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Autore: Bloody_Amy    15/08/2014    2 recensioni
Siamo sicuri che le risate portino sempre a qualcosa di buono? E' quello che succede ai protagonisti di questa avventura.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara | Coppie: Franky/Nico Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CIO’ CHE LUCCICA NON E’ SEMPRE ORO

Una lieve sensazione di caldo la pervase. Qualcosa di morbido e ruvido la toccava su tutta la parte posteriore del corpo. La luce si fece a poco a poco più forte. Era come risvegliarsi da un lungo sonno che, al posto di ristorare, aveva solo aiutato a demolire le forze. Cercò mentalmente di ristabilire tutti i collegamenti con le varie parti del suo corpo. Una volta riuscita, Robin si alzò a sedere. La testa non le faceva male, era solo molto disorientata. Ricostruì velocemente gli ultimi fatti accaduti. Nella sua mente figurava a fatica la sagoma del tornado minaccioso, come se si fosse trattato di un sogno. Ricordava a stento le sue risate e quelle di… Franky! Si girò velocemente alla ricerca dell’amico. Lo vide disteso sulla spiaggia, a circa 5 m da lei. Gli corse in contro. Franky giaceva a terra a pancia in su, le gambe e le braccia buttate a caso. Pareva morto. Robin fece comparire delle braccia e iniziò a schiaffeggiare ripetutamente il compagno. Dopo pochi secondi, con gran sollievo della mora, il cyborg aprì gli occhi e fece un respiro soffocato. Dopo un attimo di confusione guardò l’amica e le disse “Robin, Robin! Oh, Mio Dio. Stai bene?”.
“Si. Si, sto bene. Grazie.”, ma più che per lei, Robin era preoccupata per Franky. Cominciò a scrutarlo, per individuare eventuali danni. Proprio sul fianco sinistro era incisa una profonda ferita obliqua, ormai non più sanguinante. Con lo sguardo nella direzione del taglio disse ”Franky! Sei ferito!”.
“Oh… a quanto pare…”, rispose il robot che non sembrava affatto preoccupato. In fondo avrebbe dovuto aspettarselo, come poteva recargli fastidio un semplice taglietto.
“Dobbiamo capire cosa è successo e dove ci troviamo.”, disse il carpentiere.
La mora annuì, e contemporaneamente si girano per guardare l’isola. Si trovarono davanti una foresta verde e rigogliosa, una di quelle classiche foreste che si trovano solitamente sulle isole tropicali, niente che non avessero già visto. Mentre cominciarono ad avvicinarsi alla foresta, Franky tirò fuori uno strano congegno sferico dal braccio sinistro, il quale prese il volo e si dileguò. Dopodiché spiegò “Ho installato sulla Sunny un congegno che rileva i segnali. Nel mio corpo è presente un cip che segnala la mia posizione e grazie a quella sfera i nostri compagni riusciranno a trovarci. Spero solo che Nami riesca a capire come funzioni, ma so che è in gamba, ho fiducia in lei.”.
“Ora sono più tranquilla, ma il problema è che non sappiamo quanto è distante la nave da noi.”, disse l’archeologa.
“Ce la caveremo.”, disse il robot per tranquillizzarla, ma nel profondo non ne era così sicuro.
Si addentrarono nella fitta foresta, in silenzio, rapiti dalla bellezza del posto. Sembrava tutto calmo. Dopo qualche minuto di cammino la mora notò che il compagno aveva tirato fuori dal braccio sinistro una sorta di monitor, e stava cliccando una serie indefinita di tasti. Avrebbe voluto chiedergli il motivo di tanto interesse per il suo schermo, ma le sembrò un gesto sconveniente, da ficcanaso. Riprese a guardarsi davanti. Il cielo era quasi completamente coperto dalle enormi foglie degli alberi, i quali non presentavano molti frutti. La vegetazione del suolo era molto fitta; liane, piccoli arbusti e pianticelle, sassi e rami caduti erano il luogo di abitazione di tanti piccoli insignificanti e buffi insettini colorati.
“E’ molto strano…”, disse Franky senza preavviso. I due compagni arrestarono il loro cammino.
“Che cosa?”, chiese Robin, ormai era diventato anche un suo affare. I suoi occhi puntarono per un attimo il graffio dell’amico, ma poi si riposizionarono sul suo sguardo serio.
“Vedi, sul mio monitor posso vedere la temperatura dell’ambiente. Noi percepiamo caldo ora, ma i dati mi dicono che c’è una temperatura di quasi 10°C; dovremmo avere freddo. Ho provato a ricalibrare il sistema ma non mi segnala alcun errore. Lo trovo strano.”, confesso l’azzurro. Ormai solo il leggero scroscio di un tranquillo fiumiciattolo lì vicino rompeva il silenzio.
“Cosa pensi che voglia dire?”, chiese la donna un po’ stranita.
“Non ne ho idea, ma qui c’è qualcosa che non va.”, disse l’uomo.
“Mmmh… fammi provare a fare una cosa.”, disse Robin.
Si girò verso un masso, e gli fece comparire ai piedi delle mani. Poi, lo colpì con tutti gli arti contemporaneamente. A grande sorpresa dei due, le mani trapassarono il masso. Durante l’impatto una parte rocciosa si dissolse per pochi secondi: era fatto di una sorta di fumo. I due compagni si guardarono sbalorditi negli occhi. Dopo si girarono verso il ruscello, dove anche lì erano spuntate delle braccia. In quel caso non riuscirono ad attraversarlo: era solido e duro come cemento. Ancora confusa e incuriosita posò una mano sulla corteccia di un grosso albero e dichiarò “E’ fredda e liscia, però è morbida. Sembra quasi gelatina.”.
Franky e Robin si guardarono di nuovo negli occhi.
“Che cos’è questo posto?”, disse il cyborg a voce bassa e confusa.

 

 

 

 

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Ciao a tutti. Per questo nuovo capitolo ho deciso di non farvi attendere molto, ed eccolo qua. Spero vivamente che vi sia piaciuto e che, magari, il titolo vi abbia trasmesso una morale. Al prossimo capitolo e non dimenticatevi di recensire.

  
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