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Autore: ValeDowney    14/09/2014    0 recensioni
Cosa ci fanno il Capitan Jack Sparrow ed il Capitan Hector Barbossa nella nostra epoca ? C'entra forse Calyspo, la Dea del mare ? Altre avventure li attendono, tra amore, famiglia e alcuni vecchi ritorni
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente, arrivò il primo giorno di lavoro per Hector e Jack e, proprio come aveva detto la sera precedente Christine, entrambi erano molto nervosi, anche perché nessuno dei due aveva mai lavorato: “Hector, tesoro, cerca di stare calmo: vedrai che andrà tutto bene” disse Christine, mentre aiutava Hector a mettersi la cravatta.
 
 “Ma io sto benissimo e sono calmo” disse Hector, mentre le sue mani tremavano; poi, con un colpo di rabbia, gettò la cravatta sul letto, ed aggiunse replicando: “Per tutti i fulmini ! Certo che sono molto nervoso !”.

“Ok, ora fai un bel respiro profondo; chiudi gli occhi e conta fino a dieci; se, poi, il nervoso non ti sarà ancora passato, bé, allora penseremo a qualcos’altro” disse Christine, mentre gli massaggiava le spalle.

 Hector, allora, provò a fare ciò che le aveva detto la moglie e, piano, piano, si calmò; poi, disse: “ Io non so che cosa mi sia preso”.

“Come ti ho detto ieri sera, è normalissimo essere così agitati; se non lo fossi, impazziresti subito” disse Christine.

Hector la guardò e, poi, i due si baciarono; poi, si interruppero, quando Luna entrò, di corsa, nella loro stanza con Jack sulla sua spalla; per, poi, dire, rimanendo a bocca aperta: “Papà, come sei elegante”.


Hector e Christine si voltarono verso di lei ed Hector, le disse: “Vieni qui, cuccioletta”.

Luna, allora, camminò verso i suoi genitori ed Hector la prese in braccio, per poi domandarle: “Sei pronta, per vedere il tuo papà sul posto di lavoro ?”.

“Mi piacerebbe tanto, papà, ma non posso: lo sai che devo andare all’asilo” rispose Luna.

Hector, allora, voltò lo sguardo verso Christine e stupito disse: “Ma credevo che, quando un genitore iniziava un lavoro nuovo, potessero stare a casa”.

“Non funziona esattamente così, amore: Luna, purtroppo per te, deve andare all’asilo, se non vuole che le sue maestre si arrabbino con lei” disse Christine.

 “Ma io sono una brava bambina, mamma” disse Luna.

“Non avevo dubbi, che avresti detto questa frase; su, ora vai giù e aspettaci, ma, prima, fa che Jack ritorni sul suo trespolo” disse Christine.

Hector, allora, mise a terra Luna, la quale, mentre usciva tristemente e dopo che Hector l’ebbe accarezzata sulla guancia, disse: “ Andiamo, Jack: mamma non vuole che andiamo con papà al lavoro”.

“Ho sentito bene: ha detto “andiamo” ?! No, no, no, così proprio non ci siamo; voleva portare veramente Jack con se, se fosse venuta con te al lavoro ?!” disse stupita Christine.

“Glielo avrei permesso, è ovvio” disse Hector.

“Non si possono portare animali sul posto di lavoro, se non sono concessi” spiegò Christine.

“Vivere nel vostro mondo è molto difficile” disse Hector.

“Ormai dovresti esserti già abituato” disse Christine.

“Lo sai che rimango, pur sempre, un pirata” disse Hector.

 “E’ vero ma qui, caro mio, non ci sono galeoni o forzieri da svaligiare; e non ci sono tanto meno locande dove ubriacarsi o andare a letto con qualche donna” disse Christine.

“Anche nella mia epoca, tu saresti stata la mia unica donna” disse Hector e la baciò nuovamente.

Poco dopo, Hector era riuscito a convincere Christine di portare Luna almeno davanti al Pronto Soccorso: “Mi raccomando, amore: fai tutto quello che ti dice il tuo collega” disse Christine.

“ Jason è molto bravo e sono sicuro che mi farà apprezzare questo lavoro” disse Hector.

“So che tu ti abitui a tutto e sarei bravissimo anche in questo” disse Christine.

 “E, in quanto a te, cuccioletta, comportati bene anche oggi, all’asilo” disse Hector, guardando Luna, la quale gli disse: “ Lo sai che io faccio sempre la brava” disse sorridendo Luna; poi, aggiunse chiedendogli: “Però, quando pensi di ritornare a casa ?”.

“Quando il mio turno sarà finito e finché avrò persone da andare a prendere” rispose Hector e l’accarezzò sulla testa.

“Quelle persone hanno bisogno di te, amore mio: le salverai tutte” disse Christine.

“Ho fiducia in quello che faccio” disse Hector e le diede un dolce bacio sulla bocca; poi, si staccò da lei, quando si sentì tirare la parte finale della giacca; quindi, Hector e Christine abbassarono lo sguardo verso Luna, la quale disse loro, mentre indicava oltre loro: “Papà ! Mamma ! Sono arrivati lo zio Jack e la zia Marie”.

Hector e Christine, allora, voltarono lo sguardo dall’altra parte, per vedere Jack e Marie che si stavano baciando; quindi, Hector gridò: “Jack, anche tu hai un lavoro da incominciare; quindi, vedi di non fare notte”.

Jack e Marie lo guardarono staccandosi, di conseguenza, dal bacio; poi, mentre camminavano verso gli altri tre, Christine disse, rivolta ad Hector: “E’ stato molto sleale da parte tua”.

“Sono un pirata” le disse sottovoce Hector e Christine rise un po’.

“Bel modo di darsi il buongiorno” disse Jack, arrivando, con Marie, da loro.

 “Do questo tipo di buongiorno, solo a chi pare a me” disse Hector.

 “Allora, sei fortunato: perché siamo in pochi, comprendi” disse Jack.

“Zio Jack !” disse entusiasta Luna e Jack, dopo averla presa in braccio, le disse: “Ecco la mia piccola e pestifera nipotina; questo è il buongiorno che volevo”.

“Sei nervoso ?” domandò Luna.

“Nervoso io ?! Piccola, io sono Jack Sparrow e non sono mai nervoso di niente” rispose Jack.

“Papà, invece, era nervosissimo, ma, la mamma, ha detto che è normale essere nervosi il primo giorno di lavoro” spiegò Luna.

“Davvero il tuo papà era nervoso ? Bé, non deve preoccuparsi, perché ci sono anche io con lui, comprendi” disse Jack e, mentre la rimetteva a terra, Hector gli disse: “Guarda che non siamo sulla stessa ambulanza”.

“E perché non siamo sulla stessa ambu cosa ?” chiese Jack.

 “Perché l’ho chiesto al Dottor Glenson di non essere messo con te; e, poi, si chiama ambulanza: dovresti imparare ad usare questo termine, perché è il tuo mezzo di lavoro” rispose Hector.

 In quel momento, Jason, Michael ed altri due vestiti con la giacca dell’ambulanza, uscirono dal Pronto Soccorso e, dopo essersi fermati dal gruppetto, Jason disse: “Hector; Jack; benvenuti al vostro primo giorno di lavoro; spero che vi troverete bene fin da subito”.
“Io non ci volevo neanche venire” disse Jack.

“Piantala, Jack !” disse Marie, dandogli una leggera spinta contro la spalla.

 “E’ la verità che non volevo venirci: solo Hector stava cercando un lavoro, comprendi” disse Jack.

 “Allora, siete pronti ?” domandò Jason.

 “Certo” rispose Hector.

“Oh, a volontà” rispose, con tono sarcastico, Jack.

 “E’ proprio questo lo spirito giusto, tesoro” gli disse Marie e Jack le lanciò un’occhiataccia.

“Bene; se, allora, volete seguirci dentro, possiamo anche incominciare” disse Jason.

 “Mi raccomando, Jason; tieni molto d’occhio mio marito: non è ancora abituato a lavorare” disse Christine.

“Tranquilla, Christine: non lo perderò mai di vista” disse Jason.

“Jack, non prendere mai delle iniziative: fai tutto quello che ti dicono i tuoi colleghi” disse Marie, mentre aggiustava meglio il colletto della giacca di Jack, il quale, prese le mani di lei tra le sue, per poi baciarla sulla bocca.

“Non mi fai le stesse raccomandazioni che Marie ha fatto a Jack ?” chiese Hector.

“Con te non ce n’è bisogno; però, almeno posso darti questo” rispose Christine e, anche loro due, si baciarono.

“Spero solo che riescano a resistere, un intera giornata, senza le loro donne” disse Michael.

Quando Jack ed Hector finirono il bacio con Christine e Marie, Jason disse loro: “Seguitemi” ed entrò dentro al Pronto Soccorso, seguito da Michael e dalle altre due persone.

“Papà; zio Jack; in bocca al lupo” disse Luna.

“E che cosa dovrebbe centrare, ora, il lupo ?!” disse stupito Jack. Luna rise; poi, disse: “E’ un modo di dire: significa, buona fortuna”.

 “Ahhhh; bé, allora, grazie, piccola” disse Jack e l’accarezzò sulla testa.

“Mi mancherai, cuccioletta e, vedi di fare la brava con gli altri bambini” disse Hector ed accarezzò Luna sulla guancia; poi, tutti e due, si diressero verso l’entrata del Pronto Soccorso; ma, poi, si fermarono; voltarono lo sguardo all’indietro e Marie e Christine diedero, loro, un altro bacio; i due pirati sorrisero loro amorevolmente e, dopo aver rivoltato lo sguardo in avanti, entrarono dentro al Pronto Soccorso.

 “Spero solo che Jack non combini qualche pasticcio” disse Marie.

“Ed anche Hector” aggiunse dicendo Christine.

“Papà e zio Jack se la caveranno; ne sono sicura” disse Luna.

 Poco dopo, Jack si stava guardando nello specchio che c’era nello spogliatoio dei maschi, per poi dire: “Che schifo ! Odio i vestiti che avevo prima, ed odio anche questi ! Molto meglio quelli da pirata”.

 “Sei uno schianto, Jack !” disse Hector.

 “Piantala ! Guarda che anche tu sei vestito come me, comprendi” disse Jack, voltandosi e guardandolo.

“Sono i nostri vestiti da lavoro e, poi, ci distinguiamo dagli altri” disse Hector.

“Però, al contrario di te, a me questi vestiti donano” disse Jack.

“Ragazzi, siamo pronti per cominciare” disse loro Jason e, quindi, uscirono nel piazzale esterno il Pronto Soccorso; poi, aggiunse spiegando: “Jack, ti voglio presentare Brian e Lucas: saranno loro ad accompagnarti sull’Ambulanza; Brian starà al tuo fianco, mentre Lucas è il barelliere”.

“Piacere ad entrambi” disse Jack.

“Bene; se è tutto a posto, possiamo iniziare” disse Jason e, mentre saliva, al posto di guida, sulla prima ambulanza, Michael disse, rivolto ad Hector: “ Può benissimo capitare, che ci siano delle persone molto agitate; quindi, non perderti d’animo e cerca di calmarle, ok ?”.

“Cercherò di fare il più possibile” disse Hector e Michael salì sul retro dell’ambulanza.

“Caro mio, buona fortuna e, spero, che te la caverai quanto mai” disse Jack. “Questa non è una gara, Jack” disse Hector.

“Lo so ma, sono sicuro che, se salverò più pazienti di te, riceverò una ricompensa, comprendi” disse Jack.

Hector alzò gli occhi al cielo; poi, salì accanto a Jason e, l’ambulanza, partì.

“Ma che maleducato: non mi ha neanche salutato” disse Jack.

 “Jack, muoviti ! Siamo già in ritardo per il turno” lo chiamò Brian.

“Ma che modi ! E’ mattina e tutti devono già gridare, comprendi” disse Jack e, dopo essere salito al fianco di Brian, anche questa ambulanza partì.

“Allora, quale è la nostra prima destinazione ?” domandò Hector.

“Ancora non lo so: dobbiamo aspettare la chiamata” rispose Jason, mentre guidava. Hector, allora, guardò fuori dal finestrino; poi, Jason gli chiese: “Scusa se te lo chiedo, Hector, ma come mai parli in modo così strano ?”.

Hector lo guardò e rispose: “ E’ il mio modo di parlare, tutto qui”.

“Anche Jack parla come te; chissà come mai” disse Jason.

“Se parlassimo tutti uguale, sarebbe una monotonia assoluta” disse Hector, riguardando fuori dal finestrino.

Ci fu un po’ di silenzio; poi, dalla radio dell’ambulanza, si sentì una voce, dire: “ Qui sede centrale; rispondete”.

Jason, allora, prese in mano il talkie della radio e disse, parlando in esso: “Sono Jason; dite”.

Codice rosso presso un appartamento: anziano in crisi respiratoria. La via è Solom Key, 42 /a; si trova al terzo piano” disse la voce nella radio.

“Siamo subito lì” disse Jason e, dopo aver rimesso il talkie al suo posto, accese le sirene ed accelerò.

Gli bastò pochissimo tempo, per arrivare all’appartamento dove, ad aspettarli, vi era già l’auto medica ed un sacco di gente curiosa, tenuta indietro dalla Polizia.

Dopo aver fermato l’ambulanza, Jason ed Hector scesero e, poi, dopo aver aperto le sportelle dietro, aiutarono Michael a tirare giù la barella: “Fate passare ! Fate passare !” disse uno dei poliziotti, mentre teneva indietro alcune persone.

Jason, Hector e Michael entrarono, con la barella, nell’appartamento; poi, Jason disse: “Terzo piano, vero ?”.

 “Sì; almeno, è così che hanno detto dall’ospedale” disse Hector.

“Ok, ragazzi: forza, che ci aspettano tre rampe di scale” disse Jason.

“Tre rampe di scale ?! E l’ascensore ?!” disse stupito Michael.

“Che cosa è l’ascensore ?” domandò Hector.

Sia Jason, che Michael lo guardarono in modo stupito; quindi, Hector si corresse dicendo: “Già…l’ascensore…come mai dobbiamo fare proprio le scale ?”.

“Perché in questo appartamento non c’è” rispose Jason e Michael ed Hector si guardarono preoccupati negli occhi.

Poco dopo… “Con tutti gli appartamenti che ci sono, a noi ci doveva capitare proprio quello dove non c’è l’ascensore” disse Michael mentre, a fatica, ed aiutato da Barbossa, Jason invece aveva in mano la borsa del Pronto Soccorso, trascinava sulla terza rampa di scala, la barella.

 “Su con il morale, Michael: ormai, siamo già arrivati” disse Jason.

“Appena è di schiena, gli mollo un bel proiettile nella testa” disse Hector.

“Un proiettile ?! Hector, non mi dire che, con te, hai una pistola ?!” disse stupito Michael.

“Certo: me la porto sempre a dietro; sai, in casi di emergenza” rispose Hector; quando, finalmente, arrivarono al terzo piano e, dopo essere andati davanti alla porta della casa dell’anziano che stava male, Jason disse: “Ecco: è questa”; poi, provò ad aprire la porta ma, essa, non si chiudeva; quindi, aggiunse dicendo: “Non si apre”.

“Deve essersi chiuso dentro” disse Michael.

Mentre Jason colpiva la porta con un piede, sperando che essa cadesse, ad Hector venne in mente un’idea: prese, quindi, fuori la sua pistola e, disse, spostando Jason da una parte: “Levati !”.

Jason, che era di spalle, gli chiese: “Perché mi devo spostare ?”; ma, ebbe già la sua risposta, quando si voltò e vide Hector puntargli la pistola contro; quindi, stupito aggiunse dicendo: “Ehi, ma che stai facendo ?! E, da quando in qua, hai, con te, una pistola ?!”.

“Levati di mezzo ! Quel vecchio sta per morire e, noi, stiamo qui a discutere !” replicò Hector e, dopo aver spinto da una parte Jason, sparò alla serratura della porta ed essa si aprì; quindi, la spinse ed entrò in casa, seguito dagli altri due, che spingevano la barella.

“Qui, non vedo nessuna traccia di uno che sta male” disse Hector, guardandosi intorno e mentre, anche, metteva via la pistola.


“Ecco, bravo, metti pure via la tua pistola, prima che a quell’anziano non gli venga un attacco di cuore” disse Michael.

“Siamo qui proprio per questo, no ?” disse Hector.

“Basta litigare, voi due ! Abbiamo un paziente da curare e portare in ospedale, ricordate” disse loro Jason.

“Ma è lui che ha tirato fuori una pistola !” replicò Michael, indicando Hector, il quale replicò dicendo, indicando, invece, Michael: “ E’ lui che si arrabbia, solo perché sono riuscito ad aprire la porta !”.

“Ho detto basta e riguarda entrambi ! E, ora, cerchiamo quell’anziano, prima che sia troppo tardi” replicò Jason ed andò in un’altra stanza.

Mentre camminavano per la casa, Hector notò delle foto su di una scrivania; ne prese, quindi, in mano una e la osservò, vedendo due persone anziane, uno accanto all’altra; ma, poi, la mise giù, quando Jason chiamò, lui e Michael, nella camera da letto e, quando vi entrarono, videro l’anziano disteso sul letto e che respirava faticosamente: “Non si preoccupi, signore: ora ci siamo qui noi ed andrà tutto bene” e, mentre apriva la borsa del Pronto Soccorso, aggiunse dicendo: “Hector, cerca di tenerlo sveglio”.

 “Io ?!” disse stupito Hector.

 “Ci sei solo tu, qua dentro, che si chiama Hector; e, poi, voglio vedere come te la cavi nel tuo primo giorno di lavoro” disse Jason, guardandolo. “Coraggio, non avere paura” lo incoraggiò Michael.

Hector, allora, si andò a mettere dall’altra parte del letto e, inchinandosi leggermente, disse, rivolto all’anziano: “Cerchi di stare calmo: il mio amico, ora, la visiterà e, poi, la porteremo subito in ospedale”.

 L’anziano voltò lo sguardo verso Hector e gli allungò la mano tremante; Hector, allora, gliela prese e, mentre la stringeva, disse: “Sa, prima ho visto alcune foto ma, solo una, mi è piaciuta più delle altre: ritraeva due persone anziane; molto probabilmente lei, con una donna affascinante. Chi è ? E’, per caso, sua moglie ?”, ma l’anziano non rispose; quindi, mentre Jason faceva una puntura sulla spalla dell’anziano, Hector continuò dicendo: “ L’amore è molto importante; solo, che mi ci è voluto molto tempo, per capire il suo vero significato; ma, sono stato fortunato, perché mia moglie mi ha capito fin dall’inizio come ero fatto e, ora, non avremmo una splendida bambina, se non fossimo ancora innamorati. Anche lei deve essere un uomo fortunato, perché, a giudicare da quella foto, sua moglie deve essere una donna veramente in gamba; però, non ha ancora risposto alla domanda che le ho fatto prima: dove si trova sua moglie ? Sempre se è sua moglie, quella donna nella foto”; ma, prima che l’anziano potesse dire qualcosa, Jason disse: “Hector; Michael; mettetelo pure sulla barella”.

Hector, allora, lasciò andare la mano dell’anziano ed aiutò Michael a metterlo sulla barella; ma, poi, arrivò la parte più difficile: trasportarlo giù per tutte quelle scale.

 Fortunatamente, i tre ci riuscirono, anche se con fatica, e dopo essere usciti dall’appartamento, Jason prese in mano il suo talkie e disse: “Stiamo arrivando con un codice rosso: anziano in crisi respiratoria.

Preparate immediatamente una sala in Rianimazione” e rimise il talkie legato alla cintura; poi, rivolto ad Hector, il quale aveva appena aiutato Michael a mettere la barella, con sopra l’anziano, sopra all’ambulanza, aggiunse dicendo: “ Stai dietro con Michael: mi sa che quell’anziano, si fidi di te” ed andò al posto di guida e, dopo che Hector fu salito di dietro ed ebbe chiuso le sportelle, accese le sirene e partì a tutta velocità.

Arrivarono immediatamente al Pronto Soccorso e, velocemente, scesero dall’ambulanza a trasportarono fuori la barella da essa, per poi spingerla, a tutta velocità, per il corridoio del Pronto Soccorso: “Presto ! Presto ! Non c’è un minuto da perdere !” disse Jason, mentre correva, con Michael, Hector ed alcuni dottori, al fianco della barella; per, poi, entrare, dentro ad una delle sale operatorie: “Che cosa abbiamo ?” domandò una dottoressa.

“Anziano; è in crisi respiratoria; lo abbiamo trovato a letto che respirava a fatica” rispose Jason, mentre se ne stava, da una parte con Michael ed Hector; quest’ultimo assisteva, senza parole, ai dottori che facevano di tutto pur di salvare la vita a quell’anziano; d’altronde, non si meritava di morire e, solo in quel momento, Hector si ricordò di quando aveva la maledizione del tesoro di Cortez e, che per 10 anni, non visse la sua vita: “Quell’anziano non deve morire ! Non lui !” disse tra se Hector; poi, uscì dalla stanza e Michael disse: “Ma dove sta andando ?”.

Jason, allora, lo seguì e, affiancandosi a lui, gli chiese: “Dove stai andando ?”.

“Affari miei !” replicò rispondendo Hector.

 “Hector non puoi andare dove ti pare: devi rimanere con me e Michael” disse Jason.

“Devo trovare la moglie di quel vecchio: non può morire da solo” disse Hector, continuando a camminare.

“Ma è una follia ! E, poi, non sai nemmeno da dove incominciare !” disse stupito Jason.

Hector si fermò, così come Jason; poi, gli disse: “ Là dentro c’è un uomo che sta per morire; non sai come mi sono sentito, quando mi stringeva la mano: era come se, anche io, in quel momento, stessi vivendo quello che stava passando lui. Quell’anziano non merita di morire da solo”.

“Ti dico che è una follia, perché non sai nemmeno se quella donna è sua moglie e se, soprattutto, sia ancora viva. Hector, ti prego, porteremo qui, in ospedale, tantissimi altri  pazienti e non puoi cercare i parenti di ognuno di loro” disse Jason.

“Stanno portando l’anziano alla stanza 324 in Rianimazione” disse Michael, raggiungendo i due.

“Bene; e, ora, ritorniamo sull’ambulanza” disse Jason e, insieme a Michael, si diresse all’uscita del Pronto Soccorso, ma si fermò,
quando si accorse che Hector non li stava seguendo, si fermò e, voltando lo sguardo, gli disse: “Andiamo, Hector, non crederai veramente di poter trovare quella donna ? Ci vorrà un sacco di tempo”.


“Ma quell’uomo non ha più tanto tempo ! Nessuno ha il diritto di morire da solo !” replicò Hector ed uscì dal Pronto Soccorso, seguito dagli altri due, ma si fermò, quando vide un’altra ambulanza, con le sportelle aperte; da essa, scesero Brian e Lucas e, mentre questi tirarono giù la barella, dall’ambulanza scese anche Jack; quest’ultimo, nel vedere Hector, disse, mentre camminava verso di lui: “Il mondo è davvero piccolo, vero Hector ?”.

“E’ troppo piccolo, perché ci siamo visti, neanche un’ora fa” disse Hector; poi, vedendo Brian e Lucas che trasportavano una donna sulla barella, all’interno del Pronto Soccorso, aggiunse domandandogli: “Chi è ?”.

“Una signora anziana” rispose Jack.

“Andiamo, Jack; sicuramente, saprai anche come si chiama” disse Hector.

 “Herriet Herman; 82 anni; l’abbiamo trovata distesa a terra e con una crisi respiratoria” spiegò Jack.

“Che coincidenza; anche noi, siamo andati a prendere un anziano che era in crisi respiratoria” disse Hector.

 “Allora, vedi che il mondo è proprio piccolo” disse Jack.

 “Ciao, Jack” disse Jason, raggiungendo i due, insieme a Michael.

“Ciao, collega di Hector, del quale non ricordo il nome” disse Jack, guardandolo.

“Molto spiritoso, Jack” disse Jason; poi, guardando Hector, aggiunse dicendo: “Coraggio, Hector: è ora di andare”.

“Io non vengo da nessuna parte !” replicò Hector.

“Ora non ricominciare, per favore !” replicò Jason.

“Ricominciare ?! Ma che diavolo sta succedendo ?!” disse stupito Jack.

“Affari di Hector” gli disse Michael.

“Conosco Hector meglio di voi due messi insieme: dice sempre tutto a tutti, comprendi” disse Jack; poi, rivolto ad Hector, aggiunse dicendo: “Avanti, amico: sputa la lucertola”.

Hector; Jason e Michael lo guardarono con sguardo perplesso; quindi, Michael disse: “E’ il rospo, e non la lucertola”.

Jack lo guardò e disse: “Rospo; lucertola, sono la stessa cosa: entrambi sono anfibi, comprendi”.

“Caspita, Jack: stamattina devi aver fatto colazione con un’enciclopedia sugli animali” disse Hector.

“Si dia il caso, che la mia fidanzata sia un’insegnante di Scienze; qualcosa me ne intendo anche io; ma, ora, veniamo a noi…qualcuno mi vuole spiegare, che cosa sta succedendo ? Non ho ancora capito nulla !”.

“Come se fosse una novità; intanto, tu non capisci mai nulla” disse Hector.

“Tu e le tue battutine; stai cercando di portarmi fuori porta, ma non ci riuscirai, perché scoprirò che cosa nascondi, caro mio” disse Jack.
 “Non dire sciocchezze ! Voglio solo fare delle ricerche” disse Hector.

“Che non farai ora ! Dobbiamo tornare in servizio !” replicò Jason.

“Perché non vuoi che salvi quell’anziano ? Hai qualcosa in contrario ?” chiese Hector.

 “Non ho niente in contrario; è solo che non è possibile” rispose Jason.

 “Tutto è possibile ed io sono convinto di riuscirci” disse Hector.

“Nel nostro lavoro, noi portiamo le persone in ospedale, dove diventano loro pazienti e, quindi, non sono più un nostro problema; da quando varcano questa porta, noi ci dobbiamo occupare di altre persone, capito ?” spiegò Jason.

“Sapevo già, in che cosa consisteva il nostro lavoro e non c’era bisogno che me lo spiegassi, ma ti ringrazio lo stesso; comunque, da dove vengo io, si va fino in fondo e nessuno mi dice quello che devo fare” disse Hector.

“E da dove vieni ?” domandò Michael.

“Da molto lontano, dove fa molto caldo” rispose Jack ed Hector lo guardò malamente.

In quel momento, i quattro vennero raggiunti da Brian e Lucas e, quest’ultimo, disse: “La signora Herman è stata portata alla stanza 325 in Rianimazione”.

Hector lo guardò e stupito disse: “Stanza 325 in Rianimazione ?!”.

“Sì; stanza 325 in Rianimazione; come mai così tanto stupore: è una stanza come tutte le altre” disse Lucas.

“No, non è una stanza come tutte le altre” disse Hector; poi, senza aggiungere altro, si diresse verso il bancone delle infermiere ed aggiunse dicendo: “Mi può dare la cartella clinica della signora Herman ? Dovrebbe essere appena stata ricoverata alla stanza 325 in Rianimazione”.

“Sì, certo” disse l’infermiera ed andò a prendere la cartella.

“Ma che cosa sta facendo ?!” disse stupito Jason.

“Lui è fatto così” disse Jack.

“Ecco a lei” disse l’infermeria.


“Grazie” disse Hector e, dopo aver preso la cartella clinica dalle mani dell’infermiera, si allontanò dal bancone e la sfogliò.

“Hector, mi dici che cosa hai in mente ? Prendere una cartella di una paziente, vuol dire avere qualcosa in mente” disse Jason, mettendosi accanto a lui.

“Ci sono troppe coincidenze, a partire dalla crisi respiratoria” disse Hector, fermandosi e guardando Jason, il quale disse: “ Allora, è su questo che ti basi: che tutti e due gli anziani, hanno avuto una crisi respiratoria, è solo una coincidenza, credimi”.

“Già, credigli; lui è un medico, mentre tu no” disse Jack. Hector lo guardò malamente, mentre Michael disse: “E, presuppongo, che tu abbia preso in considerazione, anche il fatto che siano stati messi in camere vicine, vero ?”.

“Sapevo che eri in gamba; l’ho capito, fin dal primo momento che ti ho visto” disse Hector, guardandolo.

“Bé, la prima volta che lo hai visto, non è che lui abbia fatto molto; se non ricordo male, si era fatto male ad una caviglia” disse Jack.

“Jack, non ho chiesto una spiegazione dettagliata di come sono andate le cose; e, poi, adesso, non è importante” disse Hector, guardando la cartella della paziente.

Ci fu un po’ di silenzio; poi, Hector aggiunse dicendo: “Sappiamo il nome di questa anziana, ovvero Herriet Herman”.

“Non hanno avuto molta fantasia, quando le hanno dato questo nome” disse Jack.

“Jack, posso finire il mio discorso ?!” replicò Hector, guardandolo.

 “Ma sei hai detto due parole in croce !” disse Jack, ma dopo che Hector gli ebbe lanciato un’occhiataccia, aggiunse dicendo: “E va bene; non ti interromperò più, promesso”.

“Come stavo dicendo, prima che il nostro caro collega Jack mi interrompesse, sappiamo il nome della signora, ovvero Herriet Herman, che è un nome di poca fantasia, secondo l’opinione di Jack; però, ora viene la parte più bella; questa dolce signora, è la moglie di un certo George Torzer” spiegò Hector.

“Ma, noi, non lo conosciamo” disse Michael.

“Ed è qui che ti sbagli, caro Michael; sapevo di aver già visto quella signora, ma non mi ricordavo dove; quella donna, è colei che stavo cercando: è la moglie dell’anziano che abbiamo portato qui e che, in questo momento, si trova nella stanza adiacente a quella della signora Herman” spiegò Hector.

“Ma, ne sei proprio sicuro ?!” chiese stupito Jason.

“Guarda tu stesso” rispose Hector e, dopo avergli consegnato la cartella clinica, aggiunse dicendo: “ Quella donna, l’ho vista in una delle fotografie a casa dell’anziano che abbiamo portato qui; è lei, ne sono più che sicuro”.

“Quando si tratta di riconoscere qualcuno, Hector non sbaglia mai; ad esempio, me mi riconosce sempre” disse Jack. “Jack, ti avevo, forse, detto che potevi parlare ?” domandò Hector.

“No, ma…” iniziò a dire Jack, ma Hector lo fermò, replicando: “Ecco, allora, tieni chiuso la bocca !” e Jack non disse più nulla.

“Ma perché, allora, non portare lo stesso cognome ? Quando due si sposano, la donna prende il cognome del marito” disse Brian.

“Già, è molto strano; anche mia moglie ha preso il mio cognome” disse Hector, guardandolo.

“Che ci trovate di strano: io e Marie non abbiamo lo stesso cognome, comprendi” disse Jack.

“Jack, tu e Marie non siete sposati, ma solo fidanzati” disse Hector.

“Credevo fosse la stessa cosa” disse Jack ed Hector alzò gli occhi al soffitto.

“Sono contento che, tu, abbia trovato ciò che cercavi; così, ora, possiamo ritornare in servizio” disse Jason e chiuse la cartella clinica.

 “No, c’è ancora una cosa che devo fare” disse Hector e se ne andò nella camera dell’anziano.

“Ecco che se ne va un’altra volta” disse Jason.

“Potevi fermarlo” disse Michael.

“Ormai, ci rinuncio; Christine mi aveva detto di tenerlo d’occhio e non di mettersi contro di lui” disse Jason; Michael, senza dire nulla, seguì Hector, il quale era arrivato di fianco al letto dell’anziano che, nel vederlo, voltò lo sguardo verso di lui; poi, Hector gli disse: “ Non so se si ricorda di me, ma sono uno dei quali che l’ha portata qui, in ospedale; non sa se se ne è già accorto, ma nella stanza accanto, c’è sua moglie; o, almeno, è così che penso io”.

L’anziano, allora, voltò lo sguardo dall’altra parte, ad osservare la signora anziana sdraiata sul letto nell’altra stanza; poi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso Hector, cercò di parlare, ma, avendo la mascherina per l’ossigeno sopra la bocca, non ci riuscì; quindi, Hector disse: “Non c’è bisogno che parli; basta solo che annuisca con la testa, per dire sì oppure la scuote negativamente, per dire no; allora…quella signora nell’altra stanza, è sua moglie, oppure no ?” e l’anziano annuì positivamente con la testa.

“Sapevo di aver ragione” disse Hector; poi, aggiunse chiedendo: “Ma, se è sua moglie, come mai, allora, non porta il suo cognome ? Siete, per caso, divisi ?” e l’anziano scosse negativamente la testa.

Mentre Hector faceva le domanda, nella stanza entrarono Michael, Jason e Jack; poi, Hector domandò: “Ora, è importante che mi risponda a questa domanda: non è che, sua moglie, la tradisce con qualcun altro ?”.

“Hector, ma che domande gli fai ?! Vuoi ucciderlo prima del previsto ?!” disse stupito Jason.

“Sto solo cercando di capire una cosa” disse Hector, guardandolo.

“Una cosa piuttosto privata, direi e che, quindi, non riguarda te” disse Jason.

“Siamo stati noi a portarlo qui, giusto ? Quindi, è nostro dovere prenderci cura di lui” disse Hector, rivoltando lo sguardo verso l’anziano.

“Ti sei già dimenticato, di ciò che ti ho spiegato prima: appena le persone oltrepassano la porta del Pronto Soccorso, diventano pazienti dell’ospedale” replicò Jason.

“Signor Torzer, anche sua moglie, da quel che ho capito, è gravemente malata e, ciò che voglio io, è vedervi morire insieme; cioè…non che vi voglia morire adesso, ma, quando sarà l’ora, vi voglio felici ed uno accanto all’altra, allora…” disse Hector, ma si fermò di parlare, quando il Signor Torzer, si tolse la mascherina dalla bocca e, con una voce rauca, chiese: “ Mia moglie, quanto sta male ?”.

“Questo non lo so; io non sono un dottore” rispose Hector.

“Se non è un dottore, allora, perché si preoccupa così tanto per me e mia moglie ?” domandò il signor Torzer.

 “Perché lo ritengo un dovere personale” rispose Hector.

“Nessun dottore prende mai, così sul serio, un paziente ed il suo caso e non vedo perché lo debba fare proprio lei” disse il Signor Torzer.

“Ma, come le ho detto, io non sono un dottore e, quindi, ciò che ha detto, per me non conta” disse Hector.

“Si fidi di ciò che dice, perché del dottore non ha proprio niente, comprendi” disse Jack.

Tutti lo guardarono stranamente; poi, rivoltarono lo sguardo verso il Signor Torzer, il quale chiese ad Hector: “Ha intenzione di comportarsi così, con tutte le altre persone che andrete a prendete o siete gentile solo con me ?”.

“Sono gentile, solo con chi mi sta simpatico e, lei si deve ritenere molto fortunato perché, di solito, non sono così clemente nei confronti degli altri” rispose Hector; poi, aggiunse domandandogli: “Ma, ora, ritorniamo a noi: quella nell’altra stanza, è o non è sua moglie ?”.

“E, a lei, che cosa gliene importa ? Non è un medico; quindi, non so che professione svolga” disse il Signor Torzer.

 “Lavoro in ambulanza; ora è più contento ?!” replicò Hector, già quasi privo della sua poca pazienza.

“E’ sufficiente” disse il Signor Torzer.

Ci fu un po’ di silenzio; poi, Jason disse: “Signor Torzer, se non vuole dirci niente su il rapporto che c’è tra lei e sua moglie, non è importante”.

 “Però, ho notato, che è importante per il vostro amico” disse il Signor Torzer.

“No, ha ragione il mio collega: non dovevo insistere così tanto” disse Hector.

 “Lei mi sembra un brav’uomo e non come tutti coloro che ci sono qua dentro e girano con un camice bianco” disse il Signor Torzer.

Hector fece un piccolo sorriso; poi, disse: “A quanto pare, non le devono stare simpatici i dottori”.

 “E’ da due anni che io e mia moglie andiamo avanti ed indietro per l’ospedale e, ormai, siamo stufi di sentirci dire che, ormai, visto che siamo vecchi, abbiamo meno anni da vivere, rispetto ad un bambino. Mi dica lei, se questo è o non è odiare i dottori ?!”.

“Non ho tante conoscenze nel campo della medicina, ma posso sempre raccomandarle mia moglie” disse Hector.

“Che tipo di medico è ?” gli chiese il Signor Torzer.

“Pediatra, ma, anche lei, come tutti i dottori, sa tutto di medicina” rispose Hector.

“E la mia fidanzata, invece, insegna Scienze” aggiunse dicendo Jack.

 Tutti lo guardarono stranamente ed Hector replicò dicendogli: “Nessuno ha chiesto a te !” e, mentre rivoltava lo sguardo verso il Signor Torzer, Jack disse: “Ma certo; nessuno chiede mai a me ! Jack Sparrow non conta niente !”.

“Jack, piantala !” gli disse Michael.

“Lo sai che ti fa male, lavorare con lui ? Stai acquisendo il suo stesso carattere, comprendi” disse Jack, guardandolo; poi, entrambi, rivoltarono lo sguardo in avanti, mentre Hector disse, rivolto al Signor Torzer: “Non si preoccupi, Signor Torzer: faremo stare bene entrambi e, lei e sua moglie, non dovrete più venire in ospedale”.

“Quante volte, ci siamo sentiti dire questa frase; ormai, non crediamo più a nessuno” disse il Signor Torzer. “Bè, allora, può credere a me” disse Hector.

Ci fu un po’ di silenzio, nel quale, nella stanza, entrarono un medico ed un’infermiera; poi, il medico disse: “E voi che cosa ci fate qui ?! Non avete un turno da rispettare ?”.

“Oh, ci dispiace molto, dottore, ma, ecco…il Signor Torzer é…é…” disse titubante Jason, ma Jack lo interruppe, dicendo: “…è un parente di Michael”.

Gli altri lo guardarono stranamente ed in modo stupito, perché non si sarebbero mai aspettati, che Jack difendesse qualcun altro; poi, il medico replicò dicendo: “Parente o no, non potete stare qui: non è orario di visite”.

“Ma noi facciamo parte dell’ambu cosa e, credeteci, possiamo venire quando ci pare, comprendi” disse Jack.

“Non lo stia ad ascoltare: per lui, oggi, è il suo primo giorno di lavoro e, quindi, è normale che sia così agitato” disse Jason; poi, rivolto a Jack, aggiunse dicendogli, sottovoce: “Se non tieni chiuso la bocca, giuro che ti inietto un sedativo”.

“Iniettami pure quello che vuoi: intanto, niente è peggio del rum” disse Jack.

“Ma sarà un sedativo, ancora più potente del rum” disse Jason.

“Allora, forse è meglio che me ne stia zitto, non credi ?” disse Jack.

“Sì, lo credo anche io” disse Jason; poi, voltandosi verso il dottore, aggiunse dicendogli: “ Le abbiamo già rubato fin troppo tempo, dottore; quindi, sarà meglio, per noi, ritornare in ambulanza, visto anche che siamo in servizio”.

“Sì, sarà proprio meglio per voi; e, se la prossima volta, vi vedrò ancora da queste parti, parlerò personalmente con i vostri superiori” replicò il dottore e, mentre si voltava, con l’infermiera, a guardare la cartella medica del Signor Torzer, Jason gli disse: “Non si preoccupi, dottore: noi, qui, portiamo solo i feriti”; poi, rivolto agli alti, aggiunse dicendo loro: “Coraggio, andiamo: abbiamo altre persone, da andare a prendere” e, insieme e Brian e Lucas, uscì dalla stanza.

“Hector; Jack, dobbiamo andare” disse Michael, rivolto ai due pirata, ma Hector continuava a guardare il Signor Torzer; quindi, Jack gli disse: “ Hector, hai sentito che cosa ha detto Michael: dobbiamo andare”.

“Va bene” disse Hector e, stava per seguire Michael e Jack fuori dalla stanza, quando il Signor Torzer lo fermò, domandandogli: “Come si chiama ?”.

Hector si fermò; si voltò verso di lui e gli rispose dicendo: “Hector Barbossa”.

“Signor Barbossa…grazie per la sua compagnia” disse il Signor Torzer ed Hector sorrise, ma esso scomparse, quando il dottore replicò dicendo e guardandolo: “E’ ancora qui ?! Lei non è un dottore, quindi, il suo posto è fuori da questa stanza ! Se non se ne va subito, la faccio licenziare”.

 “Non si preoccupi: me ne vado subito, ma non finisce qui; lei, non sa, contro chi si è messo” replicò Hector e, voltandosi, uscì dalla stanza, mentre il dottore lo seguiva con lo sguardo.

Poco dopo… “Hector, tirati un po’ su di morale; quel dottore ha un caratteraccio e tutti noi che lavoriamo in ambulanza, lo odiamo” disse Jason, mentre guidava l’ambulanza e, al suo fianco, vi era Hector il quale, mentre aveva il gomito sul finestrino, gli disse: “Me ne sono accorto, anche io, che ha un caratteraccio e, di certo, anche uno come Jack lo capirebbe”.

“Ti do un semplice consiglio: lascialo perdere” disse Jason.

“Certo che lo lascio perdere: se solo mi dovesse capitare sotto mira, giuro che lo appendo a testa in giù, all’albero maestro” replicò Hector.

“Albero Maestro ?! Ma, Hector, non ci sono navi in giro” disse stupito Jason.

“Era un modo, per dire che, se lo dovessi vedere ancora, non gliela faccio passare liscia” spiegò Hector.

“Cerca, però, di restare nei limiti: non vorrei che Christine soffrisse” disse Jason.

 “Non voglio che né mia moglie e che nemmeno la mia piccola Luna, finiscano in mezzo: è solo una questione mia personale” disse Hector.

“Io, il mio consiglio te l’ho dato; poi, sta solo a te decidere” disse Jason.

“Anche Jack la penserebbe come me; so che ti sembra strano sentirmelo dire, ma Jack sarebbe d’accordo con me” disse Hector.

“Bè, anche se vi conosco da poco, ho capito che voi due, avete molte cose in comune, soprattutto nello strano modo che avete di parlare” disse Jason.

“Sì, lo so che parliamo in modo diverso dal vostro, ma, così, ci diversifichiamo da voi” disse Hector e Jason, sorridendo, scosse negativamente la testa.

 Il resto della giornata, trascorse normalmente, dove Hector, Jason e Michael, soccorsero due ragazze ferite, non gravemente, in un incidente; una donna che era svenuta in casa, a causa di un abbassamento di pressione ed un ragazzo che era caduto con la moto.

A fine turno, Hector stava mettendo via, nel suo armadietto, la casacca arancione, quando qualcuno gli chiese: “E’ qui, il mio soccorritore preferito ?”.

Hector, allora, voltò lo sguardo verso la porta e sorrise, nel vedere Christine; quindi, le rispose dicendo: “ Il soccorritore, al momento, è fuori servizio; al momento, però, in servizio c’è suo marito, Dottoressa Christine”.

“Ho parlato con i tuoi colleghi e mi hanno detto, che sei stato molto bravo, essendo il tuo primo giorno di lavoro” disse Christine, entrando nello spogliatoio.

“E, per caso, ti hanno anche raccontato che ho provato a fare l’investigatore ?” domandò Hector.

“Sì, ma per me, rimarrai sempre quel pirata che conobbi tanto tempo fa” rispose Christine e, dopo che si fu fermata davanti a lui, lo baciò.

Quando terminarono il bacio, entrambi voltarono lo sguardo verso la foto di famiglia, che Hector aveva attaccato all’interno dell’armadietto; quindi, Hector disse: “Sarà meglio che andiamo a prendere Luna”.

 “Ci ha già pensato Marie: prima di finire il mio turno, le ho telefonato, chiedendole se poteva passare a prendere la nostra bambina” spiegò Christine.

 “Jack sarà molto contento: quando arriverà a casa, si troverà la sua nipotina preferita, con la quale giocare” disse Hector.

“E, allora, lasciamoli giocare ancora un po’; così, noi due, possiamo andare al bar, a prenderci qualcosa” disse Christine.


“Lo sai che noi pirati, non diciamo mai di no, quando si tratta di andare a bere, soprattutto quando si è in compagnia di una bella donna e, questa donna, è  mia moglie” disse Hector.

“Sarà finita la tua prima giornata di lavoro, ma non con me: stasera, ti aspetta une bella sorpresa, ma, prima, dobbiamo aspettare che Luna si addormenti” disse Christine, accarezzando Hector su una guancia; il pirata, allora, chiuse, sbattendo, l’armadietto e, dopo essersi messo la sua giacca, prese in braccio Christine e, i due, dopo essere usciti dall’ospedale, si diressero verso un bar molto intimo.

Intanto, a casa di Marie e Jack, quest’ultimo, stava giocando a carte con Luna, per poi dirle: “Sai, piccola, è molto strano che il tuo papà, non ti abbia insegnato prima questo gioco, perché hai talento”. “Dici davvero, zio Jack ?!” chiese stupita Luna.

“Ehi, io non sbaglio mai, comprendi” rispose Jack, facendole l’occhiolino; poi, aggiunse dicendo, mentre metteva giù le sue carte sul tavolo: “Scala Reale; guarda ed impara a giocare come me”.

“Non così in fretta, zio Jack” disse Luna e, dopo aver messo giù anche le sue carte, aggiunse dicendo: “Scala di Assi; mi sa tanto, che sei tu, a dover imparare da me”.

 “Non è possibile: è la terza volta consecutiva che mi batti; ma come fai ?!” disse stupito Jack.

“Lo hai detto tu, che ho talento, no ?” disse Luna, mentre prendeva le carte di Jack ma, quest’ultimo, guardando meglio le carte che aveva messo giù la bambina, disse: “Ehi, aspetta un momento…quì, ci sono cinque assi”; poi, alzando lo sguardo verso Luna, aggiunse dicendole: “Piccola canaglia, hai barato !”.

“No, che non ho barato” disse Luna. “Sì, che hai barato, perché non esistono cinque assi, comprendi” replicò Jack.

 “Si chiama il “Poker dei Pirati” e, come mi hai spiegato tu, in questo gioco tutto è lecito” spiegò Luna, finendo di prendere le ultime carte.

Jack non seppe che replicare, perché Luna aveva ragione; ma, poi, disse: “E va bene, anche questa partita l’hai vinta tu, ma, almeno, concedimi la rivincita, comprendi”.

“Ok” disse semplicemente Luna e consegnò le carte a Jack, il quale, mentre le mescolava, le disse: “E, questa volta, voglio un gioco pulito, intesi ?”.

“Chiaro” disse Luna e Jack, dopo aver finito di mescolare le carte, ne consegnò un po’ a Luna ed un po’ a sé e, poi, iniziarono un’altra partita.

Mentre giocavano, suonò il campanello; quindi Luna, voltandosi verso la porta, disse: “Oh, no, devono essere papà e mamma”.

 “E, allora ?! Prima di riportarti a casa, dovranno aspettare che finiamo la nostra partita” disse Jack e Luna rivoltò lo sguardo verso le sue carte.

Marie andò ad aprire la porta e si trovò davanti proprio Christine ed Hector; quest’ultimo domandò: “Dove tenete segregata la nostra bambina ?”.

“In un posto che, sicuramente, non diremo a te” rispose Jack, mentre Christine ed Hector entrarono in casa; poi, Christine, avvicinandosi al tavolo e, mettendosi dietro a Luna, le chiese: “Allora, piccola, sei pronta per ritornare a casa ?”.

“Ancora cinque minuti; devo finire questa partita a carte con lo zio Jack” rispose Luna e mise giù un’altra carta.

Mentre anche Jack metteva giù la sua carta, Hector gli domandò: “E come si chiamerebbe questo gioco ?”.

“Il Poker dei Pirati” rispose Luna.

Christine ed Hector si guardarono preoccupati negli occhi; poi, Christine, titubante le disse: “Tesoro, non credo che sia un gioco adatto a te”.

 “E perché non sarebbe adatto a lei ?! Ha già vinto tre volte” disse Jack. Hector, allora, andò dietro di lui e gli disse: “ Jack, lo sai benissimo come la pensiamo io e mia moglie, al riguardo”.

 “Al riguardo di che cosa ?” chiese Jack, mettendo giù un’altra carta.

 “Al riguardo di cosa insegnare e non, a Luna e, insegnarle questo gioco, era nelle cose da non fare” rispose Hector.

“La tua marmocchia ha talento: non ho mai visto, ad eccezione, ovviamente, di me, giocare così bene al Poker dei Pirati; forse, ha ereditato questa cosa da te” disse Jack.

“Non dire sciocchezze, Jack: io non ho mai giocato a poker” replicò Hector.

“Non al poker normale, ma a quello dei pirati, sì; e, poi, ammettilo caro Hector: tu sei sempre stato bravo in queste cose” disse Jack e mise giù un’altra carta, ma Luna, dopo aver messo giù le sue, disse: “Ho vinto ancora io, zio Jack; e, con questa, fanno quattro vittorie”.

“Ecco, hai visto che cosa hai fatto; è tutta colpa tua, Hector: se non mi avessi distratto, a quest’ora l’avrei vinta io, questa partita, comprendi” replicò Jack.

“Che ti serva da lezione; così, la prossima volta, ci penserai bene, prima di insegnare certe cose a Luna” replicò Hector.

“Andiamo, tesoro: è ora di tornare a casa” disse Christine, mentre aveva in mano la giacca di Luna; quest’ultima, domandò: “Mamma, non posso rimanere a cena, qui dallo zio Jack e dalla zia Marie ?”.

“Abbiamo già disturbato abbastanza gli zii; e, poi, questa non è casa tua” rispose Christine.

“Ma voi non ci disturbate affatto; anzi: sarebbe bello se, anche voi, rimaneste qui da noi, per cena” disse Marie.

“Marie, sei troppo gentile, ma non vorrei che Luna apprendesse altre cose non adatte a lei, dal tuo caro fidanzato” disse Hector, mentre Christine metteva la giacca alla figlia.

“Le ho, poi, solo insegnato un gioco innocuo” disse Jack.

 “Il Poker dei Pirati non è innocuo ! C’è un motivo, del perché si chiama così !” replicò Hector.

Nella casa calò il silenzio; poi, Christine disse, sentendo già la tensione che si stava creando tra Hector e Jack: “Grazie ancora per essere andata a prendere Luna a scuola, Marie e grazie anche per averla tenuta, un po’, qui con voi” e, mentre apriva la porta, Marie disse: “Per noi è un piacere: lo sai che noi vogliamo molto bene a Luna”.

“Anche se c’è qualcuno, che le insegna cose non adatte a lei” aggiunse replicando Hector, lanciando un’occhiataccia a Jack, il quale lo guardò; incrociò le braccia, ma non disse nulla.

“Grazie zia Marie e grazie anche a te, zio Jack, per la vostra ospitalità” disse Luna.

“Puoi venire qui, quando vuoi, anche se il tuo papà, ti dice di no” disse Jack.

Hector gli lanciò un’altra occhiataccia e Christine uscì dalla porta, tenendo per mano Luna e, le due, vennero seguite da Hector.

Mentre camminavano verso la macchina, Christine replicò dicendo, rivolta ad Hector: “ Sei proprio insopportabile: mai che, una volta, riesci ad essere gentile con Jack !”.

“E come si fa ad essere gentili, con un tipo come lui ? E’ impossibile” disse Hector.

“Almeno, puoi fare uno sforzo; non ti chiedo tanto, Hector” disse Christine.

“E’ difficile, amore” disse Hector.

Christine si fermò, così come Luna ed Hector; poi, replicò dicendo: “Lo so che, per te, è difficile avere una normale conversazione con Jack, ma, se proprio non vuoi fare felice me, allora fallo per la nostra bambina”.

 Hector, allora, abbassò lo sguardo verso Luna, la quale li stava guardando entrambi; poi, dopo aver sospirato, disse: “E va bene, ci proverò”.

Christine sorrise, per poi dirgli: “Grazie, amore” e, dopo aver aperto la sportella dietro della macchina, fece salire Luna; poi, la richiuse, salendo davanti, insieme ad Hector, per poi avviare la macchina e ritornare a casa.

Poco dopo e dopo anche aver messo a letto Luna, Christine ed Hector si trovavano in camera loro e, mentre Christine si trovava davanti alla grande specchiera e si stava spazzolando i capelli, Hector era seduto sul letto, e sotto le coperte, a leggere un libro o, almeno, ci provava: “ Sai tesoro: quando navigavo per i sette mari, non avevo mai tempo, di leggere un libro ma, ora, so che cosa mi sono perso” disse Hector, mentre sfogliava una pagina.

“E non avresti neanche pensato, di saper leggere” aggiunse dicendo Christine, guardandolo dallo specchio.

“E, per questo, ti ringrazio: se non fosse stato per tutti i tuoi insegnamenti, non mi sarei mai così innamorato dei libri, come adesso” disse Hector.

Ci fu un po’ di silenzio; poi, Christine disse: “Hector, stavo pensando ad una cosa e mi è venuta in mente, quando oggi, ho visto Luna giocare al Poker dei Pirati”.

“Di che cosa si tratta, tesoro ?” chiese Hector, alzando lo sguardo dal libro e guardare Christine la quale, dopo essersi alzata in piedi ed aver appoggiato la spazzola sul tavolino della specchiera, si voltò verso di lui, rispondendogli: “ Non possiamo nascondere a Luna, le sue vere origini; cioè che, nelle sue vene, scorre anche sangue pirata”.

“Solo perché Jack le ha insegnato quello stupido gioco, non significa che dobbiamo raccontarle, ora, la verità; ci avevano promessi, che avremmo aspettato il momento giusto” disse Hector.

“E se fosse adesso il momento giusto ?! Mi sento un po’ in colpa, non dirle che tu e Jack, siete dei pirati” disse Christine.

Hector sospirò; poi, dopo aver chiuso il libro ed averlo messo sul suo comodino, le spiegò: “ Quando Luna è nata, abbiamo ben pensato di non rivelarle tutto ciò e, adesso, con Jack che le ha insegnato solamente, e dico solamente per sua fortuna, il Poker dei Pirati, tu vuoi dirle che, il suo papà, è un pirata ! Se vuoi dirglielo, sei libera, ma senza di me e, con questo, ti auguro una buona notte !” e, spegnendo la luce dell’abat jour, si coricò.

Christine, allora, si andò a coricare, anche lei, a letto e, dopo essersi avvicinata ad Hector, gli mise le mani sulle spalle, dicendogli: “Amore mio, non essere arrabbiato; hai ragione tu: non è ancora arrivato il momento, di raccontare a Luna tutta la verità; aspetteremo che sia diventata un po’ più grande, anche se, secondo me, sarebbe felice nel sentirsi dire che il suo papà e suo zio, sono, in realtà, due pirati venuti dal passato”.

Hector si voltò verso di lei e le disse: “ Sembri una piratessa, quando parli così: riesci sempre a farmi tornare di buon umore”.
“Lo so ed è per questo che ti ho sposato” disse Christine e, i due, si baciarono. 

Poco dopo, Hector e Christine si erano addormentati, ma la loro quiete notturna, durò poco, perché squillò il cellulare sul comodino di Christine; quest’ultima, a fatica, accese la luce della sua abat jour e, dopo aver preso in mano il cellulare, premette un pulsante, per poi domandare: “Pronto, chi è ?”.

Mentre dall’altra parte, qualcuno le spiegava la situazione, anche Hector accese la luce della sua abat jour e, dopo che si fu seduto sul letto, Christine disse, rivolta alla persona, con la quale stava conversando: “ Va bene; arrivo subito” e, dopo aver interrotto la conversazione, rimise il cellulare sul comodino e si alzò dal letto, andando in bagno, mentre Hector le chiese: “Tesoro, dove stai andando ?”.

“Scusami, amore, ma c’è stata un’urgenza e devo andare immediatamente in ospedale; tu, intanto, occupati di Luna” rispose Christine, dal bagno.

“Emergenza ?! Ma credevo che lavorassi solamente durante i tuoi turni” disse stupito Hector, alzandosi dal letto.

“Magari fosse sempre così; ma, purtroppo, quando i propri pazienti stanno male, bisogna andare da loro” disse Christine.

“Però, a me, non mi hanno chiamato” disse Hector.

 “Perché, chi lavora in ambulanza, non è proprio un vero medico, anche se sa alcune cose di medicina e, poi, voi fate dei turni diversi” spiegò Christine spegnendo la luce del bagno ed uscendo da esso.

 “Ma non possono chiamare un altro medico ?! Non ci sei mica solo tu !” disse stupito Hector, mentre seguiva Christine fuori dalla stanza; poi, Christine gli disse: “Hector, questo è il mio lavoro e, loro, sono i miei pazienti; se mi hanno chiamata, vuol dire che la situazione di alcuni di loro, si è aggravata” e, si fermò sulla soglia della camera da letto di Luna.

“Tu sei la migliore pediatra che esista: fa vedere loro, come si curano i pazienti” disse Hector. Christine sorrise; poi, insieme a lui, entrò nella camera della figlia e, dopo essersi avvicinata al lettino, le accarezzò la testa, per poi dire: “Occupati di Luna, mentre sono via e, se ha bisogno di qualcosa, non esitare a chiamarmi”.

“Vedrai che farò a meno del tuo aiuto” disse Hector.

 Christine sospirò; poi, dopo aver dato un dolce bacio, sulla fronte di Luna, uscì dalla camera e, mentre scendeva le scale, con Hector dietro di lei, disse: “ Se per domani mattina non sono ancora rientrata, prepara la colazione a Luna”.

“Ma, non devo portarla anche all’asilo ?” domandò Hector.

“Amore, domani è sabato ed i bambini non vanno all’asilo; quindi, visto anche che tu, domani, non sei in servizio, potete passare un’intera giornata insieme” rispose Christine.

“Sarebbe una giornata ancora più bella, se ci fossi anche tu” disse Hector.

Christine gli mise una mano sulla guancia, dicendogli: “ Vedrò di sbrigarmi il prima possibile; voi, cercate di divertirvi” e, dopo averlo baciato sulla bocca, aprì la porta e, mentre saliva in macchina, Hector la guardava, con sguardo triste; poi, Christine alzò lo sguardo verso di lui e gli mandò un bacio, che Hector contraccambiò; quindi, la donna azionò la macchina e, uscendo dal vialetto di casa, si diresse verso l’ospedale.

 Hector la guardò allontanarsi e, poi, rientrando in casa, chiuse la porta a chiave; salì sulle scale, ma si fermò ad osservare Luna, dormire beatamente nel suo lettino; quindi, si avvicinò a lei e, mentre l’accarezzava su una guancia, le disse: “C’è qui il tuo papà con te, cuccioletta: la mamma è dovuta andare, d’urgenza, in ospedale ma, non ti preoccupare, perché domani passeremo una bellissima giornata, solamente io e te” e, abbassandosi, le diede un dolce bacio sulla fronte; poi, dopo averle dato un’altra carezza sulla guancia, uscì dalla stanza e, dopo essere entrato in camera sua, ritornò a letto, ma non si addormentò subito, perché il letto era vuoto, senza sua moglie accanto a se e, per un momento, gli sembrava di essere ritornato indietro nel tempo, quando dormiva, da solo, nella sua cabina della Perla Nera e di come sognasse, quasi ogni notte, di innamorarsi di una donna, che gli avrebbe cambiato vita e, quella donna, era la sua Christine.

 Il primo giorno di lavoro, per Hector e Jack, è andato bene anche se, i due pirati, devono ancora abituarsi del tutto a salvare i pazienti e portarli all’ospedale. Ora, però,  che tipo di giornata passeranno Hector e Luna ? Per scoprirlo, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “LA GIORNATA PADRE – FIGLIA”
 
  
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