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Autore: remsaverem    23/07/2014    0 recensioni
Mycroft Holmes e gli eventi che hanno portato a un tragico evento che non aveva contemplato. Sherlock, John e tutti gli altri personaggi presi in un gioco più grande di loro. Flashback sull'infanzia di Mycroft e Sherlock.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Per più di tre mesi Sherlock non aveva dato sue notizie, ma Mycroft non se n’era preoccupato. Era già successo in un’altra occasione, quando aveva dovuto fingere … Sapeva che suo fratello trovava intollerabile anche il minimo controllo o supervisione e tutta la sua vita, dal momento in cui aveva ricevuto il dono della parola, era stata improntata a ribadire con veemenza questo concetto. Per contro, in qualità di fratello maggiore, anche a causa di un’inclinazione del suo temperamento a voler tenere tutto costantemente sotto controllo, Mycroft Holmes si era sempre sentito in dovere di dare un occhio al suo unico fratellino. Questo e altre notevoli differenze caratteriali sviluppate crescendo avevano contribuito a renderli distanti, esacerbando ancora di più il desiderio di Mycroft di conoscere cosa stesse combinando Sherlock e quello di quest’ultimo di tenersi alla larga dal guinzaglio fraterno. Certo la tendenza di S. a incorrere in droghe, cattive abitudini e a ficcarsi in qualunque tipo di pericolo, rafforzavano, nella mente di Mycroft, l’idea che il suo stupido fratellino dovesse essere tenuto a bada, perché, in un modo o nell’altro, i suoi genitori non l’avevano mai fatto.
 
Quando era arrivato Mycroft la loro madre, di punto in bianco, aveva deciso di mollare il lavoro per dedicarsi alla famiglia. Donna attenta e sensibile, ma anche molto rigorosa, aveva allevato con amore il figlio maggiore che, curiosamente, sembrava essere nato già perfettamente educato. Come un piccolo vecchio. Quando però lei e il marito pensavano già che Mycroft sarebbe stato il loro unico erede ecco che, quasi come una birbonata, Sherlock aveva bussato alla porta. Sherlock era stato la loro gioia, in quel bimbo così vivace e pieno di vita vedevano la persona che sarebbe stata il bastone della loro vecchiaia. Forse perché già avanti con gli anni e perché effettivamente il piccolo aveva un temperamento piuttosto caparbio, lo avevano viziato. Questo era innegabile e persino loro erano disposti ad ammetterlo. Fin da bambino a Sherlock avevano perdonato molte cose catalogandole come frutto della sua natura estroversa e curiosa. Da parte sua Mycroft aveva guardato inizialmente affascinato e via via sempre più preoccupato quel batuffolo minuscolo che non faceva che strillare e ficcarsi nei guai più inimmaginabili, tra lo stupore e l’ammirazione di tutti. Qualunque cosa facesse o dicesse Sherlock, per quanto strana e bizzarra, lasciava tutti a bocca aperta.
 
Da piccolo Sherlock era solito stargli sempre dietro, seguendolo come un cagnolino magari solo per sfidarlo o prenderlo in giro fino ad esasperarlo. Ma per quanto Sherlock lo provocasse e Mycroft lo rimproverasse di conseguenza, niente sembrava toccare il suo spensierato fratello minore, nemmeno i lievi rimbrotti paterni o gli sporadici, ma ben più consistenti, rimproveri materni. In realtà, ma questo Mycroft l’avrebbe riconosciuto solo una volta diventato adulto, il costante desiderio di attenzioni di Sherlock, le sue strane uscite, il suo atteggiamento di sfida, nascondevano ben più profonde fragilità di fondo.
A quell’epoca però il “danno” era stato fatto e il più piccolo di casa Holmes viveva a Londra, consumando sporadicamente droga e sostanzialmente buttando via i frutti di cure e istruzione.
 
Questo finché Sherlock, che senza saperlo spesso era stato sollevato dalle conseguenze delle sue impulsive azioni dal segreto operato di un ambizioso fratello, non aveva incontrato Lestrade. Tutti sapevano quanto l’attività di consulente investigativo del fratellino avesse dato sui nervi a Mycroft e con quanta determinazione vi si fosse opposto. Mentre i genitori, forse stanchi di attendere svegli la chiamata di una definitiva overdose da un ospedale londinese, avevano tratto un sospiro di sollievo davanti al coinvolgimento di Sherlock in qualcosa che per lui sembrava essere di vitale importanza, M. aveva visto subito tutti i pericoli che potevano derivare, per una persona come Sherlock, da quel tipo di stile di vita. Tra le varie cose M. aveva tentato di corrompere persino Lestrade, affinché respingesse l’aiuto fin troppo entusiasta del fratello. Quest’ultimo però gli aveva fatto saggiamente notare che se non fosse stato lui, Sherlock si sarebbe rivolto a qualcun altro. E così, sbuffando e a braccia conserte, My aveva dovuto assistere alla rovinosa corsa verso Moriarty prima e Magnussen dopo.
 
 
 
 
  
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