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Autore: Persej Combe    12/08/2014    3 recensioni
Un giorno, tanto tempo fa, ho incontrato un bambino. Non lo dimenticherò mai. È stato il giorno più emozionante di tutta la mia vita. Nessuno potrà mai avere la stessa esperienza che ho avuto con lui. Ciò che abbiamo visto, è precluso soltanto a noi.
...In realtà, non ricordo neanche il suo nome. Non ricordo nemmeno se ci siamo presentati, a dire il vero. Però non smetterò mai di cercarlo. Un giorno so che le nostre mani si uniranno di nuovo, come quella volta. Perché noi siamo destinati a risplendere insieme per l’eternità.

[Perfectworldshipping]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Elisio, Professor Platan, Serena
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Eterna ricerca'
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14 . Presagi


 

   Una ragazza camminava lungo Corso Basso tenendo stretta tra le mani una Poké Ball, rigirandosela con cura tra le dita e osservando il riflesso della propria immagine sulla sua superficie rossa. Aveva un bel sorriso: non capitava molto spesso che sorridesse in quel modo radioso. L’ultima volta era successo mesi prima, quel giorno in cui nella cassetta delle lettere della sua nuova casa di Borgo Bozzetto aveva trovato una missiva indirizzata esclusivamente a lei. Neanche questo fatto accadeva molto frequentemente: di solito, quando la ragazza andava a ritirare la posta, si ritrovava sommersa da fogli, buste e cartoline unicamente per sua madre, Primula, una delle più grandi e famose campionesse di Formula Rhyhorn: nonostante non gareggiasse più, molti fan affezionati ancora le scrivevano sperando di ricevere una risposta. Invece, quella volta, fra le tante scartoffie, le era scivolata a terra una busta da lettere piccola e minuta: “Alla gentile signorina Serena” aveva letto mentre si era chinata a raccoglierla. Era rientrata in casa, aveva posato come di consuetudine la posta della madre sul tavolo del salotto e immediatamente era corsa al piano di sopra, in camera sua, chiudendo la porta con due giri di chiave. In tutta la sua vita non le era mai capitato di ricevere una lettera tutta per sé, a parte una volta, quando prima di trasferirsi a Kalos i suoi compagni di classe le avevano scritto tutti insieme una filastrocca su un foglio colorato e firmato da tutti quanti per salutarla e l’avevano infilata sotto il cancello del giardino della sua vecchia casa insieme ad un fiore. Il fiore ormai si era appassito e seccato, ma la lettera la custodiva ancora con affettuosa gelosia in un angolo segreto della sua stanza. Si era seduta sul letto con le gambe incrociate e, prima di aprire la busta, l’aveva fissata per un’interminabile sequenza di minuti. “Alla gentile signorina Serena” leggeva e rileggeva, osservando quella bella grafia. Chi gliel’aveva mandata? Dopo un po’, quando la curiosità aveva preso il sopravvento sull’emozione, l’aveva aperta cercando di non romperne la carta. Aveva tirato fuori un foglio e aveva dovuto ripassare l’attenzione sulle prime due righe per ben undici volte prima di concentrarsi e riuscire a leggere il resto.
   Questa era la frase che alla fine le era rimasta più impressa: “È stata scelta per aiutarmi nei miei studi sulla Megaevoluzione”.
   Scelta.
   Qualcuno finalmente si era accorto di lei, lei, che non veniva mai scelta da nessuno! Da quel momento aveva cominciato ad avere a cuore quella persona, un certo Professor Platan che non aveva mai visto, ma di cui ogni tanto aveva sentito parlare in giro, semplicemente perché in quel modo le stava dando l’occasione di liberarsi dalle catene materne che la classificavano continuamente come “la figlia della campionessa Primula e basta” e di crearsi un’identità sua propria.
   Quindi, quella mattina, appena uscita dal Laboratorio di Pokémon dopo aver incontrato per la prima volta il Professor Platan e aver dato finalmente un corpo e un’immagine a quel nome che da tanto ormai occupava gran parte dei suoi pensieri, non poteva che essere radiosa allo stesso modo in cui lo era stata quel giorno.
   Si fermò vicino a un albero e sorrise mentre guardava la Sfera Poké. Non solo il Professore le aveva dato un Pokédex come anche agli altri ragazzini suoi compagni di viaggio, ma l’aveva persino voluta sfidare in una lotta per metterla alla prova e infine le aveva fatto scegliere uno dei Pokémon con cui si era battuto, perché aveva riconosciuto la sua potenza e aveva detto che in lei stava riponendo una grande aspettativa, avendo visto in lei brillare qualcosa di speciale. Chiamò fuori il Bulbasaur che aveva appena ricevuto e lo prese in braccio per dargli un bacio in mezzo alle orecchie.
   «Non preoccuparti, avrò grandissima cura di te!» gli disse «Il Professor Platan ti ha messo in buone mani! Vedrai, insieme diventeremo fortissimi!».
   «Bulba!» esclamò il Pokémon alzando in alto le zampine in un gesto di euforia.
   Neanche a farlo a posta, pensò Serena, anche il Professore aveva un Bulbasaur. Sorrise ancora: quella coincidenza le faceva sentire il Professor Platan ancora più vicino a lei e ne era contenta e lusingata insieme.
   «Serena!» si sentì chiamare ad un tratto. Si voltò e vide Calem, il suo vicino di casa di Borgo Bozzetto, con cui già aveva instaurato un forte rapporto di rivalità.
   «Calem! Che ci fai qui? Non dovevamo vederci al Caffè Soleil?» chiese lei.
   «Sono passato un attimo al Centro Pokémon. Comunque, Serena, stai sbagliando strada, la caffetteria è dall’altra parte! Ti ho vista qui e sono venuto a raccattarti: sai, è molto facile perdersi a Luminopoli…».
   «Mi chiedo come faccia il Professor Platan a vivere in una città così grande… È enorme, vero?».
   «Beh, lui sarà abituato, chissà quanti anni sono che lavora qui… A questo punto direi che ci conviene andare al Caffè Soleil insieme. Seguimi, è da questa parte!».
   E mentre i due giovani cominciavano a incamminarsi per arrivare lì, un uomo vi aveva appena messo piede.
   «Oh, Elisio, alla fine hai deciso di venire! Bene, mi fa piacere!» Diantha lo accolse all’entrata con un sorriso gentile.
   «Non potevo certo rifiutare un tuo invito, mia cara Diantha!».
   Si sedettero a un tavolo in fondo al bar e subito venne un cameriere per prendere le loro ordinazioni, portandogliele dopo pochi minuti. Posò due tazze di caffè di fronte ai due e li lasciò da soli.
   «Di cosa volevi parlarmi?» chiese Elisio posando le labbra sul bordo della tazza.
   Diantha rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo mentre girava il cucchiaino nel liquido nero per far sciogliere lo zucchero.
   «Come vanno le cose con Platan?» domandò.
   «Bene», rispose un po’ titubante «Come mai questa domanda?» le riservò un’occhiata incuriosita.
   La donna serrò le labbra con un’espressione preoccupata. Sospirò e abbassò lo sguardo, intrecciando le dita belle e curate intorno al bordo della tazza.
   «Negli ultimi tempi ha iniziato a comportarsi in modo strano... Sono in pensiero per lui, sicuro che non gli sia accaduto nulla?».
   I chiari occhi di Diantha si posarono su quelli di Elisio e lo scrutarono con uno sguardo supplichevole, pregandolo di dirle la verità. L’uomo sospirò e girò il viso, guardando un punto indefinito del locale, per non dover fronteggiare più a lungo quell’occhiata così intensa. Tuttavia si sentiva comunque osservato e sapeva che la donna non gli avrebbe dato pace finché non avrebbe parlato.
   «Abbiamo... litigato, diciamo. Qualche giorno fa», rispose, continuando a tenere lontano lo sguardo.
   «Litigato? Per quale motivo?».
   Elisio voltò la testa verso di lei e la guardò. Sorrise vedendo la luce che le brillava negli occhi.
   «Diantha, trovo meraviglioso il modo in cui tu ti preoccupi per gli altri! Ma stai tranquilla, Platan sta bene, non metterti in ansia. È solo che in questi giorni è un po’ carico di lavoro, neanch’io riesco a vederlo molto spesso. In più penso che non abbia ancora smaltito la nostra... litigata, anche se fa di tutto per non darlo a vedere. Lo sai come è fatto, non vuole che le persone si preoccupino per lui. È sempre stato così, fin da quando era bambino...».
   «È vero, è proprio così... A volte si comporta in maniera così sciocca! E quando faceva così, non lo sopportavo nemmeno allora! ...Ma dimmi un po’, come fai a saperlo? Vi conoscevate già prima di incrociarvi qui a Luminopoli?».
   Elisio sorrise e bevve un altro po’ del suo caffè.
   «Ci siamo incontrati un giorno, tanto tempo fa. Ma ci siamo promessi che il resto sarebbe stato un segreto solo tra noi due, perciò ti chiedo di perdonarmi se non ti racconterò altro...».
   «D’accordo, come preferisci. Dopotutto, un segreto è un segreto... Ma almeno posso sapere come mai avete litigato? È successo qualcosa di grave?»
   La tazza di Diantha era ancora ricolma di liquido, mentre in quella di Elisio vi era rimasta appena una goccia.
   «Sai, Diantha, ricordo ancora il tuo debutto...» disse l’uomo accarezzandosi il mento barbuto «Recitavi la parte di una giovane fanciulla... Mi eri piaciuta molto, eri semplicemente divina!».
   «Me lo avevi già detto altre volte, Eliso, ma ti ringrazio ancora. Mi ero impegnata a fondo per recitare quel ruolo, e ancora oggi rimane uno dei miei preferiti. Mi fa piacere sapere che ci sia ancora qualcuno che se ne ricordi! Il tempo passa e gli anni si susseguono uno dopo l’altro, esattamente come i miei film. Dalla ragazzina che ero, adesso sono una donna e tra qualche anno sarò una simpatica vecchietta. Fra tutte le mie interpretazioni, qualcuna finirà inevitabilmente nel dimenticatoio, e prima o poi nessuno si ricorderà più di quella giovane fanciulla».
   «Non vorresti recitare per sempre ruoli di giovani fanciulle e rimanere bella per l’eternità? In un mondo perfetto, tutto questo sarebbe possibile...».
   La donna lo osservò con uno sguardo interdetto, poi rise: «Che domanda singolare! Rimanere giovane e bella per l’eternità... In un mondo perfetto, sì, sarebbe possibile, immagino... Ma questo nostro mondo, Elisio, non è affatto perfetto, perché noi stessi esseri umani e Pokémon che lo viviamo siamo imperfetti. E poi, vedi, secondo me la bellezza non è legata solo alla giovinezza. Col tempo tutto cambia: è una legge universale. Quindi, come poter accettare il fatto di riuscire a conquistare la bellezza solamente in una parte della nostra esistenza? Un giorno inevitabilmente sono destinata a invecchiare e, da parte mia, quando non sarò più giovane, continuerò a recitare cercando di rendere nel modo più veritiero ogni età della vita, anche se non sarò più quella fanciulla spensierata che ero un tempo».
   «Ma non credi che sia tuo dovere di attrice preservare la tua bellezza nel tempo?» batté un pugno sul tavolo, bruciante di quell’ardore che gli risplendeva negli occhi «Se solo potessi, vorrei trovare il modo di far durare per sempre tutto ciò che c’è di bello in questo mondo, dovessi anche spazzar via ogni cosa in un istante pur di preservarne la bellezza in eterno!».
   A Diantha ormai era passata la voglia di caffè, tanto che la sua tazza era rimasta quasi completamente intatta. Si portò una mano sul viso posandola sulla guancia.
   «Che cosa intendi dire?» chiese, scrutandolo da dietro quelle folte e sottili ciglia nere con gli occhi socchiusi. Elisio allungò le dita verso di lei con il palmo aperto.
   «Diantha, io intendo dire che...».
   Una rapida occhiata dentro il locale gli mise i brividi addosso. La caffetteria era troppo piena e, inoltre, la maggior parte degli sguardi era rivolta verso di loro. Sarebbe stato troppo pericoloso proporle ciò che aveva in mente in quel posto e in quel momento, ma soprattutto avrebbe anche inutilmente corso il rischio di essere scoperto come capo del Team Flare. Lasciò perdere. Se di Platan sapeva di potersi fidare ciecamente, di lei non ne era del tutto sicuro. Tuttavia, pensò, Malva era una dei membri dei Superquattro e avrebbe potuto facilmente fare leva su di lei. Guardandosi intorno, dopo un po’, scorse un paio di occhi che aveva già visto in precedenza.
   «Ma guarda!» esclamò «Ci si rivede, ragazzi».
   Calem e Serena si erano fermati sulla soglia dell’entrata ad osservarli. Diantha li guardò incuriosita mentre Elisio faceva loro segno di avvicinarsi.
   «Vi presento Diantha, attrice formidabile, nonché orgoglio dell’intera regione di Kalos! Diantha, questi sono due dei ragazzi che Platan ha scelto affinché lo aiutino nei suoi studi sulla Megaevoluzione».
   «Oh, allora molto piacere! Se Platan ha riposto la propria fiducia in voi, sono sicura che farete un ottimo lavoro!» disse la donna tendendo la mano a entrambi. I due la guardarono trepidanti di emozione. La prima a prendere l’iniziativa fu la ragazza, che le strinse la mano con decisione: «È un onore conoscerla, Diantha! Sono una sua grande ammiratrice e un giorno aspiro ad essere come lei, sia per la sua eleganza che per la grinta in battaglia! E le assicuro che il Professor Platan non rimarrà affatto deluso! Mi chiamo Serena!».
   «Ah, Serena, ho sentito parlare di te! Sei la figlia di Primula, la Campionessa di Formula Rhyhorn, non è vero?».
   Per un istante le venne istintivo fare una smorfia spazientita, ma riuscì a trattenersi e ad arcuare le labbra in un allegro sorriso. Dopotutto non c’era più da preoccuparsi per quel fardello: dentro di sé presagiva che ormai la sua strada e il suo destino erano già stati spianati.
   «Sì, sono io! E questo invece è Calem, il mio vicino di casa!» rispose, indicando il ragazzo accanto a lei. Calem si limitò a sorridere e a stringerle la mano, tanto era grande l’imbarazzo che provava di fronte a quella donna straordinaria.
   «Le sue interpretazioni hanno conquistato il cuore di molti», disse Elisio «In pratica, si può dire che la nostra Diantha dedichi la vita a rendere felici gli altri. Ah, se tutti fossero come lei, se tutti fossero come Platan... Persone che mettono in primo piano il bene degli altri anziché di sé stessi... Il mondo sarebbe certamente bellissimo! E ora, se volete scusarmi, ho un impegno urgente».
   Si alzò dal tavolo, mise a posto la sedia e prima di andarsene salutò i due giovani: «Sono sicuro che un giorno ci incontreremo di nuovo».
   Diantha restò a guardare l’uomo mentre usciva dal locale con uno sguardo inquieto: i suoi discorsi in qualche modo le avevano lasciato una sottile e insopportabile sensazione di ansia pesarle sul cuore. Quale era stato il vero senso delle sue parole? Tuttavia, poiché si trovava in compagnia di quei due ragazzi, non voleva far trasparire la sua preoccupazione, perciò la mascherò abilmente dietro a un dolce sorriso.
   «Allora, raccontatemi un po’ di voi! Avete già battuto la prima Palestra?».
 
 
   Sina si affacciò alla porta dello studio e vide il Professore intento a scrivere qualche relazione su uno dei suoi due laptop. Platan alzò la testa e si accorse di lei. Le sorrise e ritornò a battere le dita sulla tastiera.
   «Tutto bene, Sina?» le chiese dopo un po’ che non si era ancora mossa da là.
   «Professore, poco fa è passato Elisio per lasciarle un saluto», disse.
   «Uh, vraiment? Accidenti, se lo avessi saputo lo avrei fatto salire un attimo...» sospirò «In questi giorni sono così indaffarato, non riesco neanche a vederlo di striscio... Più tardi cercherò di ritagliarmi un triangolino di tempo e proverò a chiamarlo».
   «Non si preoccupi, ha detto che non c’era problema e che sarebbe ripassato nel pomeriggio. È rimasto di sotto ad aspettare per una mezz’ora buona, ma non appena i ragazzi se ne sono andati è dovuto correre via anche lui. Aveva un impegno, credo».
   «Mh mh».
   La ragazza abbassò la testa e fissò il pavimento per un paio di minuti, in silenzio.
   «Professore?».
   «Sina, sei ancora lì?» rise «Mi pari un po’ distratta, chérie. Hai avuto qualche battibecco con Dexio? ...O forse c’è qualche ragazza che gli gironzola attorno?».
   Sina contorse la faccia nell’espressione più imbarazzata che avesse mai fatto in tutta la sua breve vita mentre sentiva la schiena venire pervasa dai brividi.
   «Ma no, ma che dice!» sbottò, coprendosi le guance rosse per la vergogna «E poi, e poi se qualche ochetta si mette a ronzargli attorno, beh, sono solo fatti suoi! A me non importa!» e detto questo si voltò dall’altra parte per sbollire l’imbarazzo senza che la potesse vedere. In realtà le cose stavano proprio così: da qualche giorno una delle alunne della nuova classe del Professor Platan aveva cominciato a entrare in confidenza con Dexio. Inizialmente non le aveva dato fastidio, ma dopo poco aveva incominciato a provare una certa gelosia, perché alla fine stava passando più tempo con quella anziché con lei, sua compagna e, in un certo senso, collega, e questo la faceva innervosire e non poco.
   «Ah, l’amour et ses caprices...» sussurrò il Professore tra sé e sé osservando la ragazzina di sottecchi da dietro lo schermo del computer. Sorrise intenerito e riportò l’attenzione sul suo lavoro.
   Sina rimase a rimuginare per un po’ finché non si volse nuovamente verso la scrivania. Fece qualche passo in avanti silenziosamente. Il suo viso si era fatto improvvisamente serio e a tratti scuro e preoccupato. Nel suo cuore si stava insinuando un presagio che la rendeva irrequieta. Si fermò a pochi centimetri dal bordo del tavolo, intrecciando le dita fra loro, le braccia che penzolavano debolmente sulla sua divisa bianca. Platan alzò la testa, incontrò lo sguardo della sua giovane assistente.
   «Professore, che cosa intende Elisio con il suo voler creare un mondo più bello?».



***
Angolo del francese.
     * Vraiment? = Veramente? ;
     * Chérie = Carina (diminutivo affettuoso di cara) ;
     * L'amour et ses caprices = L'amore e i suoi capricci (Ehh, Sina, Sina...) .




 


Buongiorno a tutti!
Eccoci a un nuovo capitolo. Come avete letto, finalmente siamo giunti agli eventi del gioco! Serena e Calem entrano in scena e Elisio comincia a seminare scompiglio con i suoi discorsi del suo "mondo bellissimo". Non so voi, ma io già dalla prima volta che lo avevo visto nel Laboratorio del Professor Platan mi sono detta "Ok, questo qui è il cattivone di turno! Quei capelli non me la contano giusta!" e la mia tesi si è avvalorata ancora di più tre minuti dopo nel momento in cui lo ritrovo al Caffè Soleil a parlare con Diantha. Sapevate che a seconda della versione una frase del dialogo cambia? Perciò, mentre in Pokémon Y per riflettere i poteri devastanti di Yveltal Elisio dice: "Io sarei disposto a spazzar via questo mondo in un istante pur di preservarne la bellezza in eterno", invece in Pokémon X la battuta è: "Il mio sogno più grande è trovare il modo di far durare per sempre tutto ciò che c’è di bello in questo mondo" e rispecchia i poteri di Xerneas (non sapevo questa cosa e quando l'ho scoperta l'ho adorata moltissimo!). Ho cercato di fare un po' un'unione perché era più adatto alle vicende di questa fanfiction.
Penso di aver detto tutto ciò che avevo bisogno di dirvi...
Al prossimo capitolo e grazie a tutti quelli che sono arrivati quaggiù!
Un abbraccio grande! <3
Persej Combe
  
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