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Autore: Penguy    06/09/2014    4 recensioni
"Il ragazzo riemerse dalle acque,portandosi le mani alla testa e scostandosi i capelli dal volto all’indietro.
Il tritone non riuscì a distogliere lo sguardo da quella figura che riaffiorava, illuminata dalla luce della luna.
Era splendido. Sembrava un qualcosa fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni."
Makoto,giovane pompiere qualificato.Haruka,tritone dai profondi occhi zaffiro.
Una storia tanto insolita quanto l'attrazione che lega i due protagonisti.
Un'amore sbocciato quasi per ironia,destinato a far soffrire inevitabilmente entrambi.
Verrà,questo amore,alla fine,coronato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sulla costa,debolmente,iniziava a levarsi un lento vento estivo che si odeva tra le foglie a stento e che rinfrescava l’atmosfera,rendendo il suo tocco gradevole.

Makoto dischiuse gli occhi con lungaggine,portandosi una mano al viso e spostando alcune ciocche di capelli che intralciavano la vista.

“D-dove mi trovo…”

Spalancò gli occhi sussultando,dopo aver realizzato di essere, senza una spiegazione apparente,circondato da un’enorme vastità di acqua,paragonabile alle profondità oceaniche. Poteva avvertire il suo corpo schiacciato dalla pressione, come fosse intrappolato in una morsa; una stretta senza via di salvezza. Con enorme terrore,concretizzò che stava accadendo ciò che fin da bambino aveva costantemente costituito una delle sue peggiori paure: stava annegando.

Disorientato e in preda all’agitazione,con tenacia tentava invano di risalire per riemergere in superficie,ma ad ogni movimento sembrava sprofondare negli abissi sempre più scuri,mentre la luce del sole diveniva meno chiara e distante.Il panico lo attanagliava, divorandolo avidamente e rendendogli difficile anche solo pensare. L’acqua che lo attorniava pareva aver assunto le sembianze di un essere in possesso di vita propria che non aveva alcuna intenzione di rinunciare alla sua preda.
Provò inutilmente a mantenere la calma e a cercare un appiglio,una via di fuga,una speranza,qualsiasi cosa.Avvertiva  braccia e  gambe divenire dello stesso peso di un macigno impossibile da sollevare che lo trascinava verso il fondo con sè.Avvertì il respiro venir meno,come soffocato.
Esaurendo le forze,cessò di muoversi e strinse le mani intorno alla propria gola,contorcendosi su sé stesso freneticamente. A causa dell’ipercapnia non fu più in grado di impedire l’entrata di acqua,che di conseguenza penetrò all’interno dei polmoni e dello stomaco,implacabile,invadendo ogni parte di lui. I respiri divennero forzati e senza accorgersene iniziò a boccheggiare disperatamente,mentre perdeva gradualmente sensi e lucidità.

Allentò la presa sul proprio collo e distendendo il corpo,si abbandonò al proprio destino,ma qualcosa afferrò la sua mano per sottrarlo da ciò che dava l’impressione di essere ormai morte certa. Nel mentre, il castano si sforzò,con le ultime forze,di identificare colui che si era fiondato in suo soccorso. Dinanzi al suo sguardo,una creatura mistica,delle fattezze di una sirena,nuotava per ricondurlo a galla.

Si svegliò all’improvviso,dentro ad un bagno di sudore e con il respiro strozzato e affannoso .Soltanto notando di giacere incolume sulla spiaggia dove qualche ora prima si era beatamente addormentato,si tranquillizzò.Riprese fiato,passandosi nervosamente una mano fra la chioma bagnata,intuendo che si fosse trattato solo di un incubo.Rimase nella stessa posizione,seduto, a scrutare l’orizzonte e il cielo oramai scurito , notando le prime stelle che iniziavano insicure ad illuminare la sera.

Nonostante fosse ancora un po’ scosso,si sollevò,liberandosi dei granelli di sabbia presenti sugli abiti e si affrettò a rincasare,vista la tarda ora.

L’angoscioso sogno affollò i suoi pensieri in modo prepotente per tutta la notte,scatenando in lui un senso d’inquietudine e preoccupazione. Quella magnifica sirena che lo aveva afferrato per salvargli la vita…“sarà stata davvero solo il frutto di un sogno?”. Non poteva fare a meno di chiederselo in continuazione,rigirandosi tra le bianche lenzuola in cerca di una posizione comoda al fine di riuscire a rilassarsi. I secondi,i minuti e le ore trascorrevano solennemente ed inesorabili sull’orologio,ma alla fine,oltre ogni previsione,riuscì a cadere in un sonno profondo.

Il giorno seguente,lungo la via, in direzione della caserma,s’imbatté nei due pescatori che il giorno precedente avevano dato vita a quell’insolita discussione all’interno del bar.
«Tachibana! »  Lo chiamarono all’unisono per poi avvicinarsi con l’intento di intraprendere una conversazione amichevole «Come procede il lavoro? »
«Ah,buongiorno. Impegnativo come sempre.. » Rispose il castano sorridendo  «E a voi? »

I due incrociarono le braccia in segno di rassegnazione,affermando di non essere riusciti a portare un pesce a casa da giorni,sospettando fortemente dell’esistenza di una sorta di mostro marino che intralciava quotidianamente le loro battute di pesca,mandando in malora i loro sforzi.
Makoto,in segno di rispetto,trattene una spontanea risata all’udire di quelle affermazioni.Secondo lui era assurdo pensare all’esistenza di un essere simile;molto probabilmente si trattava solo di poca fortuna.Tutto qui.
I due,cogliendo un sorriso divertito dipingersi sul viso del ragazzo,inarcarono un sopracciglio evidenziando un segno di offesa sul loro volto che scaturì,quasi subito,una pronta reazione del castano che si ricompose scusandosi.
« Sappiamo che tutto ciò possa apparire folle,ma possediamo la prova che testimonia la certezza delle nostre teorie! »
« Se non sono troppo indiscreto,che genere di prova? »Chiese Makoto perplesso,non riuscendo a celare una chiara curiosità a riguardo.
Il più anziano si avvicinò al castano,mostrando un oggetto con fare vittorioso appena tirato fuori da una tasca del giacchino color beige.

Sul palmo della mano del pescatore era posata ciò che sembrava essere una squama di un azzurro brillante con sfumature di un blu marino.Si presentava abbastanza ruvida al tatto,esibendo dei riflessi abbaglianti al tocco dei raggi del sole.Avvicinandola al proprio volto si avvertiva l’odore di salsedine emanato inebriare le narici,come una sorta di afrodisiaco.Makoto la prese delicatamente fra le dita,mentre la sua mente aveva istintivamente fatto ritorno alla visione mostrategli dal sogno.Era una coincidenza talmente  disarmante da farlo arrivare a titubare delle sue stesse convinzioni sull’argomento.Tornando sui suoi passi e facendo appello al proprio scetticismo,espresse il proprio pensiero..

« Non potrebbe appartenere semplicemente ad un comune pesce? ».

I due uomini lo esortarono ad osservare più attentamente,sottolineando il fatto che squame di tali colori e dimensioni non si erano mai viste.Il castano si arrese a quelle opinioni che risultavano un po’ precarie.Continuò a rigirare l’oggetto misterioso fra le mani,scorgendo con la coda dell’occhio il quadrante del proprio orologio,deglutendo rendendosi conto del proprio ritardo.

Chiese perdono per dover troncare la discussione tutta d’un tratto e porgendo l’oggetto ai legittimi proprietari,dopo aver salutato, si diresse in tutta fretta verso il presidio.

I due signori ricambiarono il saluto,tornando poi a chiacchierare tra di loro.

Giunse alla sede con qualche minuto di ritardo e con il timore che questi ultimi potessero essere abbastanza per guadagnare un rimprovero da parte del superiore,che accorgendosi del suo arrivo,marciava nella sua direzione con fare irritato.
«Tachibana! Si puo’ sapere dov’eri finito? »  Lo sgridò l’uomo corrucciando lo sguardo.
« M-mi scusi..sono stato trattenuto… » Provò a giustificarsi.
« Lascia perdere..abbiamo problemi più seri. Ci è stato segnalato un condominio di due piani in fiamme a causa di un cortocircuito. Ci potrebbero essere persone ancora intrappolate all’interno.La prima squadra sta arrivando sul posto,tu li raggiungerai con la seconda. Forza,non perdiamo tempo! »
«Vado immediatamente! »  Rispose il castano prontamente.

Partì come gli era stato detto a bordo della seconda autovettura che schizzò a tutta velocità a sirene spietate. Già a distanza poteva essere avvistato il nero fumo propagandarsi verso l’alto.

Giunto di fronte l’abitazione,poté constatare con i suoi stessi occhi che la situazione era molto più grave e pericolosa di come gli era stata descritta. La residenza in questione apparteneva,infatti,ad una famiglia abbastanza numerosa che al momento dell’innescamento dell’incendio dormiva ancora beatamente nella propria camera,senza accorgersi di nulla. Grazie al repentino intervento della prima squadra buona parte dei residenti era stata evacuata senza troppi problemi. All’appello mancavano due anziani ed una bambina di soli 6 anni.

Il collega Kaito,squadrata la situazione,affermò con tono serio di voler penetrare all’interno dell’abitazione per condurre in salvo i restanti ,armandosi di maschera d’ossigeno e casco protettivo.Il castano insistette di voler collaborare offrendo aiuto e in un certo senso di rimediare al proprio ritardo.
« Prestate attenzione. L’edificio potrebbe venir giù da un momento all’altro! »   Gridò il caposquadra,dopo aver dato il consenso ad entrambi.
I due annuirono decisi e varcarono la porta d’entrata facendosi strada fra le fiamme. La temperatura era altissima; sembrava di aver appena oltrepassato i cancelli dell’inferno. Ogni cosa veniva divorata dalle fiamme e le travi del soffitto non esistevano quasi più. Con la divisa addosso poteva sentire il proprio sudore scivolare sulla pelle; il caldo oppressivo rallentava i movimenti e gli annebbiava la vista. Bisognava intervenire subito.
I due si divisero in cerca dei membri familiari mancanti,muovendosi accuratamente tra porte e corridoi.La situazione peggiorava ulteriormente di minuto in minuto e neanche con l’ausilio delle pompe l’incendio sembrava diminuire.Il piano inferiore era ormai divorato dalle lingue di fuoco che camminavano solennemente fra le stanze,lasciando dietro di loro cenere e distruzione.

D’un tratto l’attenzione di Makoto fu attirata da un lamento proveniente dal piano superiore. Salì velocemente le scale,ancora intatte nel mezzo,fino a giungere dinanzi ad una porta avvolta dalle fiamme decorata con dei fiori ormai rovinati.

« C’è qualcuno qui dentro?! »   Urlò da dietro la porta

L’unica cosa che le sue orecchie udirono fu il suono di un singhiozzare continuo,intuendo subito a chi potessero appartenere.

« Non avere paura,piccola! Adesso butto giù la porta,allontanati! » 

Sperando che la bambina lo avesse sentito,prese una ricorsa e riuscì facilmente a sfondare la porta già abbastanza danneggiata. La piccola era rintanata in un angolino sotto la finestra mentre piangeva spaventata.Il castano le si avvicinò prendendola in braccio e coprendole la bocca con un pezzo di stoffa per evitare che inalasse altro fumo.

« Adesso usciamo di qui e raggiungiamo la tua famiglia,sta’ tranquilla! »   La rassicurò Makoto lasciando la stanza.

Kaito aveva già raggiunto l’esterno in compagnia dei due anziani e la sua preoccupazione per l’amico che non era ancora uscito saliva sempre di più.

Un’ espressione di sollievo si dipinse sul volto di tutti i presenti quando finalmente anche il castano uscì con la bambina fra le braccia.

Infine si diede il via all’uso delle pompe che domarono l’incendio dopo circa un’ora.La famiglia fu portata all’ospedale per eventuali medicazioni mentre le squadre dei vigili facevano ritorno in caserma.A bordo dell’autopompa,i feriti,tra cui anche il castano che aveva riportato una ferita al braccio,furono medicati in modo opportuno.

Il giovane pompiere concluse alla fine un’altra giornata impegnativa e imboccò la strada del ritorno lungo la quale incontrò nuovamente i due eccentrici pescatori,che al contrario di quella mattina,sembravano piuttosto irritati.
I due lo salutarono cordialmente,come erano soliti fare ogni giorno,notando subito la visibile stanchezza negli occhi di Makoto,che per poco si reggeva in piedi.
« Il lavoro di un pompiere è proprio faticoso. » Ammisero i due,con una punta di preoccupazione nei suoi confronti.

Makoto tentò di riprendersi,grattandosi la nuca e rassicurando i due.D’un tratto  la sua attenzione si focalizzò su ciò che uno dei due uomini stringeva nella mano.Il più giovane incontrò il suo sguardo e mostrò allora l’origine della loro irritazione: una rete da pesca,all’apparenza di grande resistenza, strappata in più punti e oramai completamente inutilizzabile.

«Solo un animale dalle dimensioni fuori dal comune,avrebbe potuta ridurla così. » Affermarono indicando alcune falle in vista.

Il castano osservava sbalordito la rete,cercando una spiegazione logica in modo da eliminare dalla sua mente l’immagine della mistica creatura,anche se con scarsi risultati.Senza volerlo sbadigliò abbastanza sonoramente,attirando lo sguardo dei due uomini su di sé.I due risero all’unisono,scusandosi con lui per averlo annoiato con simili chiacchiere e permettendogli così di procedere verso casa.

Makoto ringraziò per la comprensione e riprese a camminare pensieroso.

Almeno se ne era liberato.Erano due tizi davvero particolari,però riuscivano sempre a strappargli un sorriso.Si voltò verso il mare,ammirando uno splendido tramonto che dipingeva il cielo di un rosso e di un arancione vivi.Le rosee nuvole sembravano volteggiare,unirsi e dividersi in libertà nel cielo,creando un’atmosfera incantata.Il giorno sta per arrendersi alla notte con struggente malinconia;il sole lancia in ogni direzione  lame di luce che,per un istante,accecano la vista per poi spegnersi e morire nell’oscurità.Il tempo pare essersi arrestato come sospeso nel vuoto fra il giorno e la notte.Gli occhi di Makoto permasero ad ammirare ogni dettaglio e nonostante lo avesse visto un’infinità di volte,le stesse emozioni di sicurezza,di magia,di pace,di serenità s’impadronivano di lui come fosse la prima.

Il suo sguardo si abbassò e si posò sulla costa,scorgendo un’insolita figura sdraiata su di uno scoglio.Tentò di strizzare gli occhi,cercando di mettere a fuoco,ma non riuscendo a capire di cosa si trattasse,decise di scendere a controllare di persona.

Giunse velocemente sulla spiaggia,notando quello che sembrava essere un ragazzo aggrappato ad uno scoglio.Scambiandolo per qualcuno che tentava di non annegare,si precipitò per soccorrerlo,ma arrivato ad una vicinanza sufficiente,si bloccò di colpo. Quello non era affatto un ragazzo;non era neanche sicuro che fosse umano.Era dotato di una lunga coda color cristallo simile alla squama che i due uomini avevano con sé quella stessa mattina. Il sangue si gelò nelle vene ed inconsciamente iniziò a tremare nervosamente.
Si sentì crollare il mondo addosso,come fosse piombato in una realtà alternativa.Sentiva gli arti paralizzati,non riuscendo neanche a capire cosa stesse accadendo.Forse il destino si era accanito contro di lui condannandolo a rimanere imprigionato nelle sue paure?Non poteva essere…

Stava davvero succedendo tutto questo?

Ritrovando quel briciolo di forza,terrorizzato, scappò velocemente nella direzione opposta a quella della creatura,ma un senso di colpa lo portò a voltarsi per guardarlo un’ultima volta.Non era una sirena,ma bensì un tritone.Era in condizioni pessime: aveva avvolta intorno al proprio corpo una rete da pesca che gli lacerava la pelle e ne faceva fuoriuscire scarlatte gocce di sangue,impedendogli inoltre ogni movimento.Haruka incrociò il suo sguardo con occhi supplichevoli,come a lanciargli una disperata richiesta d’aiuto.
Faticosamente si ostinava a rimanere aggrappato allo scoglio mentre la marea s’infrangeva contro la sua schiena con la stessa violenza di una frusta. Era visibilmente esausto e disidratato.Tutto ciò che riuscì a fare fu emettere un quasi percettibile lamento rivolto al castano.

Makoto permase a riflettere sul da farsi,timoroso di avvicinarsi nuovamente ed affrontare i propri timori. Quegli occhi color zaffiro gli colpirono il cuore con una potenza inaudita. Il tritone tentava invano di liberarsi,ma più tentava più i fili si stringevano intorno alla sua carne,ferendolo.Era sul punto di perdere i sensi,ma non demordeva,continuando a lottare per la propria vita.

Il castano esitò dal voltargli le spalle,mentre un sentimento di afflizione verso il corvino si faceva strada nel suo cuore,portandolo a girarsi per incrociare il suo sguardo.

Un pensiero attraversò la sua mente,facendo svanire ogni traccia di turbamento e ansia.

“Quella povera creatura…deve soffrire molto in questo momento..”
 
 
 
 
*Angolino autrice*
Salve gente!^^
Ed anche il terzo capitolo,alla fine,è stato pubblicato.Perdonate lo spaventoso ritardo,ma per via di un blackout nel mio quartiere,avevo perso tutti i dati salvati D:
Ho dovuto riscrivere il tutto,salvando ad ogni rigo con il timore che potesse riaccadere nuovamente.E’ stato un incubo.
Anyway,ringrazio chiunque mi stia ancora seguendo! Vi voglio davvero bene *si commuove*
Cercherò di rimediare con il prossimo aggiornamento.
Salutoni,Penguy.
See you next cap.
  
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