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Autore: lagunablu    18/09/2014    7 recensioni
Unima. Sono passati tre anni da quando il team Plasma è stato battuto, ma ora una grave minaccia incombe sulla regione e rischia di sconvolgere da vicino la vita di una nuova Touko. La ragazza questa volta non è sicura di potercela fare, o per lo meno non da sola.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Sciroccopoli

Touko guardava Belle con uno sguardo perplesso, indecisa se restituirle o meno il “fantastico” regalo appena ricevuto. Il fatidico dono non era altro che un semplice foglio di carta, ma era ciò che vi era scritto a farla preoccupare. Esso infatti altri non era che un biglietto per il gettonato Pokémon Musical di Sciroccopoli, uno spettacolo per cui l’amica Belle andava pazza.
La data dello show era quella sera stessa e Touko vide che il posto prenotato era uno dei migliori, in prima fila.
Con orrore la brunetta si ricordò del denaro che richiedeva una simile prenotazione e questo la mise ancora più in difficoltà: non poteva certo restituire quel regalo che all’amica doveva essere costato un occhio.
Dal canto suo Belle era euforica «Ci divertiremo tantissimo, ne sono convinta!».
Touko però nonostante l’entusiasmo della bionda continuava a rigirarsi tra le mani quel pezzettino di carta.
Era tesa perché era tanto che non usciva dalla Lega, luogo che con il tempo era diventato la sua gabbia dorata. E per di più quello stupido musical doveva trovarsi proprio a Sciroccopoli, la capitale del divertimento, l’ultima città dove Touko avrebbe voluto andare.
Chissà cosa avrebbe pensato la gente una volta che l’avesse vista: sarebbe stata assalita nuovamente da un branco di giornalisti affamati di gossip?
Rabbrividì solo a quel pensiero, ma decise comunque di fare uno sforzo e voltatasi verso l’amica, che la guardava in trepidante attesa, fece un sorriso tirato e sussurrò «Mi sembra una bella idea…».
Non l’avesse mai detto!
A quelle parole Belle emise un gridolino di gioia per poi fiondarsi alla porta dicendo «Devo ultimare le ultime cose per la sorpresa di stasera!»

«Che sorpresa?» provò a chiedere la brunetta, ma l’amica era già uscita di corsa.
Di qualsiasi cosa trattasse la sorpresa che Belle aveva in mente, non c’era affatto da stare tranquilli. Le volte precedenti, quando la bionda aveva avuto qualcuna delle sue terribili idee in mezzo c’era sempre finita, con suo sommo dispiacere, la povera Touko.
La ragazza provò a correre dietro all’amica, ma si accorse che lei era già uscita dalla Lega così demoralizzata tornò indietro, nella sua stanza. Si sedette sulla poltroncina in pelle e sospirò abbattuta. Perché mai aveva deciso di andarci? Chissà in quanti l’avrebbero criticata per la sua scelta di vita o per il fatto di essere un campione poco presente.
Erano in arrivo altre prediche e altri commenti velenosi, come quelli che le erano stati rivolti quel giorno in cui aveva battuto Nardo. Forse non ce l’avrebbe fatta ad affrontare tutta quella gente… poi però si ricordò chi fosse, o almeno chi dovesse far finta di essere. Lei era una dura, una ragazza fredda e distaccata e anche in una città caotica come Sciroccopoli avrebbe mantenuto il suo personaggio.

Sarebbe rimasta lucida in qualsiasi situazione, anche se quella sera fossero passati di fronte ad un certo parco divertimenti…

Freddo. Freddo e umido. Questo era il clima che aleggiava dentro la falda sotterranea dove Ghecis si nascondeva ormai da qualche tempo.
Sì, proprio quel Ghecis, il capo del team Plasma che era stato sconfitto tre anni prima da una insulsa ragazzina proveniente
dalla minuscola cittadina di Soffiolieve.
Era bastata quella quattordicenne con degli ideali diversi dai suoi, per mandare all’aria il lavoro di una vita e portargli via suo figlio. Quella bambinetta aveva avuto il coraggio di entrare nel castello del team Plasma e di arrivare fino alla sala del trono.
Quell’essere odioso era riuscito persino a battere il principe, nonché figlio di Ghecis, nella lotta tra i leggendari ed era arrivata a sconfiggere proprio lui, l’ideatore di quel grande piano, disgregando così il team. Alla ragazzina però questo non era bastato perché dopo aver “salvato” Unima e ricevuto vari riconoscimenti si era messa alla ricerca dei sette saggi, suoi fidati consiglieri, e dopo averli trovati e battuti li aveva consegnati alla giustizia mettendosi così alla ricerca di Ghecis stesso il quale, non avendo altra scelta che nascondersi, aveva covato odio e vendetta nei suoi confronti.
Come nascondiglio primario aveva optato per il silenzioso e anonimo “deserto della quiete” che gli dava un vantaggio rispetto ai suoi inseguitori presentando ad ogni incauto visitatore un intricato e pericoloso labirinto fatto completamente di sabbia. Si era quasi convinto che avrebbe passato lì tutta la sua vita, quando un giorno delle fedelissime reclute lo avevano trovato miracolosamente in mezzo a tutte quelle sale, ricoperte solo di polvere e sabbia, e lo avevano riportato alla realtà.
All’inizio l’uomo era sembrato vaneggiante, logorato dalle numerose ore passate in solitudine, ma dopo il grande Ghecis si era ripreso e aveva accolto malvolentieri la notizia dell’esistenza di una nuova campionessa e della pace che versava su Unima in quel periodo. Così con quei pochi fedeli si era ricostruito un nome nei bassifondi ed era risorto riportando in vita un nuovo team Plasma, ma sempre tenendo un profilo basso e rimanendo nell’anonimato.
Infatti sin da subito si era deciso che Ghecis si sarebbe dovuto nascondere agli occhi del mondo che lo stava ancora cercando.
Ed ora eccolo lì, un uomo che agiva dettato solo dal rancore, imprigionato in quella cavità dell’enorme falda sotterranea, eccolo, un uomo che parlava di conquiste del mondo, costretto ora al silenzio da…. Touko. Quello era il nome della ragazzina che aveva infranto i suoi sogni, arrivando ad ammaliare addirittura suo figlio, il principe N.
D’a
ltronde lo aveva sempre saputo: una persona diventa più forte se combatte per ciò in cui crede veramente, se lotta per i suoi veri ideali. Così era stato, ma quello era il passato.
Ora era lui colui che aveva gli ideali più forti, sarebbe stato lui il vincitore. Un piano? Oh quello ce l’aveva eccome, ma c’erano prima delle tessere che dovevano tornare al loro posto. Ghecis si avvicinò ad una pozza d’acqua che si trovava lì vicino.
Camminare gli procurava dei dolori atroci alle giunture, divenute malandate a causa dell’umidita che erano solite a sopportare.
Sopra la pozza si protraeva verso dall’alto verso il basso una stalattite e dal soffitto stava cominciando a scendere una piccolissima goccia. Il sommo Ghecis trovò ironica la somiglianza di quel processo naturale con quello di rinascita del team Plasma: goccia su goccia la formazione calcarea diveniva ogni anno più grande, anche se di poco, ma comunque il suo accrescimento era dato dall’opera di tutte le goccioline che scendevano su di essa; così il team Plasma stava risorgendo dalle ceneri grazie al lavoro e alla tenacia di tutte le piccole reclute che ogni giorno davano la vita per un progetto più grande.
La goccia che stava scendendo dalla stalattite cadde nella pozza, attirando l’attenzione dell’uomo che osservò i cerchi concentrici che quel piccolo corpo aveva creato nell’acqua. Così sarebbe stato per la regione di Unima: la piccola goccia, il team Plasma, avrebbe creato grossi problemi alla pacifica regione, su questo non c’erano dubbi.
Ad interrompere il suo flusso di pensieri fu una semplice recluta che entrò trafelata nella grotta.
«Che succede?» domandò Ghecis con voce roca.
«Lo abbiamo trovato, signore»
Un ghignò trionfante sfigurò maggiormente il viso scarno dell’uomo che si limitò a rispondere «Catturatelo!».

 

All’ennesimo spintone da parte di un ignaro passante Touko imprecò ad alta voce.
«Tutto ok?» le domandò Belle preoccupata.
«Certo» rispose la brunetta con un tono forse un po’ troppo stizzito.
Non era affatto vero, niente stava andando bene.
Erano arrivate a Sciroccopoli in anticipo e così Belle aveva proposto di fare una passeggiata prima dell’inizio dello spettacolo. Solo che una serata estiva come quella attirava nella capitale del divertimento molta gente proveniente da tutta la regione.
E Touko odiava stare in mezzo alla gente.
Per le strade le due amiche facevano fatica ad avanzare, data la densità della folla che era accorsa proprio quella sera in quella città e quindi avevano deciso di rintanarsi momentaneamente al Metrò Lotta. Naturalmente era chiuso data l’ora tarda e così Belle aveva avuto la splendida idea di visitare il parco divertimenti.

Già, come se Touko non lo avesse mai visto.
Ed ora eccole lì a camminare, o meglio sgomitare, tra quella marea di gente con una statua di Pikachu che le fissava in modo parecchio inquietante dall’alto e con qualche clown che cercava di vendere loro dei palloncini. Nonostante l’atmosfera allegra che c’era nell’aria e i discorsi di Belle che cercavano di coprire il vociare generale, Touko riusciva comunque a percepire la curiosità che provava la gente nel vedere la campionessa di Unima in
giro per la città, sentiva i bisbigli delle malelingue e captava le occhiate che le arrivavano da ogni dove.
Avrebbe voluto mettersi ad urlare o scappare da tutti quegli sguardi inquisitori, ma Belle la strattonò per il braccio dicendole parole che la brunetta non riuscì a capire a causa della confusione generale. Vide che l’amica le stava indicando un punto di fronte a loro e la seguì mentre lei continuava a tirarla per il braccio.
Entrarono così nella palestra di Sciroccopoli, finalmente lontane dall’inferno che c’era fuori, ma non appena Touko scorse la figura di Camelia in piedi di fronte a loro il suo primo pensiero fu “dalla padella alla brace”.
Camelia, la Capopalestra di quella chiassosa città era forse una delle persone che le stava maggiormente antipatica. Touko ricordava ancora la dura lotta avvenuta proprio in quella palestra e ricordava la sofferenza che aveva provato quando il suo fedele Pokémon, al tempo un semplice Dewott, era stato paralizzato dal Zebstrika di Camelia.
Allora l’eccentrica Capopalestra, che credeva di aver già vinto la sfida, le aveva detto che lei non aveva le capacità per andare avanti e che non ce l’avrebbe mai fatta. All’udire quelle parole velenose rivolte contro la sua Allenatrice il Dewott aveva fatto un enorme sforzo e, nonostante la paralisi, era riuscito a scagliare un potente quanto inaspettato Chonchilama contro
l’avversario, riuscendo a batterlo e donando così una preziosa vittoria a Touko.
I particolari non se li ricordava, ma la brunetta sapeva che per Camelia darle quella medaglia le era costato un grosso smacco all’orgoglio.
«Ciao Belle e ciao… Touko» iniziò Camelia,
«Wow credevo che non saresti più uscita dalla Lega!»
«E invece eccomi qui» rispose laconica la brunetta.
«Oh, andiamo cara, ti sembra il modo di salutare una vecchia amica?» il tono di Camelia era così dolce da dare il voltastomaco.
«Non mi pare proprio che io e te fossimo mai state amiche…» rispose semplicemente Touko sempre con tono calmo.
«Vedo che la simpatia è sempre in cima alla lunga lista dei tuoi pregi» disse acida la Capopalestra e la ragazza si limitò a fare un’alzata di spalle.

«Belle perché siete qui?» domandò allora Camelia rivolta solamente alla biondina.
«Abbiamo i biglietti per il Pokémon Musical e…»
«Ah e tu vuoi dirmi che a quella lì piacciono i Musical?» la interruppe aspramente la Capopalestra.
«Se almeno la lasciassi continuare»
«Ti preoccupi tardi dei tuoi amici Touko, dopo averli abbandonati per molti anni!». C’era molto veleno nelle parole della modella bionda, ma Touko cercò di controllarsi e disse « Belle è tardi, è meglio che andiamo prima che inizi lo spettacolo».

«
Sicura di voler uscire in mezzo a tutta quella gente, non rischi un attacco di panico, cara?». Quello era troppo.
«Belle andiamocene!» disse la brunetta fuori di sé trascinando all’aperto anche l’amica.
«Scusa io non immaginavo…» balbettò la biondina una volta fuori.
«Non preoccuparti, ora però abbiamo uno spettacolo da vedere» si limitò a rispondere Touko con un sorriso tirato. E assieme si avviarono verso il Pokémon Musical.

 

Bellocchio camminava avanti e indietro per tutta la stanza, mentre si torturava le mani nervoso. “Ma quando arriva?” pensò tra se. Come per miracolo la porta del suo studio si aprì facendo entrare l’ospite tanto atteso, che come fosse stata casa sua, si sedette tranquillamente sulla poltrona dell’agente.
«Ce ne hai messo di tempo…» lo rimproverò Bellocchio, ma venne zittito da un gesto dell’ospite.

«Cosa credi, che abbia il dono del teletrasporto? Ora sentiamo, dov’è la persona di dovere con cui posso parlare?» disse il nuovo arrivato svogliatamente.
«Immagino che d’ora in poi io sarò tenuto all’oscuro di questi importanti fatti» l’irritazione nel tono dell’agente era ben evidente.
«Ti ho fatto una domanda, rispondi per favore»
«A Sciroccopoli, per il momento» rispose indispettito Bellocchio.
L’ospite si alzò pigramente e fece per uscire.

«
Sono sorpreso di vedere un tipo tranquillo come Nardo nella città dei divertimenti, ma i gusti sono gusti…».
«Nardo?» lo interruppe l’agente.
«Sì, Nardo il campione, è con lui che devo parlare».
Detto questo uscì in  modo teatrale non lasciando nemmeno il tempo  a Bellocchio per ribattere. Perché forse lui non poteva saperlo, ma Nardo non era più il campione di Unima da parecchio tempo ormai. Ora c’era un’altra persona che si era fatta carico delle responsabilità della regione e l’agente sinceramente non pensava che i due sarebbero mai andati d’accordo.

 

 

Angolo dell’autrice
Che poi dovrei trovare un nome migliore perché “angolo autrice” è un po’ troppo semplice…
Allora mistero: chi sarà la persona che ha incontrato Bellocchio? Ma tanto sono sicura che la metà di voi lo avrà già capito, but anyway non importa.
Spero il capitolo sia venuto decentemente e che la parte della stalattite e tutto quel lungo discorso non vi abbia annoiato o non sia sembrato troppo forzato.
Ringrazio per il tempo speso e per i numerosi consigli e incitamenti (se si dice così) Andy Black e SM99, i vostri pareri sono per me molto importanti!
Al prossimo capitolo!

 

  
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