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Autore: ShanHoward    01/09/2014    1 recensioni
Converse nere, pantaloncini di jeans, una canottiera indossata almeno un miliardo di volte, un paio di Ray-Ban sul naso , un vecchio ipod in una mano e un’immensa valigia nell’altra…
Brooke, una ragazza come tante, in un luogo a lei sconosciuto...
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Turner, Altri, Jamie Cook, Matt Helders, Nick O'Malley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo capitolo tutto per voi...buona lettura =)

Stop making the eyes at me

 
 

Alex dormiva profondamente nel suo letto…


I sogni nella sua mente si componevano e scomponevano nel giro di pochi minuti creandone altri ed altri ancora.
Aveva milioni di pensieri in testa e non riusciva a focalizzarsi su nessuno.
Sentiva solo il cervello martellare a non finire, finché non decise di alzarsi.


Scivolò sotto la doccia e vi rimase per quindici minuti tentando di rinfrescarsi in quella giornata che prometteva caldo a non finire.
Si preparò al volo, ed uscì per incontrarsi con i ragazzi che lo aspettavano per una piccola intervista in una radio locale.



Brooke, invece, era a lavoro da un paio d’ore.
Stava aiutando alcuni ragazzini a scegliere il regalo adatto per un loro amico che compiva gli anni. Erano indecisi fra un paio di cd ed alcuni poster o altri gadget che sapevano sarebbero potuti piacergli.
Claire era dovuta uscire per alcune commissioni che gli stavano portando via l’intera mattinata. Aveva così approfittato della disponibilità di Brooke ed era uscita di corsa.


Era inizio settimana e perciò Brooke era più che tranquilla di gestire il negozio semivuoto.
Dal mercoledì in poi era un vero e proprio manicomio: c’erano lezioni di chitarra ed altro; studenti che volevano visitare il muro delle celebrità; musicisti che firmavano autografi ecc. ecc.


Impacchettato il regalo per i ragazzi, sistemò tutto ciò che aveva mostrato loro.


Si chiese se era il caso o meno di scrivere un messaggio ad Alex, anche solo per sapere come stesse andando la sua giornata.
Ma decise di ripensarci onde evitare di recargli qualunque disturbo, tornando così alla sua attività lavorativa.
In fondo la serata precedente era andata a gonfie vele, a parte qualche piccolo intoppo ed era tornata a casa più che soddisfatta.
Rimuginava ancora sul discorso fattogli in auto, e si convinse del fatto che forse era stata un po’ brusca, anche se lui era sembrato più che disponibile nell’apprendere le sue intenzioni.
Claire interruppe la confusione dei pensieri, rientrando in negozio e sbuffando dopo aver poggiato le buste sotto il bancone dove regnava  Brooke.


“Che mattinata stressante!” esclamò
“Tutto bene?” rispose Brooke
“Si, si tranquilla. Fra poco verrà mia madre a darci il cambio” sorrise
“Tua madre? E perché?”
“Ha detto che ci farebbe bene un po’ di relax”
“Oh, va bene. Sono contenta” rispose
“Perciò fra poco andremo a pranzo fuori se ti va…”
“Ma certo che ne ho voglia!” esclamò entusiasta
“Bene!”


Un’ora dopo, la mamma di Claire entrò con molta disinvoltura all’interno del negozio, intimando alle ragazze di andare a divertirsi e non preoccuparsi di nulla.
Così, dopo aver fatto la sua conoscenza, Brooke seguì Claire all’aperto.
Si avviarono a piedi alla ricerca di un ristorantino carino nel quale poter trascorrere una bella giornata mangiando e chiacchierando senza dover essere interrotte dai vari clienti.


Dopo qualche minuto di cammino, optarono per uno in cui Claire amava andare con sua madre quando era solo una bambina. I proprietari la conoscevano da sempre e l’amavano come una figlia. Mentre apparecchiavano un tavolo solo per loro con vista sull’oceano, Brooke si sentiva avviluppare in quella morsa d’amore che aleggiava negli occhi di Claire.
Il signore e la signora Jones, erano corsi subito al loro tavolo riempiendole di complimenti e raccontando qualche aneddoto e disavventura di quando Claire era piccola e si dilettava a fare scherzi ai vari membri dello staff.
Dopodiché  le lasciarono godersi il pranzo in santa pace.


“Che fine ha fatto poi il tizio che ti seguiva?” chiese tra un boccone e l’altro
“Oh beh, si è tutto risolto” rispose
“Cioè? Hai scoperto chi era o hai solo fatto una gaffe?”
“No no, ho scoperto chi era”
“Bene, perché ho chiamato a casa tua ma forse dormivi”
“In realtà non ero in casa” disse lasciando la frase in sospeso
“E dov’eri?”


Quando si rese conto del silenzio che regnava e del sorriso seminascosto di Brooke, mollò le posate sul tavolo ed accostò la sedia verso di lei.


“Eri con quel ragazzo!” disse schiaffeggiandola con il tovagliolo
“Si, ero con lui” sorrise divertita
“E quando avresti avuto intenzione di dirmelo?” disse fingendo il broncio
“Appena avessimo avuto qualche momento per noi” affermò
“Beh? Allora? Dimmi tutto, ogni cosa!” esclamò


Col sorriso sulle labbra, Brooke prese le redini del discorso e tentò di raccontarle ogni minimo dettaglio potesse tornargli in mente.
Gli raccontò dell’episodio dell’auto con i vetri scuri che la seguiva e di come non appena entrata in spiaggia, lei avesse immediatamente cercato Claire per un supporto morale.
Gli raccontò la tranquillità seguita subito dalla sensazione di ansia che l’aveva attanagliata dopo aver rivisto l’auto. La corsa contro il tempo verso casa e la disperata ricerca di conforto fra le braccia dei brani degli Arctic Monkeys. L’improvviso sms di Alex che la invitava ad uscire e la rivelazione di colui che l’aveva seguita.
La stupenda serata in spiaggia e l’imbarazzo misto ad adrenalina durante la fine della serata. E Claire ascoltava più rapita che mai, non proferendo una singola sillaba.
Al termine del racconto, Brooke attese che Claire prendesse parola.


“Beh, non saprei cosa dire. Insomma, hai passato una piacevole serata no?” chiese
“Si, certo. Un po’ strana a livello di emozioni” ammise
“Strana? In che senso?”
“Non so Claire…ho paura che dopo quel discorso sia cambiato qualcosa”
“Ma no! Stai tranquilla. Andrà tutto bene”
“Lo spero” sorrise “io e la negatività giriamo abbracciate”
“Non preoccuparti” disse rassicurandola


Claire rimuginò qualche minuto prima di porre l’ennesima domanda.
Aveva paura di sembrare troppo insistente o quantomeno inappropriata. Teneva all’affetto di Brooke e voleva evitare che ci fossero attriti o altro.


“Brooke…lo so che non sono affari miei ma…” si fermò
“Claire” … “ho capito, stai tranquilla”
“E’ che non voglio tu pensi male di me, ma…”


La conversazione venne interrotta dallo squillo di un cellulare.
Entrambe controllarono il proprio, finché Brooke non si alzò dal tavolo.
Si allontanò giusto di qualche passo per ottenere un po’ di privacy e un briciolo di ricezione migliore. Rispose senza tradire alcuna emozione, e sorrise felice di quella telefonata quasi inaspettata.
Mentre era al telefono, si accorse che anche Claire era impegnata in una telefonata, perciò prolungò anche la propria. Entrambe restarono al telefono per circa un’ora, ritrovandosi al loro tavolo come se non fosse mai accaduto nulla.


“Scusami, era Lauren. Voleva che la accompagnassi a fare spese” pronunciò Claire
“Oh beh, buon divertimento allora!” esclamò Brooke sarcasticamente
“Dai! Smettila!” sorrise “lo so che vi odiate”
“No, non è vero che la odio. Certo, se avessi una bottiglia di alcool ed un accendino fra le mani, saprei che uso farne” concluse Brooke
“Caspita!!!” sorrise Claire di puro gusto
“Già…ma tranquilla, non sono poi così cattiva”
“Non preoccuparti. Suppongo, quindi, che non devo assolutamente chiederti se vuoi venire con noi?”
“Non mi sembra il caso Claire. Era lui al telefono poco fa” sorrise
“Aaah, adesso capisco. Allora ti auguro una buona serata” esclamò
“Grazie” rispose Brooke


Terminarono il loro pranzo nella più completa tranquillità. Dopodiché si congedarono intorno alle 15:00  per andare a prepararsi.
Claire salì sull’auto costosa che Lauren aveva appositamente mandato a prenderla; al contrario Brooke, percorse la strada a piedi prima di salire di salire su di un taxi.


Mentre entrava in casa, Brooke pensava al forte paradosso che regnava nella vita di Claire. Passava dall’essere una semplice ragazza che gestiva un negozio di musica, al passare pomeriggi con persone che arrivavano a spendere anche mille dollari per un misero vestito o una borsa. Tentò di scacciare il pensiero che avrebbe irrimediabilmente portato al ricordo di quella festa a dir poco imbarazzante.
Così andò a dare una veloce sistemata in casa prima di prepararsi per il suo impegno.
Alle 18:30 era seduta in salotto sfogliando un vecchio libro ingiallito dal tempo e dall’uso spropositato che lei stessa ne aveva fatto negli anni.


Qualche minuto dopo, Alex stava guidando con il volume dello stereo al massimo e tamburellava con le dita sul volante. Imboccò il viale parcheggiando esattamente davanti le scalette che conducevano alla porta d’ingresso. Sistemò il cellulare in tasca e suonò il campanello.
Brooke aprì la porta e gli regalò un grande ed immenso sorriso.


“Pronta?” domando lui
“Pronta” rispose
“Ti piace l’idea del cinema vero?” chiese
“Ma certo Alex. Mi va benissimo, non c’è problema” lo rassicurò Brooke
“Ok” esalò lui con un sospiro


Salirono poi in macchina e Brooke notò che Alex non accennava minimamente a trovare un po’ di calma. Voleva chiedere se fosse successo qualcosa; se aveva ripensato ad uscire con lei e non aveva avuto il coraggio di confessarglielo. O se semplicemente era stanco.
Così temporeggiò un minuto prima di domandare qualunque cosa.


“Al, è tutto ok?”
“Cosa? Oh, si è tutto a posto. Solo un po’ nervoso” ammise
“Nervoso? Al, andremo a vedere solo un film” esclamò lei
“Si, lo so. È solo che sono sempre braccato dai paparazzi e non voglio esserlo stasera”
“Capisco. Facciamo così” iniziò Brooke “noi arriviamo al cinema, ti guardi intorno e se noti qualcosa che non va, andiamo via ok?”
“Va bene, proviamoci” disse guardando la strada davanti a lui


Brooke sbirciava di tanto in tanto il suo sguardo per accertarsi che si stesse veramente calmando. Sembrava un po’ più tranquillo di quando erano partiti, scrutava la strada con meno paura di incontrare chissà cosa o chissà chi, e la sua postura era meno rigida di quanto lo fosse precedentemente.
Per rilassarsi  ulteriormente, Alex inserì nel lettore il primo cd capitato fra le sue mani in quel momento, lasciando che la musica gli annebbiasse i cattivi pensieri.


Posteggiarono nel parcheggio sul retro e tentarono di entrare il più nascosti possibile; Alex con gli occhiali da sole nonostante fosse sera, ed il colletto alzato.
Si avvicinò al ragazzo dei biglietti e lo pregò di non dare spettacolo. Il ragazzo avvertì il suo direttore che li fece entrare per una strada differente, assicurandogli che avrebbe fatto in modo di non creargli problemi.


Fortunatamente la sala era quasi vuota; la maggior parte delle persone erano tutte corse a vedere l’ultimo film d’azione uscito da poco e questo diede modo ad Alex di essere ancora più sereno. Scelse una fila a caso facendo cenno a Brooke di seguirlo.


Iniziato il film, l’impaccio ed il nervosismo vennero completamente abbandonati , tanto che dopo circa mezzora Alex teneva il braccio intorno alle spalle di Brooke e sorrideva felice.
Brooke, dal canto suo, non desiderava altro in quel momento che passare una serata con lui.


“Ti vanno dei pop corn?” esclamò Alex durante l’intervallo
“Si, vado io. Passo un secondo in bagno prima” sorrise


Alex sorrise di rimando e si sistemò meglio sulla poltrona del cinema.
Brooke uscì dal bagno, lavò le mani e corse a prendere i pop corn tentando di arrivare in tempo per la ripresa del film.
Mentre rientrava a fatica in sala e riprendeva posto vicino ad Alex, notò qualcosa di apparentemente strano. Qualche fila davanti a loro, ospitava un uomo con un cappello ed un cappotto indosso che sembrava avere uno strano comportamento.
Fin quando non estrasse l’obiettivo di una fotocamera.


“Ehy, credo che ci sia qualcosa che non va in quell’uomo” bisbigliò ad Alex
“Cosa?”


Alex tentò di controllare meglio la visuale, dopodiché prese il braccio di Brooke e le fece cenno di uscire dalla sala.
Lei uscì silenziosamente seguita da Alex che estrasse le chiavi dell’auto dai Jeans. Ingranò la marcia guardandosi intorno, non ripensando al fatto che la sua auto era premunita di vetri oscuri e pertanto nessuno avrebbe potuto riconoscerlo dall’esterno.
Furioso, percorse la strada a gran velocità che li avrebbe allontanati da lì.


“Mi spiace Brooke, sapevo che sarebbe andata così” disse
“Non preoccuparti”
“Ha rovinato tutto, ma non potevo rischiare di incasinarti la vita” proseguì
“Dai, almeno metà film lo abbiamo visto” disse guardandolo


Improvvisamente allentò un poco la pressione sull’acceleratore, voltò lo sguardo verso Brooke e scoppiò in un’enorme e fragorosa risata che riempì tutto l’abitacolo.
Brooke completò la sua risata, più che contenta del fatto di essere riuscita a strappargli finalmente un sorriso. Sulle note di qualche stazione radio selezionata a caso, Alex propose di stare insieme comunque quella sera, dopotutto non avevano ancora cenato.


“Che ne dici se ordiniamo un paio di pizze e noleggiamo qualcosa di carino?” propose
“Dico che è una splendida idea” rispose Brooke sorridendo
“Perfetto allora!”
“Se mi dici cosa preferisci, faccio tutto io. Almeno ti eviti altre rogne come al cinema”
“Pensi sempre a tutto tu eh?” gli sorrise grato
“Già” arrossì lei “oppure per il film posso chiamarti e dirti cosa trovo”
“Buona idea!” esclamò divertito


Sotto le sue attente e meticolose indicazioni, Brooke acquistò le pizze ed il film da vedere, salendo poi in macchina.
Dopo circa 5 minuti, Brooke realizzò che non si stavano affatto dirigendo verso casa sua, scatenando in lei un momento di panico.
Fece giusto un paio di respiri profondi senza farsi scoprire.
Alex  con la coda dell’occhio, la vide agitarsi leggermente e pertanto cercò di tenerla calma.


“Se non vogliamo andare a casa mia, non succede nulla Brooke”
“No, no. È tutto a posto tranquillo” sorrise
“Sei sicura? Per me non c’è nessun problema a tornare indietro!” esclamò
“Al, sto bene…sul serio. Non me lo aspettavo, tutto qui” rispose imbarazzata


Lui fece un breve cenno di assenso e proseguì con la guida senza staccare un attimo gli occhi dalla strada buia.
Diversi minuti dopo, si trovavano il portone ed Alex era intento a cercare le chiavi di casa ma senza successo. Imprecando mentalmente, ricordò di averle lasciate in macchina e sorrise imbarazzato per la piccola gaffe appena fatta.
Dopodiché, entrarono in casa e mentre Alex riscaldava la pizza nel forno, Brooke curiosò in giro per il salone.
Le pareti erano ricoperte di vecchie e recenti fotografie di Alex con i genitori e degli Arctic Monkeys  al completo.
Brooke era gelosa della sua vita; qualunque foto guardasse c’erano sempre gli stessi volti sorridenti e divertiti. Anche lei aveva sempre sognato di avere una vita piena di risate e momenti epici da immortalare ed appendere al muro.


“Stai bene?”


Era talmente presa dall’osservare tutte quelle foto ed immaginare cosa stessero facendo in quel momento, da non accorgersi che Alex era proprio alle sue spalle che sistemava la cena sul tavolino basso difronte il televisore.


“Si, si. È tutto ok. Davo solo uno sguardo alla tua vita” sorrise
“Non sai com’è la mia vita?” chiese scettico
“Certo che so com’è la tua vita. È la vita dei Monkeys fuori dai palchi che non conosco” ammise sorridendo


Si avvicinò a lei difronte alla parete di foto ed anche lui si soffermò un momento ad osservare.


“Siamo semplici amici che si divertono” rispose
“Vi invidio un po’ lo sai?” confessò
“Perché?” chiese facendola accomodare sul divano
“Non so…saranno quei bei visi sorridenti anche se state solo seduti sul pavimento, oppure il profondo amore e rispetto che traspare dai vostri occhi…”
“Sai che quello che hai detto è una bellissima cosa?” disse guardandola con affetto
“Sul serio?” arrossì
“Sul serio” sorrise lui


Accesero la tv e nella maniera più naturale possibile, quasi si conoscessero da tutta una vita, cenarono e si godettero il film scelto abbracciati.
La serata trascorse nel migliore dei modi tra scherzi, risate, sguardi d’intesa e momenti di estrema serietà.
Per la prima volta da che era approdata in America, Brooke sentiva che non stava affatto perdendo tempo, che le cose stavano andando per il meglio e che era esattamente dove doveva e voleva essere. 


Mentre Alex gli stava mostrando altre foto che non aveva ancora avuto il tempo di appendere sui muri, Brooke cadde in un profondo silenzio meditatore. Miliardi di pensieri ed immagini si stavano affollando nella sua mente, pronti ad esplodere in qualunque  momento. Si ridestò solo nel momento in cui sentì la mano di Alex posarsi sul suo ginocchio.


“Ehy” chiese preoccupato
“Ehy” rispose lei
“Sei passata dal ridere a più a non posso ad uno stato di trance” azzardò


Tutto quello che ottenne fu una sonora e riconoscente risata; una risata di puro cuore e con le lacrime agli occhi.


“Hai ragione, perdonami. È solo che mi sono tornate in mente moltissime cose…”
“Spero non siano cose tristi, perché altrimenti posso mettere via queste foto” propose
“No, no anzi sono contenta che tu me le abbia mostrate. Sono molto belle!!!” lo ringraziò
“Allora che succede? Se posso saperlo”
“Niente di che…stavo ripensando a che strano caso del destino mi ha portata qui a Los Angeles. I  miei zii sono morti diversi mesi fa ed io senza averli incontrati neanche una volta mi sono ritrovata con due lettere e due case; una a Manchester e l’altra qui” confessò
“Oh” disse prendendole la mano “mi spiace Brooke, davvero” disse tentando di rincuorarla
“Grazie…mia zia Susan mi scriveva sempre” abbozzò un sorriso





“Brooke, non ti sei mai chiesta come sapessi dove abitavi?” disse all’improvviso
“In effetti si, e sono arrivata alla conclusione che forse tu e lei vi eravate già incontrati”
“L’ho capito dopo la festa di Lauren. Ma ci siamo incontrati solo un paio di volte”
“Sul serio?” chiese sorpresa
“E’ stato solo un caso. Io e Matt eravamo andati a fare un giro in bici e ci siamo spinti verso le abitazioni vicino la collinetta e c’era questo camion dei traslochi con una povera donna stanca, così le abbiamo dato una mano. Una volta scaricato tutto, ci offrì un thè freddo e ci raccontò un po’ la sua storia”
“Già…zia Susan aveva un cuore d’oro…nelle sue lettere mi scriveva sempre che siamo nati per infondere amore” sorrise malinconica
“Ricordo che quel giorno non smise un attimo di dirci quanto amasse sua nipote; quanto desiderasse vederla…”
“Non poteva avere figli e perciò per loro esistevo solo io” disse tirando su con il naso
“Era una bravissima persona Brooke, e meritavi tutto il suo amore” disse chiudendola in un abbraccio che lei ricambiò con molto affetto.


...

 
“E’ una storia a dir poco incredibile” riprese lei poco dopo
“Già…la rividi anni dopo. Sono stato fuori per parecchio tempo, e stava cercando di spedire una lettera. Suppongo per te ora che lo so!”
“La cosa buffa è che avevo in programma di stare da lei dopo il diploma…che ironia della sorte” ammise alzandosi in piedi seguita da lui
“Credo che allora ti stesse spedendo la risposta a quella lettera; diceva che non vedeva l’ora di questo famoso incontro. Continuava a ripetermi di aver paura che nessuno riuscisse a proteggerti; che alcune persone a Los Angeles sono cattive e che quando lei non c’era voleva che qualcuno si prendesse cura di te”





“Ti conosco appena, ma so che se me lo avesse chiesto in questo momento, le avrei risposto che l’avrei fatto io senza un briciolo di esitazione o ripensamento alcuno” ammise con il capo basso.


Una manciata di secondi dopo, risollevando lo sguardo, Alex notò come gli occhi di Brooke fossero estremamente lucidi.
Lei lo fissò dritto negli occhi, con le gambe che gli tremavano leggermente e dopo un breve attimo di esitazione, gli andò incontro baciandolo.
Un bacio intenso ed intimo a tal punto da far scorrere una lacrima lungo la guancia sinistra di Brooke.
Si staccò da lei dopo qualche secondo, col fiato corto ed il viso perplesso.


“A cosa devo questa frenesia?” chiese con un sorriso
“Zitto e continua a baciarmi!” rispose Brooke


Ricominciarono nuovamente intensificando i baci ed i gesti…
Alex si staccò per guardarla nuovamente, riprendendo fiato.


“E’ perché ho detto che vorrei prendermi cura di te?” domando impaziente di proseguire
“Si Alex, si…è la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai detto…” confessò stringendoglisi contro ancora di più


Questa volta lui la strinse più forte ed iniziò a baciarla e sfiorarla con molta più foga e lei non accennò assolutamente a fermarlo, anzi, anche i suoi gesti si fecero più intensi.
Gli slacciò lentamente i bottoni della camicia suscitando in lui uno sguardo sorpreso sul volto, e ciò lo indusse a staccarsi per l’ennesima volta.


“Non eri tu quella che voleva andarci piano; che non voleva essere una delle tante e tutti quei discorsi del genere?” sorrise tra un bacio e l’altro
“Oh, sta zitto Turner e togliti quei vestiti!!!” esclamò con il sorriso sulle labbra


Non se lo fece ripetere due volte, mettendola in braccio e conducendola, come meglio poteva, nella sua stanza da letto.

   
 
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