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Autore: kbonny    29/07/2014    3 recensioni
A volte nella tua vita accadono cose che non puoi minimamente immaginare o prevedere. Cose che la vita può sconvolgertela, ma anche cambiartela, migliorarla, renderla unica e meravigliosa.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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- No Luis, non ha minacciato nulla. Ha solo chiesto di farmi vivo se avessi cambiato idea- ripeté Jim mentre al telefono parlava con un suo collega avvocato.
- Capisco. Senti Jim, io allo stato delle cose, lascerei passare qualche giorno. Vediamo che succede. Nel frattempo, se vuoi posso fare qualche ricerca su di lei- disse l’interlocutore.
- No, non mi sembra il caso; magari come dici tu è solo una sfuriata temporanea. Se qualcosa dovesse cambiare, ti faccio sapere.
-Ok, attendo tue notizie. Ciao Jim-
- Ciao, Luis. Grazie-
Jim posò la cornetta sospirando. Si alzò per prendere un bicchiere d’acqua quando il campanello di casa suonò a gran voce.
-Katie!- esclamo Jim –Già qui?-
-Beh. Sono in pausa pranzo e poi ti avevo detto che sarei venuta entro due giorni. Perché, ti dispiace?-
-Ma no, che dici. Dai entra. -
Entrarono in soggiorno e Jim si allontanò verso la zona notte.- Prendo il vestito e arrivo-.
Kate nel frattempo contemplò la stanza quasi a cercare qualcosa di diverso.
-Ecco qua- disse l’uomo posando l’abito sullo schienale del divano.- Ehmm, ti va un caffè?-
- Si grazie, volentieri-
Mentre bevevano, Kate cominciò cautamente il suo “interrogatorio”.
-Papà, come va il lavoro?-
- Bene, grazie- sorrise Jim – Insomma, i soliti casi, niente di nuovo-
- Sicuro?-
Jim si mosse a disagio sulla sedia non capendo bene dove la figlia volesse arrivare. – Certo! Ma perché è successo qualcosa?- le domandò ingenuamente senza rendersi conto di essersi chiuso in trappola da solo.
- A me no…..ma a te sicuramente si!-
L’uomo sbiancò appena - Che vuoi dire?-
Kate sospirò e decise di arrivare al dunque - Cosa ti è successo l’altro giorno? E non dirmi “niente” perché ho capito che qualcosa non andava. E non dirmi nemmeno che si trattava di lavoro, perché so che era una bugia-.
Suo padre la fissò con la bocca aperta. Non poteva dirle la verità, nella maniera più assoluta. Optò quindi ad un giro di parole e ad una mezza verità- Ok, hai ragione, è successa una cosa, ma niente di grave. -
- Se dici così, significa che è esattamente l’opposto!-
- Senti Katie, sai che ti voglio bene, ma non voglio coinvolgerti nei miei problemi.-
- Papà, i problemi si risolvono. Sembravi sconvolto, e lasciatelo dire, anche ora sei schivo e tenti di sviare l’argomento. Non ti ho mai visto così! Che diavolo ti sta succedendo?-
Jim distolse lo sguardo tacendo.
-Ecco. Lo vedi? Anche questo non è un comportamento da te? Mi vuoi dire cos’hai?- lo supplicò Kate prendendogli le mani. Silenzio. –Papà- aggiunse stringendo la presa sulle mani –Anche io ti voglio bene. Ed è proprio per questo che non me ne andrò da qui finché non mi parlerai-.
Jim si sentì con le spalle al muro. Non voleva raccontarle nulla, sperava il tempo risolvesse tutto. Ma non aveva scelta: conosceva Kate e sapeva che non si sarebbe arresa.
- E’ una cosa forte. E anche io sto cercando di capirci qualcosa- Cominciò Jim tentennante.
- Ti ascolto-
-Ecco…., poco prima che arrivassi tu, l’altro giorno, mi ha fatto visita una ragazza, una certa Emily- si fermò un attimo muovendo gli occhi su e giù per la stanza –Pensavo fosse qui per un consulto legale, invece la sua, chiamiamola richiesta, è stata una cosa alquanto inaspettata-
- E cioè?-
- Si è presentata dicendo che…. che io sono suo padre- sputò fuori Jim puntando lo sguardo su Kate.
La detective sbarrò gli occhi ritirando le mani. Ok, questa proprio l’aveva spiazzata.
- Come scusa?- chiese alzando un po’ la voce.
- E’ la stessa reazione che ho avuto io- si giustificò suo padre osservando il volto della figlia irrigidirsi e diventare più rosso.
- Gli ho detto che era impossibile, ma lei ha voluto tirar fuori il fatto che sua madre ha lasciato una lettera per me!- continuò Jim
- Hai tradito la mamma???- Esplose Kate alzandosi in piedi.
- No, Katie…..te lo giuro!- rispose l’uomo alzandosi di fronte a lei
Kate scrutò il padre cercando si capire se fosse sincero o meno – Come fa a dire una cosa del genere allora? Com’è arrivata a te? E cosa c’era scritto in quella lettera?- lo bombardò di domande con uno sguardo carico di rabbia.
-Non lo so! Le ho detto che ha sicuramente sbagliato persona, ma non demordeva!-.
- E la lettera?- insistette Kate.
- Non so cosa contenesse-
- Come sarebbe a dire che non lo sai???-
-Non l’ho voluta vedere! Le ho detto di andarsene e che non volevo più sapere nulla di questa storia-.
- Papà, ma sei impazzito??? Ma come cavolo ragioni???- andò su tutte le furie Kate quasi urlando –Avevi la possibilità di schiodarti di dosso questo enorme malinteso, e tu non hai fatto niente per difenderti???-
Jim tacque di nuovo riprendendo poi con fermezza - Forse hai ragione, un chiarimento ci voleva, ma in quel momento non lo volevo-.
Kate prese a camminare su e giù per la stanza come tentando di calmarsi -Cosa ti ha detto quando se ne’andata? -gli domandò in tono che sembrava meno arrabbiato continuando a muoversi.
- Che non voleva creare problemi, ma solo sapere chi fosse. Mi ha lasciato un numero di telefono a cui contattarla in caso avessi cambiato idea-.
Kate tornò a sedersi passandosi le mani fra i capelli. Prese un profondo respiro per calmarsi – Va bene. Dammi questo numero. Voglio andare a parlaci-.
 - Tesoro, non mi sembra il caso- tentò di protestare suo padre.
- Papà senti, non è che questa può piombare qui all’improvviso e uscirne con questa trovata!- .
- Kate, per favore, me ne occuperò personalmente. Ho discusso con Luis poco fa, e vedremo assieme con gestire il tutto. Non è il caso di coinvolgere anche te-.
- Sono già coinvolta papà-.
- Kate, davvero. Sistemerò tutto-.
Kate scrutò il padre per bene – Sembra quasi che tu voglia tenermi all’oscuro di qualcosa-
Jim spalancò gli occhi –No, non è così. Solo che sono abbastanza scosso anche io, e almeno per ora, finchè non ci avrò visto chiaro, voglio vedermela da me-.
Kate annuì poco convinta e in quel pesante silenzio, in soccorso a Jim arrivò il suono del cellulare della detective.
-Beckett. Si, arrivo fra 10 minuti-.
Si alzò prendendo il vestito e dirigendosi alla porta – Va bene papà, fammi sapere come va a finire questa storia-.
-Ciao tesoro-.
E dopo un breve abbraccio se ne andò.
 
 
Kate giunse all’ingresso della pasticceria osservando attenta oltre la vetrina. Aveva promesso al padre di non interferire, ma la sua titubanza e lo strano senso di timore e paura che gli aveva letto negli occhi, l’aveva fatta insospettire ancora di più. Uscendo dalla casa di Jim aveva visto il bigliettino appeso nella lavagna della cucina e aveva discretamente letto il nome “Emily” ed un indirizzo.
Quindi dopo ore a rimuginare al distretto mentre compilava il rapporto del caso appena concluso, aveva deciso di agire da sola, prendendo un’ora di permesso ed abbandonando il distretto. Aveva bisogno di sapere.
Il locale non era molto affollato ed entrando prese posto ad un tavolino in disparte. Ordinò un caffè pensando al miglior approccio da usare.
Quando il cameriere tornò con l’ordinazione, Kate si fece avanti – Senta,scusi, avrei bisogno di parlare Emily. E’ possibile?- chiese non sapendo se la ragazza fosse presente e che faccia avesse.
- Si certo. E’ giù al laboratorio- la informò il gentile cameriere –Se attende un istante, la vado a chiamare-
- La ringrazio, sarebbe molto gentile-
Sorseggiando il caffè sfogliò un giornale posato nella sedia accanto, più per sbollire la tensione dell’attesa che per interesse. Quando ebbe finito di bere, alzando lo sguardo vide la figura di una ragazza venirle incontro. Era molto carina, avrà avuto al massimo vent’anni, coi capelli nocciola raccolti in un mollettone sulla nuca, gli occhi grigio-verde e un’aria gentile.
- Salve- disse Emily avvicinandosi con un dolce e sincero sorriso sulle lebbra – Mi hanno detto che mi cercava.-
Kate la scrutò un istante e da un primo impatto restò piacevolmente sorpresa non immaginandosi una persona così. Pensava sarebbe andata su tute le furie sputandogli in faccia tutto ciò che voleva dirle, ma il volto timido, dolce, gentile e disponibile della giovane la fece ricredere
- Si- rispose Kate alzandosi e porgendole la mano –Mi chiamo Kate-
Emily rispose gentilmente al gesto e la sua stretta, allo stesso tempo forte e delicata, fece addolcire ulteriormente l’irritazione della detective. – Molto piacere. Emily. Come posso aiutarla?-
- Ecco, avrei bisogno di parlare con te, e volevo chiederti se hai un po’ di tempo da dedicarmi.-
L’espressione sorpresa di Emily fece chiaramente intendere alla detective, che la giovane non capiva il motivo di una chiacchierata con una perfetta sconosciuta, ma solo che si trattava di qualcosa di importante.
-Si, certo…ehmm, venga andiamo in un posto un po’ più tranquillo- disse saggiamente invitandola con un cenno di mano a seguirla.
Arrivarono in un piccolo salottino sul retro del locale, e preso posto una di fronte all’altra Emily le chiese - Mi dica, cosa posso fare per lei?-
- Sono qui per parlarti di Jim Beckett-
Emily sbiancò di colpo non aspettandosi quel colpo basso. – Lei…lei è il suo avvocato?- domandò agitata alzandosi in piedi – le…. le posso spiegare tutto. Io non voglio creare problemi, non pretendo nulla dal signor Beckett. Cerco solo risposte.. io…io.. ero andata solo per parlagli…- farfugliò balbettando completamente fuori controllo. Kate si alzò fermandole le braccia e tentando si calmarla – Ehi, ehi, per favore calmati-
-Non voglio che ci siano disagi, le posso spiegare tutto…- continuava intanto Emily-
-Non sono il suo avvocato!- disse Kate risoluta facendo bloccare il monologo della ragazza che restò comunque tesa e tremante al suo tatto.
- Non sono il suo avvocato- ripeté la detective come a sincerarsi che avesse capito.
- Allora lei chi è?- sussurrò Emily puntando gli occhi dentro quelli della detective.
Kate si sentì quasi morire da quello sguardo così penetrante.
-Vieni, sediamoci- disse accompagnandola ai divanetti.
Il silenzio avvolse la stanza e quando la detective notò che la ragazza si era leggermente calmata, rispose alla sua precedente domanda.
- Io sono la figlia di Jim- disse quindi Kate.
Emily abbassò lo sguardo mortificata – Oddio….non si doveva arrivare a questo punto-
- Che vuoi dire?-
Emily rialzò gli occhi –Quando mi sono presentata dal signor Beckett gli ho detto fin da subito che non volevo creare disagi con la sua famiglia, al di la di ciò che la nostra conversazione avrebbe portato.-
Kate annuì. – Si, me lo ha riferito. Ma non sono qui per questo. Voglio sapere perché ti sei presentata da lui dicendogli di essere sua figlia.-
Emily prese un respiro –Senza offesa, ma perché ha mandato un portavoce a chiedermelo e non è venuto di persona?-
- Lui non sa che sono qui- disse Kate. – Ho saputo di questa cosa quasi per caso, ma se quello che affermi è vero, credo di avere tutte le carte in regola per venirne a conoscenza anche io.-
Emily indugiò alcuni istanti combattuta se fare un passo avanti o pure no.
- Sono….sono abbastanza sicura di quello che detto, e credo anche di averne le prove.-
- Ti va di raccontarmi tutto dal principio?- chiese Kate. Si stupì quasi di se stessa a quella richiesta. Non era una che si lasciava abbindolare, col suo lavoro e il suo passato aveva imparato ad essere rigida e distaccata, ma inspiegabilmente la vicinanza ad Emily e i suoi occhi la stavano letteralmente stregando. Aveva visto centinaia di persone durante gli interrogatori, abbastanza da capire chi mentiva o nascondeva qualcosa, ma nel volto di Emily riusciva a leggerci solo tristezza, speranza e…sincerità.
Alla fine la giovane cedette – E’ una lunga storia. Io stacco dal lavoro fra un paio d’ore. Le va bene se ci vediamo più tardi da qualche parte?-
- D’accordo- assentì la detective – Tieni, questo è il mio numero. Quando hai finito mandami un messaggio -
- Ok, grazie- sussurrò timidamente Emily.
- A più tardi- la salutò Kate con un piccolo sorriso uscendo dalla stanza.
Rimasta sola Emily sospirò non sapendo se quella decisione fosse stata buona o cattiva.
 
 
-Bentornata fra noi!- esordì Castle vedendola uscire dall’ascensore.
- Castle, non sei solo tu quello che può andare e venire come gli pare- lo rimbeccò la donna.
- Giusto, ma io tecnicamente non lavoro qua. Allora dove sei stata di bello?-
- Non sono affari tuoi-
- Ah, ho capito sfogo fra donne su scabrosi incontri con personale di sesso maschile.- ridacchiò lo scrittore bloccandosi di colpo- Beh….sperando che la parte degli uomini riguardi solo Lanie-
Kate non disse nulla ma restò con lo sguardo perso nel vuoto come se Castle non esistesse.
Lui se ne accorse e le sfiorò la mano –Dai stavo scherzando!- ma l’impassibilità di Kate lo fece preoccupare. Le afferrò in polso poggiato a fianco della tastiera stringendolo appena –Ehi …è tutto a posto?- domandò in un sussurro.
La detective scosse la testa – Ho bisogno di un altro caffè- disse andando alla sala relax e invitando tacitamente Castle a seguirla.
 
-Cioè, fammi capire. Una ragazza si è presenta da Jim dicendo di esse sua figlia?- chiese Castle per l’ennesima volta dopo che Kate gli ebbe svelato il motivo del suo umore.
- Si. Così pare-
- Questa notizia è una vera bomba! Credi che dica la verità?- domandò titubante lo scrittore.
- Non lo so Castle. È che…ho visto i suoi occhi e non mi sembrava stesse mentendo. E poi quando ci siamo strette la mano e quando ho cercato di calmarla, ho sentito qualcosa di …di…familiare- confessò la donna cercando di trovare le giuste parole.
- Pensi che tuo padre...- Castle lasciò la frase in sospeso e Kate sospirò combattuta.
- Lui mi ha detto che non ne sa nulla. Non avrebbe mai tradito la mamma, si amavano troppo, però alla luce dei fatti, al momento non riesco a darmi altre spiegazioni.-
-Kate scusami- li interruppe Ryan sbucando con la testa dentro la sala –La Gates mi ha detto che vuole il rapporto del caso Gibbs entro stasera-
-Grazie Kevin, ora vado a terminarlo- Kate prese la tazza sua e di Castle posandole nel lavello – Bene. Pausa finita-
- Con Emily che farai?- domandò lo scrittore
- Entro stasera saprò la verità-
 
 
 
 
Questo capitolo mi ha dato parecchio filo da torcere e francamente non sono proprio soddisfatta, perchè non so se sono riuscita bene ad esprimere la reazione e i sentimenti di Kate.
Grazie a chi continua a seguire la storia.
A presto 
B.
  
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