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Autore: Lullaby1992    31/07/2014    5 recensioni
Bene... nel Nothing#2 i nostri personaggi si sono sistemati e tutto era finito per il meglio... ma è proprio così? è davvero tutto finito? tutti i guai?
Ovviamente no, perchè è proprio nel momento in cui ci si sente più al sicuro che succedono le cose peggiori...
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Minato/Kushina, Obito/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Nothing#2'
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La notizia scosse il villaggio come un temporale scuote le foglie di un'enorme pianta.

Violento e inesorabile.

Kakashi Hatake... il grande Kakashi Hatake... l'eroe del ponte Kannabi, l'allievo dello Yondaime Hokage, era ora nukenin.

E con lui anche Itachi Uchiha.. anche se questo lo venni a sapere solo in seguito.

Quello che vidi io era solo mia madre, svenuta in terra, che venne poi sollevata e portata in ospedale da zia Kushina e zia Tsunade.

Sembravano agitate, ma erano entrambe stranamente taciturne. Pallide e silenti. Il che fu preoccupante, data la vivacità che di solito aveva Kushina.

Mi colpì anche il mormorio della gente che aveva lungo la strada, mentre passavamo.

Basso, fievole, incredulo ma costante.

Fu quello a farmi davvero realizzare che era successo davvero, non era solo un brutto sogno.

Alla fine giunse anche Minato, mi fecero domande, cosa era successo, come e quando.

Risposi meglio che potevo, dato che la mamma era ancora KO.

Rimasi aggrappato a lei, tenendole una mano, fredda, e osservavo la pelle di solito rosea che aveva invece ora un malsano colorito cinereo.

Secondo Tsunade si sarebbe ripresa... era stato solo un colpo dovuto allo shock, ma io ero preoccupato e spaesato.. non volevo lasciarla. Non anche io.

Ero piccolo e non comprendevo a pieno cosa stesse succedendo, ma ne intuivo la gravità.

Ne ero sconcertato.

Non potevano essere la stessa persona, l'uomo che sino al mese prima era mio padre e quello che si era presentato freddo e distante, quasi crudele questa mattina.

Mio padre era una persona calda e gentile, era quello che la sera, arrivando da lavoro aveva ancor sempre la voglia e il tempo di mettersi a gattoni con me sul pavimento a giocare, o che quando crollavo di stanchezza mi prendeva in braccio per mettermi sotto le coperte. Era quello che, quando uscivo da scuola appariva come magicamente, di fronte l'uscita proprio quando quasi pensavo che non si fosse ricordato o che gli impegni l'avessero trattenuto altrove.

Mio padre era una figura sempre un po'... mistica nella mia vita.

Sapevo poco di lui come persona, perché la mamma il più delle volte mi diceva che le domande dovevo farle a lui, però c'era poco, e molte cose erano sotto segreto per via del suo lavoro come ANBU.

Papà era una persona di cui ero orgoglioso. Una dei ninja più abili del villaggio, più fidati e affidabili. La persona che volevo essere da grande, quello che mi amava e mi proteggeva, anche se c'era poco o vedevo poco.

Non so come, non so il perché fosse successo ciò.

Ma la cosa mi spaventava. Soprattutto non capivo il perché!

La mamma si risvegliò solo il giorno dopo, ancora pallida, e quando capì cosa era successo dopo un'iniziale smarrimento, divenne immobile come una statua di granito, rimanendo a fissare il soffitto dell'ospedale dove si trovava.

Le rivolsero delle domande, ma lei non sembrò sentirli.

Rimase in quello stato per più di un giorno intero, facendo preoccupare parecchie persone, tra cui Tsunade, Kushina e Minato, e anche molti dei colleghi e amici in comune di lei e di Kakashi.

Il più a prendersela di tutti, o quanto meno a occhio fu Obito, seguito a ruota a Gai, che non riusciva a giustificarsi come il 'suo acerrimo rivale' avesse potuto fare una cosa simile.

E nonostante che Minato proibì azioni avventate partirono alla sua ricerca... senza risultati, tra l'altro.

Per quante squadre furono mandate... né Itachi né Kakashi furono mai trovati. Né quella settimana, né il mese dopo.

La mamma si riprese, o quanto meno decise di smuoversi dalla sua immobilità.

La sentii una notte, mentre le dormivo rannicchiato contro, dove mi aveva preso nel piccolo letto dell'ospedale palare fitto in tono sommesso con qualcuno... che dalla voce avrei detto fosse Minato.

In quei giorni aveva un'espressione strana... un misto tra il furente e il dolente... il sofferente e il rassegnato, lo spaventato e il determinato.

E io ero troppo piccolo per comprendere a pieno cosa stesse pensando in quei momenti.

Però vedevo i suoi occhi, di solito brillanti come perle, ora diventati più scuri, tristi. Come se quelle stesse perle non fossero più baciate dalla luce ma ora poste in un luogo oscuro. Erano anche sempre un po' cerchiati di stanchezza, che accumulava giorno dopo giorno.

Sembrava anche più incerta ed esitante, come se avesse paura di cadere ad ogni passo che faceva.

Io non sapevo come fare per poterla aiutare.

Cercavo di esserle vicino, e non lasciarla mai. Per lei, ma anche per me.

Volevo capire... ma non arrivavano risposte. Volevo fare qualcosa, ma non sapevo cosa fare.

Iniziai ad arrabbiarmi. Perché papà se n'era andato? Perché? Perché aveva causato tutto questo dolore? A me, alla mamma?

Inoltre, appena passato qualche giorno, si sparse la voce che Fugaku Uchiha, capo clan degli Uchiha era stato assassinato dai due... motivo per cui se l'erano data a game.

E io improvvisamente persi il nome.

La gente che passava quando mi riconosceva non mi chiamava più “Raimaru” o semplicemente “L'Hatake” no. Ora ero “Il figlio del traditore”.

Mia madre disse che la gente aveva la memoria corta, che era ingiusto che si fosse dimenticata di quanto Kakashi avesse fatto per la foglia... ma io non riuscii a non colpevolizzarlo. Perché aveva ucciso Fugaku? Perché diventare traditore se non per loschi affari? Perché mi aveva abbandonato?!

Persi il conto delle lacrime che versai. Smisi di passare di fronte agli specchi. Odiavo ogni superficie riflettente. Gli assomigliavo troppo con quei capelli del colore dell'argento, che appena misi mano alle forbici tagliai alla meno peggio... anche se mia madre poi mi sgridò sonoramente per lo scempio compiuto.

Presi anche ad allenarmi con ferocia e compilai, con l'aiuto che richiesi di Genma ricattandolo con una promessa che mi aveva fatto qualche tempo prima di non dire nulla riguardo a una cosa che gli avevo visto fare, il modulo per entrare all'accademia ninja, dato che sin ora ero andato solo alla scuola civile.

Non sarai mio figlio fino a quando non ti mostrerai degno di esserlo" così aveva detto. Beh, io avevo anche le abilità di mamma. Potevo superarlo, non solo essere 'degno'. Gli avrei mostrato che potevo anche fare a meno di lui. Che potevo essere più forte di lui, e che potevo badare alla mamma anche se lui non c'era!

Così chiesi a Genma di prestarmi una bandana e ci nascosi i capelli sotto.

Quei giorni sono piuttosto confusi e dolorosi, però ricordo ancora che furono in molti a stringersi intorno alla mamma per cercare di darle aiuto e tutto il sostegno possibile.

Ricordo anche che la mamma aveva un aspetto poco sano, il volto segnato e un po' scavato, l'aria debole e fragile.

Un giorno, a qualche mese di distanza dalla... partenza di mio padre provai a prepararle qualcosa da mangiare, con il risultato che riempii la cucina di farina e le polpettine erano piuttosto sformate e di grandezze diverse.

Avevo compiuto cinque anni, e sebbene per l'età 'civile' fossero pochi, ero piuttosto avanti con la mente, tanto che nella scuola dove andavo prima mi avevano fatto avanzare di vari livelli di classe.

Però presi il piatto e glie lo portati sino in camera dove dalla finestra guardava fuori con occhi lontani, come se potesse vedere ben oltre alle mura di Konoha o alla foresta che la circondava.

Aveva una mano appoggiata sulla pancia, e con l'altra si sosteneva il capo, le gambe ripiegate sotto il corpo e allungate da un lato.

Raimaru cos'hai fatto?” mi chiese vedendomi entrare.

Ti ho preparato da mangiare! Non mangi mai ultimamente”

Un pallido sorriso le aprì il volto, come un sole che tenta di far capolino dietro ad una nuvola.. anche se viene presto oscurato di nuovo.

Ah, tesoro ti ringrazio non dovevi” mi disse carezzandomi i capelli, e assaggiando una polpetta.

Beh... sono più commestibili di quelle che ha preparato Genma la prima volta che l'abbiamo obbligato a cucinare... però la prossima volta usa il sale e non lo zucchero...” mi disse lei cercando di abbozzare un mezzo sorriso, o quanto meno tentando di farlo.

Forse è meglio che mi insegni tu come fare...” dissi dopo averne assaggiate un pezzetto.

Lei mi abbracciò stringendomi a sé.

Ah, il mio ometto... stai crescendo bene sai...”

...” non potevo non essere che lusingato dalle parole della mamma. In fondo non era una che si prodigava troppo in complimenti, neanche per me.

Notai per la prima volta che aveva un poco di pancia, cosa strana dato che lei era snella e slanciata come un giunco, e ultimamente mi era sembrata persino più magra del solito...

Ma non ci badai più di tanto, e mi lasciai coccolare volentieri, inspirando il profumo della mia mamma, che aveva toni che sembravano avere il potere di rilassarmi.

Raimaru...” qualcosa del suo tono esitante mi mise un po' in allarme. E ora che accadeva ancora?

Si mamma?”

Aspetto un bambino”


  
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