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Autore: Crystal25396    01/09/2014    3 recensioni
Una storia di due capitoli che racconta la vita di Remus Lupin e di come abbia scoperto non solo l'amicizia, ma anche e soprattutto l'amore.
Dal 1° capitolo:
"Remus Lupin credeva che non avrebbe mai saputo cosa fosse l’amore, quel sentimento che si dice faccia battere forte il cuore, che ti renda la persona più felice del mondo e che ti scalda dentro.
Fin da piccolo aveva sempre pensato che non avrebbe mai scoperto cosa significasse amare ed essere amati. Dopotutto, chi mai si sarebbe potuto innamorare di un Lupo Mannaro?"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 2

Addio paura
 

Da quel giorno, Remus aveva fatto di tutto per evitarla e c’era anche riuscito. O almeno fino ad ora.

Tonks era riuscita ad intercettarlo e a prenderlo da parte. Diciamo più che lo aveva preso per un braccio e si era immediatamente smaterializzata prima che lui potesse dire o fare qualcosa. Dove si erano materializzati Remus non ne aveva idea, non conosceva quel luogo. Sembrava il giardino di un condominio babbano. Evidente era il fatto che si trovassero in montagna. Era impossibile non capirlo: tutte le case che davano su quel giardino e anche quelle in lontananza avevano un tetto esageratamente spiovente, la temperatura era di almeno una decina di gradi più bassa rispetto a dove si trovavano pochi secondi fa e a destra della casa si vedeva il campanile di una chiesa che proprio in quel momento aveva fatto sei rintocchi.
Senza dire una parola, Tonks aveva trascinato Remus dentro una di quelle case e lo aveva lasciato andare solo dopo aver chiuso la porta d’ingresso.
«Dove siamo?» aveva chiesto Remus guardandosi attorno
«Non è importante. Ti basta sapere che qui non ci disturberà nessuno. Ora parla, perché mi stai evitando?»
Una cosa era certa, era decisamente con le spalle al muro. Non poteva certo schiantarla per poi darsela a gambe. Magari se si fosse smaterializzato…
«So a cosa stai pensando.» lo aveva interrotto lei con sguardo serio «Smaterializzarti non ti servirà a niente per due motivi: primo, questa casa è protetta da incantesimi, quindi non potresti svignartela neanche se lo volessi; secondo, se anche ci riuscissi io continuerei a tormentarti finché non ti deciderai a parlare. Non puoi scappare per sempre.»
Remus non sapeva cosa dire. Era fermo immobile che la guardava, cosa che gli provocava un aumento del battito cardiaco, del lieve rossore sulle guance e anche un po’ di disagio.
«Allora?» lo incitò lei.
«Allora cosa?»
«Perché mi stai evitando?»
«Non ti sto evitando…»
«Si, certo… Si può sapere che diavolo ti prende?»
«Non mi prende un bel niente e ora andiamo, o all’Ordine si preoccuperanno» disse cercando di evitare il discorso e dirigendosi verso la porta, ma lei fu più veloce e sguainò la bacchetta.
«Non costringermi ad usarla, Remus. Voglio solo parlarti, quindi smettila di fare il bambino.»
«Cosa vuoi che ti dica, allora?»
«Cosa vuoi che… Ma ti rendi conto? Sono due settimane che mi eviti in tutti i modi possibili e immaginabili, e non riprendere dicendo che non è vero, Remus, perché lo è eccome.» era rossa dalla rabbia, tanto che i capelli avevano preso una sfumatura un po’ più sul fucsia e stava parlando senza dar tempo al licantropo di parlare «Ti comporti così da quando abbiamo avuto… Chiamiamola una “piccola discussione”. Credo di sapere perché ti comporti così e anche perché quella volta hai fatto finta di non capire. Ma pare che debba dirtelo apertamente, o tu farai sempre finta di non capire, quindi lo farò.»
«Dora…» cercò di calmarla, ma inutilmente, visto che la giovane Auror fece un paio di passi avanti facendo a sua volta indietreggiare Remus, allungò le braccia lungo i fianchi, strinse i pugni e, con il viso e i capelli ormai rossi un po’ per la rabbia e un po’ per la vergogna, urlò:
«La persona di cui sono innamorata non è affatto Sirius. Sei tu, hai capito? TI AMO, REMUS!»
Non gli era mai capitato di sentirsi così impotente. Lei glie lo aveva confessato (o urlato, dipende dai punti di vista). Dopo anni passati a convincersi che lui non poteva né amare, né essere amato, ora quella convinzione stava vacillando. Non si era mai sentito così: il cuore gli batteva all’impazzata, lo stomaco si stava esibendo in numerose capriole e il viso era quasi in fiamme. Non riusciva a dire niente. Ogni qual volta che ci provava, la voce gli si bloccava in gola, come se ci fosse stato un nodo che impediva l’uscita di qualsiasi suono.
‘ Cavolo Remus, dì qualcosa! Non è mica la prima volta che ricevi una dichiarazione, a Hogwarts hai rifiutato tante ragazze! ’
Già, però questa volta era diverso. Lui la amava e ora che aveva la conferma che anche lei lo amava, non riusciva a far funzionare correttamente il cervello, come se si fossero fusi dei circuiti. Era felice. Dannatamente felice.
«Allora?» chiese lei impaziente facendo tornare i capelli rosa «non dici niente?»
Remus cercò di pensare a qualcosa di sensato da dire, ma non gli veniva in mente nulla. Poi, però, le sue labbra si mossero.
«Perché?»
Aveva parlato senza nemmeno accorgersene. Ma non era il cervello che agiva. Era il cuore.
«Come?» domandò lei colta alla sprovvista. Evidentemente non si aspettava una domanda
«Perché proprio io, Dora? Tra tutti gli uomini che ci sono, perché proprio io?»
«Perché non riesco a guardare altri uomini da quando ti ho conosciuto. Perché con te mi sento bene e non mi stancherei mai di starti vicino. Perché quando ti guardo negli occhi sento che il cuore potrebbe esplodermi. Perché quando mi abbracci mi sento al sicuro e vorrei rimanere fra le tue braccia per sempre. Perché ti amo, Remus Lupin, e non posso farci niente.»
Lei lo amava sinceramente. Quelle parole le provenivano dal cuore e Remus non poteva essere più felice. Felicità che però ancora una volta venne sopraffatta dalla paura. Si, perché lui era un mostro.
«Non puoi innamorarti di me, Dora. Sono un Lupo Mannaro, tutte le notti di luna piena divento un assassino, l’hai dimenticato? La Pozione Antilupo non fa miracoli, non mi impedisce di essere ciò che sono veramente.»
Parlava tenendo lo sguardo fisso a terra. Non riusciva a guardarla negli occhi, non ce la faceva. Tonks però se ne accorse. Gli si avvicinò e poggiò una mano sulla sua guancia, guardandolo con occhi carichi di dolcezza.
«Ma non l’hai ancora capito?»
A quelle parole, Remus tirò su lo sguardo, perdendosi nei suoi profondi e ora occhi azzurri.
«Cosa vuoi dire…»
«Voglio dire che non me ne importa niente se sei un Lupo Mannaro. Io mi sono innamorata di te indipendentemente da questo. E quando dico che di te amo tutto, intendo anche quello che Sirius chiama “piccolo problema peloso”.» disse ridacchiando nel pronunciare le ultime tre parole.
«Ascolta Remus, il fatto che tu sia un licantropo non cambia niente…»
«Cambia moltissimo invece.»
«Ti sbagli. Quella è una cosa che fa parte di te. Io ti amo così come sei e per la licantropia non c’è un discorso a parte, perché è una cosa che ha contribuito alla formazione del tuo carattere. Un Remus senza licantropia sarebbe molto diverso da quello che ora è davanti a me e io amo l’originale, quello che tutte le notti di luna piena si trasforma in Lupo Mannaro.»
Remus sentì il cuore mancare un battito. Nessuno gli aveva mai parlato così. Nessuno lo aveva mai fatto sentire così amato. Non provava pietà e non era indifferente al fatto che lui fosse un licantropo, ma in modo completamente diverso da come avevano fatto in passato altre persone. Lei lo amava anche per quello.
Prese la mano che lei aveva posato sul suo viso e la strinse con le sue.
«Ciò non toglie che io sia pericoloso.»
«Non importa. Sono disposta a starti accanto sempre e se sarà necessario, sono disposta a diventare un Animagus. Se c’è riuscito quel matto di mio cugino, allora posso riuscirci anche io.»
«Non dire sciocchezze, diventare Animagus non è uno scherzo. E’ una trasfigurazione molto complessa, se non è eseguita correttamente può provocare seri danni!»
«Non ho paura e se questo servirà a farti stare tranquillo quando arriverà la luna piena, allora lo farò.»
Diceva sul serio, Remus glie lo leggeva negli occhi. Quella ragazza era pronta a tutto pur di stargli accanto e questo rendeva Remus felicissimo. Però c’era ancora una cosa…
«Sono comunque troppo vecchio per te, Dora.»
«E tu credi sul serio che mi possa importare qualcosa dell’età? Anche se tu avessi mille anni, ciò che provo non cambierebbe affatto.» e dicendo ciò sciolse il legame che c’era fra le loro mani.
«Sembra che tu stia cercando qualsiasi scusa per farmi allontanare da te. Remus, se non mi ami dimmelo chiaramente e non con tutti questi giri di parole. Se non sei innamorato di me dillo e basta.»
Remus rimase fermo a fissarla. Lui sapeva cosa voleva, ma era sbagliato, completamente sbagliato. Continuava a ripeterselo, ma ora non ne era più sicuro. Lui l’amava. Dal profondo del suo cuore e ormai non riusciva più a soffocare quei sentimenti.
Le prese il volto tra le mani. Era bellissima.
«Le senti le mie mani, Dora? Tremano, come la mia voce. So’ che è sbagliato, ma ora non mi importa più.» disse avvicinando il volto a quello di lei e poggiando la fronte contro la sua.
«Credevo che non mi sarei mai innamorato. E non mi sono mai sbagliato tanto.»
E con un lento movimento, Remus azzerò la distanza che li separava.
Nonostante i 37 anni, era la prima volta che baciava una ragazza e non credeva che fosse così bello. Le sensazioni che provò furono uniche: tranquillità, felicità, gioia, pace… Baciarla era la cosa più bella che avesse mai fatto.
Dopo qualche secondo, che per entrambi parvero interminabili, Remus allontanò le sue labbra da quelle di lei, ma non il volto. I loro nasi si sfioravano appena, tanto che entrambi, nel sentire il respiro dell’altro così vicino, rabbrividirono. Si guardavano negli occhi: lui perso in quelle iridi azzurre e luminose come il cielo stellato, lei in quello sguardo così dolce e felice, come se fosse appena stato liberato da un peso enorme.
«Ti amo, Ninfadora.» sussurrò lui facendo sorridere la giovane strega.
«Lo so…» rispose lei. Poi, vedendo il volto stupito di lui non riuscì a trattenere una piccola risata.
«Mi ero accorta che eri innamorato di me e che cercavi di nasconderlo perché avevi paura. Così ho pensato di entrare nel discorso per farti capire che era impossibile negare l’evidenza…»
«Vuoi dire, che quella volta durante l’appostamento l’hai fatto apposta?»
«Non pensavo reagissi in quel modo e la cosa mi ha fatto saltare i nervi. Però sapere che eri geloso di me mi ha reso davvero felice.» disse lei circondando il collo di Remus con le braccia.
«Sei terribile, lo sai? Ma è anche per questo che ti amo.» e dopo aver poggiato le mani sui suo fianchi, si baciarono di nuovo. Questa volta, però, più intensamente e più a lungo.
Remus era felice: aveva scoperto cosa significasse amare ed essere amati.
Aveva detto addio alla paura.
Ora era felice.




***
Angolo dell'autrice.
Sono in ritardo di 24ore. Scusate >_<
Allora, che ne pensate? Questa volta sono più sicura sui verbi, nel capitolo precedente credo di aver fatto un paio di errori che se trovo correggerò subito.
Innansi tutto voglio ringraziare di cuore HP_dream per aver recensito e aver aggiunto questa storia alle preferite e anche bookreader e gatta12 per averla aggiunta alle seguite, oltre, ovviamente, a tutte quelle persone che l'hanno letta. Grazie mille!
Ora che questa breve storia è finita, posso tornare a concentrarmi sulla fanfiction su Doremi.
Grazie ancora a tutti, a presto!

-Crystal-
   
 
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