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Autore: Miss Simple    01/08/2014    3 recensioni
"Cos'è un nome?
Quella che chiamiamo "rosa"
con un altro nome avrebbe il suo profumo"
- William Shakespeare
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BONUS
 
POV EUNHYUK
“Complimenti Park Jungsoo!”
Un forte applauso e fischi di congratulazione si propagarono nella grande aula, io sorrisi per l’emozione e mi voltai alla mia destra guardando ciò che avevo desiderato per tutta la mia vita.
Gli dedicai un sorriso che contraccambiò e mi strinse la mano.


Ricordo ancora l’adrenalina in corpo di quella sera, salire sul palco e fare vedere alla gente di che pasta erano fatti i “New Generation”. Ero davvero emozionato, ma lo nascondevo cercando di dar forza al resto del gruppo. Quella sera sarebbe venuto un mio caro amico, Jungsoo, per gli amici Leeteuk. Era da molto che non lo vedevo e, quando la sera prima mi chiamò e mi disse che sarebbe venuto al locale, ero davvero felice. 
Allungai il collo per vedere se era già arrivato. Lo cercai con gli occhi fino a quando notai una chioma biondo cenere: era appena arrivato e si dirigeva verso al bancone salutando il barman. Con lui, notai, c’erano altri tre ragazzi.
Quando arrivò il momento di salire sul palco tirai un sospiro e mi fiondai lì, guardai subito nella direzione di Leeteuk per assicurami  della sua presenza e per qualche istante i miei occhi si posarono sulla figura vicino a lui che era impegnato a scambiare quattro chiacchiere con il mio amico.
La performance si svolse a meraviglia, senza intoppi, in fondo c’eravamo allenati per giorni per avere un ottimo risultato e, dato gli applausi, dedussi che era andata molto bene. Scesi dal palco e mi precipitai subito al bancone dove abbracciai Leeteuk che mi presentò i suoi amici. Sembravano molto eloquenti, o per lo meno due di loro lo erano, l’altro, invece, era un po’ taciturno. Leeteuk l’aveva presentato col nome di Donghae, mi accorsi che era la stessa persona che aveva catturato la mia attenzione sul palco: era davvero un bel ragazzo. 
Fui affascinato da quella persona dal primo momento che la vidi, non si era degnato neanche di salutarmi come avevano fatto i suoi amici; era strano, i suoi occhi erano strani. Erano privi di luce, quella luce che ognuno di noi dovrebbe avere, del tutto assente in lui ed  era un vero peccato. 
Per tutta la sera parlai con Leeteuk ma i miei occhi viaggiavano sull’altra figura. Cercavo di non farlo notare e credevo di avercela fatta, poi ad un tratto Donghae decise di andarsene e Leeteuk mi fissò divertito.
“Cosa...?”
“Mmh... ti piace?”
“Cosa? No! Cioè è un bel ragazzo, ma... no!”
“Certo, quindi non lo stavi guardando per tutta la serata, vero?” I miei occhi si spalancarono sbalorditi: dannazione credevo di essere stato in grado di nasconderlo bene!  Quindi se lo  aveva notato Leeteuk allora… per fortuna i miei pensieri vennero prontamente interrotti dalla voce del mio amico.
“No, non l’ha notato… ad ogni modo se ti piace dovresti provarci. ”
“No, grazie… Non mi ha degnato neanche di uno sguardo! Se n’è perfino andato… credo  di non essergli simpatico.”
“Io non direi così… Donghae è particolare, soprattutto in questo periodo… non è per te, fidati.”
“Non importa tanto non lo rivedrò più…”
“Chi l’ha detto, tu sei mio amico e anche lui lo è quindi… Hai me come intermediario, no?! E poi credo che a Donghae farebbe bene conoscere qualcuno.”
Ci pensai un po'. Certo non avevo nulla da perdere, non eravamo né amici, né niente quindi se mi avrebbe rifiutato non ci sarei stato così male, no?! Beh, in effetti, non era proprio così. Se sul palco ero sfacciato e sicuro di me, nella vita reale ero un'idiota che si vergognava come un ladro quando si trattava di vita sentimentale, lo stupido che pur di non beccarsi un 'NO' reprimeva i propri sentimenti. 
Eppure in quel momento le domande che mi frullavano in testa erano due:
-Eunhyuk, ti piace quel ragazzo?
-Rischieresti di prendere un no?
Sì, Donghae mi piaceva, era un bel ragazzo e  sembrava interessante.
No, non avrei rischiato di beccarmi un rifiuto e passare anche per l’idiota di turno che aveva mostrato interesse per un totale sconosciuto.
“Quindi vuoi il suo numero, Hyuk?”
“Eh… n-no. Lasciamo stare.”
“Hyukjae, ancora con sta storia?! Quando la smetterai?! Devi buttarti nella vita altrimenti non concludi nulla, sai?!”
“Leeteuk, per favore, non farmi questo… Se posso evitare una delusione perché dovrei forzare la mano su di essa?”
“Come devo fare con te… Senti a te piace, ok? Lui ha bisogno di capire cosa sia questo tanto agognante sentimento chiamato amore… se son fiori fioriranno, no?!?”
“No.”
“Hyukjae!!”
“Ti odio, sappilo.”
“Allora ti dò il numero e gli mandi un messaggio.”
“No, nessun numero…” mi morsi il labbro. Non sapevo neanche io cosa stessi pensando in quel momento ma le parole uscirono da sé “Dammi la sua email!”
“Ok… no, aspetta… cosa?!”
“L’email… la sua email!”
“Sei matto?! Cosa devi farci con la sua email?”
“Non voglio che sappia che sia io… almeno per il momento. Mi piace, voglio conoscerlo ma voglio farlo a modo mio.”
“Questo è folle.” Leeteuk mi guardava come se stesse cercando un qualcosa sul mio viso che gli dicesse che stessi scherzando e quando non la trovò, sospirò “Ok, se è ciò che vuoi va bene. Ma Eunhyuk, sappi che è rischioso… e inoltre non fargli male perché giuro che ti spezzo quelle gambe che ti ritrovi e puoi dire addio al ballo.”
“Non è ho intenzione.”
E fu proprio quella sera che gli mandai la prima email, la prima di tante altre. In quei mesi avevo imparato molto di Donghae, all’inizio era davvero diffidente ma poi con i passare dei giorni si lasciò andare. Dannazione, era così diffidente che ho dovuto persino citare Shakespeare… non avrei mai creduto in vita mia che sarebbe successo.
Credo che conobbi più io Donghae in pochi mesi che Leeteuk in una vita. Ebbi la fortuna di avere la possibilità di conoscere Donghae a 360°: non solo parlavamo tramite email, il fato volle che diventassi suo amico. Ricordo quel giorno quando fu lui a cercarmi per primo e ne fui rincuorato: aveva cercato me perché aveva bisogno di me. Certo, sì, aveva bisogno di MONKEY ma in fondo ero sempre io!
E quando me lo ritrovai alla pasticceria di Ryeowook non potevo credere ai miei occhi: gli avevo dato il consiglio di uscire e trovarsi un lavoro ma non avevo di certo immaginato di trovarmelo davanti agli occhi. Non sapevo come comportarmi: sentì il  cuore alla gola e un tonfo allo stomaco, avevo paura. Nonostante tutto mi avvicinai a lui. Ricordo ancora l’imbarazzo che ci circondò, ma presi coraggio e lo invitai a venire con me alla scuola di ballo. Il momento più bello è stato quando ballò con me: vedevo il suo corpo muoversi dallo specchio ed mi provocò dei brividi lungo la schiena. Quella magia durò finchè non ricordò che doveva trovarsi un lavoro e non volevo che andasse via in quel modo, volevo che passasse altro tempo con me e, soprattutto, non volevo che andasse in giro per la città snervandosi  ancora. Grazie a Dio i signori Kim cercavano qualcuno e mi bastò solo una semplice chiamata e il posto diventò suo. Da quel giorno diventammo amici.
Ad ogni occasione cercavo di coinvolgere Donghae: qualsiasi cosa i miei amici mi proponevano io portavo con me lui. Volevo creare un buon rapporto così magari, quando sarebbe arrivato il giorno della verità, non mi avrebbe odiato. Perché in fondo era il suo amico, la persona a cui teneva.
A dire il vero a volte odiavo averlo vicino, odiavo il fatto che i miei sentimenti si fossero evoluti e i suoi no perchè semplicemente legati a un altro me. Odiavo la sensazione di disaggio che sentivo dentro di me, odiavo mentirgli, odiavo stargli vicino perché non potevo andare oltre la linea dell’amicizia.
Solo una volta mi permisi di oltrepassare quella linea duramente tracciata, ma lui era stordito dall’alcool (era stato una frana a quel gioco) ma non ne potei fare a meno: era su quel letto con le labbra leggermente socchiuse, il suo bel viso ricoperto dai suoi morbidi cappelli che spostai delicatamente. Ed io ero lì ad osservarlo, a imprimere nella mia mente ogni lineamento del suo volto e con una paura immane mi avvicinai per appoggiare le mia labbra all’estremità delle sue.
Quello fu il primo contatto che ebbi con lui e volevo morire all’istante. Sapevo benissimo che sarebbe andata a finire male, che stavo rovinando tutto con le mie stesse mani ma ormai il gioco era  in corso ed io ero dentro fino al collo. I miei sentimenti lo erano e lo erano anche quelli di Donghae.
Quando mi scrisse la sua triste storia mi sentii davvero male: lui non meritava nulla di quello che gli era successo, meritava la felicità. Decisi di organizzargli una festa e forse fu qualcosa di davvero avventato conoscendo i suoi sentimenti ma doveva andare avanti, non poteva rimanere legato al passato.
Quella sera, nonostante gli intoppi iniziali, andò bene, gli dissi che gli volevo bene quando in realtà io lo amavo. Era quello che gli avrei voluto dire, ma non potevo e anche quella volta repressi i miei sentimenti.
Mentre i suoi di sentimenti  erano rivolti a qualcun altro che conoscevo molto bene… MONKEY.

To:MONKEY86
Alla fine era una festa che ho accettato per il mio e per il loro bene.
Ma avrei tanto voluto che ci fossi anche tu qui con me.
From: MONKEY86
Ci sono, anche se tu non mi vedi… sono lì con te.

 
To:MONKEY86
Non parlo col cuore o con la mente, ti voglio qui fisicamente.
Sono stanco voglio vederti… non credi che sia arrivato il tempo?
Leeteuk mi ha detto “La vita va avanti.” Bene, se questo che ho fatto stasera è un passo avanti, voglio che tu ci sia nei miei passi successivi.
 
Giuro su Dio che avrei voluto scrivergli di girasi e di guardare davanti a sé perché io ero lì e sarei stato presente nella sua vita. Era diventato straziante nascondermi sotto una falsa identità. Credevo che sarebbe stato un gioco da ragazzi  e invece no, mi ero sbagliato di grosso e non sapevo più come uscirne. 
“Credo che sia arrivato il momento, no?” una voce arrivò al mio orecchio.
“Diamine, mi hai spaventato. Hai letto?”
“Sì, ho dato una sbirciatina dalle tue spalle… quindi?”
“Quindi niente. Lo so che questa storia deve finire… e finirà. Ho solo bisogno di tempo.”
“Non aspettare oltre, potrebbe rovinarsi tutto.”
“E se rovinerò tutto comunque?”
“Lo sapevi benissimo che non era una cosa facile, ma hai voluto così e io ti ho lasciato fare… pensaci meglio ora che dopo.”
“Lo so, lo so. Solo un altro po’ di tempo, non chiedo altro.”
Ancora tempo. Quanto cazzo di tempo avevo bisogno non lo sapevo più neanche io. Nei giorni successivi cercai di allentare la presa, di allontanarmi, credevo che sarebbe stato più facile poi rivelare la verità a Donghae. Realizzai che ne aveva passate davvero tante e io non potevo ancora portare avanti la farsa, mi sarei fatto del male io e soprattutto avrei ferito lui.
Quando non rimasse nessuna traccia di MONKEY e di Eunhyuk, Leeteuk rimase al mio fianco spronandomi a fare il grande passo, che tutto sarebbe finito nel verso giusto. Il tempo stava finendo, rimanevano gli ultimi granelli di sabbia quando trovai la forza e mandai un messaggio a Donghae. Davanti a me lui sembrava felice di vedermi, ma non ebbi tempo di dirgli nulla che perse i sensi davanti a me, forse era una punizione per tutto ciò che avevo creato con le mie mani. 
Il dottor Kwon ci disse che Donghae era entrato in un leggero coma e che non c’era nulla di cui preoccuparsi, ma quello fu l’esatto momento in cui pensavo di morire: tutto questo era colpa mia, lo sapevo bene, lui non si era preso cura di sé perché la persona a cui teneva era scomparsa nel nulla, tormentando se stesso per capire dove avesse sbagliato. Lui non aveva fatto nulla di male, qui l’unico che aveva fatto qualcosa ero io.  Mi odiai e mi odio ancora oggi per avergli causato tale dolore.
Passai le notti e i giorni li in ospedale con lui: volevo essere lì quando si sarebbe svegliato, volevo vedere di nuovo i suoi bellissimi occhi, volevo vederlo sorridere, volevo sentire la sua voce per primo. 
Avevo bisogno di dirgli la verità e se mi avrebbe odiato lo avrei accettato. Lo supplicai di svegliarsi ma nulla non c’era verso. Quel giorno Leeteuk venne a fargli visita e mi portò fuori da quella stanza per un po’, parlammo soprattutto della situazione che avevo creato.
“Lo devi fare al più presto, hai visto come si è ridotto?”
“Sì lo so Leeteuk e me ne pento, senza volerlo gli ho fatto del male. Ho solo paura che…”
“Eunhyuk, non lo sapremo mai come la prenderà se porti avanti questa farsa. Lui deve sapere, è un suo diretto sapere che tu sei MONKEY!”
Quelle parole riecheggiavano come se avessero sbattuto all’interno di una campana, rimbombarono così forte che non mi resi conto che la porta alle mie spalle si aprì rivelando la figura di Donghae. Aveva sentito tutto e non era questo il modo in cui l’avevo immaginato.
Il suo viso era pieno di sofferenza, delusione,  rabbia, sembrava persino schifato. Cominciò ad inveire contro Leeteuk come se la colpa fosse sua, non mi rivolgeva neanche uno sguardo e faceva male. Volevo che si arrabbiasse con me invece di ignorare la mia presenza.
“Donghae non prendertela con lui… E’ tutta colpa mia.”
“Non voglio parlare con te.”
E li sentì il mio cuore cominciare a spezzarsi. Non voleva parlare con me, io per lui non esistevo.
“Se mi lasci spiegare poi sei libero anche di odiarmi.”
“Non ho bisogno di ascoltare per odiarti! Ti odio già! Vi odio tutti e due! Adesso fuori da qui non voglio più sentirvi!”
Faceva male, quelle parole facevano più male di un pugno in pieno stomaco. Mi odiava, avevo detto che avrei accettato ogni sua risposta, ma no... dannazione non lo accettavo. 
Il colpo finale arrivò quando, prima di uscire, richiamò la nostra attenzione e lanciò il pupazzo che avevo acquistato per lui, una scimmietta. Per un attimo avevo sperato in un ripensamento e, invece, quel pupazzo colpì dritto il mio petto, spezzandomi del tutto.
Io avevo rotto Donghae e Donghae aveva rotto me o, forse, sono stato io a rompere me stesso. 
Il giusto equilibrio.
I giorni a venire furono terrificanti: non la smettevo di piangere, ritornava in mente il suo viso, il suo sguardo ferito e le sue parole. In quei giorni caddi in una sorta di depressione, non uscì di casa perdendo gli allenamenti insieme all’appetito. In fondo mi meritavo quel comportamento mi dispiaceva che in tutto ciò anche Leeteuk avesse subito le conseguenze del suo odio per me. Poi sentii bussare alla porta e quando l’aprì mi ritrovai proprio lui davanti a me, il mio caro e vecchio amico.
“Oh, Hyukjae,” entrò avvolgendomi in un abbraccio e le mie lacrime si fecero strada lungo le mie guance. Senza volerlo quelle lacrime si trasformarono in un pianto disperato accompagnato da singhiozzi.
“Sssh, andrà tutto bene,” mi disse mentre mi passava una mano sulla schiena per rassicurarmi e portandomi a sedere sul divano.
“Mi… mi dispiace,” continuai a piangere.
“E per cosa?”
“Per tutto questo… per aver messo te in mezzo… per avergli fatto male.”
“Oh non preoccuparti per me. Noi a dire il vero abbiamo risolto… ora calmati.” cercai di calmarmi trovando la forza di regolarizzare il mio respiro e di smetterla di piangere.
“Come ti senti?”
“Male… mi manca.” sussurrai le ultime parole più a me stesso, ma Leeteuk le sentì bene.
“Bene, lui è ritornato a casa… e io sono qui per risolvere questa situazione.”
“Leeteuk, mi odia.”
“Lui non ti odia, manchi anche a lui credimi… E’ solo confuso.”
“Gli manca MONKEY.”
“Gli manchi tu, MONKEY sei tu, e lui lo sa… dovete solo parlare e risolverete tutto.”
“Non saprei come fare.”
“Fidati di me.” mi disse mentre estraeva il suo cellulare dalla tasca e digitò un messaggio.
 
To: Baby Hae
Non uscire da casa! Sto arrivando serata tra uomini.
E mettiti qualcosa di appropriato, non voglio trovarti in mutante. Bleah!!

 
From: Baby Hae
Perché non usciamo? Mi sono stancato a rimanere a casa.

To: Baby Hae
No!! 

“Ecco fatto… vai a farti una doccia vestiti e poi ti accompagno da lui.”
“C-cosa? No no, Leeteuk, per favore.”
“Niente no! Adesso si fa a modo mio, quindi niente lamentale e sbrigati.”
E feci come mi aveva detto, per tutto il tempo pensai a cosa dirgli, come avrebbe reagito alla mia visita improvvisa. Non l’avrei saputo finchè non fossi arrivato li.
“Bene. Siamo arrivati, adesso sali e risolvete la cosa. Domani mi aspetto che tutto sia risolto.”
“Sali con me?”
“No… vai. Ci vediamo domani… e se non va come credo, basta che chiami e ti vengo a prendere.”
Lo guardai per un istante, presi un grosso respiro e uscii da quella macchina. Non potevo fuggire per sempre. Mi ritrovai davanti alla porta di casa sua con l’ansia che mi stava uccidendo e con incertezza suonai alla porta. Sentii la sua voce gridare un “Arrivo” e il mio cuore cominciò a battere forte. Ero incerto se fammi trovare lì davanti oppure scappare e non affrontarlo mai più. Ma non ebbi tempo di riflettere che la porta si aprì e me lo trovai davanti in tutta la sua bellezza.
Era ancora scosso da ciò che gli era successo e fui felice di rivederlo.
“Che ci fai qui?” 
“Leeteuk mi ha detto che… Donghae dobbiamo...” a quella dichiarazione il suo viso fece una smorfia di disappunto.
Dalla conversazione era chiaro che non voleva vedermi mai più, che non mi avrebbe perdonato e non potevo dargli torto. Mi aveva detto di uscire dalla sua vita e io a malincuore lo accettai. Mi voltai per dirigermi verso la porta e lasciarmi tutta questa faccenda alle spalle. Eppure mi ritrovai con le spalle alla porta e le sue labbra sulle mie. Cosa stava accadendo? Non lo sapevo neppure io.
“D-Donghae.”
“Sei un fottuto coglione.”
“Lo so.”
Sì, ero un coglione, forse il più grande coglione sul pianeta, ma non potevo farci nulla. Risentii le sue labbra sulle mie e questa volte il bacio era più bisognoso. Sentii il corpo di Donghae spingersi verso il mio, intrappolandomi tra lui e la porta.
“Ho detto a Leeteuk che non riuscivo ad odiarti ma invece ti odio… ti odio per aver causato tale casino nella mia testa, ti odio per aver messo sottosopra il mio cuore, ti odio perché ti sei impossessato dei miei pensieri, ti odio per avermi fatto capire che io ho bisogno di te.”
Quelle parole mi riempirono di gioia, il cuore scalpitava a più non posso. Lui aveva bisogno di me… io ero importante per lui.
Quella sera le sue mani si impossessarono del mio corpo. Le sue labbra diventarono mie. Ogni tocco, ogni bacio erano come fiamme che ardevano. Quella notte diventammo una cosa sola.


Adesso dopo due mesi siamo ancora insieme a festeggiare il traguardo del nostro più grande amico.
“Congratulazione hyung!” Donghae andò ad abbracciare Leeteuk che indossava la sua toga da laurea.
“Grazie Donghae… Ehy Hyuk!”
“Congratulazione Leeteuk!” lo strinsi in un forte abbraccio che ricambiò con tanto fervore
“Tutti noi abbiamo raggiunto i nostri obbiettivi, finalmente siamo felici.” mi sussurrò all’orecchio e io annui sorridendo per ciò che aveva detto.
“Ehm, scusate io sono ancora qui.”
“Oh, non fare il gelosone, Donghae!”
“Io non sono geloso!”
“Sì, ok… ad ogni modo vado a salutare un paio di amici, ci vediamo dopo!”
Ancora sorridenti, Donghae avvolse la sua mano nella mia e mi trascinò lungo il cortile dell’università.
“Dove stiamo andando?”
“Devo dare una risposta a una persona.” Non capivo ma lo segui senza obbiettare.
Ci ritrovammo danti un gruppo di persone che parlavano tra di loro: dalla loro aria distinta e dotta capii che erano dei professori.
“Professoressa Park?!” la donna si voltò e dedicò un sorriso a Donghae.
“Oh ,signor Lee, come posso aiutarla?”
“In realtà, dovevo rispondere ad una sua domanda.” La donna lo guardò un po’ intontita non avendo compreso subito di cosa parlava Donghae, ma poi la sua espressione cambiò, diventando divertita e consapevole.
“Quindi, che cos’è?”
“E’ la più alta forma di venerazione… vanno bene tutti quei discorsi in campo psicologico… ma la vede questa persona accanto a me?!”
L’insegnate fece cenno di continuare.
“Beh l’amore è lui… è tutto racchiuso in lui. Quando lo vedo sento il cuore che mi esce dal petto, ogni suo gesto emana quel calore che è impossibile spiegare. E quando dico che l’amore è la più alta forma di venerazione lo è davvero… L’uomo ama Dio e lo venera come io venero lui.”
La professoressa lo guardò con un sorriso e poi appoggiò la sua mano sulla sua testa scompigliandogli i capelli.
“Sono contenta che abbia trovato ciò che cercava, signor Lee.”
“Come scusi?”
“Sono un insegnate di psicologia. Conosco io miei alunni meglio di chiunque altro.” gli sorrise “Ci vediamo in aula lunedì signorino Lee… Ah sì, congratulazioni!” La donna se ne andò lasciandoci da soli li in mezzo a quell’enorme cortile. Io ero stordito, non riuscivo a capacitarmi di ciò che avevo sentito.
“Eunhyuk?!” chiamò la mia attenzione
“E-eh?”
“Che ti succede?”
“Cos’era quello?”
“Ehm... la mia professoressa…”
“No, no lei, quello che hai detto!”
“Una… una… niente” cercò di sviare il discorso ma lo guardai facendogli capire che non era il momenti di fare il cretino.
“Va bene, va bene… è quello che sento. Voleva una definizione e io gli ho detto quello che sento per te. E sì, se ti stai chiedendo se era una confessione... beh lo era. E se ancora ti stai chiedendo se ti… ti… ti. Sì, Lee Hyukjae, ti amo.”
A quell’ultima affermazione lo tirai a me e gli stampai un bacio a fior di labbra. Ne avevamo passate tante e finalmente il tutto era nella giusta posizione.
Il puzzle della mia vita era completato.
“Ti amo anch’io”.





NA: E questo viaggio, sperimento, si chiude qui per la sottoscritta.
Avevo detto che non avrei messo nessun nota ma questa è d'obbligo...
Ringrazio a tutti coloro che hanno letto questo "obbrobrio", grazie a tutti coloro che l'hanno messa tra le seguite e preferite.
Ringrazio a tutti coloro che hanno recensito e chi mi ha "minacciato" nelle sue recensioni xP.
A si, voglio anche ringraziare il programma di MTV "Catfish" per avermi dato l'idea, l'idea dell'email nasce dal mio amore sproporzionato per quel programma.
  
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