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Autore: SusanTheGentle    11/08/2014    6 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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IN FONDO LA MAPPA DI NARNIA


24. Il nostro breve attimo
 
Voglio invecchiare con te
Voglio morire dolcemente fra le tue braccia
Voglio invecchiare con te
Voglio che i tuoi occhi mi cerchino
Voglio essere lì per te
Condividere tutto quello che fai
Voglio invecchiare con te
 
 
Lucy, Edmund e tutti gli altri si svegliarono al grido spaventato di Peter, accorrendo immediatamente.
La Driade aveva l’aspetto di un cadavere.
Lucy mise subito mano al suo cordiale. “Avremmo dovuto rimandarla indietro già da molto tempo” disse, mentre Peter sollevava la testa di Miriel e aiutava la sorella a farle bere un sorso abbondante, poiché era chiaro che poche gocce non sarebbero bastate.
Dopo un tempo che parve lungo un’eternità, la Driade emise un debole respiro.
“Se Lady Miriel rimarrà ancora a lungo in questo gelo, morirà” aggiunse Pozzanghera con aria mesta.
Tutti capirono che, questa volta, il Paludrone non stava facendo il drammatico come al solito, diceva il vero.
“Devo partire subito” disse il Re Supremo guardando gli altri. “So che non è prudente dividerci, ma devo raggiungere Bosco Gufo il più in fretta possibile. Caspian, devi prestarmi Destriero”
Il Liberatore annuì. “Certamente, ma sarebbe più saggio se andassi avanti invece che tornare indietro”
Peter lo fissò un istante. “Intendi…precedervi ad Harfang?”
“Esattamente. Impiegherai meno tempo ad arrivare laggiù piuttosto che rifare la strada all’inverso. Anche se ripartissi immediatamente, non raggiungeresti Narnia se non entro una decina di giorni...ammesso che riuscirai a scendere con la stessa rapidità con cui siamo saliti, del che dubito vista tutta la neve che è caduta”
Peter rifletté qualche istante. Forse, Caspian aveva ragione.
“Non manca più molto per raggiungere la città” lo rassicurò Shanna. “Due o tre giorni di cammino per noi; ma per te e Miriel, se andate con Destriero, anche un giorno e mezzo”
Peter fece un sospiro. “Va bene, allora”
Lucy tastò il polso di Miriel. “Il battito è debole. Dobbiamo accendere un fuoco e scaldarla. Non può affrontare un viaggio se non si rimette almeno un pò”
I ragazzi si diedero da fare per riattizzare le braci della sera precedente. Peter avvolse la Driade in un paio di coperte asciutte e la strinse a sé, cercando di trasmetterle il calore del suo corpo. Restando fermo nella stessa posizione così a lungo, il freddo e l’immobilità gl’intorpidirono gli arti, ma non se ne curò.
Miriel rimase priva di coscienza per ore. Pozzanghera e Lucy si alternavano nel controllarle il polso: a poco a poco, il suo battito tornò più veloce, il che era un buon segno. Nonostante ciò, a Peter sembrava che fosse improvvisamente smagrita, le guance scavate, le braccia esili come i rami di un albero morente, i lunghi capelli rossi avevano perso vivacità.
Improvvisamente, rammentò il momento in cui l’aveva veduta per la prima volta, tanti anni prima: splendida ed eterna come la fiamma che ardeva nel suo cuore. Che ardeva per lui.
Miriel aveva perso la sua eternità per seguirlo. Lo aveva aspettato per lunghi anni, paziente come solo lei sapeva essere, come lo era sempre stata.
Per il Re Supremo, Narnia veniva prima di tutto, per questo nell’Età d’Oro non aveva mai conosciuto l’amore. Il suo dovere era sempre stato verso il paese, verso il popolo nella sua collettività, non concentrato solo su una singola persona…non fino a che aveva incontrato Miriel.
Era sempre stata innamorata di lui; Peter se n’era innamorato quasi subito, benché all’inizio – ricordava – si era quasi imposto di non assecondare quei sentimenti.
Ricordarla luminosa e sorridente nella luce del sole, ma vederla pallida come la morte tra le sue braccia, lo spinse a rimproverarsi duramente per averla lasciata sola così tanto tempo.
Si chinò su di lei e si dondolò avanti e indietro, stringendola tra le braccia. Era così fragile…
“Perdonami, amore mio…perdonami…non ti lascerò mai più sola, te lo prometto”
Miriel si mosse un poco e Peter si sollevò per guardarla.
Quando lei aprì gli occhi, incontrò subito quelli azzurri di lui, limpidi come il cielo, che la guardavano spaventati e sollevati allo stesso tempo. La luce del giorno faceva risplendere d’oro i capelli biondi del Re Supremo. Miriel avrebbe voluto dire qualcosa ma iniziò a tossire e Peter dovette sorreggerla per aiutarla a respirare. La ragazza gemette e si portò una mano alla bocca. Quando la scostò, era macchiata di sangue.
“Oh mio Dio…Lucy!” esclamò Peter. La sorella accorse subito.
Ma Miriel alzò una mano per fermarla, quando la Valorosa cercò di farle bere la pozione per l’ennesima volta.
“Non servirebbe” disse a fatica. “Non sprecarla per me”
“Ma cosa dici?!” fece Lucy.
“Peter, salite su Destriero” disse Caspian in fretta. “Adesso!”
Senza farselo ripetere, senza prestare ascolto alle nuove raccomandazioni di Lucy di attendere che Miriel si rimettesse un poco in forze, il Re Supremo prese in braccio la Driade e la posò sulla sella del cavallo, salendo dietro di lei.
Miriel non ebbe la forza di protestare. Si appoggiò al petto di Peter e chiuse gli occhi, risprofondando in uno stato di semi incoscienza. Lui la sorresse mettendole un braccio attorno alla vita, saldamente.
Gli altri radunarono in fretta tutto il necessario: le armi del Magnifico, i sacchi a pelo e le provviste.
“Affidati a Destriero” raccomandò Caspian, finendo di legare la sacca alla sella. “Lui sa cosa fare”
Peter annuì. “Grazie”
“Fate attenzione” disse Lucy, mettendo in mano al fratello la boccetta di diamante con il cordiale.
Peter guardò stupito prima l’ampolla e poi la sorella. Strinse tra le dita la bottiglietta in un gesto convulso, infilandola nella tasca interna del mantello.
“Ci rivediamo ad Harfang” disse, prima di allontanarsi al galoppo.
Gli altri rimasero a fissare la sagoma nera di Destriero divenire sempre più piccola, finché non sparì alla vista. Le orme degli zoccoli segnavano la strada, ma non sarebbero state visibile ancora per molto, poiché piccoli fiocchi bianchi iniziarono a scendere dal cielo.
“Ricomincia a nevicare” osservò Ombroso. “Sarà meglio rimetterci in marcia, Vostre Maestà”
“Andiamo” disse Caspian, muovendosi per primo insieme al pipistrello e a Pozzanghera.
Gli altri ragazzi rimasero un istante ancora a guardare la strada, quasi frastornati all’idea che Peter e Miriel avessero lasciato davvero il gruppo.
Lucy iniziò a piangere senza un perché. Emeth la strinse a sé e le baciò il capo, calmandola.
C’era un senso d’instabilità che avvolgeva la compagnia di Narnia, ora. Senza Peter, senza Miriel, e con la costante, manchevole presenza di Caspian o di Susan, la sicurezza vacillava. Improvvisamente, si sentirono vulnerabili.
Non era come le altre avventure, c’era qualcosa di diverso. Non sapevano bene come spiegarlo, ma tutti la pensavano allo stesso modo. Erano sempre stati abituati ad agire insieme: prima i Pevensie, a loro si era poi unito Caspian e in seguito tutti gli altri, in ultima Jill. Il fatto di essere legati da un destino comune, li faceva sentire come un’unica persona, nel bene e nel male, nonostante gli screzi.
C’erano già state altre occasioni in cui il gruppo si era diviso, però…
Era accaduto tutto talmente in fretta…erano successe così tante cose…
Non era passato nemmeno un mese da che erano partiti, ma pareva fossero trascorsi dei secoli.
Ripresero il cammino nel silenzio più completo. Nessuno aveva molta voglia di parlare. I loro pensieri erano concentrati solo su Peter e Miriel.
Il gruppo aveva una motivazione in più per raggiungere Harfang, e se qualcuno era stato dell’ idea contraria, ora desiderava arrivarvi il più in fetta possibile.
“Perché Miriel sta ancora così male?” chiese Jill spezzando finalmente il silenzio. “Perché la pozione di Lucy non ha avuto effetto su di lei? Non capisco. Anche io e Emeth abbiamo avuto la febbre, eppure…”
“Prova a piantare un fiore nella neve e poi vedi che succede” commentò Eustace con aria molto seria. “Miriel è una Driade, una creatura della primavera. Narnia è piena di questi spiriti della natura, ma qui sui Monti del Nord non c’è n’è nemmeno uno”
Jill fece vagare lo sguardo intorno. Gli alberi erano immobili, erano solo alberi.
“Ma allora, d’inverno cosa succede alle Driadi e agli Amadriadi di Narnia?” chiese ancora.
“E’ molto semplice” le rispose Caspian. “Gli spiriti degli alberi che abitano le foreste di Narnia entrano in una sorta di letargo, proprio come molti animali. Dormono il loro sonno invernale attendendo la primavera. Chi come Miriel, invece, vive in mezzo agli umani, sa di non potersi esporre al freddo per un tempo troppo prolungato, o rischia di ammalarsi seriamente”
“Ma…ma se ora Peter la porterà ad Harfang, non le accadrà niente, vero?”.
“Lo spero. Prega Aslan perché sia così, amica mia”
Aslan!
Jill ebbe un fremito a quel nome e un senso di terrore misto a colpa si fece strada dal profondo del suo cuore: i quattro segni! Santo cielo, da quanto era che non li ripeteva? Cercò di farlo subito ma si accorse di non rammentarli più. Si concentrò con tutte le sue forze, ma niente.
No, non poteva averli scordati!
Un momento, un momento...Certo che non li aveva scordati, il fatto era che si sentiva troppo provata sia mentalmente che fisicamente. Sì, doveva essere così.
Ricacciò il senso di colpa in fondo al cuore, dicendosi che quando si fosse calmata, le sarebbero tornati alla mente.

 
 
 
~·~
 
 
 
Quando Rilian tornò dalla sua emozionante giornata a cavallo con Jadis, trovò sua sorella in camera ad aspettarlo.
“Ho un sacco di cose da raccontarti!” le disse con un gran sorriso.
Myra, seduta sul suo letto, intenta a giocare con la sua bambola preferita, lo guardò solo un istante e poi gli diede le spalle.
“So già tutto” rispose in tono secco.
“No che non lo sai” ribatté lui, levandosi gli stivali e gettandoli in un angolo. Lo stesso fece con il mantello e poi salì in piedi sul letto della sorella.
Era arrabbiata, c’era da immaginarselo. Come biasimarla: anche lui sarebbe stato invidioso di lei se avesse saputo che aveva trascorso un’intera giornata in superficie, e avesse visto tutte le cose meravigliose che aveva visto lui.
Iniziò a raccontarle quelle che a suo parere erano state mirabolanti avventure, senza curarsi del fatto che lei sembrava esserne infastidita.
Ma Rilian era troppo emozionato per accorgersene. Le parlò così dei Cavalli di Fuoco, delle grandi Montagne del Nord, degli incontri che aveva fatto (uno solo a dire il vero, con una strana compagnia di uomini); e poi della Brughiera, delle tortuose strade nascoste che lui e la Signora dalla Veste Verde avevano imboccato per giungere sul confine di una terra immensa, dagli alberi enormi e le foreste infinite (anche se ora era tutto coperto di bianco). E poi c’era un castello favoloso che guardava su una distesa azzurra come una gemma: l’Oceano.
“E non è scuro e cupo come il nostro, ma come quello che abbiamo studiato alle lezioni con il maestro. Te lo ricordi, Mia? Ricordi quando abbiamo visto un’immagine sul libro e gli abbiamo chiesto come fosse l’Oceano? Scommetto che il maestro non l’ha mai visto con i suoi occhi, ma io si! Io l’ho visto ed è bellissimo! Un giorno sarò il Re di quel mondo, ci pensi? E anche tu abiterai con me e nostra madre in quel fantastico castello sopra il mare! Quando ci andremo, io sarò ancora troppo giovane per regnare, ma ci penserà la Signora. Poi, un giorno, toccherà a me...e anche a te” aggiunse subito, notando il modo in cui la sorella aveva inarcato le sopracciglia. “Anche tu sarai Regina, certo. Ma la Signora dice che prima ti dovrai sposare”
“Sì, lo so. Lady Lora mi ha detto tutto” rispose Myra in tono altezzoso. Era più triste che arrabbiata, ma non voleva darlo a vedere.
Rilian fece un’espressione perplessa. “Davvero?”
Lei saltò giù dal letto e marciò verso la porta. “Sì, proprio! Anch’io ho avuto il mio daffare, oggi, cosa credi? Non ti sei divertito solo tu”
“Oh, Myra, piantala di fare il muso” sbottò il principe. “Avrei voluto che venissi anche tu, ma non è stato possibile”
“Scommetto che non gliel’hai nemmeno chiesto, a nostra madre, se potevo venire”
“Certo che gliel’ho chiesto!”
I due fratelli si fissarono in cagnesco per qualche secondo.
Rilian incrociò le braccia al petto. Se avesse saputo quanto somigliava a suo padre in quel momento…
“E allora? Che cos’hai fatto di così interessante, oggi, qui al castello?”.
Myra aprì la porta e lo invitò a seguirlo. “Vieni, te lo mostro”
Attraversarono i lunghi e immensi corridoi del Castello delle Tenebre, che a quell’ora della sera apparivano assai lugubri.
La principessa guidò il fratello in un’ala del palazzo dove poche volte erano stati, poiché si trovava accanto alle stanze della Signora della Veste Verde, ed ella non aveva piacere di avere i bambini per i piedi troppo spesso.
Myra invitò Rilian a entrare in una camera molto spaziosa e molto sfarzosa. Lì per lì, il bambino pensò si trattasse di una nuova stanza dei giochi: era piena di pacchi colorati, il cui contenuto era sparso un pò dappertutto. Alcune cameriere (non umane, ovviamente) stavano finendo di riordinare. Vedendo che la principessa era tornata, si inchinarono e se ne andarono.
Rilian fece un’espressione contrariata: stavano trattando Myra come un’adulta. Che storia era quella?
“Questa è la ma nuova camera” annunciò allegramente la bambina, cercando di dissimulare la rabbia con un finto entusiasmo.
Lo era stata all’inizio, molto. Per tutto il giorno si era dedicata con piacere all’allestimento della sua nuova stanza. Ma l’euforia iniziale aveva presto ceduto il poto ai veri sentimenti di delusione e rancore nei confronti di suo fratello.
Quel mattino, quando si era svegliata e non aveva trovato Rilian, lo aveva cercato in lungo e in largo per tutto il castello. Poi era venuta Lady Lora, ad informarla che il principe e la Signora dalla Veste Verde erano usciti.
’Usciti’, per Myra significava andati a spasso da qualche parte nel Mondodisotto. Non era cosa inconsueta, dopotutto, così si era limitata a un piccolo broncio e nulla più.
Ma più le ore passavano, più la principessa si era chiesta dove mai fossero andati per fare così tardi. Si era anche preoccupata che potesse essere successo loro qualcosa.
Davanti a questa inquietudine, Lady Lora – pur avendo promesso a Rilian di non dire nulla fino al suo ritorno – aveva rivelato a Myra la verità.
La principessa era rimasta davvero molto male.
Andare nel Mondodisopra era un evento che i due gemelli attendevano con ansia da tanto tempo, sapendo che solo quando lo avesse deciso la Signora avrebbero potuto farlo. Myra e Rilian si erano promessi di vivere insieme quella straordinaria esperienza; per questo, scoprendo che suo fratello era andato in superficie senza di lei, il primo pensiero era stato ‘non mi hanno voluta’.
Si era sentita esclusa.
Il dispiacere era presto mutato in una profonda invidia che mai aveva provato prima di allora. L’invidia era un sentimento che Myra non aveva mai conosciuto…
“La tua camera? Scherzi, vero?” Rilian sbatté le palpebre, perplesso, osservando i mille vestiti colorati, i giocattoli, le scarpe, i capelli e i fiocchi sparsi un po’ ovunque.
“Tu ce l’hai già una camera, insieme a me. E poi che sono tutte queste cianfrusaglie?!”
Myra si allontanò da lui e fece un giro per la stanza. “Nostra madre ha deciso così, me l’ha detto Lora: è venuto il momento che io dorma da sola, perché sto diventando grande. E queste cianfrusaglie, fratellino, sono regali per me. Me li manda una persona…”
Rilian aggrottò la fronte. “Chi?”
Myra ridacchiò. “Un ammiratore segreto”
“Non puoi avere un ammiratore segreto, Mia. Non sei mai uscita dal castello”
Rilian era convinto che la sorellina si stesse inventando quella storia solo perché era arrabbiata. Ma si sbagliava…
Myra tornò da lui e si fissarono ancora.
“Lora mi ha fatto un discorso, oggi” disse la bambina. “Dice che presto incontrerò una persona, un principe che mi ha chiesta in sposa“.
Rilian rammentò subito ciò che la Signora dalla Veste Verde gli aveva detto a proposito di Myra e del matrimonio…
“Non ci credo!” esclamò allibito.  “E’ troppo presto e tu sei troppo piccola!”
“Quanto sei sciocco! E’ ovvio che non mi sposerò subito”. Myra sospirò, lasciandosi cadere a sedere sull’immenso e morbido letto. “Nostra madre dice sempre che non prenderò marito finché non avrò compiuto quattordici anni, ma nel frattempo devo fidanzarmi”
Rilian non era per nulla convinto. “E chi sarebbe questo principe che è venuto a chiedere la mano di una ranocchietta come te?”
Myra gli lanciò un’occhiataccia. “Ancora non so che aspetto abbia. Credo sia molto più grande di me, ma chiunque egli sia, dev’essere una persona molto generosa” disse, indicando i regali.
Improvvisamente, non sembrava più arrabbiata. Il suo ingenuo cuoricino la induceva a pensare a tutto ciò come a una favola. E poi tutti quei vestiti…non abiti per una bambina, ma per una vera signora!
“E se questo principe non ti piacesse?”
“Allora non lo sposerò” tagliò corto Myra, che non si rendeva conto di cosa fosse davvero un fidanzamento. Per lei era quasi un gioco, qualcosa sulla quale tutte le bambine del mondo fantasticano almeno una volta.
“La Signora ha già organizzato il nostro incontro. Lora lo sa ma fa tanti misteri, però io credo di aver capito quando succederà: sarà alla Festa d’Autunno, ormai ne sono quasi certa”
“Ma…ma…” balbettò Rilian.
“Prima o poi dovremo fare quello per cui siamo stati educati” proseguì lei, cercando di assumere un tono da adulta. “Io dovrò diventare una vera signora, perché sono una Regina. E tu sarai un Re e dovrai imparare a comportarti come si deve”
Rilian scosse il capo, incredulo. “Questa non sei tu. Non sei tu che parli. Ti hanno messo in testa delle idee assurde!”
“No, non è vero!”
“Basta, Myra! Lora ha detto questo, Lora ha detto quello...solo Lora, mai nostra madre. Io non credo a una parola se non è lei a confermarlo, e sono sicuro che la Signora non ti darebbe mai in sposa al primo che capita!”
“Non è il primo che capita, è amico di nostra madre, sai?”
“C’è uno sbaglio” la interruppe Rilian, ansioso. “Lady Lora ti avrà raccontato una bugia per farti star buona, perché non facessi i capricci”
Myra si mostrò offesa. “Io non faccio i capricci!”
“E quelli che stai facendo adesso cosa sono? Mi hai trascinato nella tua stanza solo per vantarti, perché sei arrabbiata con me e credi che non abbia voluto portarti nel Mondodisopra”
“E non è così?” lo sfidò lei. “Ammettilo, Rirì: te la sei goduta un sacco senza di me. Non mi volevi tra i piedi, lo so!”
“La Signora aveva detto che non potevi venire e io non…”
“Avresti insistito di più se ci tenessi a me, e invece non l’hai fatto!”
“Smettila, Mia!”
“No, non la smetto! Io voglio essere una vera signora, come la Signora dalla Veste Verde, come Lady Lora, come…la nostra vera mamma”
Gli occhi di Myra si riempirono di lacrime.
Rilian rimase immobile a guardarla piangere.
“Ora va via, voglio restare da sola” disse infine la bambina, gettandosi sul letto e abbracciando il cuscino.
Piano piano, Rilian lasciò la stanza.
Quando Myra udì lo scatto della porta che si chiudeva, iniziò a piangere davvero.
Nascosta dietro un passaggio segreto che portava alla camera della principessa, la Strega Bianca sorrise soddisfatta.
 
 
 
~·~
 
 
 
Trascorsero ancora tre giorni prima che la compagnia di Narnia raggiungesse Harfang.
I pensieri di tutti erano costantemente rivolti a Miriel e Peter, e alla città. Ma il continuo parlare di essa non faceva altro che rendere l’attesa ancora più logorante: pensare a quando avrebbero dormito in letti veri piuttosto che sul suolo duro e freddo, a quando avrebbero potuto farsi un bel bagno caldo, o mangiato un pasto come si deve invece che le loro misere provviste.
Il cibo andava scarseggiando: avevano sempre saputo che non sarebbe durato in eterno, ed avevano contato sulla pesca e sulla caccia per poter mangiare. Ma si erano spinti così in alto che ogni forma di vita sembrava essere sparita dalla faccia della terra. Persino i pesci avevano abbandonato i fiumi, e trovare bacche o radici commestibili era divenuto praticamente impossibile.
Le grotte o le cavità rocciose iniziavano a ridursi, e per due notti di seguito furono costretti a dormire all’addiaccio.
La temperatura si abbassò ancora. Mani e piedi persero sensibilità, ma questo era niente in confronto alle proteste del loro stomaco vuoto. Non c’era legna da ardere; quella che riuscivano a raccogliere era troppo umida e non attecchiva.
Caspian di giorno e Susan di notte, guidavano gli altri attraverso le lande innevate, in certi punti affondando fino alle caviglie, altre fino al ginocchio. Avevano cercato di seguire la strada lastricata, ma ormai non se ne scorgeva più neanche una misera traccia.
“Quanto dovremo ancora camminare?” si lamentò Emeth.
“Manca poco, ormai”
“Dici sempre che manca poco, Shanna, ma io Harfang ancora non la vedo” rincarò Jill.
La ragazza non pensava ad altro e ormai non ripeteva più nemmeno i quattro segni di Aslan. Continuava a rimandare a domani e a domani ancora.
Gli altri non le chiesero mai nulla, convinti che l’amica stesse adempiendo silenziosamente al suo compito, non sapendo che Jill se n’era completamente scordata.
Verso la sera del penultimo giorno, si ritrovarono in un punto delle montagne in cui una gola che avevano appena percorso si affacciava su un bosco di abeti, dove riuscirono a trovare una piccola incavatura rocciosa.
“Avremo un riparo questa notte” disse Caspian, mentre gli amici tiravano un sospiro di sollievo.
Le ragazze entrarono subito dentro la cavità, iniziando a preparare una misera cena con le ultime vettovaglie rimaste.
I ragazzi, nel frattempo, approfittarono dell’ultima luce per esplorare i dintorni. Il bosco non era grande ed era privo di pericoli.
“Maestà, venite a vedere!” esclamò d’un tratto Ombroso, tutto eccitato, guidando i ragazzi fuori dalla boscaglia.
Dovettero aguzzare la vista per accorgersi che le piccole luci danzanti sopra la cima del monte davanti a loro, non erano stelle o fuochi, ma lumi di candele provenienti dalle finestre di un castello.
“Che mi venga un colpo se quella non è una città” disse Ombroso.
“Allora speriamo che non lo sia” disse Caspian, suscitando brevi risate da parte degli amici.
“Purtroppo, amico mio, lo è eccome!” esclamò Eustace al settimo cielo, così come gli altri. “Harfang!”
“Sì, dev’essere Harfang!” gli fece eco Edmund.
“Accidenti” fece Emeth, “è ancora piuttosto lontana”
“Dista ancora almeno un giorno di cammino” sentenziò Caspian, “ma ci siamo, amici. Domani, prima di sera, vi arriveremo”
“Forza, andiamo a dirlo alle signore” disse Pozzanghera. “Saranno molto contente”
Tornarono indietro immediatamente, dando la buona notizia alle ragazze.
In un attimo, sembrò che il cattivo umore e le preoccupazioni fossero scomparse.
Harfang…Peter e Miriel! Non vedevano l’ora di rivederli.
“Speriamo che siano là” disse Pozzanghera. “Potrebbero essere caduti dentro a un burrone, o esser stati sepolti da una slavina, o…”
“Non ci sono state slavine, ce ne saremmo accorti” protestò Shanna, guardandolo malissimo. “E’ mai possibile che tu sia sempre così catastrofico? Mi fai venire il mal di testa…”
“Stai male?” si allarmò Edmund, mettendole una mano sulla fronte. “Non è che hai preso la febbre anche tu, vero?”
Lei arrossì un poco e sorrise. “No, sto bene. La mia era…come si chiama…una battuta”
Il Giusto la fissò e poi fece un sorriso sghembo. “Avevano ragione: ho avuto una cattiva influenza su di te”
Shanna si allungò verso di lui e gli stampò un bacio veloce sulle labbra.
Edmund parve insoddisfatto. “Tutto qui?”
“Non ti aspetterai che dia spettacolo, vero? Mi imbarazzerebbe molto baciarti davanti agli altri”
Lui sospirò. “Adoro quando fai la timida…”
Il sole era quasi sparito dietro le cime dei monti. Caspian si avvicinò a Jill, togliendosi il ciondolo d’ambra e passandoglielo. La ragazza aveva il compito di consegnarlo a Susan la sera e a Caspian la mattina. Era una specie di rituale, ormai.
“Una volta, Susan mi ha raccontato di quando la liberasti sulla torre di Cair Paravel” esordì improvvisamente Jill. Caspian la fissò con un’ espressione tra il perplesso e il sospettoso.
Lei sapeva che al Re non piaceva troppo parlare del passato, ma era da un po’ di tempo che rifletteva su una cosa e quella sera non poté trattenersi.
“Mi disse che la maledizione era già attiva, eppure riuscite a vedervi e parlarvi. E’ vero?”
“Sì” rispose lui in tono asciutto, distogliendo lo sguardo, afferrando il mantello di Susan, l’arco e le frecce.
“Quindi, potenzialmente, potreste incontrarvi se lo voleste. Se è successo una volta, potrebbe accadere di nuovo, giusto?”
“Sei una gran ficcanaso, Jill, lo sai?”
Caspian le voltò le spalle e fece per uscire dalla grotta, ma lei gli si parò davanti.
“Senti, capisco che non vogliate che noi assistiamo alla trasformazione, ma voi due…perché non vi incontrate se potete? Anche se fosse per pochi secondi, io vorrei vedere la persona che amo. Non rinuncerei”
Tu forse lo vorresti, Jill, ma tu non sei me”.
Lo sguardo del Re di Narnia s’incupì pericolosamente, ma la ragazza sostenne lo sguardo senza timore.
“Susan lo vorrebbe, invece, lo so. Dovresti pensare anche un po’ a lei oltre che a te stesso”
Caspian contrasse la mascella. Sembrava furioso. “Penso a lei in ogni istante. Incessantemente. E se fossi al posto mio, Jill, o al posto di Susan, non saresti così ansiosa di bramare un’agonia che durerebbe un momento. Uno soltanto, nel quale ti crogioleresti per il resto della tua esistenza, desiderando solo quello, dimenticandoti di vivere. Pochi secondi nei quali ancora conservi la coscienza umana per renderti conto di ciò che hai visto, di chi stai stringendo tra le braccia…e poi…” la voce di Caspian divenne quasi un sussurro, il suo sguardo si perse nel nulla. “E poi tutto svanisce, come se lo avessi immaginato. Forse è così, lo hai immaginato davvero, perché niente al mondo può essere tanto doloroso, nemmeno negli incubi più terribili. E il giorno dopo, quando torni te stesso, hai solo l’ombra di un ricordo, un sogno che svanisce in fretta. Sarebbe così ogni giorno… Ogni giorno, per tutta la vita”
Jill lo osservò attentamente: sembrò che avesse parlato a sé stesso, non a lei. Possibile che…
“E’ già successo, vero?” chiese, emozionata.
Caspian le lanciò un’occhiata penetrante.
“Oltre a quella volta sulla torre…vi siete rivisti ancora, è così?” insisté.
Lui di nuovo non rispose e questa fu la conferma ai dubbi di Jill. Ma prima che la ragazza potesse aggiungere altro, il Re si era già allontanato.
Ombroso e il falco lo aspettavano poco lontano. Caspian allungò il braccio e lei vi si posò leggera.
“Maestà, state bene?” chiese il pipistrello.
“Sì” mentì Caspian, mentre accarezzava il piumaggio dell’uccello.
Lei lo fissò con i grandi occhi incredibilmente espressivi.
Per un momento, il Liberatore pensò davvero di attendere che il sole calasse definitivamente, che le stelle spuntassero per poterla vedere nella loro luce fatata.
Come quella notte…una notte in cui ancora non avevano conosciuto Ombroso e si trovavano soli ai piedi delle montagne, proprio come ora…
 

  
***
 
 
Un gruppo di Nani Neri li inseguiva e Caspian correva su Destriero per seminarli. Non avrebbe dovuto essere difficile, ma un altro gruppo di creature gli si parò davanti all’altro capo del sentiero boscoso. Altri due drappelli arrivarono da destra e da sinistra, così che il Re si ritrovò accerchiato da tutte le parti./em>
Destriero s’impennò e nitrì quando i Nani li assaltarono, disarcionando Caspian.
“Prendete il cavallo e rubate tutto ciò che ha nelle sacche. Io penso all’umano” ordinò il capo banda.
“C’è anche un falco” osservò un altro Nano. “Potremmo vendere entrambi gli animali a qualche mercato, oppure mangiarceli”.
Caspian sentì esplodere la rabbia nel petto, capendo che quelle creature non erano come i Nani di Narnia: erano selvaggi, fuorilegge, banditi dalla loro stessa gente.
Alcuni di loro cercarono di colpire il falco con le frecce, altri afferrarono le loro corte spade e si avvicinarono a Destriero, prendendolo per le redini e la criniera. Il povero cavallo scalciò con i possenti zoccoli, ma presto fu sopraffatto.
Caspian non perse tempo e afferrò la balestra che si era legato alla cintura. La usò per fulminare quanti più nemici poté. Poi, in un lampo d’argento, sfoderò Rhasador, iniziando a combattere non solo con il capo dei Nani, ma con chiunque provasse ad avvicinarsi a lui, a Destriero o al falco.
Vedendo i compagni abbattuti, la furia dei Nani si scatenò.
Il Liberatore lottò a lungo, da solo, affidandosi completamente alla sua abilità di spadaccino. Il falco lo aiutò come poteva, accecando i nemici.
Presto, l’erba si tinse del rosso del tramonto, e non solo.
Infine, Caspian cadde in ginocchio sul terreno, esausto, respirando affannosamente, gli abiti macchiati di sangue. Sulla lama della spada, segni vermigli brillavano sinistramente alla luce della luna piena.
Non era fiero di ciò che aveva fatto, ma andava fatto.
Doveva uccidere o sarebbe stato ucciso.                
Non fu cattiveria, non fu vendetta, ma puro spirito di sopravvivenza. Per proteggere sé stesso, Destriero…e lei.
Chiuse gli occhi, posando Rhasador a terra, accorgendosi solo in quel momento che il sole era calato.
Percepì il cambiamento dentro di sé, quell’inspiegabile sensazione che lo avvolgeva tutte le volte che si trasformava: il battito del cuore più forte, la testa leggera, l’acuirsi dei sensi. E fu grazie a questi che riuscì a udire la voce di lei prima che la trasformazione lo prendesse.
La sua dolce voce, leggera, quasi avesse paura di parlare.
“Caspian...”
Susan pronunciò il suo nome e lui alzò di scatto la testa.
E la vide, là davanti a lui.
Oh, Susan... Dolce, meravigliosa Susan...
Pochi secondi per poter ammirare il suo viso candido, per poter guardare quegli occhi che l’avevano rapito sin dal primo istante che si era specchiato in essi, per scorgere la sua figura perfetta, i lunghi capelli bruni…
Rimasero a fissarsi, immobili, senza dire niente, aspettando che la maledizione li dividesse una volta ancora e per sempre.
 


***

   
Quel giorno lontano, allo spuntare del sole, si era aspettato di vederla ancora, in forma di donna, ad attenderlo per assaporare quel doloroso e dolce istante.
Nei giorni successivi, la tentazione di rivederla era stata forte. Anche lei avrebbe voluto, lui lo sapeva, ma era meglio che non fosse più accaduto. Nessuno dei due aveva più tentato di farlo.
Una volta, tanto tempo prima sul Veliero dell’Aba, Susan gli aveva detto che non si poteva vivere di attimi.
Era vero. Assolutamente vero. E Caspian era un tipo a cui le mezze misure non erano mai piaciute...
Il ricordo terminò bruscamente a un movimento di Ombroso.
“Sire, è ora. Dovete sbrigarvi”
Caspian, che aveva chiuso gli occhi, li riaprì e osservò il sole svanire dietro le cime dei Monti del Nord.
 

La luce scomparve e il lupo ululò nella notte ventosa, dove sprazzi di neve scendevano dal cielo segnalando una bufera.
Susan lo aspettava all’entrata della piccola grotta, mentre si rigirava il ciondolo d’ambra tra le mani.
Ricordò il primo giorno in cui lo aveva trovato appeso alla sella di Destriero. Non c’era stato bisogno che Caspian fosse lì per spiegarle che cosa significava, perché significava tutto: un bocciolo di rosa blu incastonato in una gemma praticamente eterna.
Caspian…
La sua unica ragione di vita.
C’erano notti, come quella ad esempio, in cui Susan sentiva maggiormente la sua mancanza. In questi momenti preferiva isolarsi da tutto e tutti, per restare sola con i suoi ricordi.
“Susan, va tutto bene?” le disse Lucy a bassa voce, affiancandosi a lei.
La Dolce si voltò un attimo e poi tornò a posare lo sguardo sul paesaggio notturno.
“Sono preoccupata per lui…non si è ancora visto stasera, è strano”
“Sta tranquilla, vedrai che arriverà presto”. Lucy le prese la mano, come per trattenerla. “Non vorrai andare a cercarlo, vero?”
Susan aprì e richiuse la bocca, tirando un respiro. “Sì, lo vorrei, te lo confesso. Non è la prima volta che resta lontano tutta la notte, è solo che sta arrivando una bufera e temo possa succedergli qualcosa”
“Avrà trovato un riparo, vedrai”
Susan sorrise alla sorella e annuì. “Sì, hai ragione. Va pure a dormire ora, io rimango qui ancora un po’. Non temere, non andrò là fuori”
Susan le fece una carezza sul viso, e poi Lucy ritornò accanto ai compagni.
Poco dopo, a farle compagnia arrivò Pozzanghera, che avrebbe fatto il primo turno di guardia.
“Vi da fastidio se fumo, Maestà?” chiese lui, accendendo la pipa.
“No, fai pure”.
“Posso restare un pò anche io qui con voi?” chiese Jill, arrivando vicino a loro.
“Ma certo” rispose Susan sorridendole.
Il vento ululava, facendo stridere i rami degli alberi. Jill si sedette accanto alla Regina, lanciandole occhiate guardinghe, attendendo il momento giusto per parlarle.
Uno dei più grandi difetti che la Settima Amica di Narnia aveva, era che quando si metteva in testa qualcosa, la doveva fare assolutamente.
“Come mai non dormi?” le chiese Susan dopo un pò.
“Volevo chiederti una cosa sulla maledizione” mormorò Jill, cercando di non farsi udire dal Paludrone.
Pozzanghera lo capì e, molto educatamente, voltò loro la schiena.
Jill raccontò a Susan della breve conversazione avuta con Caspian, sperando fosse più disposta di lui al dialogo. Ma non appena le parlò di un possibile incontro con il Re, la Dolce sfoderò la stessa espressione adirata di suo marito.
“Sì, è successo di nuovo” rispose Susan senza guardarla. “Io e Caspian ci siamo rivisti ancora dopo quella volta sulla Grande Torre. Ma è stato un caso, nessuno di noi due lo voleva. E’ durato qualche secondo, non t’immaginare un incontro romantico, Jill. Non è una fiaba questa”
“Ma Caspian ha detto che…”
Susan la fermò. “Ascolta, io ti sono grata per quello che fai, per raccontarmi tutto ciò che lui fa e dice durante il giorno. Però, certe volte ho l’impressione che tu non mi riferisca le cose per quelle che sono. Io lo capisco quando sono parole di Caspian o meno”
Jill arrossì. “Non me lo sto inventando: Caspian vorrebbe vederti” mentì, pentendosene un istante dopo. “D’accordo, non me l’ha proprio detto…Abbiamo parlato di questa cosa, lui si è arrabbiato, e io ho capito che lo vorrebbe ancora. Potreste vedervi tutti i giorni!”
Susan chiuse gli occhi e scosse il capo. “No”
“Perché precludervi questa possibilità? Fintanto che non riusciremo a scongiurare il maleficio…”
“Ancora non sappiamo se riusciremo nell’intento” protestò Susan. “Non guardarmi così, Jill, sai che è vero. L’esserci messi in viaggio non comporta automaticamente la vittoria. Se la maledizione non si spezzerà, io e Caspian saremo costretti a questa vita per sempre. Tuttavia, preferisco vivere nel ricordo degli anni passati piuttosto che nell’inganno di un istante” Susan voltò il viso altrove, stringendo il pungo intorno al ciondolo. “Cosa mi rimarrebbe di lui? Uno sguardo, un fugace tocco, l’illusione di un bacio che non riusciremo mai a darci? No. Non posso accontentarmi di questo. E nemmeno Caspian. Non mi accontenterò di vedere mio marito meno di un minuto al giorno, per tutta la vita, quando ho vissuto anni interi insieme a lui. Rischierei d’impazzire un’altra volta, e mi è già successo”
La Regina Dolce si passò una mano sul polso, scostando la manica dell’abito. Jill sgranò gli occhi alla vista delle cicatrici.
“Susan, ma tu...tu hai cercato di…”
“Sono riuscita a ritrovare la ragione prima di compiere un gesto definitivo. Sì, ho tentato di togliermi la vita. Non dirlo a nessuno”.
La Regina ricoprì i segni e guardò Jill con espressione ferma e impenetrabile.
“Non puoi averlo fatto davvero”
“Invece l’ho fatto. Ti ho delusa?”
Jill non rispose. Sì, forse l’aveva delusa. La Regina di Narnia era per lei come l’eroina di un romanzo, e adesso…
“Voi mi dipingete come una donna meravigliosa, ma io non sono così” riprese Susan. “Sono semplicemente me stessa, e ci sono momenti in cui odio essere me stessa. Momenti in cui non so cosa pagherei per vivere serenamente insieme a Caspian, senza sofferenze e inganni. Un tempo mi detestavo per la mia incapacità, per la mia poca fede, per tutte quelle volte che mi è mancato il coraggio di fare qualcosa. Con gli anni ho imparato a essere più forte ma, dopotutto, la ragazzina che ha attraversato l’armadio, quella piccola Susan impaurita di fronte alle foreste innevate di Narnia, sono sempre io. Non sono poi tanto cambiata. Sono solo una donna, Jill. Solo una donna, con pregi e difetti. Tanti difetti.”
Susan rimase a lungo in silenzio. Jill attese pazientemente che riprendesse a parlare.
Il lupo ululò in quell’istante.
“Io voglio avere un altro ricordo di Caspian: voglio ricordarmi il suo viso sorridente, non le sue lacrime”
“Mi…dispiace” mormorò Jill, la voce improvvisamente alterata. “Io volevo solo fare qualcosa per aiutarvi”
“Lo so”
Pozzanghera si mosse un poco, disegnando con la sua pipa spirali di fumo che svanivano nelle raffiche di vento.
Senza aggiungere altro, Jill si allontanò lentamente dall’entrata della grotta, andando a rannicchiarsi nel suo sacco a pelo.
“Pole? Ehi, Pole?”
Jill, voltata di schiena rispetto agli altri, si girò appena per poter vedere in viso Eustace.
“Che succede?”
“Niente, Scrubb, lasciami dormire”
 
 
La bufera proseguì per tutta la notte ma il lupo non comparve mai.
Dopo Pozzanghera, era toccato a Emeth fare il secondo turno di guardia, e poi a Edmund, insieme a Eustace. I due cugini svegliarono gli altri alle primissime luci dell’alba, quando il cielo è ancora scuro ma s’intravede già una piccola strisciolina di luce all’orizzonte.
“E’ meglio riprendere subito il cammino” suggerì il Giusto, “prima che cada di nuovo la neve”
Mentre raccoglievano le loro cose, Lucy si guardò attorno e chiese: “Dov’è Susan?”
“E’ uscita prestissimo” spiegò Edmund. “Caspian non è tornato e lei è andata a cercarlo”
“Capisco…Sì, anche ieri sera era molto in ansia. Però, Ed, credi che sia stato prudente mandarla sola? Ti prego, andiamo a raggiungerla”
“Vengo anch’io” disse Eustace.
Il Giusto e la Valorosa, insieme al cugino, uscirono così dalla grotta e si addentrarono tra gli alberi. Il cielo era grigio e nuvoloso, preludio di una nuova bufera.
Ora che era quasi giorno, poterono vedere meglio la sagoma del castello di Harfang sulla cima del suo monte, più la valle che si stendeva al di là del bosco. C’era un grande lago in mezzo ad essa, che non avevano notato la sera prima a causa del buio. La superficie era totalmente ghiacciata.
Susan era là, ferma sulla riva, in attesa del lupo.
La chiamarono, e lei si votò e sorrise loro.
“Sta arrivando, è laggiù”
“Te l’avevo detto che non ti dovevi preoccupare” disse Lucy quando le fu vicina.
L’ululato del lupo annunciò il suo avvicinarsi.
Ed eccolo apparire dalla macchia di alberi dall’altra parte del lago. I tre Pevensie e il cugino rimasero a guardarlo mentre lo attraversava. Era a metà strada quando, senza preavviso alcuno, il ghiaccio si spaccò sotto il suo peso. L’animale cadde nell’acqua gelida, iniziando a guaire e a dimenarsi.
“Caspian!” gridò Susan, scattando rapida in avanti.
“Susan, aspetta!” cercarono di fermarla gli altri tre.
La lastra ghiacciata sostenne il peso della Regina finché non si trovò a un paio di metri dal lupo. Quindi, si scheggiò pericolosamente e la ragazza si fermò di colpo.
“Stenditi!” udì Edmund gridare dietro di lei.
Fece come il fratello le diceva, avanzando lentamente, aiutandosi con le braccia. Raggiunse il lupo, ma non riuscì a tirarlo fuori dall'acqua, si agitava troppo ed era pesante da sollevare.
Il Giusto fece per accorrere in aiuto della sorella, ma Eustace fu più svelto. Corse sulla superficie del lago fin dove poté, poi si sdraiò pancia sotto, iniziando a strisciare in avanti.
Lucy corse a chiamare gli altri, mentre Edmund armeggiava con la sua sacca, cavandone una lunga fune che gettò al cugino.
Eustace la prese al volo e raggiunse Susan.
“Aiutami, Eustace! Non ce la faccio!”
Lei gridò quando il lupo affondò completamente e poi riemerse, e così per diverse volte. Eustace si legò in fretta la fune attorno alla vita, gettandosi in acqua.
Edmund, rimasto sulla riva, sentì la corda tirare e piantò i piedi sul terreno, tenendola più stretta tra le mani.
A contatto con l’acqua gelida, Eustace boccheggiò, sentendo come mille coltellate attraversargli ogni parte del corpo. Oltre a ciò, gli artigli del lupo lo graffiarono sul petto e sulle spalle. Cercando di non badare al bruciore, afferrò saldamente l’animale e iniziò a spingere. Con grande sforzo, e con l’aiuto di Susan, riuscì a farlo uscire dall’acqua.
Il lupo scrollò il pelo, inzuppando la Regina, la quale non se ne curò minimamente, mentre lo abbracciava stretto, sospirando di sollievo.
Edmund, sulla riva, tirò la fune in modo da aiutare Eustace a issarsi in superficie.
Donna, ragazzo e lupo ansimavano, esausti.
Il Giusto fece per avvicinarsi loro. Tutto sembrava finito ma, d’improvviso, sul ghiaccio si disegnarono decine di nuove scheggiature.
Edmund, come Susan poco prima, fu costretto a fermarsi di colpo.
“Non avvicinarti, Ed!” intimò la Regina al fratello, cercando di pensare a come venire fuori da quella situazione.
Cosa fare? Erano bloccati lì, non potevano andare né avanti né indietro.
Intanto, Lucy e gli altri erano arrivati e osservavano la scena senza sapere cosa fare.
“Usate le Spade!” gridò d’un tratto Shanna. “Ed, Susan, Eustace, le Spade dei Lord, subito!”
I tre ragazzi si scambiarono sguardi perplessi, ma non c’era tempo per pensare e lo fecero.
I talismani di Bern, Mavramorn e Octesian iniziarono a brillare della consueta luce blu. Quasi che avessero detto ai loro proprietari che cosa fare, Susan, Edmund e Eustace le piantarono nel ghiaccio, ed esso, invece di frantumarsi, si richiuse. La luce blu si espanse su tutta la superficie, finché tornò compatta e fu di nuovo possibile camminarvi sopra.
Tornarono tutti sulla riva. Edmund e Emeth trasportarono Eustace, che tossiva e tremava per il freddo che gli era entrato fin dentro le ossa, le labbra quasi viola.
La Dolce abbracciò il cugino. “Ti ringrazio! Non ce l’avrei fatta senza di te”
“Ohu! Piano, piano…mi fa male ovunque”
“Oh, Eustace!” esclamò Susan inorridita, quando vide i graffi sanguinanti sul suo petto. Si notavano chiaramente perché la camicia era lacera in più punti.
Lucy intervenne prontamente, iniziando ad occuparsi delle ferite del cugino. Anche Jill gli rimase accanto, afferrandogli una mano tra le proprie.
“Non sono un paziente morente, Pole!” la rimproverò Eustace, innervosito da tante smancerie.
“Guarirà anche se non puoi curarlo con la tua pozione, vero Lucy?”
“Certamente, Jill, non preoccuparti” assicurò la Valorosa. “Le ferite non sono profonde”
“E’ cosa da niente per mia cugina...Che fai ora, Pole? Ti metti a piangere?”
Jill deglutì e scosse il capo. “N-no, è c-che io…” svelta, gli lasciò la mano e si alzò, correndo lontano.
“Che cosa le è preso?”
Lucy sorrise. “Niente. Lo capirai da te. Ora stai fermo”
La compagnia di Narnia sostò per qualche tempo nella valle del lago. Susan sedette accanto al lupo, il quale pareva star bene. Gli avvolse il proprio mantello attorno al corpo ed iniziò a strofinare energicamente il pelo. Lui si sdraiò piano sul terreno, il corpo ancora scosso da piccoli tremiti di freddo.
“Mi hai spaventata a morte, lo sai?” mormorò lei, sdraiandosi acanto a lui, guardando in quegli occhi così umani. “Se ti perdessi, lo sai che morirei anch’io”
Il lupo chiuse gli occhi e fece un profondo sospiro.
Susan appoggiò la testa sul suo corpo, ascoltando il battito del cuore forte e vigoroso. Restò così per lunghi minuti, del tutto dimentica che tra poco si sarebbe trasformata. Passò le dita tra il folto manto nero, cercando di tranquillizzarlo, di trasmettergli sicurezza e amore.
Poi accadde qualcosa.
Susan osservò la propria mano che accarezzava l’animale, la quale venne improvvisamente illuminata da un debole raggio di sole. La Regina si ritrasse dalla luce, spaventata da quel tiepido calore sulla pelle. Si alzò a sedere lentamente, posando lo sguardo sulle cime delle montagne, dietro le quali il cielo si era tinto di un pallido rosa. Poi guardò ancora il lupo, provando per un momento il desiderio di restare, almeno per quella volta. Di vederlo com’era già successo.
Come sulla Grande Torre…
Come quella notte lontana dopo l’assalto dei Nani…
Ora, nella luce dell’alba, cercò di prendere fiato mentre lui appariva davanti ai suoi occhi. Trattenne un grido in fondo alla gola, provando l’ardente desiderio di sfiorare la sua pelle, i suoi capelli…
Un momento…solo uno. Poteva farcela, poteva guardarlo e non impazzire ancora.
Allungò una mano, incerta, ma quando Caspian aprì gli occhi, si fermò.
A lui servì un momento in più per rendersi conto di non stare sognando. Aprì le labbra per parlare ma senza che ne uscisse un suono.
Ma non servivano parole per capire ciò che gli occhi esprimevano.
Un singolo, brevissimo istante per guardarsi, gli occhi di lei fissi in quelli di lui. L’azzurro e il nero si fusero. Il giorno che incontrava la notte.
Il cuore martellante nel petto, tutto attorno a loro scomparve, come se il mondo stesso non esistesse.
Lei sembrava una visione, irraggiungibile, irreale.
Susan…
Suo unico, solo ed immortale amore.
Alzò una mano a sua volta per provare a incontrare quella di lei, per sfiorarla solo un istante.
Caspian vide oltre la propria disperazione, riuscendo a scorgere dentro di lei le sue stesse emozioni.
“Susan…”
Lei si premette le mani sulle labbra per soffocare un singhiozzo.
Caspian...La sua voce...
Non ancora pensò Susan con disperazione, percependo dentro di sé l’effetto della trasformazione. Ti prego, un momento soltanto…
Riuscì a sentirlo: il suo abbraccio, quando lui allungò le braccia verso di lei e la strinse.
“Caspian…”
Ma il sussurrò di lei si perse nell’esplosione dell’aurora. Il cielo si chiarì e il sole comparve in tutta la sua magnificenza.
E Susan non lo vide più, non con i suoi veri occhi. Si sciolse dall’abbraccio e si librò nel cielo, la mente già preda dell’incoscienza della maledizione, non più in grado di riconoscere l’uomo davanti a lei.
Le braccia ancora tese, il viso contratto nella disperazione, Caspian alzò gli occhi al cielo e la seguì nel volo, finché la luce non divenne troppo forte.
Lucy, Edmund, Eustace e tutti gli altri, erano immobili alle sue spalle. Non dissero nulla, non si mossero nemmeno quando il Re prese a pugni il terreno, liberando un grido che echeggiò tra le pareti delle montagne.
Un grido che risucchiò la sua anima in un nuovo vortice di oscurità.

 
 
 
 
 
Ce l’abbiamo fatta, carissimi lettori!!!!!
Chi di voi ieri ha letto il mio post su facebook, sa già che in questo capitolo è stato aggiunto un pezzo dell’ultimo minuto…quale? E’ presto detto: sono più pezzi, in verità, ossia i discorsi tra Caspian/Jill e Susan/Jill, e il ricordo di Caspian, quello in corsivo.
Lo so, nel film di Ladyhawke, i protagonisti riescono a vedersi solo una volta, ma a me è piaciuto cambiare, inventandomi che, dopo la maledizione, Caspian e Susan si sono incontrati ben tre volte (l’ultima è quella che avete appena letto). Dai, diciamolo che ci manca la Suspian…..T___T
Spero abbiate apprezzato!!!

 
Passiamo ai ringraziamenti:
Per le preferite: alebho, Araba Shirel Stark, batte wound, BettyPretty1D007flowers, bibliophile,  Christine Mcranney, english_dancer, Fly_My world, Francy 98, Fra_STSF, , Friends Forever, G4693, Gigiii, Happy_699, HarryPotter11, HikariMoon, Jordan Jordan, LittleWitch, LucyPevensie03, lullabi2000, Mia Morgenstern, Mutny_BorkenDreams, piumetta, Queen Susan 21, Robyn98, senoritavale, Shadowfax, Starlight13, SuperStreghetta, Svea,  SweetSmile, TheWomanInRed, vio_everdeen, Zouzoufan7,_faLL_ _joy, _likeacannonball
 

Per le ricordate:  anonymously Araba Shirel Stark, Cecimolli, Gigiii, Halfblood_Slytherin, mishy, Queen_Leslie, Starlight13, Zouzoufan7
 
Per le seguite: ale146, Araba Shirel Stark, BettyPretty1D007flowers, blumettina, catherineheatcliff, cat_princesshp, Cecimolli,  ChibyRoby,  cleme_b, ecate_92, fede95, FioreDiMeruna, Fly_My World, Francesca lol, Fra_STSF, Gigiii, GossipGirl88, Halfblood_Slytherin, harukafun, ibelieveandyou, jesuisstupide, JLullaby, Judee, katydragons, lauraymavi, Lucinda Grey, Marie_, Mai_AiLing, mewgiugiu, Mia Morgenstern, niky25, Omega _ex Bolla_ , piumetta, Queen Susan 21, Queen_Leslie, Revan93, senoritavale, Shadowdax, vio_everdeen,
Zouzoufan7, _joy, _likeacannonball ,  _LoveNeverDies_ ,_Rippah_ 
 

Per le recensioni dello scorso capitolo:  LittleWitch senoritavale, Shadowfax,_joy
 
Angolino delle anticipazioni:
Avevo annunciato l’arrivo ad Harfang, lo so, ma l’ho spostato di proposito, se no il capitolo veniva davvero troppo lungo. In ogni caso, ormai ci siamo: la compagnia sta per riunirsi. Vedremo come stanno Miriel e Peter, poveri! >.<
Il prossimo chappy sarà quasi tutto ambientato alla città dei Giganti, ma prima, i nostri eroi si imbatteranno in qualche collina dalla forma un po’ strana…
Presumo farò vedere ancora i bambini e la Strega… e Rabadash! Eh sì, mi spiace, stavolta ve tocca…ma sarà un pezzo piccolo, non dovrete sopportarlo per molto.

 
Vi ricordo che gli aggiornamenti li trovate sulla mia pagina facebook
 Grazie a tutti, ragazzi, vi amo alla follia per tutta la pazienza che avete!!! Continuate a seguirmi, non ve ne pentirete!!!
Un bacio enormissimo,
Susan♥


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