Sciroccopoli
Touko
guardava Belle con uno sguardo perplesso,
indecisa se restituirle o meno il “fantastico”
regalo appena ricevuto. Il
fatidico dono non era altro che un semplice foglio di carta, ma era
ciò che vi
era scritto a farla preoccupare. Esso infatti altri non era che un
biglietto
per il gettonato Pokémon Musical di Sciroccopoli, uno
spettacolo per cui
l’amica Belle andava pazza.
La data dello show era quella sera stessa e Touko vide
che il posto prenotato era uno dei migliori, in prima fila.
Con orrore la brunetta si ricordò del denaro che
richiedeva una simile prenotazione e questo la mise ancora
più in difficoltà:
non poteva certo restituire quel regalo che all’amica doveva
essere costato un
occhio.
Dal canto suo Belle era euforica «Ci divertiremo tantissimo,
ne sono convinta!».
Touko però nonostante l’entusiasmo della bionda
continuava a rigirarsi tra le mani quel pezzettino di carta.
Era tesa perché era tanto che non usciva dalla Lega,
luogo che con il tempo era diventato la sua gabbia dorata. E per di
più quello
stupido musical doveva trovarsi proprio a Sciroccopoli, la capitale del
divertimento, l’ultima città dove Touko avrebbe
voluto andare.
Chissà cosa
avrebbe pensato la gente una volta che l’avesse vista:
sarebbe stata assalita
nuovamente da un branco di giornalisti affamati di gossip?
Rabbrividì solo a
quel pensiero, ma decise comunque di fare uno sforzo e voltatasi verso
l’amica,
che la guardava in trepidante attesa, fece un sorriso tirato e
sussurrò «Mi
sembra una bella idea…».
Non l’avesse mai detto!
A quelle parole
Belle emise un gridolino di gioia per poi fiondarsi alla porta dicendo
«Devo
ultimare le ultime cose per la sorpresa di stasera!»
«Che sorpresa?» provò a
chiedere la brunetta, ma
l’amica era già uscita di corsa.
Di qualsiasi cosa trattasse la sorpresa che Belle
aveva in mente, non c’era affatto da stare tranquilli. Le
volte precedenti,
quando la bionda aveva avuto qualcuna delle sue terribili idee in mezzo
c’era
sempre finita, con suo sommo dispiacere, la povera Touko.
La ragazza provò a correre dietro all’amica, ma si
accorse che lei era già uscita dalla Lega così
demoralizzata tornò indietro,
nella sua stanza. Si sedette sulla poltroncina in pelle e
sospirò abbattuta.
Perché mai aveva deciso di andarci? Chissà in
quanti l’avrebbero criticata per
la sua scelta di vita o per il fatto di essere un campione poco
presente.
Erano in arrivo altre prediche e altri commenti
velenosi, come quelli che le erano stati rivolti quel giorno in cui
aveva
battuto Nardo. Forse non ce l’avrebbe fatta ad affrontare
tutta quella gente… poi
però si ricordò chi fosse, o almeno chi dovesse
far finta di essere. Lei era
una dura, una ragazza fredda e distaccata e anche in una
città caotica come
Sciroccopoli avrebbe mantenuto il suo personaggio.
Sarebbe rimasta lucida in qualsiasi situazione, anche
se quella sera fossero passati di fronte ad un certo parco
divertimenti…
Sì, proprio quel Ghecis, il capo del team Plasma che
era stato sconfitto tre anni prima da una insulsa ragazzina proveniente
dalla
minuscola cittadina di Soffiolieve.
Era bastata quella quattordicenne con degli ideali
diversi dai suoi, per mandare all’aria il lavoro di una vita
e portargli via
suo figlio. Quella bambinetta aveva avuto il coraggio di entrare nel
castello
del team Plasma e di arrivare fino alla sala del trono.
Quell’essere odioso era riuscito persino a battere il
principe, nonché figlio di Ghecis, nella lotta tra i
leggendari ed era arrivata
a sconfiggere proprio lui, l’ideatore di quel grande piano,
disgregando così il
team. Alla ragazzina però questo non era bastato
perché dopo aver “salvato”
Unima e ricevuto vari riconoscimenti si era messa alla ricerca dei
sette saggi,
suoi fidati consiglieri, e dopo averli trovati e battuti li aveva
consegnati
alla giustizia mettendosi così alla ricerca di Ghecis stesso
il quale, non
avendo altra scelta che nascondersi, aveva covato odio e vendetta nei
suoi
confronti.
Come nascondiglio primario aveva optato per il
silenzioso e anonimo “deserto della quiete” che gli
dava un vantaggio rispetto
ai suoi inseguitori presentando ad ogni incauto visitatore un intricato
e
pericoloso labirinto fatto completamente di sabbia. Si era quasi
convinto che
avrebbe passato lì tutta la sua vita, quando un giorno delle
fedelissime
reclute lo avevano trovato miracolosamente in mezzo a tutte quelle
sale,
ricoperte solo di polvere e sabbia, e lo avevano riportato alla
realtà.
All’inizio l’uomo era sembrato vaneggiante,
logorato
dalle numerose ore passate in solitudine, ma dopo il grande Ghecis si
era
ripreso e aveva accolto malvolentieri la notizia
dell’esistenza di una nuova
campionessa e della pace che versava su Unima in quel periodo.
Così con quei
pochi fedeli si era ricostruito un nome nei bassifondi ed era risorto
riportando in vita un nuovo team Plasma, ma sempre tenendo un profilo
basso e
rimanendo nell’anonimato.
Infatti sin da subito si era deciso che Ghecis si
sarebbe dovuto nascondere agli occhi del mondo che lo stava ancora
cercando.
Ed ora eccolo lì, un uomo che agiva dettato solo dal
rancore, imprigionato in quella cavità dell’enorme
falda sotterranea, eccolo,
un uomo che parlava di conquiste del mondo, costretto ora al silenzio
da….
Touko. Quello era il nome della ragazzina che aveva infranto i suoi
sogni,
arrivando ad ammaliare addirittura suo figlio, il principe N.
D’altronde lo aveva sempre saputo:
una persona diventa
più forte se combatte per ciò in cui crede
veramente, se lotta per i suoi veri
ideali. Così era stato, ma quello era il passato.
Ora era lui colui che aveva gli ideali più forti,
sarebbe stato lui il vincitore. Un piano? Oh quello ce
l’aveva eccome, ma
c’erano prima delle tessere che dovevano tornare al loro
posto. Ghecis si
avvicinò ad una pozza d’acqua che si trovava
lì vicino.
Camminare gli procurava dei dolori atroci alle
giunture, divenute malandate a causa dell’umidita che erano
solite a
sopportare.
Sopra la pozza si protraeva verso dall’alto verso il
basso una stalattite e dal soffitto stava cominciando a scendere una
piccolissima goccia. Il sommo Ghecis trovò ironica la
somiglianza di quel
processo naturale con quello di rinascita del team Plasma: goccia su
goccia la
formazione calcarea diveniva ogni anno più grande, anche se
di poco, ma
comunque il suo accrescimento era dato dall’opera di tutte le
goccioline che
scendevano su di essa; così il team Plasma stava risorgendo
dalle ceneri grazie
al lavoro e alla tenacia di tutte le piccole reclute che ogni giorno
davano la
vita per un progetto più grande.
La goccia che stava scendendo dalla stalattite cadde
nella pozza, attirando l’attenzione dell’uomo che
osservò i cerchi concentrici
che quel piccolo corpo aveva creato nell’acqua.
Così sarebbe stato per la
regione di Unima: la piccola goccia, il team Plasma, avrebbe creato
grossi
problemi alla pacifica regione, su questo non c’erano dubbi.
Ad interrompere il suo flusso di pensieri fu una
semplice recluta che entrò trafelata nella grotta.
«Che succede?» domandò Ghecis con voce
roca.
«Lo abbiamo trovato, signore»
Un ghignò trionfante sfigurò maggiormente il viso
scarno dell’uomo che si limitò a rispondere
«Catturatelo!».
All’ennesimo
spintone da parte di un ignaro passante
Touko imprecò ad alta voce.
«Tutto ok?» le domandò Belle
preoccupata.
«Certo» rispose la brunetta con un tono forse un
po’
troppo stizzito.
Non era affatto vero, niente stava andando bene.
Erano arrivate a Sciroccopoli in anticipo e così Belle
aveva proposto di fare una passeggiata prima dell’inizio
dello spettacolo. Solo
che una serata estiva come quella attirava nella capitale del
divertimento
molta gente proveniente da tutta la regione.
E Touko odiava stare in mezzo alla gente.
Per le strade le due amiche facevano fatica ad
avanzare, data la densità della folla che era accorsa
proprio quella sera in
quella città e quindi avevano deciso di rintanarsi
momentaneamente al Metrò
Lotta. Naturalmente era chiuso data l’ora tarda e
così Belle aveva avuto la
splendida idea di visitare il parco divertimenti.
Già, come se Touko
non lo avesse mai visto.
Ed ora eccole lì a camminare, o meglio sgomitare, tra
quella marea di gente con una statua di Pikachu che le fissava in modo
parecchio inquietante dall’alto e con qualche clown che
cercava di vendere loro
dei palloncini. Nonostante l’atmosfera allegra che
c’era nell’aria e i discorsi
di Belle che cercavano di coprire il vociare generale, Touko riusciva
comunque
a percepire la curiosità che provava la gente nel vedere la
campionessa di
Unima in giro per la città,
sentiva i bisbigli delle malelingue e captava le
occhiate che le arrivavano da ogni dove.
Avrebbe voluto mettersi ad urlare o scappare da tutti
quegli sguardi inquisitori, ma Belle la strattonò per il
braccio dicendole
parole che la brunetta non riuscì a capire a causa della
confusione generale.
Vide che l’amica le stava indicando un punto di fronte a loro
e la seguì mentre
lei continuava a tirarla per il braccio.
Entrarono così nella palestra di Sciroccopoli,
finalmente lontane dall’inferno che c’era fuori, ma
non appena Touko scorse la
figura di Camelia in piedi di fronte a loro il suo primo pensiero fu
“dalla
padella alla brace”.
Camelia, la Capopalestra di quella chiassosa città era
forse una delle persone che le stava maggiormente antipatica. Touko
ricordava
ancora la dura lotta avvenuta proprio in quella palestra e ricordava la
sofferenza che aveva provato quando il suo fedele Pokémon,
al tempo un semplice
Dewott, era stato paralizzato dal Zebstrika di Camelia.
Allora l’eccentrica Capopalestra, che credeva di aver
già vinto la sfida, le aveva detto che lei non aveva le
capacità per andare
avanti e che non ce l’avrebbe mai fatta. All’udire
quelle parole velenose
rivolte contro la sua Allenatrice il Dewott aveva fatto un enorme
sforzo e,
nonostante la paralisi, era riuscito a scagliare un potente quanto
inaspettato
Chonchilama contro l’avversario,
riuscendo a batterlo e donando così una
preziosa vittoria a Touko.
I particolari non se li ricordava, ma la brunetta
sapeva che per Camelia darle quella medaglia le era costato un grosso
smacco
all’orgoglio.
«Ciao Belle e ciao… Touko»
iniziò Camelia,
«Wow credevo che non saresti più uscita dalla
Lega!»
«E invece eccomi qui» rispose laconica la brunetta.
«Oh, andiamo cara, ti sembra il modo di salutare una
vecchia amica?» il tono di Camelia era così dolce
da dare il voltastomaco.
«Non mi pare proprio che io e te fossimo mai state
amiche…»
rispose semplicemente Touko sempre con tono calmo.
«Vedo che la simpatia è sempre in cima alla lunga
lista dei tuoi pregi» disse acida la Capopalestra e la
ragazza si limitò a fare
un’alzata di spalle.
«Belle perché siete qui?»
domandò allora Camelia
rivolta solamente alla biondina.
«Abbiamo i biglietti per il Pokémon Musical
e…»
«Ah e tu vuoi dirmi che a quella lì piacciono i
Musical?» la interruppe aspramente la Capopalestra.
«Se almeno la lasciassi continuare»
«Ti preoccupi tardi dei tuoi amici Touko, dopo averli
abbandonati per molti anni!». C’era molto veleno
nelle parole della modella
bionda, ma Touko cercò di controllarsi e disse «
Belle è tardi, è meglio che
andiamo prima che inizi lo spettacolo».
«Sicura di voler
uscire in mezzo a tutta quella gente,
non rischi un attacco di panico, cara?». Quello era troppo.
«Belle andiamocene!» disse la brunetta fuori di
sé
trascinando all’aperto anche l’amica.
«Scusa io non immaginavo…»
balbettò la biondina una
volta fuori.
«Non preoccuparti, ora però abbiamo uno spettacolo
da
vedere» si limitò a rispondere Touko con un
sorriso tirato. E assieme si
avviarono verso il Pokémon Musical.
Bellocchio
camminava avanti e indietro per tutta la
stanza, mentre si torturava le mani nervoso. “Ma quando
arriva?” pensò tra se.
Come per miracolo la porta del suo studio si aprì facendo
entrare l’ospite
tanto atteso, che come fosse stata casa sua, si sedette tranquillamente
sulla
poltrona dell’agente.
«Ce ne hai messo di tempo…» lo
rimproverò Bellocchio,
ma venne zittito da un gesto dell’ospite.
«Cosa
credi, che abbia il dono del teletrasporto? Ora
sentiamo, dov’è la persona di dovere con cui posso
parlare?» disse il nuovo arrivato
svogliatamente.
«Immagino che d’ora in poi io sarò
tenuto all’oscuro
di questi importanti fatti» l’irritazione nel tono
dell’agente era ben
evidente.
«Ti ho fatto una domanda, rispondi per favore»
«A Sciroccopoli, per il momento» rispose
indispettito
Bellocchio.
L’ospite si alzò pigramente e fece per uscire.
«Sono sorpreso di
vedere un tipo tranquillo come Nardo
nella città dei divertimenti, ma i gusti sono
gusti…».
«Nardo?» lo interruppe l’agente.
«Sì, Nardo il campione, è con lui che
devo parlare».
Detto questo uscì in
modo teatrale non lasciando nemmeno il tempo a Bellocchio per
ribattere. Perché forse lui
non poteva saperlo, ma Nardo non era più il campione di
Unima da parecchio
tempo ormai. Ora c’era un’altra persona che si era
fatta carico delle
responsabilità della regione e l’agente
sinceramente non pensava che i due
sarebbero mai andati d’accordo.
Angolo
dell’autrice
Che poi dovrei trovare un nome migliore perché
“angolo
autrice” è un po’ troppo
semplice…
Allora mistero: chi sarà la persona che ha incontrato
Bellocchio? Ma tanto sono sicura che la metà di voi lo
avrà già capito, but
anyway non importa.
Spero il capitolo sia venuto decentemente e che la
parte della stalattite e tutto quel lungo discorso non vi abbia
annoiato o non
sia sembrato troppo forzato.
Ringrazio per il tempo speso e per i numerosi consigli
e incitamenti (se si dice così) Andy Black e SM99, i vostri
pareri sono per me
molto importanti!
Al prossimo capitolo!