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Autore: MadHatter96    18/08/2014    3 recensioni
"Non è facile per una sedicenne vivere da sola, soprattutto in un quartiere come Ikebukuro, ma in fondo a Yukiko non dispiace la sua vita; non può certo dire di avere tutto ciò che vuole, ma pian piano ce la farà, ne è certa."
Alcuni personaggi saranno leggermente OOC ma solamente in alcuni capitoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Celty Sturluson, Izaya Orihara, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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True Love?

Capitolo 22

-Goodbye-

 
Izaya poggia la fronte al freddo vetro, unica sottile barriera che lo protegge dalla pioggia che picchietta fragorosamente contro di esso.
Vorresti abbandonarla ancora?
Il corpo femminile rivestito di nero lo osserva senza necessitare di occhi, stando alle sue spalle.
“Non l’ho mai fatto, Celty-san.” La pupilla dell’informatore ruota lentamente verso la motociclista senza però voltare completamente il volto.
La fata tituba, non sapendo nemmeno perché Orihara l’abbia chiamata.
“Vedi, lo so benissimo come mi vede la gente.” Continua lui “ Non che mi interessi, sia chiaro, ma trascinare nel fango anche lei non mi sembra il caso non ti pare? Oh beh… se persino io lo dico, non sarai certo tu a contraddirmi, dico bene?”
La donna lo guarda silenziosa come sempre, intenta ad ascoltare, e avendo la delicatezza di non commentare.
“Non sarà mica per sempre… me ne andrò via per un po’, l’ho già fatto in passato. Tanto che si calmino bene le acque, poi ricomincerà tutto com’è sempre stato.”
Gli occhi del giovane venditore di informazioni tornano ad osservare la città grigia, velata dall’umidità.
Il centauro nero gli si avvicina, per potergli fare leggere il messaggio: “Gliene parlerai vero?
Izaya sorride, come se quella domanda fosse scontata, anche se sa benissimo che così non è: “Certo.”
La Dullahan tituba ancora un secondo, pensierosa, per poi riprendere a scrivere: “E se la portassi con te?
Izaya scoppia a ridere.
È impossibile che lei accetti di andare nemmeno lui sa dove lasciando tutto quello che ha qui. Yukiko non è quel genere di ragazza.
“Celty-san… sarebbe completamente inutile.”
Ma almeno non si sentirebbe esclusa.
Orihara osserva quella scritta senza poter commentare. Non fa una grinza.
Lui sospira: “E sia, ci proverò.”
Ma la vera paura di Izaya è la falsa illusione che sicuramente gli comporterà. Il pensiero di averla vicina, in qualunque posto vada, non gli fa desiderare altro, ma sa anche che è perfettamente impossibile.
“Celty-chan…? Sei qui?”
Yukiko fa capolino da dietro la porta, intenta ad asciugarsi con un asciugamano i capelli ancora umidi.
“Quante volte ti ho detto di non fare la doccia quando c’è il temporale Yuki-chan? È pericoloso.” La interrompe il ragazzo ancor prima che l’amica possa salutarla.
“Ho fatto veloce… quando ha iniziato a piovere ero già uscita.” Mormora la ragazza giocherellando con una ciocca.
Celty si limita ad osservare, quell’atteggiamento così insolito per l’informatore.
“Celty-chan, dovevi vederlo con il mio cuginetto.” Ridacchia lei avvicinandosi all’amica.
Il moro sbuffa incrociando le braccia. “Mai più” Dichiara guardando fuori per nascondere un sorriso.
Almeno hai la garanzia che può fare il padre.” Scrive la fata.
Yukiko osserva il messaggio un po’ in meditazione, poi alza lo sguardo su Izaya: “Sarebbe bellissimo, davvero… a patto che partorisca lui.”
La ragazza scoppia a ridere davanti allo sguardo fulmineo di lui, che si appresta a non commentare l’affermazione.
La Dullahan non se la sente di rompere quell’atmosfera; le sembra inconcepibile l’idea di poterli separare, eppure è quello che Izaya ha pensato più volte.
Si chiede, se per gli occhi altrui, lei e Shinra facciano lo stesso effetto, non chiederebbe altro al mondo.
Mentre si avvia verso casa, non può non vedere l’ora di rivederlo. Non sa come la pensi Izaya, ma se lui è legato a Yukiko quanto lei lo è al medico, non riesce davvero a capire come lui possa sopportare l’idea di starle lontano, ed è per lo stesso motivo che non capisce per cui Shinra ha così paura.
Nell’appartamento, intanto, due paia d’occhi seguono, finché la visuale permette, quella moto sfrecciare per le strade di Tokyo.
Quando non rimane altro che l’immagine nella mente, Yukiko si stiracchia dirigendosi verso la cucina: “Ti preparo del tè.”
Il venditore di informazioni si limita a seguirla con lo sguardo, deciso a non rimandare troppo l’argomento più importante.
Si siedono l’una difronte all’altro, con le tazze ancora fumanti.
Izaya soffia, cercando di raffreddare per quanto può il liquido, osservando la tranquillità della ragazza davanti a lui.
Certo che un bel po’ di cose sono cambiate.
Chiude gli occhi, ricordandosi l’effetto che lui aveva fatto entrando in quel cafè. Non era la prima volta che la gente reagiva così, e per lui era diventata un’abitudine, un divertimento ormai.
Ma di solito, quando accadeva, il giorno dopo l’esperienza era cancellata. Invece ora quell’esperienza si sta dilungando, e sinceramente spera non smetta mai di farlo.
“Ti sei incantato?”
La voce della ragazza lo riporta al presente, mentre i suoi due occhi azzurri lo fissano divertiti e curiosi.
“Stavo pensando Yuki-chan.” Dice lui semplicemente sorseggiando un po’ del suo tè.
“A cosa?”
Sa che presto quella curiosità si pentirà di essere saltata fuori, ma è il momento migliore per parlarne.
“Sto pensando di andarmene da qui.” Afferma con sincerità, senza girarci attorno.
La ragazza si ghiaccia sul posto, mentre qualcosa di simile al panico la pervade.
Izaya è quasi sicuro che, sebbene non sappia i risvolti, la sua reazione sarà violenta, per cui, proprio quando lei sta per scattare in piedi si appresta ad afferrarle le mani ordinandole con autorità di ascoltarlo.
“Non sarà per sempre… qualche mese, al massimo un anno. Quel che basta per far dimenticare alla gente.” Il ragazzo butta il peso sullo schienale osservando con espressione critica il soffitto “Alle persone basta tanto poco per ignorare una situazione… il giorno prima è un delitto, il giorno dopo un fatto di cronaca, e un mese più tardi un fatto normale.”
“Allora perché hai bisogno di un anno?” Chiede repentina lei “Anzi… perché hai bisogno di andare via? È passato ben più di un mese… dopotutto.”
L’informatore ghigna sporgendosi verso di lei: “Stavo semplificando… e poi, sono Orihara, no?”
Gli occhi celestini della ragazza si puntano sui gomiti dell’informatore senza avere il coraggio di alzarsi. Dovrà stare ancora sola senza di lui?
Sa che piangerà,  lo vorrebbe fare subito, ma non vuole mostrarsi davvero così debole, perché non vuole esserlo.
Una cosa si è ripromessa: non si sottometterà più al volere di Izaya. Qualunque siano, saranno le sue scelte a farle strada nella sua vita, i suoi sogni.
Ma ciò non toglie che uno di questi sogni sia proprio quello di rimanere accanto ad Izaya.
Un anno… può resistere davvero un anno senza di lui?
“Se vuoi…” Riprende Izaya, notando la distrazione di Yukiko “Puoi venire con me.”
Le pupille di lei si spostano veloci su quelle dell’informatore.
Un brivido le percorre la schiena.
Non cambia la parola che si ripete nella sua testa. Un anno.
Lui le sta offrendo la possibilità di non separarsi ancora da lui, ma allo stesso tempo le sta chiedendo di andarsene da lì all’improvviso, da quel posto dove a tutto.
Un anno non è così poco.
“Quando…” Le si serra quasi la gola al pensiero “Quando partirai?”
Izaya esita per un secondo nel rispondere. La guarda cercando di decifrare un qualsiasi suo pensiero, ma riesce a leggere solo paura. Sospira piano: “Il primo volo che troverò, sempre che sia per una città vivibile.”
“Quindi anche senza meta…” Cinguetta lei stringendosi le mani tra le cosce.
Yukiko vorrebbe dargli una risposta sicura, ma entrambe le cose le sembrano assolutamente spaventose.
A dire il vero, desidera il coraggio di seguirlo, di poterlo vedere in tutti i suoi aspetti, di conoscerlo completamente.
Ma quel coraggio le manca.
“Izaya…io…”
“Non fa nulla.” La interrompe subito lui alzandosi, e protendendosi verso di lei per poterle baciare la fronte “Lo sapevo già, è tutto normale, ma Celty mi aveva detto di chiedertelo.”
“Celty?” Chiede lei senza muoversi “Per questo me l’hai chiesto?”
Lui inarca un sopracciglio, appoggiandosi al lato del tavolo: “Sai che mi piacerebbe averti con me, ma sapevo che ti avrei messa a disagio.”
Le iridi chiare tornano ad abbassarsi.
Si sente incredibilmente vuota,  ha di fronte due scelte che non le lasciano scelta.
Non chiude occhio durante la notte, e durante il giorno non riesce a concentrarsi sui balbettii di Mikado o sulle risate di Kida.
È un uccellino che non ha il coraggio di prendere il volo. Lei vuole rimanere lì, eppure non riesce a mettersi l’anima in pace.
Ma forse sarebbe più sbagliato se ce la facesse no?
“Domani se ne va…” Mormora la ragazza, appoggiata al cofano del furgoncino.
Gli occhi di Kyohei Kadota la scrutano, come potrebbe fare un fratello maggiore, cercando di decifrare il dolore.
“Andrai a salutarlo?” Le chiede, per analizzare meglio la situazione.
La ragazza stringe il tessuto della gonna scolastica tra le dita scuotendo lieve la testa.
Peggio di quanto pensasse.
Una leggera brezza le agita dolcemente i lunghi capelli scuri, nascondendole a tratti il viso triste.
“Non dovresti…” Prova a proporre il giovane uomo “ Passare del tempo con lui ora?”
“Dovrei…e vorrei…” Mormora mesta l’altra “Ma non ne ho il coraggio…”
Benedetta ragazza, se reagisci così come hai fatto a sopravvivere fino ad ora?
Kadota si passa una mano tra i capelli senza saper più cosa dire, limitandosi a scompigliarle la chioma che ancora gioca col vento.
Dovrebbe andare da Izaya, dovrebbe, perché già ora le manca… eppure Yukiko sente che non riuscirebbe neanche a guardarlo negli occhi.
Il giorno prima è stato così.
Sta disturbando tutta Ikebukuro per mettersi un po’ l’anima in pace, ma sa bene che è inutile.
E anche l’indomani, il giorno maledetto, non riesce a raggiungere Izaya, si è limitata ad una semplice chiamata.
“Non serve che vieni a salutarmi, ci rivediamo quando torno.” Le aveva detto lui con voce tranquilla.
In un certo senso è felice che Izaya si sia comportato da Izaya anche in quel caso. Lui sa benissimo cavarsela da solo, non ha necessario bisogno di lei.
Il problema è solo lei che ha bisogno di lui.
Le sue dita chiare sfiorano la scura superfice metallica senza riflesso della moto nera.
È calda. È viva.
La sente emettere un lieve nitrito, proprio come quello di un cavallo.
Poggia piano il capo contro la spalla della fata che la osserva avvolta nel suo solito silenzio.
Ne sei sicura?” Vede comparire sullo schermo del cellulare della motociclista.
“Me ne pentirò, e mi maledirò fino al suo ritorno.” Sussurra piano la giovane, lasciandosi accarezzare dalla mano delicata dell’amica.
Di questo fatto non era nemmeno stata in grado di parlarne con Kida, lui non sarebbe stato altro che felice della partenza di Izaya.
“A parer mio…” Shizuo guarda un punto indefinito nel cielo, mentre sfila dalle labbra la sigaretta accesa “Dovresti almeno andare a salutarlo.”
Sinceramente, all’inizio di tutto, Yukiko mai si sarebbe aspettata di trovare rifugio in una compagnia del genere: la Moto Nera al suo fianco, e Shizuo Heiwajima davanti a loro.
D’altro canto, non si sarebbe mai aspettata tutto quello che era successo.
Entrata al liceo aveva sognato di innamorarsi, sì, aveva anche fantasticato anche su un amore pericoloso e proibito, ma erano solo fantasie che probabilmente poi avrebbe scritto in una storiella.
Era invece sicura che avrebbe trovato un ragazzo più tosto carino per i suoi criteri in una qualche classe, si sarebbero piaciuti e avrebbero avuto una normale storia tra ragazzi, come tutti. Senza dimenticarsi poi del caro Hiroshi… aveva pian piano perso i contatti con lui, conscia che il troppo attaccamento infastidiva Izaya.
Gelosone.
Le scappa un sorriso mesto.
Un anno è davvero troppo lungo.
“Ragazzina…” La voce roca di Heiwajima la richiama alla realtà.
Gli occhi del ragazzo, nascosti dietro gli occhiali, ora la guardano seri e penetranti: “Ti sta davvero bene che lui se ne vada chissà dove abbandonandoti qui? Non fidarti troppo della pulce… se non sei con lui non è assicurato nulla.”
Un brivido gelido immobilizza Yukiko mentre lo sguardo di Shizuo si riconcentra sul nulla.
“Lontano dagli occhi, lontano dal cuore no? Oltretutto, mi sembra ancora così strano che quella cosa abbia preso davvero seriamente una relazione…” Una folata di fumo esce dalle labbra del biondo “… ma… è comunque il tuo uomo no? Non ci trovo davvero senso a lasciarselo scappare così.”
La ragazza rimane immobile, come pietrificata.
Se lo sta davvero facendo scappare?
“Tra un anno qui sarà tutto come lo vedi ora, lo sai bene… e invece lui cambia ogni secondo, è fottutamente irritante…”
Sa quanto per Shizuo sia difficile parlare tranquillamente di Izaya, e si sente quasi onorata che lo stia facendo per lei.
E gli è incredibilmente grata, perché le ha fatto scattare qualcosa.
No, non è sicura di andare via con lui, ma se davvero non seguirlo significa il poterlo perdere, è disposta anche a questo, a vivere lontano, ma con lui.
Però… “Sì… ma è troppo tardi… non ho tempo… Come faccio? Non posso nemmeno fare le valige… o avvisare i miei amici e…”
Vero… ma lei è la ragazza di Izaya, in fondo. La sua vita non può essere diversa da questa, se davvero vuole stare con lui, deve diventare molto più forte di quanto è per assecondarlo e fronteggiarlo.
Ci penso io.”
Un casco d’ombra si materializza attorno al capo di Yukiko, mentre Celty le fa spazio sulla moto.
Sa che Celty e Shizuo sono le uniche persone che avrà il tempo di salutare, e sa che ora sarebbe inutile trattenere le lacrime, perché piangere è la cosa più naturale.
È tutto troppo improvviso… o lo sarebbe per una persona normale.
Ma Yukiko non è normale, non potrebbe mai esserlo, o ad Ikebukuro non sarebbe mai sopravvissuta.
Appena ritroverà stabilità accanto ad Izaya chiamerà Mikado, e piangerà di nuovo. Poi Kida, poi sua madre, e piangerà sempre, ma allo stesso tempo si sentirà sollevata che sia troppo distante per poterla strangolare.
Chiamerà anche Kadota, e anche Shizuo, perché sa che anche lui le mancherà tantissimo.
Scriverà a Celty per tutto il tempo delle sue giornate, tenendoli tutti vicini a sé. Piangendo nel desiderio di rivederli e ridendo nel raccontare loro le avventure bizzarre in cui Izaya sicuramente la trascinerà.
Stringe forte il corpo di Celty tra le braccia, mentre l’aeroporto si avvicina.
Un abbraccio dolce e stretto, un arrivederci prolungato.
“Ti scrivo appena posso.”
Passerà in fretta… Sono solo dei mesi… divertiti!
Un sorriso appare tra le lacrime della ragazza. Un sorriso vero, di qualcuno che sa di avere tanti tesori al suo fianco.
È bastata quella frase di Celty per rassicurarla.
E ora non le resta che correre, correre a cercarlo e a trovarlo.
Non le importa degli spintoni, non le importa delle imprecazioni.
Fa tutto velocemente, tutto il più rapidamente possibile.
Scruta ogni volto, ogni sguardo, anche quelli più improbabili, finché…”Izaya!”
Lontano, in un punto indistinto della fila, qualcuno si sente chiamare.
“Yukiko?”
L’informatore si volta, per constatare la veridicità del suo pensiero, e la vede: piccola, ansimante, con gli occhi ancora lucidi e le labbra piegate in un sorriso.
Le va incontro, ignorando il suo posto nella fila che scompare.
Non può nascondere un sorriso misto tra il compiaciuto e il mesto: “Sei venuta a salutarmi?” Le chiede raggiungendola.
Lei cerca di prendere fiato scuotendo energicamente la testa.
“No… no, no, no, no!” Esclama sventolandogli davanti al naso il biglietto aereo “Vengo con te!”
Gli occhi castani si sgranano leggermente a quell’informazione: “Scherzi?”
No, Izaya Orihara è impreparato. Lei sa sempre coglierlo impreparato.
Forse è per questo che è perfetta.
“No.” Sorride lei, sentendosi stranamente felice.
È felice, se è con lui non può essere diversamente.
Si butta sul suo petto, stringendo tra le dita la sua maglietta nera e respirando il suo profumo simile a quello del gelsomino.
“Vengo con te…” Mormora ancora accoccolata.
Izaya non può fare a meno di stringerla, lasciandole leggeri baci sui capelli.
Le alza il viso, per guardarla.
Lo sa che ha paura, lo sa che sta chiedendo a sé stessa qualcosa di più grande di lei, e sa che è colpa sua se lei è così. Eppure, non può rinunciare al sentirsi come sollevato.
Posa leggero le labbra su quelle di lei, morbide e sue.
Forse quello è l’unico rapporto davvero umano che Izaya abbia mai avuto e avrà, ma per lui basta.
Gli altri umani rimarranno sempre creature da osservare, ma Yukiko rimarrà sempre il suo angelo custode.
Davvero, non è più solo.
 
 

 


-Fine-




Ciao a tutti!
Ecco...come dire... ecco qui la fine. Sì, l'ultimo capitolo. Voi sarete felici, ma a me vien da piangere c.c
Questa fanfiction è durata un sacco, e forse si può vedere anche dal mio modo di scrivere che è vagamente cambiato. Beh, non importa, io ci ho messo davvero il cuore in questa storia. Spero vivamente di non avervi delusi.
Grazie infinite a tutti quelli che hanno seguito questa storia dall'inizio, leggendo semplicemente o scrivendo recensioni, ringrazio chi si è preso la briga di leggere almeno un capitolo, e ringrazio anche tutti quelli che hanno letto amando Izaya e Yukiko.
Non smetterò di scrivere su di loro, ho già pronte altre cosucce che pubblicherò da dicembre, ma per il momento vi lascio respirare.
E ultimo, ma non meno importante, ringrazio sinceramente la mia carissima amica Mari-chan, che si è sforzata di disegnare un certo Izaya Orihara (che le sta proprio simpaticissimo) e ha creato quella bellissima immagine che vedete.
E con questo... chiudo. Spero di rivedervi presto.
Grazie mille, da parte mia, di Izaya e di Yukiko.
  
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