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Autore: DarkDream_    26/08/2014    2 recensioni
Lei è acida.
Lui è allegro.
Lei è Sofy.
Lui è Louis.
Lei ha bisogno di Lui.
Lei ha bisogno del Suo amore, ma ancora non lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13. Minaccia

-Thomas, non salire in piedi sulla sedia- urlai mentre mescolavo la pasta con il mestolo.

-Ho fame- cominciò a battere le mani sulla tavola facendomi venire i nervi a fior di pelle.

Negli ultimi giorni era diventato intrattabile. L’obbedienza era completamente scomparsa e immaginai fosse a causa di Louis che passava tutto il tempo in casa nostra.

Dopo la giornata al Luna Park io e il mio caro vicino andavamo più che d’accordo. Gli avevo rivelato di volere lui e non Luke, perciò il suo ego era cresciuto più che mai.

Louis, però, non sapeva che con Luke ero ancora in contatto.

Ci eravamo incontrati in un bar e gli avevo spiegato che volevo rimanere una sua semplice amica. Avevo notato la sua delusione ma aveva accettato con un sorriso che di vero aveva ben poco.

Ero estremamente sicura della scelta fatta ma per Louis le idee non sembrava no esattamente chiare. Per lui ero diventata una proprietà che nessun’altro doveva né guardare né toccare, il che mi dava molto fastidio. Noi due non eravamo una coppia ma neanche dei semplici amici, nessuno dei due, però, riusciva a portare un passo avanti la nostra relazione. Per me andava bene così, per il momento. Non ero ancora pronta per un impegno grande quanto una relazione pubblica e dello stesso parere sembrava Louis.

-Un attimo Thomas- sbuffai scolando la pasta –E mettiti seduto composto-. Mio fratello continuava a tirare urli mentre Lexi cercava di calmarlo.

-Ma che ti prende Thomas?- la voce seccata della mia migliore amica mi fece alzare le sopracciglia. Me lo chiedevo anche io il perché di un simile comportamento.

-Ho fame- urlò esasperato mio fratello lasciandosi sfuggire un verso di lamento.

-Tieni- gli gettai nel piatto una cucchiaiata di pasta ordinandogli di finirla tutta.

-Era ora- appena la frase di Thomas giunse alle mie orecchie gli lanciai un’occhiata furibonda e piena di fuoco che lo fece zittire all’istante. Aveva capito che mancava poco per farmi imbestialire.

-Perché Thomas si comporta così?- mi chiese Lexi mentre le passavo un bicchiere pieno di schiuma che lei mise sotto il getto d’acqua.

-Non ne ho idea- ammisi scrollando le spalle.

-Magari all’asilo…- mormorai confusa. Le maestre non mi avevano detto nulla, però.  

-Forse- Lexi passò un panno asciutto su un piatto bagnato ponendolo poi nel ripiano –o magari è colpa di Louis- mi girai a guardarla con fronte corrucciata.

-L'ho pensato anche io ma non saprei darmi una motivazione- mi appoggiai con un fianco al frigo tenendo lo sguardo puntato su Lexi.

-Sai meglio di me com’è Louis, forse Thomas sta cercando di imitarlo- non aveva tutti i torti, i due passavano moltissimo tempo insieme, tra l’asilo e il tempo a casa.

-Non so, Louis sa essere infantile ma non così tanto- mi toccai il mento con le dita della mano alzando gli occhi verso il soffitto –credo ci sia qualcos’altro sotto- annuii con la testa e Lexi alzò le spalle prima di gettarsi a peso morto sul divano.

Gettai un’occhiata al corridoio che portava alle camere notando la porta di camera mia chiusa. Thomas stava facendo il suo riposino pomeridiano.

-Come mai oggi non è andato all’asilo?- mi chiese Lexi poggiando l’avambraccio sugli occhi.

-Dovevano sistemare i rubinetti dei bagni o qualcosa del genere- mormorai distratta raccogliendo i vari giochi di Thomas.

-E Louis?- drizzai la schiena.

-Sarà a casa sua- risposi acida sedendomi sulla poltrona.

-Come mai non vi state succhiando la faccia?- Lexi si mise seduta osservandomi divertita.

-Noi non ci succhiamo la faccia- dissi offesa –e poi non è che dobbiamo stare sempre insieme, non siamo una coppia- lei fece un verso strano prima di ammiccare verso la mia direzione.

-Certo- disse ironica –e il bell’imbusto?- ammiccò nuovamente ricevendo uno sbuffo dalla sottoscritta.

-Niente, siamo amici- usai l’indifferenza sperando che cambiasse argomento.

-Io me li sarei tenuti tutti e due-

-Lexi- la rimproverai.

-Che c’è?- mi chiese ridacchiando –Un po’ per uno, sai che divertimento- scoppiai in una risata.

-E Harry?- chiesi curiosa. Sul viso della mia migliore amica comparvero delle macchie rossastre segno del suo imbarazzo.

-Oh giusto- si schiarì la voce spostando lo sguardo altrove –beh, siamo amici, si- mormorò con voce spezzata mentre strofinava i palmi delle mani sui pantaloni della tuta che indossava.

-Amici, certo- ammiccai io, questa volta, con molta malizia facendola sbuffare sonoramente.

 


-Thomas- urlai sperando che si sbrigasse. Il cielo non prometteva bel tempo ancora per molto e se mio fratello voleva andare al parco ci saremmo dovuti sbrigare.

-Stai calma- spalancai gli occhi vedendo mio fratello camminare ondeggiando come un piccolo boss. Mi passò davanti con il mento alto e dovetti contare fino a dieci per resistere alla tentazione di tirargli un ceffone.

-Senti bello- iniziai fermandolo all’inizio delle scale –vedi di comportarti meglio oppure resterai chiuso nella tua stanza per tutta la settimana senza parco e televisione, intesi?- il mio tono serio lo fece drizzare sulla schiena. La sua espressione era passata da “piccolo boss” a “piccolo cerbiatto”. Non riuscivo a capire chi stesse cercando di imitare.

-Non allontanarti troppo!- Thomas corse veloce verso lo scivolo del parco e io mi diressi alla mia cara panchina. Alzai il mento notando l’ammasso di nuvole che minaccioso sostava sopra la città.

Sbuffai sperando che non piovesse visto che non avevo preso con me l’ombrello.

Il parco era grande e poche persone passavano davanti a me. L’unico rumore che riuscivo a sentire bene era il movimento dei rami creato dal vento fresco che preannunciava la tempesta.

Sarebbe stata una notte di tuoni e lampi che comportava a un bambino terrorizzato nel mio letto.

Sentii un urlo e mi girai a guardare Thomas spaventata. Lo vidi scrollare la mano e scoppiai a ridere quando fece un faccia di disgusto. Lui odiava gli insetti, tranne le farfalle.

-Tutto a posto?- domandai gridando e lui alzò il pollice in aria prima di cercare di salire la corda sospesa ma senza risultati.

Frugai nella borsa in cerca del libro che stavo leggendo negli ultimi giorni, ma non riuscii neanche a terminare una singola riga perché una voce mi fermò.

-Scusa- alzai lo sguardo e un ragazzo di circa sedici anni se ne stava in piedi davanti a me con uno sguardo intimidito –sei tu Sofy?- chiese mentre si sistemava la felpa nera che indossava. Al mio cenno di capo mi porse un bigliettino e io lo guardai confuso.

-Cosa…- mormorai.

-Non è da parte mia, mi è solo stato chiesto di consegnartelo-  disse allungando di più il braccio invitandomi ad afferrare quel pezzo di carta.

-Chi te l'ha dato?- chiesi mentre cercavo di aprire il biglietto ma il ragazzo era già corso via verso l’uscita del parco. Mi guardai intorno non riuscendo a notare nessuno di sospetto.

Abbassai la testa verso il foglietto.

“Occhi famelici ti fissano ogni giorno. Non manca poco. Prima o poi te li troverai davanti e non sarà un bell’incontro.”

Emisi un gemito spezzato rileggendo il biglietto.

Qualcuno mi fissava, questo l’avevo capito da un po’. Ora dovevo capire di chi erano quegli occhi.

Avevo fottutamente paura che potesse succedere qualcosa a Thomas. La persona che stava dietro quell'avvertimento voleva farmi del male ed ero certa  che fosse a conoscenza  del fatto che la mia debolezza era mio fratello.

Non potevo permettere che qualcuno gli torcesse anche un solo capello, non me lo sarei mai perdonato.

-Sofy!- alzai lo sguardo verso mio fratello che correva verso di me. Sorrideva e tra le mani stringeva qualcosa. Appena mi fu davanti nascosi il biglietto e gli rivolsi un sorriso finto.

Non ero stata attenta in quel lasso di tempo e gli sarebbe potuto succedere qualcosa senza che me ne accorgessi. Dovevo stare più attenta a ciò che mi circondava.

-Cosa hai?- gli chiesi indicando la sua manina chiusa a pugno. Fremetti dalla paura che avesse qualcosa regalatogli dalla persona senza volto che ci poteva fissare anche in quel momento.

-Una farfalla, guarda che bella- gridò eccitato aprendo la mano e rivelando l’insetto che spiccò il volo poco dopo provocando una smorfia di delusione sul volto di Thomas.

-Era bellissima, sei stato molto bravo a prenderla- esclamai facendolo sorridere orgoglioso di sé stesso –ora andiamo a casa- afferrai la sua mano e dopo essermi guardata in giro camminai a passo spedito verso l’uscita.

 

 

Avevamo appena finito di cenare e io comunicai a Lexi e a Thomas che sarei andata a dormire perché non mi sentivo bene.

Mi chiusi in camera tirando fuori dalla borsa il biglietto.

Per mia sfortuna il biglietto era scritto a computer perciò non avevo alcun indizio.

Mi sedetti sul letto appoggiando la schiena contro la testiera. Guardai il soffitto per poi chiudere gli occhi e cercare di ricordare qualche volto sospetto visto durante i giorni passati.

Mi tornò in mente l’uomo inquietante che avevo visto al Luna Park. Aveva un viso familiare ma non riuscivo ad assegnargli un nome. Nessuno poteva volere farmi del male così tanto da perseguitarmi. Nessuno se escludiamo mio padre, ma lui era in prigione.

-Cazzo- sussurrai. Corsi alla scrivania aprendo l’ultimo cassetto e cominciando a frugare tra le carte. Tirai fuori una busta aprendola in fretta. Sapevo che non era stato condannato all’ergastolo ma non ricordavo quanti anni gli erano stati assegnati.

La lettera tra le mie mani diceva che era stato condannato a cinque anni di carcere.

Sperai con tutto il cuore che non avessero abbassato la pena per buona condotta.

La porta della mia stanza venne spalancata e io tirai un urlo appoggiandomi alla parete dietro di me.

Sospirai poggiandomi una mano sul petto quando vidi il sorriso di Louis.

-Cazzo urli- ridacchiò chiudendo la porta per poi sedersi sul letto.

-Se apri in quel modo la porta mi spaventi- cercai di regolarizzare il respiro e per colpa di quel cazzone avevo rischiato l’infarto.

-Che esagerata- esclamò e poggiò la schiena sul materasso lasciando le gambe a penzoloni.

Mi persi a fissarlo ed evidentemente lui se ne accorse perché scoppiò in una grossa risata.

-Lo so che sono bello tesoro ma non sprecarmi- ridacchiò spostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte e io alzai gli occhi scuotendo la testa.

Mi voltai di nuovo verso la scrivania cercando di sistemare il macello di carte che avevo creato poco prima. Il silenzio calò sulla stanza, ed era strano visto che c’era anche Louis ma non me ne preoccupai più di tanto.

-Questo cos’è Sofy?- mi irrigidii sentendo la voce dura di Louis dietro le mie spalle. Si era alzato ed era proprio dietro di me. Riuscivo ad immaginare la rughetta che si disegnava sulla sua fronte quando era confuso e arrabbiato.

Il suo respiro pesante mi arrivava sulla nuca facendomi rabbrividire.

Sospirai immaginando che si riferisse al biglietto che involontariamente avevo lasciato sul letto.

Una mano mi afferrò il braccio costringendomi a girarmi. Come mi immaginavo la sua fronte era corrucciata e i suoi occhi sembravano volermi leggere nella mente.

Aprii poco le labbra non riuscendo a dire nulla e lui alzò una mano mettendo il foglietto dritto davanti ai miei occhi.

-Cosa significa questo?- chiese con tono tagliente e freddo.

Un bivio si era posto nella mia mente. Spiegargli come stavano le cose o sviare il discorso. Anche se ero propensa per la seconda scelta seguii la prima sapendo che di Louis potevo fidarmi.

-Credo tu possa capirlo da solo- mormorai chiudendo gli occhi sentendomi la testa pesante. Perché la mia vita doveva essere così complicata? Avere una vita normale era chiedere troppo?

-E’ una minaccia- disse. Osservai il movimento del suo pomo d’Adamo quando degluttì rumorosamente. Aveva intuito che era qualcosa di serio.

-Già, a quanto pare qualcuno sta osservando me e Thomas, e da un bel po’ credo- dissi esasperata sedendomi sul bordo del letto con le braccia stese e strette tra le gambe. Guardai in basso e sentii il materasso abbassarsi e avvertendo il calore del corpo di Louis vicino a me.

Era snervante non riuscire ad avere tutto sotto controllo.

-Sai chi può essere?- mi chiese a bassa voce e sentii il suo sguardo bruciarmi la nuca ma non riuscii ad alzare lo sguardo per incontrare il suo.

Scossi la testa sospirando. In mente avevo solo mio padre ma ero certa che non fosse lui l’uomo del Luna Park.

-Mio padre dovrebbe essere in prigione-. Mi sgranchii la schiena per poi alzarmi e dirigermi verso la scrivania. Tornai da Louis e gli porsi la busta.

-Perché dici “dovrebbe”?- mi chiese ripiegando il foglio dopo averlo letto –qui dice che deve scontare cinque anni, starà ancora un bel po’ di tempo al fresco. Di cosa ti preoccupi?- mi chiese afferrandomi la mano per spingermi a sedermi sulle sue gambe.

-Ho paura che sia riuscito ad uscire prima- rivelai allacciando le braccia al suo collo.

-Il tuo avvocato ti ha chiamato per dirti qualcosa?-  Louis poggiò una mano sulla mia coscia cominciando a lasciare carezze lievi che non avevano nulla di malizioso. Stava solo cercando di tranquillizzarmi.

-In effetti no- mormorai rendendomi conto della realtà: una persona della quale non conoscevo assolutamente nulla mi stava minacciando. Mio padre lo conoscevo abbastanza bene da riuscire a proteggere Thomas e me stessa. Ma se non era lui ero in grossi guai. 

-Forse è l’uomo del Luna Park- rivelai senza rendermene subito conto. Louis si paralizzò all’istante e riuscii a sentire come i suoi muscoli si fossero contratti appena aveva realizzato cosa avevo detto.

-Quale uomo?- pronunciò lentamente e capii che era arrabbiato se non di più.

Deglutii maledicendomi per la mia stupidità. Avrei dovuto rivelare questo importante particolare in modo più lento e non così diretto.

-Ricordi che al Luna Park ho detto di aver paura dei clown-  lui annuii aggrottando le sopracciglia e stringendo la presa sulla mia coscia –ho mentito, beh non proprio, in effetti i clown mi spaventano, comunque, in realtà stavo fissando un uomo dietro il clown- guardai Louis negli occhi prima di procedere con il racconto –mi fissava in maniera pacata senza distogliere mai lo sguardo, mi ha sorriso in modo malizioso e poi se ne è andato-  respirai profondamente sentendo lo sbuffo d’aria prodotto da Louis.

-Perché non me l’hai detto?- gridò senza alzare troppo il tono della voce e io sobbalzai. Si era innervosito molto.

-Perché non pensavo fosse importante- mormorai giocando con le mie dita ma lui mi fermò.

-Un uomo ti fissa e ti sorride e tu pensi che non sia importante?!- esclamò mentre il suo viso cominciava ad arrossirsi per la rabbia.

-Non volevo farti preoccupare- il mio tono era sempre più basso.

Louis grugnì preso dalla collera.

-Dimmi che non l’hai più visto- mormorò cercando di calmare l’ira che stava prendendo il sopravvento sul suo controllo.

Strinsi le labbra in una linea sottile guardando verso il basso non essendo in grado di sostenere lo sguardo del ragazzo sul quale ero seduta.

Notando il mio tentennamento sospirò pesantemente prima di afferrarmi il mento e portare il mio viso di fronte al suo.

-Dimmi che non l’hai più visto, ti prego- il suo tono era speranzoso e fui tentata verso la menzogna per non farlo andare più in collera di quanto fosse già.

-Al parcheggio- sussurrai tremando. Strinse tra il pollice e l’indice il mio mento più fermamente.

-Continua- mormorò piano chiudendo gli occhi corrucciando la fronte preparandosi.

-Stavo guardando lui nel parcheggio, era alla guida di una macchina e quando mi ha visto ha sorriso prima di andarsene-.

Louis appoggiò la fronte sulla mia respirando rumorosamente.

-Cazzo- mormorò prima di fregare le labbra contro la mia guancia -dovevi dirmelo cazzo- sussultai all’imprecazione poggiando poi entrambe le mani sul suo petto cercando di calmarlo.

-Mi dispiace- sussurrai cercando di ricacciare indietro le lacrime inutili che minacciavo di bagnarmi il viso.

-Voglio proteggerti ma per farlo devi aiutarmi, capisci?- la sua voce bassa contro il mio orecchio mi fece tremare e con poca forza riuscii ad annuire. Ero stata stupida a non dirglielo subito ma non avrei mai immaginato che la situazione fosse così grave.

Qualcuno minacciava la mia sicurezza e quella della mia famiglia, e io non sapevo come proteggerla e ciò mi spaventava più di ogni altra cosa.

Il pericolo era imminente e io non sapevo come difendermi.






ANGOLO AUTRICE
Mi dispiace tantissimo per il ritardo ma ho avuto un blocco. 
Volevo ringraziarvi per leggere la storia anche se mi piacerebbe sapere più opinioni. 
Spero recensiate. 
Un bacio. 






 

DarkDream_

 

 

  
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