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Autore: Thilwen    19/09/2008    2 recensioni
“Poco importava, perché quello che era successo lo avrebbe messo in cima alla lista come peggior fidanzato del nuovo millennio, con tanto di corona artistica che avrebbe ricordato vagamente il palco di corna di un cervo a primavera.
Si era dimenticato del compleanno di Hermione.
Di nuovo.”
Pensate che Ron abbia avuto una buona idea nell’affidarsi all’oroscopo e al fratello George, deciso a brevettare la sua ultima invenzione, per uscire da tale spiacevole situazione?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Disclaimer: I diritti di Harry Potter and co. appartengono a Madama J.K.Rowling e a tutto un circo di gente che li ha acquistati. Niente di tutto ciò mi appartiene e io non scrivo a scopo lucro, ma solo per “palestrare” la mia fantasia.

 

Titolo: Nel Segno della Vergine;

Autore: Thilwen;

Beta-reader: mise_keith;

Tipologia: A Capitoli;

Numero Capitoli: Quattro;

 

Era: Harry Post Hogwarts. Precisamente nell’anno 2001.

 

Note:

Il rating della storia è PG13, anzi, “Giallo”, a causa del linguaggio. Ho provato a omettere il turpiloquio ma l’effetto dato non era lo stesso. Diciamo che è integrante al testo.

Ovviamente contiene spoiler sul settimo libro e si basa anche su alcune dichiarazioni rilasciate dalla Rowling.

Questa storia nasce da un’ispirazione particolare.

Ogni riferimento a casi, persone o eventi realmente accaduti è quindi da ritenersi puramente causale.

 

Ringraziamenti speciali: a Chiara, mise_keith, che legge, corregge e consiglia. E sopporta, soprattutto.

 

Dediche:

A chi, certamente non di proposito e sicuramente inconsapevolmente, mi ha dato l’ispirazione per questa storia.

 

 

 

Nel Segno della Vergine

 

 

   Hermione non era il tipo di persona da prendersela per quelle cose.

Quelle, per lei, non erano cose importanti.

Non rientravano strettamente in relazione con questioni fondamentali come famiglia, salute e lavoro, non avevano molto a che fare con libri e cultura, non toccavano alcuna creatura magica da lei eccessivamente concupita.

Non le avrebbe mai ritenute delle cose importanti, quindi.

Non significavano nulla, in fondo.

Quello non significava che non la pensasse o non le volesse bene.

Non se la sarebbe presa.

Poteva smetterla di preoccuparsi.

«Smetterla di preoccuparmi, il piffero!» si disse a voce alta, evitando di cadere nel turpiloquio evidente, continuando a passarsi una mano lungo il viso e osservando, distrutto, la prima pagina della “Gazzetta del Profeta” che giaceva sul tavolo della cucina di casa sua e di George.

Gazzetta che in cima citava elegantemente tale data:

 

“20 settembre 2001”

 

Avrebbe vomitato dozzine di pallini acidi alla vista di quella data, se ne fosse stato capace.

Di certo il modo in cui gli si erano attorcigliate le budella non avrebbe promesso nulla di buono per il suo apparato digerente; improvvisamente era sorto anche un vago vuoto in prossimità del cuore.

O forse era il cardias.

Poco importava, perché quello che era successo lo avrebbe messo in cima alla lista come peggior fidanzato del nuovo millennio, con tanto di corona artistica che avrebbe ricordato vagamente il palco di corna di un cervo a primavera.

Si era dimenticato del compleanno di Hermione.

Di nuovo.

Sì, perché il misfatto aveva pure un precedente.

Ma quella dell’anno prima, in fondo, era stata una storia a parte. Era un momento di crisi, erano entrambi abbastanza impegnati con il lavoro e, in quelle precise settimane di fine estate, si poteva quasi dire che non si parlassero.

In fondo, da quando stavano insieme, di momenti critici ne avevano attraversati parecchi; non basta che due si vogliano bene e si desiderino per anni perché, quando finalmente qualcosa accade, vada poi tutto liscio come l’olio.

Loro erano pur sempre loro, ecco.

Due pasticcioni sentimentali alle prese con l’ardua costruzione di una posizione sociale nella vita.

Ma questo era un altro discorso. Adesso, per quanto impegnati e non particolarmente disponibili a vivere una relazione con responsabilità da adulti, le cose andavano discretamente bene.

Però lui si era dimenticato del suo compleanno.

Se l’era dimenticato comunque.

Se l’era dimenticato di nuovo.

E per quanto Hermione difficilmente ne avrebbe fatto una tragedia, di sicuro doveva esserci rimasta male.

Deglutì a vuoto. Si versò un bicchiere d’acqua e lo bevette tutto d’un colpo.

Era proprio questo il punto; lui riusciva a farle del male anche quando tentava di tutto per far andare le cose per il meglio.

Era davvero una frana.

In fondo una sfuriata avrebbe potuto sopportarla. Una lunga serie di improperi, rimproveri e recriminazioni, magari condita di cose dove lui non c’entrava proprio, come l’aumento del prezzo dei croccantini di Grattastinchi, o i diritti barbaramente violati di una comunità di Goblin nordafricani, se mai ci fossero stati Goblin in Nord Africa.

Invece Ron sapeva perfettamente che non sarebbe andata così. Lui l’avrebbe cercata, si sarebbe scusato tenendo gli occhi bassi e sentendo le orecchie diventare pian piano sempre più calde e, probabilmente, rosse. Lei, a quel punto, avrebbe sospirato sconsolata e stanca, si sarebbe passata una mano fra i capelli mordendosi le labbra e infine avrebbe sillabato con voce piatta e incolore la solita grigia bugia:

“Non fa nulla, Ron. Non è importante”.

Così, sentendosi assolto, avrebbe alzato la testa e incontrato con un mezzo sorriso i suoi occhi, pensando che la questione fosse ampiamente chiusa lì e che, magari, avrebbe potuto portarla fuori per cena nelle prossime sere.

E lì avrebbe incontrato il suo sguardo.

Se Hermione era capace di mentire con le parole, ormai troppo stanca e impegnata per litigare con lui come una ragazzina (tranne che per le autentiche cazzate: per quelle potevano battibeccare per ore), con gli occhi poteva tacitamente mandarlo all’inferno con tutte le mutande.

Il suo sguardo sarebbe stato carico di delusione, tristezza, rammarico, come quando l’anno prima gli aveva detto “Ti sei pure dimenticato del mio compleanno, ma non fa nulla” e l’aveva fatto sentire un’autentica cacca di cane appena pestata da un camionista ubriaco pronto anche a vomitarci sopra.

Insomma, una vera e propria schifezza.

E Ron si sarebbe talmente sentito soffocato dai sensi di colpa che non sarebbero bastate nemmeno una cinquantina di punizioni con Piton, pace all’anima sua, per espiare i suoi peccati.

Ma come aveva fatto questa volta a dimenticarsi del suo compleanno?

Fino a due giorni prima lo sapeva. Era il diciassette, poi ci sarebbe stato il diciotto e infine il diciannove settembre, il compleanno di Hermione.

Poi nei due giorni precedenti buio totale. Soltanto lavoro, lavoro per lui. E lavoro, lavoro per lei.

«Ma come ho fatto?» chiese alla testa rossa di George spuntata in cucina con i capelli arruffati in maniera particolarmente strana. Doveva aver dormito in qualche buffa posizione quella notte.

«A fare che?» domandò l’altro, la voce impastata e lo sguardo ancora vagamente ebete.

Si sedette su di una sedia nei pressi del tavolo, guardandolo senza vero interesse.

«Sai che giorno è oggi?» continuò Ron.

«Non ne ho la minima idea» rispose George, prima di piegarsi in avanti per leggere la data sulla prima pagina del giornale «Ah, è il venti settembre. E allora?» ritornò a poggiare le spalle allo schienale della sedia.

«Allora» riprese Ron «ieri era giorno diciannove. Quindi,» proseguì non notando nessun cambiamento nell’espressione del fratello «il compleanno di Hermione».

Ci fu un secondo di silenzio durante il quale George strinse appena gli occhi come chi teme di aver capito. Poi Ron concluse: «E io l’ho dimenticato».

«Cazzo».

«Per il secondo anno consecutivo».

«Cazzo!» ripeté con un po’ di più convinzione, scotendo la testa a destra e sinistra, un po’ per disapprovazione, un po’ per vera e propria commiserazione. «Sei nei guai».

Ron si morse le labbra «Non credo che lei abbia voglia di fare storie; è troppo impegnata e troppo stressata, e non è il tipo che ritiene importanti queste cose. Però… ecco, ci sarà rimasta parecchio male. E io mi sento parecchio uno stronzo».

«Oserei dire che un po’ ci sei» commentò George, ormai completamente sveglio. «Ma scusa, come hai fatto a dimenticartelo?»

L’altro sospirò. Poi scivolò anch’egli su di una sedia di fronte al fratello. «Lo ricordavo, fino a pochi giorni prima. Le avevo anche preso un regalo. Le avevo proposto di cenare insieme, magari a casa sua…mmm…» Ron alzò gli occhi al cielo gustandosi l’immagine di quello che sarebbe accaduto se avessero realmente organizzato così la serata.

«Ron, abbiamo capito. Va’ avanti».

«Ma lei ha risposto che non poteva essere, aveva troppi impegni al lavoro, e che avrebbe preferito festeggiassimo un altro giorno per poterci godere il momento…» stirò le gambe sotto il tavolo e gettò l’ennesima occhiata alla Gazzetta del Profeta, augurandosi in ultima chance, che si fosse sbagliato, ma la data era sempre fissa sul ventesimo giorno di settembre. «Poi fra impegni varii non ci siamo sentiti. E ieri non ho avuto modo di parlare né con Harry, né con Ginny, quindi con nessuno che potesse farmi pensare alla cosa. Anche se… avrei dovuto ricordarlo da solo».

Sospirò e guardò il fratello con aria sconsolata: «Secondo te che dovrei fare?»

«Tu che cosa vorresti fare?» domandò di rimando George.

«Mah, andare da lei, scusarmi, beccarmi la sua occhiata delusa, farmi mandare il cuore in pezzi, per poi chiudermi nella soffitta di mamma e papà, e battermi la schiena con un cilicio in ginocchio sui ceci, con il nostro vecchio Ghoul che mi ulula intorno».

George alzò un sopracciglio, grattandosi la testa poco sopra l’orecchio mancante «Scusa, ti sembra una buona idea?»

«In effetti la parte del cilicio non mi sconfinfera più di tanto».

Il ghigno che si materializzò sul volto del fratello lo inquietò non poco. Probabilmente in quel momento percepì che doveva essere senza dubbio foriero di guai.

Di guai veri.

«Dimmi un po’, Ron, » chiese «Hermione dunque è Vergine?»

Ron guardò George come se fosse certo che avesse perso parte del cervello dall’orecchio danneggiato. Poi, un lieve rossore d’imbarazzo frammisto a un poco d’irritazione gli colorò il visto.

«Senti, George, io capisco che io e Hermione possiamo sembrare un poco imbranati, che la nostra relazione altalenante vista da fuori sembri parecchio immatura, ma abbiamo pure la nostra età e certe cose… ecco ti posso assicurare che lei non sia…»

«Oddio Ron! Non mi riferivo ovviamente a questo: sarebbe difficile non sentirvi quando talvolta vi fermate in camera tua a lungo!» proseguì l’altro ridendo «Parlavo di segni Zodiacali!»

Ron boccheggiò come un pesce fuor d’acqua per alcuni secondi senza spiccicare una sola parola.

«Sì, lo è». Concluse infine, anche se non proprio convinto.

«E sai che significa questo?»

«Onestamente, no».

George sospirò, come se stesse parlando con una persona profondamente ignorante su di un argomento fondamentale nella vita. «Significa che si tratta di persone particolarmente intelligenti e pignole, sì, ma anche dotate di un’indole poco romantica e particolarmente introversa».

Ron dovette ammettere in cuor suo che Hermione ricalcava bene questa descrizione.

«E con questo?»

«Con questo significa che tu, piuttosto che gettarti a capofitto in una causa sentimentale, devi usare il cervello e cercare di farti perdonare girando la frittata a tuo vantaggio».

L’aria da esperto di George lo preoccupò non poco.

«Scusa, ma tu queste cose da dove le hai scoperte? Non mi pare si studiassero tali idiozie durante le lezioni di Astrologia a scuola» non poté fare a meno di chiedergli.

«Ovviamente dal grande Bunny SuperStars».

Ci vollero alcuni secondi perché il nome fosse estratto dalla fuligginosa memoria di Ron.

«Il tizio che scriveva quelle fandonie su “Strega Oggi”? Leggevi il giornale della mamma?»

George arrossì lievemente. «Beh, guarda che poteva rivelarsi una lettura interessante, per i nostri studi sugli interessi femminili al fine di creare prodotti per le donne. E Bunny non scriveva solo fandonie!»

«Ma per favore!» commentò Ron «L’unica volta che l’ho letto diceva che i Pesci avrebbero avuto nel corso di quella giornata un fortunato incontro».

George manifestò il suo interesse all’aneddoto con il silenzio.

«Ho incontrato zia Muriel quel giorno».

«Fai come vuoi. Vai, fa’ soffrire Hermione dicendole che hai dimenticato il suo compleanno senza un buon motivo, per la seconda volta consecutiva, così penserà che non ci tieni per nulla a lei» sbottò con finta aria offesa il fratello, afferrando con un gesto repentino il giornale e iniziando a sfogliarlo.

«Hermione non penserebbe mai una cosa simile».

Forse.

«Hermione è una donna. Le donne credono che se tu non le renda partecipi di ogni tuo respiro non vuoi loro bene».

«Hermione è diversa».

In generale.

«Se lo dici tu, prova pure. Basta che non sconvolgi troppo il nostro Ghoul con le tue punizioni corporali».

Ron sospirò. In effetti, per quanto Hermione non sarebbe mai arrivata a pensare certe cose, non si sarebbe certo fatta una risata sulla faccenda. Sarebbe stato abbastanza doloroso per entrambi.

Forse avrebbe potuto trovare una scusa abbastanza credibile da assolverlo e avrebbero fatto finta di nulla.

«Senti, George» lo richiamò dopo qualche minuto, mentre leggeva un articolo in terza pagina «tu per caso hai qualche idea su come potrei cavarmela questa volta?»

George sembrava non aspettasse altro. Infischiandosene di ciò che stava leggendo, piegò il giornale in quattro parti e se lo pose in grembo. Poi sorrise in maniera famelica inclinando di poco la testa a sinistra. «O, sì, in effetti c’è qualcosa che possiamo provare. Che tu puoi provare…»

Data l’espressione e le parole del fratello a Ron, pur solo mentalmente, scappò un’imprecazione irripetibile.

 

 

  
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