- parlava come impazzita, il ragazzo le afferrò le mani per calmarla.
-Cosa? Cosa ricordi!?- una luce improvvisa si accese nelle sue pupille.
-Ricordo di noi!-
-Noi?- quell'improvvisa fiamma parve indebolirsi leggermente, il suo sguardo si fece dubbioso.
-Ho avuto un flashback, tu stavi lavorando a qualcosa e mi porgevi una molla e ...- si bloccò improvvisamente.
-E cosa?-
-Non so.- rispose amareggiata. Perché non voleva che lui sapesse quello che lei aveva visto?
Era certa che anche lui avesse provato qualcosa di diverso nei suoi confronti quando si erano svegliati in quel luogo. Eppure una forza interna l'aveva trattenuta.
-Non importa.- disse Mike stringendola forte a sé.

Noah stava cercando in tutti i modi di isolare la sua mente dalle parole completamente a vanvera di Izzy, dai suoi deliri verbali e dai suoi improvvisi attacchi di energia durante i quali si arrampicava fino alla botola sul soffitto.
Gwen e Courtney si erano precipitati da loro dicendo di aver trovato un corpo simile a quello della ragazza in una delle stanze di quel posto sconfinato e lei non sembrava esserne minimamente turbata.
Lui invece era rimasto sconvolto.
Un pensiero gli ronzava in testa, un pensiero che cercava di allontanare con tutte le forse da sé, ma che inevitabilmente sembrava il più sensato per quanto assurdo.
Credeva di aver capito in quale razza di luogo fossero finiti.
Temeva di avere ragione, perché se così fosse stato probabilmente non avrebbero mai trovato un'uscita.
Sarebbero morti lì dentro.
Era così assorto nelle sue idee che si rese improvvisamente conto di star andando verso la botola frontale, mentre la pazzoide si era già diretta verso quella di destra.

Successe tutto in un attimo, come suo solito, lei saltellò sui gradini, mise la mano sulla botola facendola aprire, scivolò dall'altra parte e fece una linguaccia a Noah.
Quella volta, però, l'indiano non era minimamente vicino all'ingresso verso l'altra stanza.
Quella volta, però, la fessura si richiuse immediatamente.
Il ragazzo mise tutta la forza che aveva nelle sue gambe per correre verso la parete, salì sugli scalini di corsa e poggiò le dita sul freddo quadrato di metallo nero.
Quella volta, la botola non si aprì.
Cominciò a tirare pugni contro l'ingresso urlando il nome della rossa.
Non ricevette nessuna risposta.
Colpì più forte, urlò con più potenza.
Nulla.
Si sedette ansimante per terra.
Il cuore gli pulsava all'impazzata.
Il suo cervello era offuscato.
Attese qualche secondo prima di rialzarsi.
Fece nuovamente i gradini.
Toccò nuovamente la botola.
La sentì scorrere, mentre gli apriva il panorama di una stanza identica, se non fosse stato per il piccolo particolare che in quella c'era il corpo di Izzy, riverso a pancia in su, con gli occhi strabuzzati ed iniettati di sangue.
Con le labbra livide e le guance violacee.
Riversa in una pozza di sangue.
Fu esattamente in quel momento che capì di avere ragione.

 


Angolo dell'autore
Buonsalve a tutti quanti!! Come dissotterrato un'altra delle mie vecchie storie, dite la verità: vi eravate dimenticati di Hypercube!

 

 


 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Pleurite98