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Autore: WibblyVale    15/09/2014    4 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Erano passati cinque anni dalla fine della Terza Grande Guerra Ninja e il Villaggio si stava lentamente riprendendo. C'era un ninja però che, nonostante i molti tentativi, non riusciva a liberarsi dei fantasmi del suo passato. Kakashi Atake era seduto, a gambe e braccia incrociate, sulla testa scolpita nella montagna del suo maestro, osservando con sguardo pigro il Villaggio. Aveva preso l'abitudine di recarsi lì ogni volta che voleva pensare. Per lui quello era un modo per sentirsi più vicino all'uomo che l'aveva aiutato a crescere sia come ninja sia come persona. Gli sembrava che stando in quel posto avrebbe potuto sentire ancora i consigli e i rimproveri del suo maestro, di cui aveva sempre un gran bisogno.
Per essere così giovane (aveva solo diciannove anni), Kakashi aveva avuto più esperienze tragiche di molti altri della sua età. Il peso di tutto il dolore, del senso di colpa, della solitudine l'opprimevano. Il vuoto dentro di lui non si colmava. Si sentiva come se tutto attorno a lui fosse distrutto dal fuoco e lui, invece di venire inghiottitto dalle fiamme con il resto del mondo, era da esse intrappolato, mentre il fumo lo asfissiava. Da quell'inferno però non riusciva a trovare una via d'uscita. Qualunque via di fuga gli era preclusa dalle fiamme e quel fumo non lo uccideva. Il risultato era che doveva continuare a vivere nel dolore e nel rimpianto.
"Kakashi!" la voce di Tenzo lo risvegliò dai suoi pensieri. Il copia-ninja lo salutò con un cenno del capo, cercando di sorridere. Dopo un inizio un po' burrascoso i due ninja erano diventati buoni amici. In realtà, il ninja dai capelli argentati avrebbe voluto evitare di affezionarsi a chiunque altro, ma Tenzo era speciale. Oltre ad essere un'importante risorsa per il Villaggio, era anche un amico sincero e leale. Inoltre, sapeva non essere invadente, caratteristica che Kakashi apprezzava molto. Tenzo notò che l'amico non era nel migliore degli stati, ma sapeva anche che non ne avrebbe voluto parlare. Così si limitò a parlare di lavoro, fingendo di non aver notato che c'era qualcosa che non andava.
"Abbiamo una missione. L'Hokage ci aspetta."

Shiori Nara dormiva profondamente. Sognava di trovarsi in una foresta oscura e intricata. Stava combattendo contro dei ninja nemici. Erano troppi per una solo persona e i suoi movimenti erano limitati dalla piante. Lentamente una flebile luce si insinuò nella foresta. La seguì, ignorando i nemici che si abbatevano con furia su di lei. Si ritrovò su un prato baciato dai raggi del sole. Sorrise e si sdraiò sull'erba, ammirando il cielo. All'improvviso il cielo si ricoprì di nuvole grige. Il suo respiro si fece affonnoso, il suo cuore batteva forte, un senso d'ansia s'impadronì di lei, le nuvole le erano sempre più vicine, sembravano cuscini grigi pronti a soffocarla.
Shiori si svegliò di soprassalto. Accanto al suo letto vide il suo fratello maggiore con le braccia incrociate e lo sguardo fisso su di lei. Capì immediatamente che la sensazione che l'aveva fatta svegliare proveniva da lui. Qualcosa lo preoccupava, qualcosa che aveva a che fare con lei.
"Diavolo Shikaku! Devi starmi lontano quando dormo e sei in quello stato!" Si alzò a sedere aiutandosi con le mani e si appoggiò alla testiera del letto. Suo fratello continuava a gurdarla senza parlare.
"Vuoi dirmi cosa ti preoccupa?" chiese Shiori spazientita.
"Hai una missione." Cercava di essere distaccato ma le nocche delle sue mani, che stringevano le braccia, erano di un bianco innaturale.
"Shi-Shi non è la prima volta che vado in missione. Mi vuoi spiegare tutta questa ansia? E poi come fai a sapere di una mia missione? Sono un ANBU, ciò che faccio dovrebbe essere segreto."
"L'Hokage ha voluto chiedere il mio parere, per sapere se eri pronta. Devi fare parte di una squadra."
"Cosa? Perchè?"
Ora capiva l'ansia del fratello. Lei con un team non funzionava. Se si escludeva la formazione Ino-Shika-Cho, Shiori non aveva mai lavorato con nessuno da quando era diventata ninja. Anche durante la guerra aveva svolto missioni completamente in solitaria. Quello che Orochimaru le aveva fatto quando era appena nata, la rendeva inidonea a lavorare in un team. I ninja non sono inclini a rivelare ciò che provano, hanno segreti che amano mantere, mentre lei poteva leggere dentro chiunque. Nessuno voleva una come lei in squadra. Inoltre, lei stessa faticava a rapportarsi con le persone. Per quanto cercasse di evitare di usare i suoi poteri sugli altri, a volte non poteva farne a meno. Poteva sentire quando le persone mentivano, l'odio che provavano, la loro rabbia. Anche quando percepiva sentimenti buoni, come l'amore, l'amicizia, l'altruismo non poteva fare a meno di sentirsi a disagio nell'invadere la privacy di qualcun altro. Per queste ragioni aveva espressamente richiesto di non fare parte di un team. Sapeva però che non era questo che metteva in ansia Shikaku. Lui temeva che si sarebbe sacrifica per un compagno che soffriva, o che il troppo dolore l'avrebbe uccisa.
"Per quanto l'idea non mi vada a genio, devo ammettere che, razionalmente parlando, è un ottima idea. Inoltre sia io che il Terzo siamo convinti che tu sia pronta." Stava cercando di infonderle fiducia, ma anche lei era preoccupata. Quella missione non sarebbe stata affatto facile. Sperava solo che i suoi compagni di squadra non la disprezzassero.
Rimasta sola cominciò a prepararsi. Si infilò l'uniforme: gli stretti pantaloni neri, la maglietta senza maniche bianca, le protezioni sui gomiti e gli stivali. Si pettinò i capelli, che sarebbero stati completamente neri se non fose stato per quel ciuffo rosso che risaltava nella parte destra del suo volto, e li raccolse in una coda. Aveva odiato quel ciuffo per molto tempo. Era il simbolo di ciò che le aveva distrutto l'infanzia, che la rendeva diversa dal resto della sua famiglia. Crescendo però aveva imparato a controllare il proprio potere e quella striscia di capelli rossi divenne per lei il simbolo della sua forza. Quello era ciò che la rendeva unica, speciale, almeno così diceva Shikaku.
Dopo essersi preparata passò dalla cucina per salutare la sua famiglia: Shikaku, Yoshino e Shikamaru erano seduti intorno al tavolo. Dopo aver dato un frettoloso bacio sulla guancia al nipote corse verso il palazzo dell'Hokage infilandosi la maschera da gatto. Nel giro di dieci minuti si trovò davanti alla porta dell'ufficio dell'Hokage. Bussò con leggerezza sulla porta. Dall'interno la bassa voce del Terzo la invitò ad entrare. Shiori aprì la porta ritrovandosi nela stanza circolare.
L'Hokage era seduto alla sua scrivania, gli altri due ninja delle forze speciali stavano di fronte a lui, in piedi.
"Bene ora che siete tutti qui potete togliervi la maschera." ordinò il Terzo.
Shiori guardò i suoi compagni di squadra sbalordita. Li conosceva entrambi di fama ed erano due ninja abilissimi. Kakashi Atake era alto e slanciato. Il suo volto era in gran parte coperto da una maschera nera, che però non ne nascondeva i lineamenti virili. L'occhio sinistro, che doveva essere quello dello Sharingan, era chiuso, mentre il destro era scuro e profondo. A completare l'opera erano i capelli argentati del giovane ninja, che gli davano un aria misteriosa, quasi fuori dal tempo.
Tenzo invece era più giovane, più basso del compagno di qualche centimetro e con i lineamenti ancora di un ragazzino. Il suo sguardo dolce era in contrasto con quello severo ed indifferente di Kakashi. Senza conoscerlo la kunoichi si sentiva molto vicina a lui che, come lei, era stato una cavia di Orochimaru. A Tenzo il ninja traditore aveva impiantato le cellule del primo Hokage, donandogli in questo modo la sua abilità, l'arte del legno.
Pure i due ninja erano impressionati anche se, soprattutto Kakashi, non lo davano a vedere. Loro sapevano tutto di lei: dopo che Orochimaru le aveva iniettato una specie di DNA modificato alla nascita, lei aveva acquisito il chakra del clan Uzumaki. L'abilità sensitiva del clan in lei era talmente sviluppata che non solo poteva rilevare e riconoscere il chakra delle persone, ma ne poteva anche leggere i sentimenti. Questo dono le aveva precluso molte cose, come ad esempio la possibilità di frequentare l'accademia. Infatti, pur avendo la stessa età di Kakashi, i due si erano incontrati raramente. Ciò che seriamente preoccupava il copia-ninja era il fatto che Shiori non fosse abituata a lavorare in un team.
La voce dell'Hokage interuppe i loro pensieri:
"Immagino che non ci sia bisogno di fare delle presentazioni."
I tre ragazzi annuirono.
"Ora passiamo alla missione: si tratta di un rapimento. Dei ninja del villaggio della roccia hanno rapito il figlio più piccolo del Daimyo del Paese del Fuoco. Lo Tsuchikage afferma di non avere nulla a che fare con l'accaduto e che considererà un atto di guerra un'invasione nelle sue terre. Capite quanto sia importante recuperare il bambino senza scatenare un altro conflitto. Qui è dove sono stati avvistati i rapitori l'ultima volta." Indicò un punto sulla mappa all'interno dei confini del Paese della Terra. "Partirete entro un'ora. Kakashi sarà il caposquadra."
"Sissignore!" dissero in coro.
I tre si apprestarono ad uscire, ma l'Hokage li fermò: "Shiori resta ancora un minuto per favore."
La ragazza tornò indietro, mentre gli altri due uscirono.
"So che per te potrebbe essere difficile. Te la senti?"
Teneva le dita delle mani incrociate sotto il mento e la guardava dritto negli occhi. Sembrava quasi che volesse leggere ciò che le passava per la testa.
"Signore non si deve preoccupare per me. Ce la posso fare. Quel bambino sarà traumatizzato e ha bisogno di qualcuno che lo conforti. Inoltre stiamo cercando di creare un mondo nuovo, forse è ora che anche io cerchi di rinnovarmi." disse con un sorriso.

Non appena furono fuori dall'ufficio dell'Hokage Tenzo non riuscì più a trattenere l'entusiasmo:"Shiori Nara! Hai visto?"
"C'ero anche io Tenzo."
Kakashi cercava di fare il distaccato, ma anche a lui interessava vedere come operava la ninja solitaria. Inoltre, non poteva fare a meno di sorridere: era difficile che Tenzo si lasciasse andare a certe esternazioni di gioia, poichè era stato ben addestrato da Danzo a non provare sentimenti. Dopotutto aveva ancora quindici anni e il ragazzo che era in lui, ogni tanto, saltava fuori. Quando si lasciarono il copia-ninja passò velocemente da casa sua a prendere l'attrezzatura, che teneva sempre pronta. Prima di lasciare il Villaggio doveva fare un'altra cosa.
Kakashi varcò per la seconda volta quella mattina le porte del Palazzo del Fuoco, infilandosi la sua maschera ANBU. Camminò velocemente per i corridoi finchè non arrivò ad un'area dell'edificio lontana da tutto il resto, quasi abbandonata. Lì si trovavano le stanze riservate al piccolo Jinchuriki. Davanti alla porta della stanza dove si trovava il bambino c'era un ninja di guardia. Kakashi si fece riconoscere e fu lasciato entrare.
Il piccolo Naruto stava lanciando Shuriken giocattolo contro il muro. Quando sentì dei passi all'interno della stanza si voltò di scatto.
"RO!!!" urlò correndogli incontro.
"Ciao piccolo! Ti diverti?"
Il piccolo saltò e il copia-ninja lo prese in braccio.
"Insomma." disse rattristandosi.
"Perchè?"
"Mi annoio. Sto sempre qui e nessuno gioca con me."
Incrociò le braccia al petto e mise il broncio. Kakashi fu pervaso da un enorme rabbia. Il quarto Hokage, suo maestro e padre di Naruto, aveva sigillato la Volpe a nove code, il demone che aveva distrutto il villaggio, nel corpo del bambino per proteggere gli abitanti di Konoha. Il villaggio però, invece di considerare il piccolo un eroe, aveva paura di lui e lo identificava con il mostro che si portava dentro. Di conseguenza, avevano finito per odiare l'innocente Jinchuriki.
"Ora devo partire per una missione, ma ti prometto che quando tornerò giocherò io con te. Va bene?"
"Si!!!!" disse abbracciandolo e, dopo essere stato posato a terra, cominciò a fare una specie di danza della felicità, alzando le braccia in aria e saltando da un piede all'altro. Quando faceva così gli ricordava tantissimo Kushina, la moglie del Quarto. Infatti se nell'aspetto assomigliava tantissimo al padre, la piccola Forza Portante aveva preso il carattere impetuoso della madre. Improvvisamente Naruto tentò uno dei suoi attacchi per togliergli la maschera da gatto che gli copriva il viso. Kakashi, che si era inginocchiato, lo vide avvicinarsi tendendo la mano, desideroso di scoprire cosa ci fosse sotto la maschera. Il bambino arrivò ad un millimetro dal suo volto, quando il corpo del suo futuro maestro si trasformò in un tronco di legno, grazie alla tecnica della sostituzione. Il bambino rimase a bocca aperta deluso. La delusione però si trasformò presto in una sonora risata. Naruto aveva un'enorme forza interiore, come quella che aveva il suo migliore amico. Al ricordo di Obito Kakashi si rattristò.
Uscito dalla stanza il copia-ninja si avventò contro il chunin che stava di guardia. Questi, sebbene fosse molto più robusto di lui, tremò al suo tocco. Kakashi lo teneva stretto per il colletto della giacca con la mano destra, mentre con la sinistra si tolse la maschera dal viso con una calma inquietante. Puntò entrambi i suoi occhi dritti in quelli del malcapitato, che cominciava a sudare freddo.
"Appena me ne andrò, tu entrerai in quella stanza e giocherai con Naruto. E' chiaro?" disse scandendo ogni singola parola.
Il chunin annuì.
"Non ho sentito."
"Sissignore!" rispose con voce tremante.
"Bene. Fai in modo che si diverta." aggiunse minaccioso e posando di nuovo a terra il ninja. Soddisfatto del suo successo e sfogata, in parte, la sua frustrazione, raggiunse i suoi compagni di squadra.
Shiori e Tenzo lo stavano già aspettando. Senza dire una parola i tre ninja si calarono le maschere sul volto e partirono per la missione.
  
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