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Autore: _Fire    25/07/2014    6 recensioni
«Sono incredibilmente serio. Ho finalmente trovato il ragazzo che cerco da ben ottocento lunghi anni. Non ho mai amato nessuno come te. E' come se la mia vita fosse davvero diventata tale quando ti ho visto per la prima volta alla mia festa. Sono annegato nei tuo occhi blu come il mare. Da allora non sono mai più riuscito a tornare a galla, sommerso dall'amore che provo per te.»
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 2: First Kiss.

“You’re my first so many things, Alec Lightwood.”
[Magnus Bane, City of Heavenly Fire]

 
Alec camminava avanti e indietro nella sua camera.
Era come se la vedesse per la prima volta.
O meglio, la vedeva per la prima volta ordinata. Alec aveva la fama di essere un ragazzo disordinato, e la sorella a volte lo definiva addirittura sciatto.  
Ma quel giorno era talmente nervoso, che aveva messo a posto la sua stanza come un maniaco.
Il letto con le lenzuola verdi era a posto, la cassettiera con tutti i vestiti riposti all’interno, il comodino su cui c’erano una lampada e il suo stilo, due spade angeliche appese ad una parete.
«E’ piuttosto ordinata» si ritrovò a pensare. «non come quella di Jace, però…» Scosse forte la testa. «Non pensare a Jace», si disse.
 
In realtà stava solo cercando una distrazione per non chiamare Magnus. Dalla festa era passata un’eternità.
Voleva chiamarlo, ma quando si era gettato in difesa di Jace contro un demone superiore, Abbadon, -al ricordo di quel nome Alec rabbrividì- avrebbe ottenuto come risultato una morte certa, se Magnus non si fosse disturbato di curarlo.
«Perché non lo chiami?! Se lui ti piace… dagli una possibilità. E’ stato super carino con te», aveva detto Isabelle. «Quando stavi male, ti è stato tutto il tempo accanto, nonostante avesse altri impegni. E poi, una volta, da dietro la porta ho visto…».
A quel punto Alec le aveva scoccato un’occhiataccia come rimprovero per aver spiato, ma lei lo aveva liquidato con un gesto della mano. «Comunque, ho visto che ti accarezzava il viso con il dorso della mano e che giocherellava con i tuoi capelli». Alec era arrossito, mentre la sorella aggiungeva: «Aveva uno sguardo così dolce».  E lei aveva sorriso.
Erano due giorni che la conversazione gli tornava in mente.
Ed erano due giorni, che si girava e rigirava il telefono tra le mani. Aveva digitato il numero più volte, premuto il tasto di chiamata, e spento il telefono circa due secondi dopo. Non sapeva esattamente di cosa avesse paura. Lui cacciava demoni, eppure non aveva il coraggio di chiamare un ragazzo che gli aveva chiesto di chiamarlo.
Pensava di non essere all’altezza. Gli altri notavano sempre Jace o Isabelle, mentre lui rimaneva indietro. Non che gli dispiacesse. E poi, non voleva iniziare qualcosa con Magnus senza essere sicuro di non provare più nulla per Jace. Ma forse quella era un’opportunità che doveva cogliere al volo.
Qualcuno bussò alla porta.
«Alec…?». Era Isabelle. Lui ripose il telefono nella tasca dei soliti jeans, aggiustandosi la maglietta nera un po’ sbiadita e aprì la porta. La sorella se ne stava lì, a piedi scalzi, i lunghi capelli corvini sciolti, con un vestitino nero indosso, e in mano altri due abiti. «Quale mi metto? Questo…», disse sventolando un lungo corto fucsia, monospalla, decorato con paillettes argentate sulla vita e sulla spalla, e uno strato di tessuto più leggero e più lungo dietro la gonna(1) «Oppure questo?», continuò, mostrando al fratello un abito lungo blu, senza maniche, con lo scollo a cuore e un fiocco in vita.(2)
«Ehm…», Alec non era mai stato un asso nel campo dell’abbigliamento, non sapeva scegliere vestiti per lui, figuriamoci per una ragazza e soprattutto per sua sorella, sempre così appariscente. Cercò una scusa carina per svignarsela e disse: «Scusami, Iz, ma sto uscendo». Al suo sguardo scettico aggiunse, per rendere il tutto più credibile, la verità. «Vado da Magnus». Prese un giubbotto di pelle nera dall’attaccapanni del corridoio dell’Istituto e salutò sua sorella scompigliandole i capelli. Prima di uscire, si guardò indietro, convinto di vedere la sorella sospirare o fargli la linguaccia, ma la vide solo sghignazzare, non con cattiveria, ma con soddisfazione e un pizzico d’amore negli occhi scuri. Alec intuì che molto probabilmente l’aveva fatto apposta per farlo uscire, perché,riflettendoci, quando mai qualcuno gli aveva chiesto un consiglio in fatto di abbigliamento?
Però non rinunciò. Il cuore gli batteva sempre più forte mentre si chiudeva il portone dell’edificio alle spalle e raggiungeva la metropolitana correndo.

 
§
 
«Non verrà».
Era questo il pensiero che tormentava Magnus da giorni.
Non aveva mai dato tanta importanza a un ragazzo. In quel caso era ancora peggio, perché il ragazzo in questione era uno Shadowhunter e non erano mai usciti insieme prima di allora. Però non riusciva a negare a se stesso il fatto che in cuor suo sperasse che Alec arrivasse.
Se ne stava steso su un divanetto rosso, con in grembo Chairman Meow, che si stiracchiava sotto il tocco della sua mano. Indossava solo una camicia viola, con delle strisce fucsia. Aveva dei pantaloncini, ma erano corti che Magnus dubitava potessero essere considerati un indumento. I capelli erano leggermente disordinati, perché era stato tutto il giorno con la testa sul cuscino, che, infatti, si era riempito di glitter. Poi il campanello suonò.
Magnus pensò fosse un cliente di cui si era dimenticato e sospirò, ma quando si ricordò di Alec, i suoi occhi da gatto si illuminarono.
Saltò giù dal divano, gettando a terra Chairman che protestò miagolando, ma il suo padrone stava già aprendo la porta.
Sulla soglia c’era Alexander Lightwood, con i capelli corvini scompigliati, l’affanno e un lieve sorriso sulle labbra. Indossava quella che Magnus definiva “la tenuta da Alec”: jeans e maglietta più o meno nera. Più da vicino, si notava anche un pugnale infilato nella cintura. «Shadowhunters.» pensò Magnus. «Non riescono proprio a uscire senza armi.»
Le guance di Alec erano ancora del colore pallido del resto del volto, ma diventarono rosse a tempo di record non appena Magnus aprì bocca.
«Temevo che non saresti venuto, Alexander».
Il ragazzo sembrava preoccupato per aver fatto aspettare tanto l’altro. Magnus non poté trattenersi dal ridere divertito.
«Che c’è?».
«Nulla. Entra».
Alec lo seguì e, quando furono nel salone, sembrò che entrambi si accorgessero solo in quel momento dell’abbigliamento di Magnus. Ma, mentre Alec arrossiva ancora di più, per quanto fosse possibile, Magnus si limitava a guardarlo con un sorriso beffardo sul volto. E, mentre Alec era impegnato in pensieri come «Oh mio Dio, dove sono i suoi pantaloni? Oh mio Dio, perché mi fissa? Oh mio Dio, perché continua a fissarmi? Per l’Angelo, qualcuno gli dia dei pantaloni! Oh mio Dio, è così sexy, oh mio Dio, oh mio Dio», Magnus si limitò a dire, con la solita tranquillità nella voce: «Allora, perché sei qui?».
«Avevo il tuo numero. M-ma ho preferito passare». Alec inspirò e buttò fuori la frase tutta d’un fiato. «Vuoiuscireconme? Non sono mai uscito con nessuno e non ho mai baciato nessuno. Ma Izzy ha detto che ti piacevo e ho pensato…».
Lo stregone lo interruppe.Si era ripromesso di non uscire mai con uno Shadowhunter, eppure eccolo lì, incapace di dire no a due occhi azzurri e a un ragazzo così timido che arrossiva anche solo per uno sguardo. Decise comunque di non sbilanciarsi troppo.
«Non ti sono insensibile, ho capito. Ma io ti piaccio?».
Il ragazzo esitò un momento. «Sì, mi piaci».
Ormai il colorito di Alec ricordava un pomodoro. Era così giovane, così innocente, sincero, puro.
«Allora… ehm…», cominciò. «Ti andrebbe bene venerdì sera? Potremmo andare… ehm…».
Ma Magnus gli rivolse un’altra domanda. «Non hai mai baciato nessuno? Proprio nessuno?».
Alec sembrò imbarazzato da quella domanda. Abbassò lo sguardo sulle vecchie scarpe da tennis e farfugliò quello che a Magnus parve un no.
Lo stregone gli si avvicinò e gli alzò il volto con due dita.
L’azzurro si specchiava nel verde dorato.
Lo sguardo di Alec andava dalle labbra agli occhi di Magnus, che poi lo baciò.
Fu un bacio dolce, leggero. Quando si staccarono, il fatto che Alec fosse arrossito di nuovo, fece sinceramente sorridere Magnus, che disse: «A venerdì sera allora».
 Il Nephilm si voltò per uscire, ma tornò sui suoi passi per lasciare un bacio a Magnus, premendo le sue labbra su quelle dello stregone. Gli rivolse un ultimo sorriso, con gli occhi azzurri più luminosi che mai, e uscì velocemente dall’appartamento.
Magnus era stato baciato tante volte, più di quante gli piacesse ammettere e ricordare, quel bacio, però, aveva qualcosa di particolare, nuovo, diverso.
Qualcosa che lo spinse ad aspettare con ansia che giungesse il venerdì per poter rivedere Alec Lightwood.
 
Ecco i vestiti di Isabelle:

(1)                          (2) 
 

 
 
Nota d’autrice:
Ehmehm. Ciao! *saluta con la mano*
Questo secondo capitolo, come avrete intuito, parla del primo bacio di Alec e Magnus**
Ho deciso di scrivere da entrambi i punti di vista, ma per alcuni capitoli, la narrazione sarà solo da parte di uno o dell’altro.

-spazio ringraziamenti-
Ringrazio tutte le persone che leggono la mia storia <3
Ringrazio tutte le persone che l’hanno messa tra le seguite/preferite/ricordate <3
Ringrazio _black_rose_, stella13 e _Alien_  e Vampiretta98 che recensendo il mio primo capitolo, mi hanno fatto sinceramente sorridere e spero continueranno a leggere e a lasciarmi pareri e consigli <3
Ringrazio come sempre la mia amica Enza che mi assiste nei miei folli sleri mentre scrivo <3
E per ultima, ma non meno importante, un ringraziamento speciale va alla splendida Classof13 (vi consiglio di fare un salto da lei) che mi ha dato molti consigli per la scrittura e la grafica della storia <3
Spero che continuerete a seguirmi.
Un grande bacio a tutteh,
Lu_

 
   
 
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