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Autore: visbs88    03/08/2014    3 recensioni
Un miagolio stranamente simile ad una risata si aggiunse al chiasso e i due bambini si voltarono a guardare Kirara, seduta a gambe incrociate su un masso in riva al laghetto, in un'ottima posizione per godersi l'intera scena. In quel momento si copriva la bocca con una manina, ma gli occhi chiusi e i piccoli sussulti delle sue spalle la smascheravano: non fu una sorpresa quando rivelò un sorriso divertito e allo stesso tempo dolcissimo, che indirizzò in particolar modo a Kohaku. Lo guardò negli occhi senza cambiare espressione e fece guizzare le sue due code, così lunghe da far capolino dietro alla sua testa.
Cinque brevi incursioni nella vita di una sterminatrice di demoni e della sua compagna più vicina, dall'infanzia alle prove più dure – ma sempre con tanta, tanta dolcezza.
[Humanizing; hurt/comfort]
[Seconda classificata al contest L'estate e i suoi attimi fugaci indetto da Mokochan sul forum di Efp, vincitrice del Premio Miglior (Crack) Pairing e del Premio Macedonia con il quinto capitolo]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Kirara, Kohaku, Sango
Note: Raccolta | Avvertimenti: Furry
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2. In the moon

Prompt: Passeggiate notturne.

 

 

D'estate, il momento migliore per passeggiare era la notte, almeno secondo Sango e Kirara. L'avevano eletto di comune accordo il loro preferito.

Durante il giorno c'erano gli allenamenti e altri lavori occasionali a tenerle occupate; a volte capitava che oziassero un po' insieme nelle ore più terribilmente calde, poi andavano ad aiutare a riparare qualche tetto o a sistemare un orto attaccato da un coniglio pestifero. Comunque, nemmeno in quei pochi casi in cui i pomeriggi non offrivano alcun impegno si inoltravano nei boschetti vicini prima della cena.

Talvolta le accompagnava anche Kohaku, ma per lui le fatiche dell'addestramento erano più pesanti e spesso preferiva andare a letto presto, anziché vagare fino alla mezzanotte. Sango aveva ormai compiuto le prime semplici missioni da sterminatrice di demoni e non aveva alcuna paura di muoversi al buio, anche se portava sempre con sé una spada e l'Hiraikotsu, l'arma d'osso con cui aveva scelto di affinare la propria tecnica. Ciò rassicurava il padre e le altre persone a lei vicine e d'altronde, come se non bastasse, non era mai sola: Kirara era sempre al suo fianco, compagna e sentinella dai sensi più acuti.

Di tanto in tanto era capitato qualche incidente di percorso: un piccolo demone troppo audace che provava ad attaccarle alle spalle, o una creatura che si camuffava da fiore innocente per poi rivelare tentacoli insidiosi e denti aguzzi. Tuttavia era pur sempre dei dintorni del villaggio degli sterminatori di demoni che si parlava: molti esseri maligni conoscevano la fama del luogo e preferivano non correre rischi.

La maggior parte delle notti, dunque, era tranquilla e priva di insidie. Le stelle splendevano quasi sempre nel cielo, sfavillanti come diamanti, e la luce lunare era dolcissima: sia Sango che Kirara la trovavano uno spettacolo incantevole, quando stendeva i suoi raggi delicati e pallidi sulle foglie e sulle gemme, trasformandole in scaglie e perle d'argento che ondeggiavano nella brezza. La musica notturna del bosco era una sinfonia di pura pace, un rumorio costante e soave che rendeva il silenzio più profondo. Le due ragazze non amavano turbarlo, quando si trovavano tra gli alberi: camminavano senza produrre quasi alcun suono, una dietro l'altra o più volentieri, se i sentieri lo permettevano, fianco a fianco. In questo modo, se i loro occhi riuscivano a cogliere un'ombra che aveva la bellezza di un ricamo, o un uccellino dormiente nel suo nido, o un grosso grillo intento a cantare, potevano sfiorarsi con le mani e indicarsi a vicenda dove guardare, per poi sorridersi. Kirara era quella più sensibile a simili minuscole e preziose meraviglie: anche per questo Sango trovava così piacevole passeggiare con lei. Era capace di infonderle una sensazione di sicurezza assoluta, la guidava per passaggi stretti o lungo percorsi più ampi e sinuosi e Sango la seguiva senza preoccuparsi di orientarsi: era certa che Kirara avrebbe sempre trovato la strada per tornare, anche se non sarebbe mai stata la medesima via che avevano già percorso quella stessa notte. Piaceva a entrambe variare, avventurarsi in radure in cui non si recavano da molto tempo, spingersi ogni volta un po' più lontano; non avevano l'arroganza di affermare di conoscere ogni angolo dei dintorni del villaggio alla perfezione, ma potevano permettersi di presumere di aver visto tutti i luoghi più vicini almeno una volta.

Il caldo non era opprimente come lo sarebbe stato a camminare sotto il sole, ma di solito non si spostavano davvero tutto il tempo: capitava spesso che si arrampicassero insieme su un albero grande e nodoso, per guardare la luna più da vicino, sedute sullo stesso ramo o a poca distanza l'una dall'altra. Quel cielo così blu e quell'aria così fresca creavano un'atmosfera di tale quiete che, se Sango avesse dovuto definire la felicità, avrebbe usato quell'immagine: due vere, intime amiche a riposare sotto il manto della notte. Quando erano più vicine – e le loro mani quasi si sfioravano – Kirara pareva quasi emettere delle fusa sommesse, discrete; tante volte, allora, Sango la cingeva con un braccio e lei, con un dolce miagolio di gioia, appoggiava la testa sulla sua spalla, accoccolandosi al meglio. La luna rendeva i suoi corti capelli color crema di una tinta ancora più tenue.

Anche un ampio masso nel mezzo di una radura o un tronco caduto sulle rive di un piccolo fiume potevano essere rifugi più che adeguati; l'ombra delle fronde non sembrava minacciosa ma accogliente, anche quando si chiudeva sulle loro testa nascondendo la vista di quasi tutte le stelle. In quei momenti Sango non riusciva a scorgere nulla, ma il calore di Kirara vicino a lei era tutto ciò che le serviva.

Qualsiasi dubbio, paura, segreto o sentimento di cui avesse bisogno di liberarsi potevano essere confidati a Kirara nel cuore di quelle notti solo per loro. Li sussurrava per non disturbare quella pace tanto cara a loro e alle creature del buio; riceveva in cambio sguardi comprensivi e dolci, abbracci confortanti, anche consigli e opinioni sagge e buone: nessuna parola, solo cenni di assenso e di diniego alle sue numerose domande, dialoghi che non avrebbe mai potuto avere con nessun altro, intensi anche se era solo lei a bisbigliare. Poteva dar voce ad ogni proprio pensiero con calma e ordine; aveva il tempo di riflettere sulle brevi e silenziose risposte che riceveva, senza essere sommersa da fiumi di idee, senza che le venisse imposto nulla. Kirara non si arrabbiava mai e quando Sango sbagliava ogni dissenso le veniva fatto presente con garbo, senza presunzione, senza superbia, senza prenderla in giro e senza umiliarla. Un gentile miagolio poteva persuaderla a prendere scelte da cui mille lunghi discorsi non avrebbero fatto altro che allontanarla, lasciandola nella confusione.

Quelle ore erano la conclusione più lieta che potessero trovare per le loro giornate, un appuntamento a cui non avrebbero mai rinunciato, si fosse trattato anche solo di compiere un breve giro di una decina di minuti, nel caso in cui fossero state troppo stanche per spingersi lontano. La bellezza, l'intimità, il sollievo, lo svago, le chiacchiere leggere sugli ultimi avvenimenti, le confidenze, i sospiri, la dolcezza, la pace: un passo dopo l'altro, nella notte trovavano tutto questo. Tornavano a casa quando veniva loro spontaneo, decidendolo insieme con una semplice, significativa occhiata; non erano mai malinconiche, mai contrariate, mai turbate, quando uscivano dai boschi. Sango andava a letto più serena rispetto al momento in cui era partita dal villaggio, sempre, anche se la differenza era solo minima perché aveva passato una giornata priva di guai.

Dormivano nella stessa camera, lasciando aperta la loro finestrella per accogliere anche lì la carezza della luna. Di solito l'immagine che Sango vedeva prima di chiudere gli occhi per l'ultima volta del giorno era Kirara coperta dal suo lenzuolo leggero, più pura e graziosa che mai nel sonno, a metà tra l'ombra della stanza e la luce che proveniva dal cielo. Il miagolio con cui le veniva augurata la buonanotte le pareva uno dei suoni più dolci che si potessero immaginare, perfino più del mormorio del ruscello alla sera.

A volte, Sango esprimeva il desiderio che le notti non finissero mai.

 

 

 

 

Ringraziamenti:

Grazie mille a Crice_chan per aver messo la storia nelle preferite, a BlackGirl91 per averla messa nelle ricordate, di nuovo a lei e a Syugi per averla messa nelle seguite e infine, ultima cosa ma assolutamente non meno importante, a Syugi, BlackGirl91 e Sesshomaru_sama per aver recensito! ^_^

 

Rompo un pochino e poi mi dileguo:

Sono certa che questo capitolo deluderà ogni singola aspettativa di voi lettori, sempre che ne aveste :'D è l'unico ad essere così introspettivo, da domenica prossima si tornerà ad avere più trama. D'altronde avevo proprio bisogno di chiarire un po' come mi immagino il rapporto tra Sango e Kirara prima di lanciarmi sulla coppia vera e propria, dunque vi tocca sopportare x°

Un bacione e grazie in anticipo a chi non mi lincerà! XD

A presto, Visbs. ^^

   
 
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