Anonymous
Così evidente
Il suo primo bacio ad Aominecchi non fu esattamente come Kise
se lo era sempre immaginato. Anzi, a dire il vero, non era certo il migliore
che avesse mai ricevuto, magari perché Aomine rimase
pietrificato per l’incredulità di quanto successo. Se Kise
avesse baciato una statua con le sue fattezze avrebbe avuto, forse, più
soddisfazione.
Ma lo stupore non durò a lungo e quando Aomine realizzò la situazione non decise affatto di
ricambiare. Artigliò la gola dell’altro per allontanarlo da sé e fissarlo negli
occhi con uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo. Tutto ciò che vide di
rimando fu il sorriso di scherno di Kise.
“Ti puzza forse la vita?”
“Aominecchi, Aominecchi!” cantilenò Kise che
proprio non riusciva a smettere di sorridere tronfio della sua audacia.
“Giochiamo a basket insieme da tanto tempo, so bene quanto sono pronti i tuoi
riflessi. Se davvero avessi voluto mi avresti evitato senza problemi.”
“Non riderai più dopo che ti avrò fatto di nuovo
l’occhio nero!” Il pugno di Aomine si strinse in modo
minaccioso, ma Kise non credette neanche per un
secondo che l’amico lo avrebbe colpito.
“Fallo! Se ho sbagliato oppure ho capito male
colpiscimi pure, perché me lo merito. Ma se ho ragione…” lasciò la frase in
sospeso. L’aria si caricò di tensione e sottintesi.
La prese al collo non accennò a diminuire, ma il
pugno era ancora lì, immobile, vicino al fianco di Aomine.
Kise lo conosceva abbastanza bene da sapere che se
avesse voluto fargli del male lo avrebbe già fatto. Del resto, quando lo aveva
aiutato nella rissa sopra il tetto, si era fiondato contro i suoi quattro
avversari guidato solo dall’istinto, senza pensarci su due volte.
Sorrise ancora. Gli afferrò il polso e si liberò
dalla sua presa senza sforzo. Tuttavia, non si allontanò neanche di mezzo
passo.
“Non ti colpisco solo perché non vorrei sorbirmi le
lamentele di tua sorella per averti sfigurato quel faccino da modello che hai.”
“Va bene, fingerò di crederti. Ma a parte minacciarmi
di darmi un pugno, non c’è altro che vuoi dirmi?”
Aomine
mostrò per un attimo smarrimento e nervosismo a quella esortazione. “Su cosa?”
Kise
sospirò sonoramente. Stava seriamente meditando l’idea di darglielo lui il
pugno, così si sarebbe svegliato una volta per tutte. “Ti ho appena baciato,
meno di un minuto fa, non hai nulla da dirmi?”
“No, niente.” Aomine fece
un passo in avanti, gli poggiò una mano sul petto per allontanarlo, ma Kise oppose resistenza e non volle indietreggiare nemmeno
di mezzo passo. Tutta la sicurezza e la spavalderia di poco prima erano
scomparse, lasciando il posto ad un’espressione delusa, amareggiata e
arrabbiata.
“Guardati nei pantaloni: ti sembra niente quello?”
“Ho avuto una reazione imprevista, anche per me. Non
ho davvero niente da dire…”
“Bugiardo!”
“Ok, allora non so che cosa dire. In questo momento
sono solo confuso.”
Finalmente Kise aveva
avuto una risposta sensata, anche se era davvero stanco di quell’atteggiamento.
Da quando era iniziata quella storia non facevano che litigare, continuamente.
Appena provavano ad addentrarsi in un argomento spinoso, i toni si alzavano e
subito finivano per urlarsi contro. Cercò di modulare la voce in modo da
renderla il più morbida e confortante possibile: in quel momento, Aomine gli sembrava solo un grosso animale spaventato che
attacca per difendersi. “È normale essere confusi. Anche io lo ero quando ho
iniziato a provare certi sentimenti. Poi ho imparato a concentrarmi solo su
quello che mi piaceva e allora ho capito tutto.” Fece una pausa e il suo volto
si addolcì per far metabolizzare ad Aomine il
significato delle sue parole e fargli comprendere che ‘quello che gli piaceva’
era in riferimento a lui.
“La fai facile tu. Come quella… cosa… là…” disse Aomine, indicando vagamente le pagine sulla panca dietro Kise, “… dove fanno sembrare che una dichiarazione d’amore
sia una cosa da niente.”
“Non è facile, lo so. Ci sono passato anche io. Aominecchi, ormai è così evidente, non puoi far finta di
nulla.”
Aomine
poggiò la testa contro il muro dietro di sé, sollevò gli occhi al cielo e poi
li chiuse, come se avesse bisogno di rintanarsi un attimo in sé stesso per
elaborare quella realtà che il suo corpo, per primo, gli aveva mostrato in modo
tanto spudorato. “Evidente, dici?” Sospirò.
Era evidente che leggere quella scena erotica in cui
i due protagonisti non erano altri che lui e Kise lo
aveva eccitato, con sua somma sorpresa, per giunta.
Era evidente che avrebbe potuto scansare il bacio di
Kise: si era accorto delle intenzioni dell’altro, ma
il suo corpo lo aveva tradito, bloccandolo e costringendolo ad entrare in
contatto con le labbra di Kise quasi volesse dirgli
‘In fondo è questo quello che vuoi davvero’.
Era evidente, infine, che lo stesso bacio, per
quanto imprevisto, per quanto la sua mente avesse tentato di lottare, non era
stato affatto sgradevole. Il respiro di Kise contro
le sue guance, le loro labbra premute le une contro le altre, tutto, per un
istante, gli aveva procurato un delizioso formicolio alla bocca dello stomaco.
Non aveva mai baciato nessun altro prima, ma era certo che fosse quella la
sensazione che si dovesse provare quando succede con la persona che più ti
piace.
“Aominecchi?” lo chiamò Kise dopo un lungo, profondo silenzio.
L’altro aprì gli occhi e li fissò nei suoi: due
laghi dorati in trepidante attesa di una sua parola, un suo gesto. Un sorriso
amaro gli arricciò le labbra. “Lo dicevo io che quella merda la faceva troppo
facile.”
“Eh? Vuoi dire che…?”
“Voglio dire che in quella storia Aimine si accorge dei propri sentimenti per Kisu in modo troppo semplice e sempre in modo troppo
semplice glieli confessa. Ah, nella vita reale non è affatto così!”
Kise
stentò a credere alle proprie orecchie. Ci era riuscito! In un modo o
nell’altro era riuscito a far aprire gli occhi ad Aominecchi.
Sentiva il proprio cuore scoppiargli in petto per la gioia. Non poté più
trattenersi e lo abbracciò al collo, spingendolo ancora una volta contro la
parete e premendolo con il proprio corpo.
“Aspetta, idiota! Dammi almeno il tempo…”
“Aominecchi, lasciami
fare” sussurrò Kise.
Aomine
si ammutolì, irrigidendosi tutto come se i muscoli fossero diventati di legno,
quando sentì le labbra del compagno dargli un bacio sul collo, proprio nell’incavo
della curva con la spalla. Salì di poco, sfiorandogli la pelle con la punta del
naso e posò un altro bacio, questa volta un po’ più forte e lungo. Sorrise
appena quando sentì Aomine rabbrividire. La pelle d’oca
era senza dubbio un buon segno.
Continuò così fino a raggiungere l’orecchio, fece
schioccare le labbra sul lobo e lo rilasciò subito. Lentamente percorse la
linea della mandibola, come se volesse dire all’altro ‘Sto
per darti un bacio sulla bocca, quindi tieniti pronto’.
Quando infine giunse alla meta, aveva gli occhi socchiusi, ma da sotto le
ciglia poteva sbirciare l’espressione tesa di Aomine.
Premette maggiormente il corpo contro il suo, poggiò una mano all’altezza del
cuore e l’altra sulla spalla opposta. Voleva godersi ogni istante di quel
momento che aveva vissuto solo nelle sue fantasie.
Per la seconda volta, le loro labbra si unirono,
questa volta più dolcemente. Aomine si limitò a
restare passivo, con le mani abbandonate lungo i fianchi, lasciando a Kise piena libertà d’azione.
E Kise si prese tutte le
libertà possibili. Gli succhiò appena il labbro inferiore, giocherellandoci un
paio di secondi con i denti, poi lo rilasciò, leccandolo con solo la punta
della lingua che salì a lappare anche quello superiore. Gli tempestò la bocca
di piccoli, languidi baci prima di osare.
La lingua lo invitò a dischiudere le labbra e Aomine accettò, aprendole appena. Quando ne avvertì il
calore e la morbidezza, timidamente provò ad assecondarla. Doveva ammettere che
Kise ci sapeva davvero fare. Non c’era da stupirsi in
fondo. Bello com’era aveva avuto qualche fidanzata e di certo le ragazze non si
erano accontentate di passeggiare con lui mano nella mano.
Per la prima volta, Aomine
si sentì inadeguato ma Kise sapeva condurlo e
adattarsi al suo ritmo impacciato. Temeva il momento in cui si sarebbero dovuti
separare. Cosa avrebbe dovuto dire o fare? Non ne aveva idea, ma in quel
momento voleva solo godersi quella nuova, eccitante sensazione.
Anche se a malincuore, Kise
considerò che era abbastanza. Era ben lontano dal ritenersi sazio e
soddisfatto, ma non voleva rischiare di esagerare e sembrare un affamato
disperato. Cercò di allontanarsi, ma con sua somma sorpresa Aomine
lo abbracciò, stringendolo a sé. Fino a quel momento era stato ben attento a
non entrare in contatto con il suo corpo in un certo modo, ma l’impeto del
gesto lo schiacciò così tanto che le loro parti basse finirono per scontrarsi.
Un gemito acuto di eccitazione e meraviglia gli scappò, ingoiato da Aomine che proprio non ne voleva sapere di staccarsi più.
Nonostante la foga del bacio che aumentava di secondo in secondo, Kise riuscì persino a sorridere.
Infilò la mano sotto la larga maglietta di Aomine, ancora umida di sudore, e gli accarezzò con ampi
movimenti circolari quegli splendidi addominali che tante, troppe volte aveva
desiderato toccare. Ma Aomine riuscì a stupirlo davvero
quando, ormai più sicuro e padrone della situazione, invertì le posizioni
sbattendolo contro il muro e approfondì il bacio fino a impedirgli di
respirare.
Non che a Kise dispiacesse
l’idea che il ragazzo dei suoi sogni ci stesse mettendo così tanta passione nel
loro primo vero bacio, ma la mancanza d’aria era un problema da non
sottovalutare.
“Ao…” tentò di chiamarlo
ma invano. “Aomi…” Aveva bisogno d’aria e così fece
l’unica cosa che gli venne in mente, anche se ciò significava sacrificare la
complicità e la passionalità che si era accesa: gli morse la lingua, ma non
troppo forte.
“Ahia!”
Finalmente Aomine si
staccò e Kise poté prendere fiato a pieni polmoni.
“Mi stavi soffocando…” si giustificò, prima che l’altro potesse inveirgli
contro. Sentiva le labbra formicolare come mai gli era successo prima.
“Potevi anche dirlo.”
“C’era la tua lingua che me lo impediva” celiò.
Aomine
anche sorrise, ma subito voltò la testa da un’altra parte nel vano tentativo di
nascondere qualcosa e subito Kise intuì cosa fosse: il
suo rossore in volto. Non si sarebbe mai aspettato di vederlo, eppure eccolo
lì, Aomine Daiki, l’asso
della squadra di basket, il rude e virile power forward con le guance appena tinte di rosso. Ah, se solo
avesse potuto fotografarlo!
La tentazione di baciarlo ancora fu quasi
irresistibile e Kise dovette appellarsi a tutto il
suo autocontrollo per trattenersi. Voleva vedere quali sarebbero state le
reazioni dell’altro ora che i reciproci sentimenti erano emersi alla luce del
sole.
“E ora che si fa?” domandò Aomine.
Odiava sentirsi così imbranato, ma una situazione del genere non sapeva proprio
come gestirla, del resto non aveva mai avuto una fidanzata prima… o un
fidanzato.
“Non c’è un regolamento da seguire. Possiamo fare
quello che vogliamo. Continuare a comportarci come sempre. Possiamo uscire insieme
nei fine settimana, magari.”
“Però evitiamo di fare certe cose davanti ad altre
persone” specificò Aomine.
Kise
tirò fuori dal suo arsenale di sorrisi quello più malizioso che gli riuscì. “Ovviamente”
rispose languido, come se avesse voluto dirgli che non era mica un idiota
assatanato che gli sarebbe saltato addosso alla minima occasione. Subito dopo scoppiò
a ridere di gusto e con tutta la spontaneità di questo mondo lo prese per mano
e lo tirò. “Andiamo a farci una doccia, adesso.”
“Che?”
Il tono allarmato nella voce di Aomine
non gli sfuggì. Si girò subito per rassicurarlo, dandogli un bacio a fior di
labbra. “Parli come se non avessimo mai fatto la doccia nello stesso momento.”
“Sì, ma adesso…”
“Guarda che anche per me è tutto nuovo. E poi non
intendevo farci la doccia insieme in quel senso lì. Sei tu che sei malizioso.
Al massimo ti laverò la schiena, se vuoi.” Kise non
era sicuro di poter resistere alla tentazione di toccare Aomine
ovunque non appena lo avesse visto nudo e ricoperto di schiuma, ma accelerare
troppo le cose sarebbe stato sconveniente. Del resto, anche per lui erano le
prime esperienze con un ragazzo. Meglio seguire il naturale flusso degli
eventi, pensò.
“Io non sono affatto malizioso” puntualizzò l’altro.
In risposta ebbe solo una risatina accondiscendente, che aveva tanto il suono
di una presa in giro.
Le docce erano strutturate con dei separé senza le
porte. I due ragazzi si spogliarono nel più assoluto silenzio. Il primo a
finire fu Aomine, che subito si fiondò sotto la
doccia. Come aveva detto Kise non era la prima volta
che si mostravano nudi l’uno agli occhi dell’altro, ma ora tutto aveva
acquisito una sfumatura diversa: i loro corpi erano sempre gli stessi, ma non
il modo in cui si guardavano. In particolare, non voleva certo fargli vedere
quanto ancora era su di giri a causa della lettura insolita e di quel bacio che
di casto aveva ben poco. E mentre era perso nelle proprie elucubrazioni
mentali, sentì un secondo scroscio d’acqua alla sua destra, segno che anche Kise aveva iniziato a lavarsi.
Per quest’ultimo era davvero strano sapere che Aomine, il ragazzo dei suoi sogni, si trovava a meno di un
metro da lui, nudo e, chissà, forse con i suoi stessi dubbi nella testa.
Sarebbe stato incantevole fare la doccia insieme, ma quello sarebbe stato il
classico passo più lungo della gamba. Meglio lasciare che Aomine
digerisse l’esperienza di pochi minuti prima, e solo dopo proporgli nuove
prelibate pietanze da assaggiare.
Peccato solo che la sua virilità proprio non voleva
saperne di calmarsi e attendeva trepidante la conclusione di quello che avevano
iniziato.
Mi
devo calmare, non so come, ma devo.
Si versò dello shampoo sui capelli e iniziò a
frizionarli, concentrando tutti i suoi pensieri e le sue energie nelle punte
delle dita.
E
Aominecchi? Anche lui ha lo stesso problema? Prima
sembrava proprio di sì. Non posso certo chiederglielo però.
Tuttavia il desiderio di andare da lui era così
prepotente e pulsante che, senza ragionare, gli chiese: “Aominecchi,
posso lavarti la schiena?”. Si morse la lingua subito dopo, ma non poteva
rimangiarsi le parole ormai.
Aomine
disse qualcosa ma tra lo scroscio dell’acqua e i suoi tormentosi pensieri Kise non riuscì a sentire. “Come hai detto?”
“Ho detto che va bene.”
“Davvero?” Emozionato, entusiasta e incredulo, Kise si risciacquò i capelli dalla schiuma, chiuse la
manopola dell’acqua e aggirò il divisorio per infilarsi nel cubicolo di Aomine. Questi non si girò per tutto il tempo. Lasciò che
le mani di Kise gli frizionassero la schiena, con
somma beatitudine di quest’ultimo. Era qualcosa di così intimo e pieno di
complicità che non avrebbe potuto desiderare di meglio. Forse solo…
“Ho finito.” Stava per girarsi e uscire dalla doccia
quando Aomine gli afferrò il polso per bloccarlo.
Erano soli ed entrambi ancora ubriachi di desiderio.
Quando avrebbero riavuto un’altra occasione simile? Non lo sapevano, quindi
perché non approfittarne? Aveva avuto solo un assaggio, prima, e non gli era
certo bastato. Visto che ormai era in ballo, tanto valeva concludere nel
migliore dei modi e al diavolo tutto il resto.
Abbracciò Kise di nuovo e,
come prima, lo spinse contro il muro. Questa volta non c’erano i vestiti a
nascondere la loro eccitazione. Kise, che tanto aveva
sognato e immaginato quel giorno, prese l’iniziativa, insinuando la mano tra i
loro corpi, in basso, toccando, carezzando, massaggiando.
Aomine
guardò verso il basso, curioso quasi di vedere come facesse il compagno a
dargli tutto quel piacere che provava.
Kise
sorrise e disse: “Puoi toccarmi anche tu. Fallo come lo faresti a te stesso.”.
Annebbiato
dalla libido e dal piacere che aumentava sempre più, Aomine
seguì il suggerimento, soddisfacendosi reciprocamente nel giro di pochi,
pochissimi minuti. Aveva seguito solo l’istinto dal momento in cui lo aveva
bloccato e baciato di nuovo, e, come al solito, sentiva che aveva fatto la cosa
migliore non solo perché ora versava in uno stato di divina beatitudine,
svuotato di ogni energia, ma anche perché, dovette riconoscere, Kise era di una bellezza incomparabile quando raggiungeva
il picco del piacere ed emetteva quel lungo, acuto gemito di liberazione. Baciò
ancora quella bocca invitante che gli aveva riempito le orecchie di ansiti
voluttuosi e davvero non gli importava più niente di tutto il resto.
Note dell’autrice
La stesura di questo capitolo è
stata piuttosto controversa. All’inizio non sapevo come far cadere le difese di
Aomine e convincerlo che doveva sbattersi Kise una volta per tutte! Poi, il dubbio riguardo la scena
un po’ più hot: ci sta o non ci sta? Ma visto che nella vita in qualunque modo
la fai sembra che non vada mai bene, ho deciso di fregarmene e lasciarmela
perché un po’ di zozzerie le dovevano fare dopo tutta questa trafila che hanno
dovuto subire u.u
E visto che il manga è giunto alla
sua conclusione, per non essere da meno vi informo che il prossimo sarà l’ultimo
capitolo, in cui sveleremo: chi è l’autore/autrice di Master basket? Chi è la
fonte sicura di Kaori, la sorella di Kise? E cosa
accadrà una volta che il quarto capitolo di Master Basket sarà pubblicato?
Al prossimo chap
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