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Autore: FrancyBorsari99    24/08/2014    2 recensioni
Amber ha vissuto i quindici anni della sua vita cercando un posto adatto a lei, ma ovunque sia stata non si è mai sentita a casa, ben accetta, è una reietta respinta da entrambe le ali della sua famiglia: da parte paterna è uno Shinigami, un Dio della Morte, da parte della madre sarebbe stata l'ente di una setta di Alchimisti, se il capocongrega non l'avesse cacciata.
Finchè un giorno, dal mondo degli Shinigami, non intravede sulla terra un posto strano, che sembra ospitare gente dal sangue misto e semidivino: il Campo Mezzosangue.
Forse, questa è l'unica possibilità che le resta per riscattare un passato da esiliata e annientare i fantasmi che la tormentano. E poi c'è Leo.
Lo strano meccanico sempre sorridente, ma nei cui occhi Amber riesce a vedere le ombre.
Chissà che non le sconfiggano insieme...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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AMBER

La soluzione è come una scossa violenta presa direttamente da una centrale elettrica. E posso garantire che fa male.
Mi sveglio da un breve coma sdraiata su una panchina di pietra nel giardino di Calypso. Sento subito una miriade di profumi diversi e delicati, di fiori e foglie, naturali e rigeneranti.
Devo dargliene atto, questo posto è davvero spettacolare, e lo sciabordio delle fontane mi infonde una strana calma.
Di fianco a me c'è solo Leo, quando riapro gli occhi. Sono piuttosto imbarazzata, perchè è passato un sacco di tempo dall'ultima volta che io e lui siamo rimasti soli, e ammetto che non so come cominciare a spiegargli la mia idea. 
-Che cosa stavi facendo?- non c'è rabbia nella sua voce, solo una punta di divertimento.
-Quello che faccio tutti i giorni. Cercavo un modo per farvi uscire da qui.- 
-Be, credimi, a nascondino stai perdendo colpi. Senti, perchè vuoi portare via anche Calypso? Non credo che andiate molto daccordo.-
Sospiro, e finalmente comincio a spiegargli il piano.

 Leo ha gli occhi sbarrati all'inverosimile. Ora che ha capito il mio folle intento, sembra pronto a tutto pur di andarsene via, tuttavia per fare questo ho bisogno di lei.
Così la chiamo. All'inizio si era offerto lui di andare, ma gli faccio cenno di restare sulla panchina e la raggiungo io, dentro questa caverna dal soffitto nero cosparso di brillanti cristalli che baluginano nella penombra di una lampada ad olio. 
Mi da le spalle, e traffica con delle piante sul tavolo, infilandole delicatamente in vasi dalla superficie traslucida come il mare, e cantando fra sè e sè una melodia lenta e un po' malinconica, che conosco anche io. È strano, perchè se lei è davvero qui da sola da più di tremila anni, non vedo cone facciamo a conoscerla entrambe, ma forse è qualcosa che mi ha tramandato mia madre e che esiste da millenni. Non escludo che ci sia lo zampino della nonna, però.
Apro una mano, lasciando che il palmo sia parallelo alla linea di terra, poi abbasso il pollice, l'indice ed il mignolo, ed un suono di piano  riempie lo spazio fra di noi. Lo faccio di nuovo, e ancora, accompagnando la sua voce, mentre l'incantesimo fa prendere vita un pianoforte invisibile che si intreccia alla sua voce echeggiando nell'antro. Quando finisce si volta verso di me.
-Allora,- esordisco, sorridendo prima che possa farmi domande. -Vuoi vedere Manhattan?

-Quella che hai tu è una maledizione che ti sfrutta a suo vantaggio, rendendoti il suo stesso nucleo. Quindi per spezzarla dobbiamo partire da te.
Ciò che ti è stato imposto attira inesorabilmente gli eroi naufraghi nel circolo vizioso che ti ha condannata, poi li respinge, come uno Yo-yo. Ma dato che io non sono un Eroe, sono incollata a te, e se tu non te ne vai, anche io dovrò restare qui. Leo invece farà come è successo l'ultima volta, ovverosia verrà portato nuovamente nel mondo tramite la zattera magica.- comincio.
-Anche se sono la Regina degli Shingami, non posso distruggere il sigillo, perchè è stato creato da un dio, e io non sono nemmeno una semidea, anche volendo non riuscirei a farlo. Quindi, la soluzione non è spezzare il maleficio, bensì contaminarlo.
Leo ti ha già detto come funziona il quaderno in generale, eppure non sai di alcune regole in particolare, ma andiamo per gradi. 
In primis, lui ti cederà il Death Note, senza perderne i ricordi, e questo diventerà tuo. -
Leo estrae dallo zaino il quaderno nero che spicca contro la sabbia su cui siamo seduti a formare i vertici di un triangolo. L'aria è gravida di tensione. 
Lo porge a Calypso che, con dita tremanti, lo prende e se lo appoggia in grembo. 
-E adesso?-
-E adesso, arriva il bello: una delle regole di cui non ti ha parlato è quella dello Scambio degli occhi. Ti spiego come funziona: io darò a te i miei occhi e la capacità di vedere il nome e la durata vitale delle persone, e tu darai a me metà del tempo che ti resta da vivere. Dato che sei immortale quest'ultima parte non avrà nessun effetto su di te, e la tua maledizione entrerà in contatto con una magia completamente estranea alla sua, che la contaminerà e, con un po' di fortuna, la spezzerà. A quel punto, ci basterà aspettare la zattera magica e ce ne andremo da qui.-
Calypso mi fissa stranita, come se avessi appena recitato amemoria tutti i decimali di Pigreco, ma alla fine mi sorride così apertamente e con tanta felicità che per poco non ricambio. Prima che possa farlo si lancia verso di me e mi stritola in un abbraccio. -Graziegraziegraziegrazie!- esclama, incrinandomi le costole e mozzandomi il fiato in gola. Io le do' un paio di pacche sulla spalla. -ma figurati, se non lo faccio mi toccherà restare qui con te.- questo commento falsamente acido la fa sorridere ancora di più. 
-Cominciamo subito? 
-Certo.
 
-OH MIEI DEI MA È UNA COSA PAZZESCA!- Esclama Calypso una volta terminato. Sta fissando scioccata il viso di Leo additando freneticamente qualcosa al di sopra della sua fronte.
-Che c'è? Ho uno scarafaggio in testa?- fa lui, un po' confuso. 
-No, ha solo visto il tuo nome.- ribatto un po' divertita.
Calypso sembra vittima di una crisi di iperattività, finchè qualcosa non la blocca improvvisamente. 
È ferma, in piedi e fissa con aria tetra ed assente il vuoto che le galleggia davanti agli occhi, come se cercasse di afferrare un qualche pensiero che le turbina in testa. Poi, la sua bocca si apre ed emette un grido, portandosi le mani al cuore e crollando sulla sabbia. Un attimo dopo, il tempo di sentire un forte schiocco, come uno sparo e di precipitarsi in suo soccorso, e passa tutto.
La ragazza ha grosse lacrime che sgorgano fuori dagli occhi, le mani premute sul petto, il dolore dipinto in viso. 
Riesce a respirare, e sembra essere subito in grado di alzarsi. 
Barcolla, si aggrappa alla mia spalla, sbatte le palpebre sbigottita.
-Si è... Si è rotta... Si è rotta! L'ho sentita, la maledizione si è rotta!-Esclama, elettrizzata. Leo esulta vittorioso, lei gli lancia le braccia al collo e si baciano appassionatamente davanti ai miei occhi. Resto immobile senza riuscire a non guardarli, sono sul punto di prendere su e volare via lasciando a loro soli il resto della matassa, finchè non succede qualcosa che mi fa desiderare non aver mai attuato questo piano: il cielo si tinge di rosso, la terra trema, e un'ampia crepa spacca a metá la terra con un potentissimo boato. 
Avrei dovuto pensarci prima: l'isola vacante era l'ospite di Calypso e della maledizione, creata al solo ed unico scopo di viaggiare in cerca dei malcapitati eroi. Ora che la maledizione è spezzata, anche l'isola di Ogygia deve essere distrutta.
E non c'è il tempo di aspettare che una stupida zattera magica ci tragga in salvo.

LEO

Io e Amber ci guardiamo fissi negli occhi. Ho capito cosa sta succedendo, perchè il cielo sembra essere macchiato di sangue, e non è per Zeus, no, il signore del cielo non centra niente. È semplicemente l'apocalisse.
Okay Valdez, mi dico, è ora di fare la tua parte e portarle entrembe in salvo.
Comincio a pensare intensamente ad un piano, non avrei il tempo di costruire un teletrasportatore o un elicottero, anche con Amber dalla mia finiremmo per affondare insieme all'isola.
Però ora che non c'è più nessuna maledizione ad isolarci dal mindo intero, forse il dischetto può funzionare...
-Dove sei andata dopo la mia partenza?! - le urlo, per sovrastare il ruggito della terra che trema.
-Al campo mezzosangue!- mi risponde, barcollando paurosamente.
Mi lancio sullo zaino, estracco il dischetto un po' scheggiato e lo accendo. Una cosa furba di quest'affare è che può essere rintracciato dall'altro come da un metal detector.
Lo accendo e prego che funzioni. 
Dopo qualche breve scoppiettio l'interno della cabina nove si disegna sullo schermo.
-RAGAZZI!- urlo, sperando che qualcuno mi senta.
E infatti, Nyssa compare nel disco.
-Leo?! Ma che...-
-Ora non c'è tempo, cercami subito Annabeth! Hai due minuti, Nyssa, capito?! Due minuti o qui schiattiamo tutti, MUOVITI!- 
E senza protestare, mia sorella scatta in piedi e vola fuori dalla cabina.
Ci mette due minuti per davvero, e subito un'Annabeth morta di preoccupazione fa capolino sulla superficie scheggiata dello schermo.
-Grazie a Efesto! Ascoltami, non fare domande!- dico, prima che possa chiedere qualsiasi cosa.
-Devi far decollare l'Argo II, hai capito?!- un boato enorme che scuote tutto quanto mi costringe a fare una pausa.
-Devi installare questo disco nella tastiera di guida e premere il bottone tosso sul bordo, poi imposti la velocità turbo, chiudendo le baliste di prua e digitando il codice che ora ti detto sul computer di controllo, chiaro?!- urlo, per farmi sentire oltre il frastuono.
-Io... Io non so se ce la faccio, senza di te...!-
-Invece ce la devi fare, o noi tre saltiamo in aria! Contiamo su di te, capito?! Me l'ai visto fare un sacco di volte!-
Abbiamo al massimo mezz'ora, poi qui succede il finimondo.
Amber e Calypso mi fissano con gli occhi carichi di preoccupazione, ma anche di aspettativa, il che mi incoraggia un po'. Loro dipendono da me, in questo momento, e tutti dipendiamo dalla figlia di Atena.
Annabeth è già partita in quarta, e sta per entrare nel bunker.
Una volta sulla nave esegue le istruzioni che le ho dato, fa chiudere le baliste e issa le vele, aprendo i portoni d'ingresso. 
-Leo, devi darmi il codice!- Dice allarmata, caricando i remi con qualche comando sulla tastiera.
-ESPERANZA VALDEZ!
Il centro dell'isola esplode. E io vedo solo le fiamme avvicinarsi, il calore ustionante di una magia che scoppia, che nemmeno la mia pelle può sopportare, e infine un paio di maestose, bellissime e potenti ali nere abbracciarmi come uno scudo.


AMBER
C'è odore di limone e disinfettante.
Ho un dolore allucinante alla schiena e fatico a tenere gli occhi aperti, ma rieco a mettere a fuco due lunghe file di letti affiancati da piccoli tavolini, e le ninfe che curano i pazienti. 
Volto la testa direttamente alla mia sinistra. 
Leo è chino sul mio materasso, la testa che affonda morbidamente nelle lenzuola, le simpatiche orecchie a punta che spuntano fra i ricci neri, le braccia conserte sotto alla faccia. 
-Ti sei sacrificata per proteggerci, te ne sarò grata per sempre.- 
Alzo appena la testa, movimento che fa piangere di dolore ogni cellula del mio corpo. Calypso è seduta dall'altra parte del letto, indossa un paio di jeans blu ed una maglietta del campo mezzosangue. È bellissima anche vestita cosí. 
-Ma figurati.
Anche parlare mi costa uno sforzo immane. 
-Posso capire il salvare Leo. Ma perchè hai protetto anche me?
Prendo tempo. Mi giro faticosamente verso il meccanico, che dorme accocolato contro la mia mano.
-Perchè tu puoi renderlo felice.- mi giro verso di lui, e già sento meno dolore. Forse tra poco posso alzarmi e, be', andarmene.
Insomma, non posso restare qui. In primo luogo, non nello stesso posto con questa qui che se ne va in giro avvinghiata a Leo, e in ogni caso, non voglio lasciarlo con l'imbarazzo della scelta, anche se credo di sapere chi sarebbe stata la fortunata. E poi, io porto guai ovunque vada. Se sto troppo qui potrei far saltare in aria anche questo posto. 
Chiunque abbia avuto a che fare con me è in pericolo, mio padre non era il solo nemico che avessi, e ora che ho spezzato la maledizione di Calypso, Zeus potrebbe prendere di mira il campo. 
Ma non voglio nemmeno che Leo soffra di nuovo, per la sparizione di qualcuno che ama, o che per lo meno ha amato. Lo conosco troppo bene. 
Inutile dire che ho un piano anche per questo.

Detto addio ai miei amici della cabina nove, mi avvio all'ingresso del campo, dove ci sono ad aspettarmi i famosi sette.
A Leo non è stato detto nulla. Meglio che sia rapido ed indolore.
Hazel mi lancia le braccia al collo e non posso fare a meno di tentare di consolarla con scarsi risultati. Annabeth mi abbraccia a sua volta e cosi tutti gli altri, persino Percy. 
Quando arrivo di fronte a Leo, mi fissa confuso e preoccupato, chiedendomi con sguardo supplichevole che cosa stia succedendo.
Mi limito a dargli un breve bacio sulla guancia, ignorando faticosamente i suoi occhi preganti e faccio un breve cenno a Piper.
Devo dire che questa ragazza mi è sempre piaciuta. È forte e ha accettato di aiutarmi senza esigere niente in cambio. Mi imprimo i loro visi nella memoria a fuoco, per non dimenticarmeli mai ed ascolto col cuore in gola le parole della figlia di Afrodite, cammuffate dalla parlata magica:- Leo, restituisci il quaderno della morte a Amber.-
E nessuno di loro sa più chi sono.

LEO
Oggi ho portato in giro per Manhattan Calypso. 
Anche io non ci andavo da un po', e sono stato contendo di camminare di nuovo per le Avenue della Grande Mela, vedere la frenesia delle strade e le persone, il modo metodico e privo di magia con cui i mortali portano avanti le loro vite. 
Le è piaciuta un sacco, avrà lasciato l'impronta del naso su tutte le vetrine, divorato con gli occhi ogni palazzo. 
Abbiamo visto un sacco di negozi. 
Dentro uno di questi, in particolare, ha catturato la mia attenzione una ragazza stranissima, dagli occhi neri e profondi ed i capelli bianchi. Per un puro scherzo di fantasia mi sono aspettato di vederla prendere il volo, e mi è venuto il dubbio che non fosse un qualche mostro che ho già incontrato in passato. 
Mi ha guardato per un attimo solo. 
Poi è andata via, ma nei suoi occhi ho visto... Come dire... La schiettezza di un essere libero.
Bah, le cose strane che lasciano il segno, valle a capire!
  
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