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Autore: I_MissYou    12/08/2014    1 recensioni
Immaginatevi una Hinata estroversa, sfacciata e coraggiosa ma con un cuore d'oro mandata a Villa Uchiha per un viaggio studio di un anno... ma sicuri che sia solo per questo?
Dal capitolo 8 :
Andarono alla fontanella del parco e Hinata si inginocchiò vicino ad essa. Sasuke fece lo stesso e dopo che il piccolo getto d'acqua le colpì le mani piene di sangue sporco e raggrumato, il ragazzo prese le mani della corvina e cominciò a lavare via la sporcizia. Mentre le toccava le mani si accorse di quanto, in confronto alle sue, erano piccole e delicate. Gliele massaggiava delicatamente sotto l'acqua finchè la pelle risultò diafana e pulita come quella di sempre. Lei lo guardò con gli occhi persi, lui sapeva che stava ancora pensando a quello che successe. Glielo leggeva negli occhi.
Si accorse che la guancia destra di Hinata era un pò sporca, così con la mano umida, le passò il pollice sopra togliendo via quello che rimaneva del sangue.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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The First Dance


 


- Ciao principessa... mi manchi così tanto che sto contando i giorni alla fine dell'anno. Spero che a Natale ci vedremo perchè non ce la faccio più. Ma sono anche orgoglioso, molto orgoglioso di te. Finalmente sei nella tua città natale, spero che tu ti stia divertendo e che ti sia fatta tanti amici. Ti voglio tanto bene, il tuo papà.

- Oh papà, ho così voglia di tornare a casa e abbracciare la mia New York. Vorrei essere lì con te per andare tutte le domeniche come al nostro solito a fare colazione da Starbucks. Quì c'è ma non è la stessa cosa.
Mi sono fatta tanti amici e vorrei tanto che li conoscessi. A Natale tornerò sicuramente a casa per passare le feste insieme, ok?
Mi manchi da morire, la tua principessa.


Hinata finì di digitare le ultime lettere sentendo un pugno in gola. Si stava trattenendo dalle lacrime.
Le mancava così tanto suo padre e non lo avrebbe visto per un bel pò. Le mancava anche New York e il suo caos che non finiva neanche di sera.
Quella mattina si era svegliata in perfetta salute dopo aver preso quel virus intestinale. 
- Hinata! - sentì Itachi chiamarla - C'è qualcuno per te! -
Hinata prese il suo borsone e scese di sotto correndo. Arrivata si trovò davanti Gaara.
- Ma tu non lo capisci il mio alfabeto? A significa A, B significa B,... - stava per continuare imperterrita quando la zittì - Non sono quì per litigare. Volevo solo dirti che tuo padre mi ha chiamato preoccupato per te perchè non rispondevi al telefono -
- Ah... - rimase senza parole. Credeva fosse lì per scusarsi di nuovo.
Buttò il borsone per terra che fino a quel momento era nelle sue mani - Gli ho risposto a un mail. Tutto apposto e grazie per avermi avvertito -  non lo guardava direttamente negli occhi ma li fece girare di quà e di là tutto il tempo e notò Sasuke sulla soglia della porta della cucina che faceva finta di mesaggiare.
- Perdonami - una parola le disse, una parola semplice ma con un grande significato - Sono e sarò sempre dalla tua parte. Fino alla fine -
Hinata incrociò le braccia e sistemandosi i capelli nervosamente, lo guardò - Sei l'unico che non posso guardare negli occhi quando è dispiaciuto o cose del genere. Smettila -
Gli diede le spalle - La prossima volta ci penserai prima di fare una cazzata -
Non riusciva a guardarlo quando faceva così, era l'unico che con quello sguardo le faceva venire voglia di abbracciarlo e riempirlo di baci. Così optò per il 'parla con le mie spalle se proprio vuoi'.
- Va bene - disse - Allora... io vado - 
Hinata non fece il tempo di rigirarsi che sparì subito, non vide neanche la sua ombra allontanarsi. Niente.
Sentì una mano sulla sua spalla - Sicura di quello che hai fatto? - 
- Si - rispose senza troppo barcollare.
- Forse il tuo corpo dice una cosa e il tuo animo un' altra. Pensaci, ok? - la prese saldamente per le spalle e la dirisse in cucina - E' da molto che non mangi e mamma ha preparato tanto cose stamattina. Su forza -
Si sedettero sugli sgabelli e cominciarono a mangiare. 
Hinata sentì lo sguardo di Sasuke su di lei e lo affrontò - Che c'è? - alzò le mani all'aria.
- Ti stai ingozzando - rispose.
- Senti non mangio da quanto Dio sa, ho tutto il diritto d'ingozzarmi - si giustificò e guardò Mikoto - Davvero, complimenti. Sei un ottima cuoca -
La donna le sorrise semplicemente.
- Ah dimenticavo - Sasuke si alzò prendendo la giacca e finendo il suo caffè - Ho parlato con Naruto e abbiamo deciso che canterai a quella specie di compito inutile che ci ha dato il professore - uscì.
- AVETE deciso? - quasi sputò il sorso di caffè che aveva appena cominciato a  bere. Si asciugò con una mano la bocca lasciando residui della bevanda sul mento. Seguì Sasuke in soggiorno - AVETE deciso? - disse di nuovo la stessa frase per essere sicura che il ragazzo l'aveva sentita.
- Io non canto, signor 'fate quello che v'impongo io e sarò clemente' - lo raggiunse e lui si girò per vederla.
- Beh, per colpa tua Naruto e Sakura faranno i protagonisti e quindi in mente c'è venuta l'idea di cantare un pezzo - disse.
- Ma perchè? Avremmo potuto fare qualsiasi cosa! -
- Ah davvero? E cosa? - chiese.
- Per esempio... eh... - si schiarì la gola non sapendo cosa dire - per esempio non lo so! Ma ci sono tante cose che potremmo fare! - 
Si fermò a guardarla per qualche secondo, poi le prese il mento delicatamente e con il pollice tolse il resto del caffè - Ti dò il permesso di decidere la canzone ma deve avere a che fare con la storia - se ne andò.
- Ti do il permesso ... - rise nervosamente mentre la porta si chiudeva - TI DO' IL PERMESSO? E CHI SEI MIO PADRE? CAZZONE! - gridò a più non posso sentendosi il cervello in fiamme per la rabbia e il nervosismo. Ritornò in cucina - Ti dò il permesso. Ma dice sul serio? - chiese a Itachi.
Prima esitò e poi le rispose - Si... - 
- Incredibile - e poi riprese a mangiare.



- Mi sento gonfia - disse Hinata massaggiandosi la pancia.
- Dopo che ti sei ingurgitata tutto quello che aveva preparato mamma. E ci credo - Sasuke stava leggendo il libro con molta attenzione ma aveva risposto all'affermazione della ragazza.
- Se non fosse perchè sono seduta in questa cazzo di macchina e che c'è poco spazio, credimi ti ammazzerei. Tanto canto bene anche da sola - si mise comoda appoggiando la testa al finestrino chiuso.
- Ci vorrà molto? - chiese a Itachi.
- Non molto ma non è neanche così vicino - rispose mentre faceva uscire l'abitacolo per strada e girava alla sua destra.
- Sentite, appena arriviamo ditemelo. Ho sonno - sbadigliò e chiuse gli occhi.
- Le visite dei tuoi amici alle dodici di notte ti fanno perdere sonno eh? -
Aprì gli occhi di scatto - Fatelo stare zitto o lo strozzo, vi prego -
Quindi aveva origliato la conversazione con Gaara fatta la notte precedente? A Hinata le venne l'impulso di dargli un calcio ma si trattenne.
- La smettete di litigare come due bambini? Tu dormi e tu continua a leggere senza disturbare - disse Itachi.
Hinata sprofondò in un sonno tranquillo e senza incubi, finalmente. Da tempo ormai non dormiva bene e faceva sogni strani e molto brutti. Ma adesso per la prima volta dopo tanto tempo dormì per davvero.
Quando riaprì gli occhi non aveva idea di che ore fossero così prese il cellulare e illuminò il display. Erano le dodici passate. Solo dopo un pò si rese contò di non percepire il rumore del motore della macchina. Si alzò dalla posizione scomoda in cui era e si mise seduta. Non c'era nessuno in macchina tranne lei e Sasuke che dormiva dall'altro lato del sedile con la guancia appoggiata al vetro del finestrino freddo.
Hinata lo guardò per bene e vide la sua espressione innocua, come quella di un bambino. Sembrava più giovane e notava come i capelli neri gli ricadevano sulla fronte. Sembrava un principe triste.
Notò i muscoli rilassati che s'intravedevano da sotto la maglietta a maniche lunghe nera e poi il libro aperto nella pagina che stava leggendo appoggiato sopra la pancia. Il sole che illuminava la parte dove era seduta Hinata arrivava a strati illuminandogli i capelli e gran parte della parte destra del corpo.
Con le mani tremanti prese il libro piano per non svegliarlo e vide che era arrivato a pagina 46, probabilmente lo aveva appena cominciato. Aveva una copertina di colore rosso per non far notare che libro era. La tolse delicatamente e sgranò gli occhi.
Peter Pan.
Era il suo libro preferito insieme ad Alice nel paese delle meraviglie e cominciò a ricordare come ogni notte, da quando era piccola, lei e suo padre ne leggevano una paginetta prima che andasse a dormire.
Ma non capiva come un tipo come Sasuke potesse essere interessato a cose come quelle.
Si strofinò gli occhi prima di sbattere le palpebre due volte per capire bene dove erano: probabilmente erano arrivati alla villa dove si terrà il ballo. 
Che strano però, lei vedeva solo alberi dapertutto.
Scese dalla macchina e con la portiera ancora aperta guardò davanti a sè e vedeva che da quel lato cominciava un grande costeggiato da alberi. Si sforzò, ma malgrado la sua buona vista, non ne vide la fine. Poi si accorse che la macchina si trovava in un piazzale, si girò e davanti a se vide una grossa fontana, con al centro il simbolo della famiglia Uchiha.
Megalomani.
E dietro la fontana notò un palazzo bellissimo con centinaia di finestre lunghe e strette. C'erano tre porte in tutto sulla facciata principale: quella al centro, la più grande di tutte, e due ai lati un pò più piccole. Era formato da almeno tre piani e aveva un aria potente e infatti le ricordò la corte di Versailles. Ma ovviamente questo palazzo è niente in confronto ma lo stile era quello.
Rientrò in macchina e rimise il libro di Sasuke dove lo aveva trovato e cominciò a svegliarlo strattonandolo per la spalla - Svegliati! Dai che voglio andare a vedere quel coso dentro -
Lui fece una smorfia - Ma di cosa stai parlando? - disse sbadigliando.
- Di quello! - indicò il palazzo - Non sapevo foste così ricconi - 
- Ah, adesso capisco - guardò il libro con uno sguardo strano. Hinata le ricordò lo sguardo di un detective alle prese con un caso molto difficile - Hai preso il mio libro? -
Ma questo sa sempre tutto?
Hinata scese frettolosamente dall'auto - Ah non lo so, forse lo hai spostato senza volerlo mentre dormivi - chiuse la portiera - Dai Forza! Andiamo! - non stava più nella pelle, doveva per forza vederlo.
Così si diressero verso l'entrata. Era stupefatta, non aveva mai visto niente del genere che non fosse un opera storica, ovvio. Eppure era stata in tutto il mondo, aveva visitato tantissimi paesi. Ma mai niente di questo genere l'aveva colpita così tanto.
- Ciao Sasuke! - un uomo vestito di verde e con delle forbici gigantesche da giardiniere aveva salutato il ragazzo che, ovviamente, non lo degnò di uno sguardo.
Hinata irritata disse - Potresti ricambiare invece di fare finta di niente - 
- Non sono affari tuoi - disse soltanto.
La ragazza a quel punto guardò il giardiniere, che ci era rimasto un poco male per non aver avuto risposta dall'Uchiha, e sventolando la mano in aria gridò - Salve signore!! -
Il signore, un anziano con i capelli bianchi striati di grigio e un pò di barba anch'essa dello stesso colore, sorrise guardandola per poi tornare al suo lavoro.
Le aveva fatto così tenerezza che andò da lui - Bei cespugli - gli fece, notando come armeggiava le forbici da giardino sulle foglie sempre verdi - Li ha fatti lei? -
Il vecchio rispose fiero - Vedi, mia cara ragazza, io mi sono preso cura di questo posto da oltre cinquant'anni - aprì le braccia per indicarle la vastità del posto ancora di più. 
Hinata sgranò gli occhi - Dice davvero? -
- Eh si - rispose chiudendo gli occhi e annuendo in segno di orgoglio.
Sasuke guardava la scena senza parole. Non capiva come quella ragazza potesse creare subito un legame con qualsiasi persone, che sia grande o piccola.
Hinata fece un grande sospiro guardandosi attorno e poi lo guardò di nuovo. Il vecchio era più basso di lei di 3 centimetri ed era buffissimo in quella salopette in jeans e con quel capello di paglia - Sono queste le persone che devono andare fiere di quello che fanno! Bravo signore! - gli diede una leggera pacca sulla spalla.
- Michael! Che ci fai impalato lì? Forza, voglio questo posto immacolato entro stasera! - una voce maschile interruppe la conversazione.
Hinata gli sussurrò un ci vediamo mentre ritornava da Sasuke, a cui si era avvicinato il signore che aveva rimproverato Micheal.
- Lui - fece per introdurlo Sasuke - è stato il mio professore dall'età di dieci anni fino all'anno scorso: Orochimaru -
- Senti Orochiock, c'era bisogno di riprenderlo così? Stava facendo il suo lavoro bene - disse Hinata.
Sasuke quasi la infuocò con lo sguardo.
- I tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere? - disse semplicemente l'uomo.
Notò il vestito color grigio scuro che indossava e anche le scarpe che avevano l'aria di costare milioni di yen.
- Mi hanno insegnato a rispettare le persone che se lo meritano - gli sorrise.
- Ok, basta così. Andiamo - Sasuke la trascinò via lasciando Orochimaru senza parole.
- La smetti di farmi fare figure di merda ogni cinque minuti? Prima il giardiniere e adesso il mio ex professore - le disse mentre salivano la scalinata per entrare dentro.
- Non è colpa mia se non sai come comportarti. E comunque si chiama Michael - lo guardò storto.
Notò che le porte erano già aperte, così entrarono.
- Finlamente - disse Itachi andandogli in contro ansimante - stavo per venire a svegliarvi -
Hinata rimase stupita dalla bellezza di quel palazzo. Ogni minimo dettaglio, ogni minimo particolare la fece rimanere estasiata. L'ingresso dava in una sala maggiore rettangolare con delle scale di marmo che salivano su al secondo piano. Alla destra e alla sinistra della stanza c'erano due porte che davano su altrettante sale, più piccole di quella ma sempre imponenti.
I camerieri, vestiti in bianco e nero, saettavano di quà e di là dandosi da fare per le preparazioni della grande festa.
Hinata fece qualche passo più avanti lasciandosi i ragazzi alle spalle. E notò che oltre ai camerieri c'erano altre persone, ognuna che si occupava di qualcosa. C'erano delle casse e qualcuno stava provando a mettere della musica di vario genere.
C'era un totale caos che a Hinata cominciava a girarle la testa.
Guardò Itachi - E adesso che si fà? -
- Il parrucchiere, lo stilista e i vari truccatori vogliono vederti. Insomma per decidere cosa indosserai stasera e cose varie - disse Itachi.
Hinata aveva ancora la bocca aperta - Dovrò ballare il valzer vero? Io non ho idea di come si balli il valzer - 
- Rimedieremo subito - la prese per la mano e la porto al centro della sala - E' facilissimo. Devi solo farti guidare dal tuo partner se proprio non sai fare un passo -
Le fece appoggiare la mano destra sulla sua e la sinistra sul suo braccio - Io comincio a muovermi e tu seguimi, fatti trascinare da me - 
Itachi fece qualche passo - Schiena dritta e non guardare altrove. Guardami negli occhi sennò qualsiasi cosa può risultarti una distrazione - 
Hinata, prima goffamente, lo seguì e più in avanti ogni passo le venne meglio - Hai ragione, è facile - gli sorrise.
- Oh Mon Dieu! Itachi ti avevo detto di portarmi la ragazza non di portarla a ballare! - si avvicinò un uomo vestito di tutto punto, alto e magro. Tanto magro che Hinata poteva spezzarlo in due solamente dandogli un pugno nella cassa toracica. Hinata e Itachi si fermarono e si staccarono l'uno dall'altra - Suppongo sia lei la ragazza, no? - chiese ad Itachi.
- Si, Michele -
- Piacere mio signorina - fece il baciamano come qualsiasi gentiluomo francese. Hinata lo riconobbe subito dalla pronuncia della erre moscia.
- Piacere mio - gli sorrise.
Si racchiuse il mento tra due dita come se stesse pensando ad una cosa importantissima - Tesoro hai un corpo da sballo. Sarà più difficile del previsto trovarti un vestito - la prese per il polso di scatto e la trascinò via - Vieni! Cominciamo adesso, prima che sia troppo tardi -
- Sasuke credi che... - Itachi si girò e non trovò suo fratello dove lo aveva lasciato.
Dopo un pò Hinata si ritrovò in una stanza del secondo piano piena di trucchi, vestiti e cose di quel genere che a lei non interessava gran che. Vedeva dalla grande finestra il sole che stava ormai tramontando. Dipingeva il cielo con un rosa tenue in quella giornata fredda di ottobre.
Hinata si trovava come un manichino, dritta dalla testa alla punta dei piedi e con le braccia large come un crocifisso.
Le avevano già acconciato i capelli e li aveva pregati di metterle solo un pò di trucco. Non le piaceva camminare tra la gente con una maschera di terracotta formata da fondotinta e cose varie sul viso. Così il truccatore aveva optato per un pò di mascara e del lucidalabbra rosa chiaro. Semplice, come piaceva a lei.
- Abbiamo finito? - disse esausta. Lo aveva ripetuto qualche cinquanta volte da quando era entrata in quella stanza.
- Ecco quì, questo il tuo vestito. Vai a cambiarti così sei pronta - le disse Michele dandole un fagotto nero con delle decollete dello stesso colore. Lo aprì leggermente e vide che il colore del vestito era bianco.
Alla fine Michele ce l'ha fatta pensò.
- Allora sei pronta? - chiese Mikoto che era sempre stata nella stessa stanza con Hinata ma si stava preparando con altri parrucchieri e truccatori.
- Si, devo solo cambiarmi. Anzi vado che è meglio - uscì da qual manicomio e si sentì quasi libera. Era stata chiusa lì tutto quel tempo.
Era nel corridoio e per cambiarsi optò per la stanza di fronte a quella di prima.
Chiuse la porta e, sentendo caldo, andò ad aprire la finestra. Si affacciò sul grande piazzale, da dove poteva vedere la gente che entrava in sala e le macchine che, una dopo l'altra, si fermavano vicino la grande scalinata per far scendere gli ospiti e poi andare via. Ormai si era fatto buio ma se guardavi il cielo scorgevi ancora un pò di indaco. 
Scorse il giardiniere in un vestito elegante e sorrise tra se e se.
Era tardi, doveva sbrigarsi. 
Si cambiò frettolosamente e uscì fuori dalla stanza.
- Hinata! - qualcuno la chiamò e girando la testa vide che alla fine del corridoio c'era Mikoto. La raggiunse cercando di non inciampare con le scarpe e scoprendosi dal vestito quasi fino alle ginocchia.
- Ascoltami, adesso faranno il mio nome e scenderò. Dopo, appena diranno il tuo di nome dovrai scendere anche tu le scale ok? Sasuke sarà lì ad aspettarti - le spiegò.
- Ok, va bene -
Uchiha Mikoto e il suo primogenito Uchiha Itachi.
 La donna sparì dietro l'angolo e Hinata era così terrorizzata di sentire pronunciare il suo nome.
E' un ballo del cazzo, di cosa ho paura?
Sentì la musica partire e nient'altro raggiunse i suoi timpani. Conosceva bene quella canzone. Ma oltre a quello nessuna voce, nessun brusio da parte degli invitati. Ma come funzionavano le feste lì? Non ci dovrebbe essere casino?
Hyuga Hinata e Uchiha Sasuke.
Sentendo il suo nome svoltò l'angolo e alla sua destra si ritrovò tutti gli invitati che la fissavano. Alla sua sinistra soltanto il muro, che sfiorandolo, la fece rabbrividire per quanto era freddo.
Deglutì come se dovesse mandare giù un boccone troppo grande e quando il suo piede toccò il primo gradino e lei cominciò a scendere, tolse lo sguardo dagli invitati e di sotto ad aspettarla vide Sasuke. Era diverso, lo smoking gli dava un aria da uomo e non da semplice ragazzo. Aveva una mano dietro la schiena e una abbandonata a se stessa, come aspettavano i veri gentiluomini le loro damigelle.
Il cuore cominciò a martellarle all'impazzata quasi da avere paura che potesse romperle delle costole da un momento all'altro.
Sperava che cominciando a guardare Sasuke, si sarebbe distratta così da non pensare a tutte quelle persone che la stavano fissando insistentemente ed era proprio così. Ma in quel caso lo sguardo del ragazzo le fece andare il cervello in tilt più degli altri invitati.
Gli occhi di lui saettavano dall'alto al basso continuamente, quasi non credesse a quello che vedeva. Le labbra leggermente dischiuse per la sorpresa: non l'aveva mai vista così e non si era lasciato sfuggire nessun particolare. I capelli raccolti in alto con una piccola ciocca che le ricadeva arrivando a metà petto. Era quasi al naturale, solo un pò di mascara che le allungava le ciglia e un pò di lucidalabbra che metteva in risalto le sue labbra carnose. E infine un semplice vestito senza spalline che le fasciava il seno di un tessuto fatto di pizzo bianco e alcuni rifinimenti in nero quà e là, con sotto una fascia nera fatta di perline dello stesso colore che divideva il pizzo soprastante dal morbido bianco tessuto che le ricadeva sul corpo fin ad arrivare a terra.
Le porse una mano e lei la strinse e così, dopo qualche passo, si ritrovarono al centro della sala. 
- Aiutami, non so cosa fare - disse sinceramente. Era vero, per la prima volta non sapeva cosa fare. Lei non faceva quelle cose da reali: lei lavorava da starbuck's dopo le ore di scuola, faceva la baby sitter e disinnescava bombe. Quello non era niente di quello che faceva di solito.
- Tu fidati di me. Adesso cominciamo a ballare ok? Devi solo seguirmi. E non guardare altrove, guarda me e basta. Te la caverai - le rispose con un tono sempre basso così che nessuno poteva sentirli.
La musica era cominciata da un pezzo ma adesso si sentì la voce del cantante. 
Le mise le mani proprio come aveva fatto Itachi quel pomeriggio e appena le appoggiò la mano destra sulla scapola sentì un brivido che le fece fremere non soltanto la schiena, ma che arrivò al suo midollo osseo. 
E si cominciarono a muovere. 

Give me love, like her.

Hinata, come ore prima, fu incerta sui passi. Così Sasuke le ricordò di stare tranquilla e passo dopo passo si sciolse. Si fece guidare da lui ma il panico non le era ancora passato del tutto.

'Cause lately I've been waking up alone.

- Adoro questa canzone - gli sussurrò facendo un sorriso forzato.

The pain splatter tear drops on my shirt.

- Allora concentrati sulla canzone - le disse piano - Concentrati su quella e con la mente annulla tutto quello che hai intorno. Ci siamo solo io e te -
Hinata sentiva il contatto della pelle di Sasuke contro la propria e questo le faceva uno strano effetto che la distraeva da tutto il resto.

I told you I'd let them go.

Lo sguardo del ragazzo era fisso sul suo e in quel momento Hinata si perse. Si perse in quegli occhi così scuri che le sembravano gli abissi di un oceano magnifico, senza fine.
Le era piaciuto il nero ma non tanto quanto le piaceva quando guardava quello sguardo magnetico, quasi surreale.
Gli altri sottovalutavano quel colore dicendo che era un colore triste e cattivo ma lei lo adorava. Perchè era proprio come lei.

And then I find my corner,
Maybe tonight I'll call ya,
After my blood, turns into alcohol,
No, I just wanna hold ya.


Sasuke da quando l'ha vista scendere indecisa da quelle scale, non le aveva tolto gli occhi di dosso. Sembrava legato da qualche filo invisibile a quella ragazza, così maledettamente testarda, vendicativa, forte ma anche fragile. Aveva notato come si comportava quando cercava di parlarle di quello che era successo alla festa di Naruto e l'aveva vista quando suo padre, e successivamente anche lui, avevano parlato male della sua educazione e soprattutto di sua madre. Aveva sbirciato dalla porta quando parlava con sua madre quella notte e si era sentito come se gli mancasse la terra sotto i piedi. Ma dopo quel momento l'aveva guardata risvegliarsi, prendere in mano la sua vita e andare avanti. 

Give a little time to me,
We'll burn this out,
We'll play hide and seek
To turn this around,
And all I want is the taste 
That your lips allow
My my my my give me love


E adesso la guardava, i loro sguardi incatenati l'uno all'altra come qualcuno che vede il sole sorgere dalla linea dell orizzonte inondando di luce l'intero cielo e che allo stesso tempo lo accecava per la sua infinita bellezza.
Lui si sentiva così, guardava gli occhi di lei come se erano la fine del mondo e allo stesso tempo l'inizio di qualcosa di nuovo che non si può spiegare a parole.

Give me love like never did before,
'Cause lately I've been craving more,
And it's been a while but I still feel the same,
Maybe I should let you go.


Sasuke? Ma stiamo scherzando? L'essere umano più inutile di questo mondo.
Eppure l'aveva salvata quella notte apparendo dall'oscurità e facendosi avanti quando quegli uomini avevano chiesto di lui, seppur Hinata cercava di salvarlo a sua volta. E quello stesso giorno l'aveva visto addormentato in macchina con un espressione del viso totalmente nuova, un espressione che lei non conosceva. E aveva visto che stava leggendo Peter Pan e non credeva ai suoi occhi. E quando si svegliò lo guardò come se fosse un alieno venuto da un altra galassia a fare accordi di pace con il nostro pianeta.
Ma chi era veramente quel ragazzo? Questa era la domanda più importante.

And you know I'll find my corner,
Maybe tonight I'll call ya,
After my blood, is drowning in alcohol,
I just wanna hold ya.


Qualcuno stava invadendo il suo angolo e così non va bene. Ma come c'era riuscita? 
Mille domande e nessuna risposta.

Give a little time to me,
We'll burn this out,
We'll play hide and seek
To turn this around,
And all I want is the taste 
That your lips allow.
My my my my give me love.


Hinata cominciava a sentire le guance andarle in fiamme e il suo cuore batteva così forte che il suo petto andava su e giù ad una velocità pazzesca.
Non vedeva l'ora che la canzone finisse e allo stesso tempo voleva rimanere così per ore.
Non capiva più niente. 
E anche Sasuke non riusciva più a far combaciare le cose. Le sue gote si erano tinte di un rosa chiaro e cominciava a sentire caldo anche se una corrente d'aria rinfrescava la grande sala.

My my my my give me love,
My my my my give me love,
My my my my give me love,
My my my my give me love.


Non appena la musica smise di uscire fuori dalle casse, si staccarono di colpo senza dirsi niente così lei corse fuori a prendersi una boccata d'aria e lui invece andò velocemente a prendersi qualcosa da bere.
Hinata corse fuori e non appena mise piede fuori dalla sala si riempì i polmoni con una grande boccata d'aria. Con una mano si appoggiò al muro e con l'altra, mettendola sul petto, fece un pò di pressione come per calmarlo.
Si staccò dal muro e scese la scalinata - Mio Dio - disse stra se e se.
Vide in lontananza il giardiniere con il suo vestito elegante che accarezzava un qualcosa di verde, Hinata non capì esattamente che cosa per via della debole luce.
- Signor Mike - disse inclinando un pò la testa per capire cosa faceva esattamente.
Lui si girò - ah sei tu - le sorrise.
- La festa è dentro. Cosa ci fà quì da solo? -
- Le mie piante hanno sempre bisogno di me - disse tornando a fare quello che stava facendo prima che arrivasse lei.
Quel vecchio le faceva così tenerezza. Era come se vivesse in mondo tutto suo e nessuno era lì a mostrargli la realtà quando serviva.
Secondo Hinata aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e lo fece girare delicatamente - Dai su, venga con me -
La seguì senza fiatare e andarono a sedersi su uno degli ultimi scalini - Le piacciono così tanto le piante? - gli chiese.
- Questa è la mia vita, il mio lavoro. Lo faccio da tanto tempo, ormai so fare solo quello. Ma aspetta un attimo, è già la seconda volta che ci vediamo. Come ti chiami? -
Gli sorrise - Hinata -
La guardò - Davvero un bel nome. Volevo chiamare mia figlia così ma ahimè mia moglie ha avuto la meglio -
Hinata rise - E dov'è sua moglie? E sua figlia? -
Il suo sguardo divenne confuso - Io... io non mi ricordo -
Gli occhi di Hinata divennero seri e curiosi - Come non si ricorda? -
- Sul serio. Non so dove siano - disse.
Come poteva un uomo non ricordarsi che fine hanno fatto sua moglie e sua figlia? 
C'è lo zampino degli Uchiha in questa faccenda pensò.
- Forza, andiamo dentro - si alzò - prendiamo qualcosa da bere - disse Hinata.
- Oh io non posso, devo restare quà - disse.
- Su dai, è con me. Non le possono dire niente - gli prese la mano e lo aiutò ad alzarsi - Andiamo - entrarono dentro.
Un cameriere si presentò con un vassoio pieno di calici di champagne e Hinata ne prese due.
Uno lo porse a Mike e l'altro lo tenne lei. Erano vicino alla porta ad un tavolo: uno di quelli alti, piccoli e rotondi. Era coperto da una tovaglia color rosa antico e al centro c'erano dei fiori e qualche bicchiere quà e là, sia vuoti che mezzi pieni. Hinata cominciò a parlare - Mike non è un nome giapponese. Da dove viene lei? -
- Io ho origini americane, sono venuto quì per chè ho sposato la donna che amo che era di questo paese. Così sono rimasto - spiegò lui con un gesto della mano.
Hinata bevve un sorso di champagne mentre la centesima canzone iniziava.
- Oh! Mi piace questa canzone. Venga, andiamo - gli disse prendendo i calici e poggiandoli sopra al tavolino. Lo prese per la mano e lo trascinò in pista, lui prima si oppose ma dopo si arrese scoprendo che quella ragazza non accettava i NO.
Mise le mani come le aveva fatto imparare Itachi e cominciarono a ballare. Non era un valzer ma un ballo normale, come quelli che si vedono in tv.
Mike le fece fare un giro e lei si mise a ridere - Sai ballare bene eh -
- Ho fatto le mie esperienze - le sorrise.
Vide Sasuke vicino a suo fratello da lontano che la guardava, ma fece finta di niente.
Dopo essere andato via in quel modo brusco dalla pista, si diresse verso il tavolo delle bibite e si prese un bicchiere d'acqua. Voleva togliersi quel maledetto papillon nero che non lo faceva respirare e sbottonarsi i prima tre bottoni della camicia bianca.
Respirava a fatica e mettendosi una mano fredda sulla fronte, con l'altra si appoggiò al tavolo.
Si ritrovò Itachi che lo fissava sbalordito a cinque centimetri di distanza, come se volesse accertarsi che tutto andasse bene - Sei rosso in viso - gli disse semplicemente e lui ricambiò con un occhiata di fuoco.
- Mi devo preoccupare? - chiese Itachi.
- Itachi, non rompere - detto questo la cercò con lo sguardo ma di lei nessuna traccia nella sala.
Poi la vide. Stava ballando con il giardiniere. Lo guardò di sfuggita, ma lui rimase a fissarla per tutto il tempo.
Dopo aver ballato con Mike, vide il ragazzo rosso che la tirava a sè e cominciavano a ballare insieme.
- Perchè la gente non capisce cosa vuol dire accompagnare qualcuno al ballo? - chiese a suo fratello.
Itachi inarcò le sopracciglia, e notando su cosa ero fisso lo sguardo di Sasuke, gli rispose - Forse dovresti farlo capire agli altri - prese un calice di champagne e se ne andò.
Hinata si ritrovò tra le braccia di Gaara tutto d'un tratto - Ancora tu - disse seccata.
- Ancora io - ripetè lui.
Gli mise le mani su entrambe le spalle mentre lui la prese per i fianchi.
Lo abbracciò senza dire una parola e lui la strinse a sè - Mi sei mancata -
- Anche tu - lo guardò successivamente - Ma questo non basta e lo sai - gli disse chiaramente negandogli il suo stesso perdono.
Gaara sentì all'improvviso un braccio staccarlo da Hinata e spingerlo via - Avrei bisogno della mia dama -
La mano di Sasuke scivolò su quella di Hinata che strinse. La ragazza era rimasta senza parole e non ebbe modo di rispondere o dire qualcosa in difesa del suo amico.
Gaara invece lo guardò in cagnesco come se lo volesse disintegrare.
Il corvino si fece spazio tra gli invitati con Hinata che lo seguiva, per andare vicino sua madre e suo fratello che erano sotto la scala. Arrivarono lì e Mikoto cominciò a parlare dopo che la musica si era fermata - Siamo davvero onorati di avervi quì, a casa nostra, questa sera. E siamo davvero grati per le donazioni che avete fatto per il nostro orfanotrofio di Tokio... - la donna continuò a parlare ma Hinata non la stava più ascoltando. Aveva visto gli occhi, quegli occhi. Quelli di suo padre. Ma come poteva essere? Suo padre era a Tokio e lei non lo sapeva? 
Forse ha voluto farmi una sorpresa.
Si buttò tra gli invitati all'inseguimento di suo padre - Papà! - aveva gridato.
Sasuke la seguì senza pensarci due volte. Si fecero spazio tra gli ospiti a spintoni con quest'ultimi che si lamentavano.
Hinata uscì dalla sala e scese la grande la scalinata con Sasuke che la inseguiva da dietro gridandole di tornare dentro e chiedendole dove stava andando.
Correndo fece il giro del grande palazzo e poi si fermò, nel buio.
Vedeva le sagome di quattro uomini, la luce non arrivava ancora a illuminare i loro volti.
Riconosceva la postura di quello al centro - Papà -
Si avvicinarono di più e riconobbe un uomo. Alto, capelli più lunghi di quelli di suo padre ma stesso colore, stessi occhi, stessi tratti del viso ma quelli di quest'uomo erano più severi.
Le ricordava suo padre quando la rimproverava per aver scavalcato ed essere andata nel cortile dei vicini per andare a prendere la palla senza permesso.
Sentì i passi lenti di Sasuke dietro di se - Sapevo che eri quì da qualche parte ma non ti avevo ancora visto, Hiashi - 
Si fermò al fianco di Hinata e lei lo guardò - Lo conosci? -
- Piccola Hinata, vedo che tuo padre non ti ha raccontato niente - disse l'uomo.
- Che succede quì? - disse piano.
- Vedi, tuo padre, quando gentilmente ti ha portato via da quì non appena eri nata, si è trasferito a New York dove abitate anche adesso suppongo. Tu hai una famiglia Hinata, hai uno zio e hai un fratello. Tuo padre ha cercato per anni di tenerti lontana da tutto questo, però senza successo. Come ha voluto il destino sei tornata e lo hai fatto per riunirti a noi - le spiegò Hiashi.
Sgranò gli occhi, pieni di tristezza e anche di orrore - Cosa? - sussurrò.
Perchè suo padre l'aveva tenuta all'oscuro di tutto? Perchè l'aveva portata via? Perchè Jirayia non mi ha detto niente? Scommise che anche tutti gli agenti sapevano la verità.
Si fece avanti un ragazzo e Hinata lo riconobbe: Neji - Hinata, il tuo posto è con noi. La tua famiglia siamo noi. Lascia perdere questo gemellaggio e torna alle tue origini. Tuo padre te le ha negate per anni -
Sasuke si avvicinò superando Hinata di un passo - Lei fà parte della mia famiglia. Lei ha già un fratello e una madre. E anche dopo questo anno, se vorrà, sarà la benvenuta. Quando vorrà - 
Il tono di Hiashi divenne più brusco - Vedi Hinata, abbiamo saltato una parte. Tra Uchiha e Hyuga non scorre buon sangue. E dopo aver visto come avete ballato, credetemi non volevo credere a quello che hanno visto i miei occhi -
Hinata, che era rimasta tutto quel tempo solo ad ascoltare e a piangere dentro - Sei stato tu, allora. Non è vero? -
Sasuke la guardò di scatto. La vedeva di lato: la linea perfetta del naso, delle labbra e successivamente l'incavo del collo. Notava che solo la parte che non vedeva era illuminata dalla luce ma dell'altra notava solo l'occhio, come se stesse per piangere.
- Tu hai mandato quegli uomini a darci la caccia - disse.
- Il sangue degli Hyuga non mente mai. E come sempre, sei arrivata alla soluzione giusta. Brava, sei molto promettente ragazza. Sarai un ottima ereditiera, Hinata. Ovviamente tutte queste informazioni saranno difficili da assimilare per te quindi ti lascerò del tempo per pensarci e poi mi darai la risposta - le sorrise. Un sorriso freddo, non vero.
Ci fù un silenzio e poi Hinata parlò di nuovo - Cosa gli avete fatto al signor Mike? Dopo tutto quello che mi avete detto non mi sorprenderebbe che gli avete fatto dimenticare la sua vita passata per qualche vostro losco scopo -
- Ah quello è stato soltanto un favore. Dopo che erano morte prima sua moglie e successivamente sua figlia, ha voluto dimenticare tutto -
- Sua figlia? - chiese la ragazza.
- Ah si scusa, tua madre - lo disse con un tono di chi stava ordinando da mangiare.
- E glielo dici così? Come se fosse la cosa più normale di questo mondo?- Sasuke gridò.
- Bastardo - digrignò i denti. Si girò per  vedere l'espressione di Hinata ma non la trovò.
Fece girare lo sguardo e la vide correre alla cieca, non sapendo dove andava. Le decollete in mano e i lembi del vestito sorretti ad entrambi i lati per correre più veloce.
Sasuke vide in lontananza le ultime macchine andare via e si era ricordato che avevano dovuto fare l'ultimo ballo. 
E poi la vide cadere sotto l'ombra di un albero e il suo cuore si fermò di un battito credendo che stava per rompersi, come se fosse fatta di cristallo. 
Arrivato vicino a lei, la vide meglio. Il vestito alzato fino a scoprire le ginocchia e impiastricciato di verde quà e là per l'erba. Tremava e Sasuke sapeva che si stava trattenendo dalle lacrime ma gli venne d'istinto togliersi la giacca e appoggiargliela sulle spalle tremanti.
Lei non si era accorta della sua presenza finchè sentì il suo tocco così lo guardò - Che ci fai quì? - aveva la voce rotta dalle lacrime che non riuscivano ad uscire.
Non rispose, spiegò solamente qualcosa - Hiashi è un uomo crudele, lo sono tutti quanti. Ha cercato di metterti contro tuo padre e credeva che farti scoprire la verità così, lo avresti odiato e ti saresti unita a lui -
- Ma perchè? - chiese guardando a terra.
- Perchè lui ha bisogno di te ma sà che tu sei una delle poche che può declinare quell'offerta. Hanno sempre bisogno di noi, della nuova generazione - fece una pausa e le si avvicinò di più - Ascoltami, che tu accetti o no l'offerta, stai per entrare nella fossa dei serpenti. Ricordati se entri, non potrai più scappare via. Mai più -
La guardò e notò il mascara un pò sbavato e le labbra umide ma senza lucidalabbra. I capelli scompigliati con qualche ricciolo che spuntava quà e là. Il vestito ridotto ad un colore sul verde - marroncino.
Si alzò e le porse le mani per aiutarla ad alzarsi. Incontrò di nuovo i suoi occhi, stanchi e tristi,  e sentì un 'grazie' sussurrato da parte della ragazza.





Ed ecco il capitolo del ballo! Spero vi sia piaciuto :)
L'ho scritto ascoltanto Give me love di Ed Sheeran, andate ad ascoltarla mi raccomando. E' davvero bella!
Alla prossima settimana con il prossimo capitolo! Le cose si metteranno male per i nostri personaggi!
Un abbraccio, 
I_MissYou


  
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