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Autore: genesisandapocalypse    20/09/2014    4 recensioni
Incomprensibile è la fuga di Deborah.
Incomprensibile è la scelta di Beatriz.
Incomprensibile è la bellezza di Jamaica.
Incomprensibile è il fastidio di Kriziana.
Incomprensibile è il pianto non avvenuto di Calum
Incomprensibile è l’autostima a terra di Michael.
Incomprensibile è la preferenza di Luke.
Incomprensibile è la gioia esagerata di Ashton.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Incomprensibile.

RICORDI E SORPRESE.

Alla televisione, che riesce a darmi idee tramite la pubblicità.
Alla scuola, che non mi dà tempo per inventare.
A me, con la fantasia che scarseggia.

 
“Mi dispiace”
Trovò quel dannato bigliettino nel suo armadietto, una mattina, senza autore, senza una firma, senza niente. Non c’era voluto molto prima di capire chi l’avesse scritto, era bastato l’arrivo di Luke, due occhiaie sotto gli occhi tremolanti e le labbra gonfie e tagliuzzate a causa dei morsi che si era probabilmente provocato da solo.
Deborah se n’era andata, senza avvertire, senza salutare, senza spiegare, lasciandoli in balia di sé stessi, con i cuori rotti e la voglia di urlare.
Se l’era chiesto per giorni, settimane, il motivo di quella fuga, ma le risposte non erano arrivate. Se lo chiede ancora. Per un mese, ogni giorno, si è svegliato con la speranza di ritrovarsela nel cortile della scuola, di accarezzarle il viso etereo, di baciarla come solo con lei aveva fatto.
Ma lei non è mai arrivata.
E mentre si incammina con passo strascicato verso il cortile e con la consapevolezza che non la troverà accanto al solito muretto, cerca di tenere a bada i pensieri ascoltando attentamente la voce di Billie Joe, dei Green Day, perché la musica riesce sempre a sollevarlo.
È passato un mese e una settimana e lui ha ancora il cuore infranto, il senso di abbandono che lo travolge e gli occhi che si perdono facilmente nel vuoto.
Luke lo sta aspettando al solito muretto, un cappello grigio che mostra solo il lungo ciuffo biondo e le mani nella tasca dell’enorme felpa nera, le cuffie nelle orecchie e lo sguardo apatico.
Accanto a lui i capelli azzurri di Kriziana si smuovono al vento, un po’ più forte del solito, e lei si stringe la sciarpa attorno al collo e la alza fino a coprirsi il naso, poi punta gli occhioni neri nella sua direzione, alzando una mano per salutarlo.
Michael ha i capelli sempre più stinti, perché solo con Deborah aveva il coraggio di andarseli a tingere di colori stravaganti, e gli occhi puntati sul cellulare, il viso corrucciato e la postura stanca.
«Hai due occhiaie da far paura, Cal - appena arriva Kriziana non può fare a meno di un suo solito commento - hai dormito questa notte?» il tono è leggermente preoccupato, perché sa che Calum è da un mese che non dorme seriamente, che non mangia per bene, che nemmeno strimpella qualcosa al basso, e forse l’ultima cosa è più preoccupante.
Calum annuisce leggermente, sviando lo sguardo perché non ha voglia di dirle che si è addormentato alle quattro del mattino per svegliarsi alle sette e che tre ore non sono poi granché per affrontare un giorno di scuola.
Luke gli rifila una pacca sulla schiena e si toglie le cuffie, entrando a far parte della realtà e sentendo il cuore battere all’impazzata con la consapevolezza che non devono aspettare nessun ritardatario, che sono solo loro quattro, che non c’è nessun quinto componente.
Michael alza lo sguardo verso il moro e lo fissa per un po’, poi sorride, lievemente, perché i suoi sorrisi non sono mai troppo luminosi da un po’.
«Oggi ho un dannato compito di storia - inizia Kriziana, l’unica che ha sempre una gran voglia di chiacchierare, tra di loro - non ho studiato una minchia,» aggiunge un sospiro alla fine della frase, perché lei odia studiare ma odia ancora di più avere la consapevolezza di prendere un brutto voto, non potendo copiare da nessuno.
La sua classe di storia è piena di secchioni egoisti.
«Beh, l’avresti potuto fare ieri, visto che non ti sei mossa di casa, genia!» risponde Luke, alzando gli occhi al cielo. Ogni tanto se lo chiede perché quei tre non studino mai, mentre lui passa i pomeriggio sui libri per assicurarsi un futuro.
«Non siamo tutti come te, che alla prima possibilità si butta sui libri,» ribatte piccata Kriziana, incrociando le braccia e sbuffando leggermente da sotto la sciarpa.
Michael alza gli occhi al cielo, perché quei due bisticciano sempre così tanto, poi gira gli occhi verso il ragazzo e gli dedica un’occhiataccia, impedendogli di rispondere.
Luke sbuffa e incrocia le braccia, piccato, guardando verso il cancello e scrutando i volti dei presenti nel cortile.
Calum sorride sotto i baffi, adora quando i due battibeccano, sono così divertenti, e poi danno un po’ di vita a quel cupo quartetto.
La campanella suona e Luke si alza di scatto, circondando le spalle di Calum con il braccio e lo trasporta velocemente verso l’aula di letteratura, pronto a due  estenuanti ore di appunti e orecchie attente.
Michael sospira e porta lo sguardo verso la sua migliore amica, che gli dedica un sorriso dolce e si avvicina a lui, accoccolandosi al suo petto. Le braccia di lui la circondano e il ragazzo si ritrova a pensare che, da un mese a quella parte, si sono abbracciati decisamente più spesso del solito.
«Dobbiamo andare,» borbotta la tinta, prendendogli una mano e alzandolo dal muretto, iniziando a incamminarsi verso l’entrata, trasportando con sé la svogliataggine in persona.
Michael non ha decisamente voglia di fare matematica e Kriziana eviterebbe volentieri il compito di storia.
 
Luke sta appuntando ogni parola della professoressa e Calum si chiede come faccia a starle dietro, ‘ché parla come una furia.
Il moro sbuffa, passandosi una mano tra i capelli neri, poi porta gli occhi alla finestra e si perde ad osservare il vento smuovere gli alberi, le nuvole inseguirsi e il sole risplendere.
Deborah adorava quelle giornate, di sole e vento, e alla fine le adorava, e adora ancora adesso, anche lui. Gli piacevano i capelli di lei svolazzanti e la luce che schiariva i suoi occhi. Gli piaceva abbracciarla, scusandosi del vento un po’ freddo.
Oggi non uscirà, perché potrebbe ritrovarsi al solito parco, con una sigaretta tra le labbra e la rabbia prepotente.
Si volta nuovamente verso la professoressa, perché a guardare troppo dalla finestra poi si perde nei meandri della sua mente e non gli va, poco dopo la porta si apre. Compare una ragazza decisamente minuta, dagli occhi grandi, castani e intimidatori, e le labbra a canotto, quasi troppo grosse per il viso piccino.
«Lei è?» chiede la professoressa, decisamente scocciata da quell’intrusione, ripiegando le labbra in una smorfia.
«Jamaica Greenland,» risponde lei, con voce dura e fredda, sistemandosi la borsa sulla spalla minuta.
Calum si chiede che diamine di nome sia Jamaica, ma lascia perdere e continua a chiedersi se non sia il caso di tenere per sempre le finestre chiuse d’ora in avanti, potrebbe volare via per quant’è magra.
«Sembrerebbe che la mia lezione è iniziata da ben quindici minuti, signorina,» commenta la professoressa, con un tono acido, facendo sbuffare la ragazza, annoiata.
«Sembrerebbe che io sia nuova e che mi sia persa - ribatte lei, piccata, osservandola con altezzosità e incrociando le braccia fine - o non mi è concesso perdermi in questa scuola infinita?» aggiunge, squadrando la professoressa da cima a fondo, poi si gira e si avvia velocemente verso il banco di fronte a Calum e Luke, libero.
La professoressa si gira, senza dire niente, ri iniziando a scrivere chissà che cosa sulla lavagna, mentre Luke non riesce a levare gli occhi di dosso a quello scricciolo appena entrato nella sua classe. Prende appunti meno minuziosamente, perché è troppo impegnato a lanciare occhiate alla castana di fronte a lui.
Calum ci prova a non farci caso, ci prova a non ridacchiare sotto i baffi per gli occhi sgranati del biondo, che brillano un poco, ma non ci riesce e si porta una mano di fronte alla bocca per evitare che la professoressa lo becchi a ridacchiare.
«Luke, così la consumi,» borbotta all’orecchio del migliore amico, che si gira di scatto verso di lui e gli lancia un’occhiata confusa, prima che Calum faccia un cenno con il viso per la ragazza nuova.
Luke aggrotta la fronte e affina lo sguardo, poi si gira sbuffando e cercando di non ascoltare la risatina divertita del moro.
Passa un’ora e quarantacinque minuti con lo sguardo tra la lavagna e la ragazza.
 
Michael sta tranquillamente camminando per i corridoi, pronto a farsi una scorpacciata di lasagna, piatto del giorno, secondo i bidelli.
Si passa una mano tra i capelli scompigliati e si stropiccia gli occhi, poi sente una voce tra le più orribili in quella scuola, l’ultima che vorrebbe sentire.
«Clifford,» continua a camminare, sveltendo il passo, perché non ha voglia di subirsi gli insulti di Kevin Brown, ha solo voglia di andare a mangiare e stare un po’ con i suoi amici.
«Clifford - sente la voce più vicina e delle risatine fastidiose, che gli fanno alzare gli occhi al cielo e sbuffare, poi una grossa mano gli afferra le spalle e lo fa girare - se ti chiamo devi girarti, merdaccia,» dice, velenoso, il capitano della squadra di rugby, con appresso i suoi soliti cagnolini e le accompagnatrici.
Non parla, Michael, perché non avrebbe senso e, tanto, sa che almeno dieci minuti ce li deve spendere appresso a quel ritardato di Kevin, quindi alza le sopracciglia, sospira e infila le mani nelle tasche degli skinny jeans.
«Ho scoperto che hai chiesto d’uscire a Amanda Knight,» dice il ragazzo, ridacchiando. Michael aggrotta la fronte e ha lo sguardo confuso, perché no, lui nemmeno si è avvicinato ad Amanda Knight, non è il suo tipo.
Allora si immagina che si siano messi d’accordo, giusto per infastidirlo, che se qualcuno chiedesse a quella biondina del cavolo se Michael gli avesse chiesto d’uscire, lei direbbe di sì, così che Kevin possa rompergli le palle.
Scuote la testa, come segno di negazione, e un po’ anche per la frustrazione, mentre socchiude gli occhi infastidito.
Kevin ridacchia: «cos’è, menti perché lei ha rifiutato e preferisci non fare una figuraccia davanti a tutti?» chiede, divertito, questo.
Michael sbuffa e ha proprio voglia di spaccargli la faccia, perché tanto lo sa che è uno stupido giochetto, e lo sanno anche gli altri, ma non è molto bravo a fare a pugni.
«Perché sì, diciamolo, chi mai accetterebbe di uscire con te?» aggiunge il ragazzo, ridendo e girandosi verso la folla, c’è chi ride perché dà ragione a quello scimmione, c’è chi ride perché ha paura di quello e c’è chi, invece, non ride, perché non ci trova nulla di divertente.
Michael incrocia le braccia e cerca di non ascoltare quelle risatine, quei commenti di approvazione e cerca di non risultare offeso, perché non dovrebbe esserlo, perché quello che l’ha insultato è una scimmia senza cervello.
«Sinceramente, Kevin, io ci uscirei volentieri,» una mano si posa sulla spalla di Michael, che si volta di scatto a quell’affermazione e non capisce a chi può appartenere quella voce tanto dolce quanto ferma.
Gli si blocca il respiro e sente una forte umiliazione, perché quella che ha appena parlato è Beatriz Thompson, la più bella della scuola e, di certo, una come lei non si avvicinerebbe mai ad un tipo come lui.
Kevin la guarda ad occhi spalancati, poi trasforma la sua espressione sbalordita in una divertita, pensando probabilmente al fatto che, Beatriz, stia scherzando, perché non può continuare a rifiutarlo e poi dirgli che uscirebbe volentieri con quello sfigato di Michael Clifford.
Sbotta in una furiosa risata.
«Ti ho giudicata male, Beatriz, anche te, sotto tutta la tua bontà, ti diverti a far soffrire gli altri,» si avvicina e la guarda.
Il viso di Beatriz è fermo, le labbra carnose strette fra loro e gli occhi immobili: «non umilio, io, Kevin - dice, senza nessun tono nella voce leggera - non scherzavo, prima,» aggiunge, rivolgendo poi gli occhi verdastri a Michael, che la sta guardando in un misto di sorpresa e rabbia, perché ci scommette che c’è qualcosa sotto, perché lui non è abbastanza per quella bellezza soprannaturale.
Michael si sottrae alla sua presa e si gira, stanco di quella scenette e con una fame da lupi. Si incammina, deciso a non dar ascolto a quei due, probabilmente si ritroverebbe ad essere deriso, umiliato, come suo solito.
Nella mensa c’è un po’ di gente, ma non fa fatica a trovare il tavolo, dove già sono seduti Luke, Calum e Kriziana, intenti a gustarsi le lasagne. Appena si riempie il vassoio si dirige verso di loro e li guarda con un sorrisetto leggero.
«Scusate il ritardo, sono stato trattenuto,» commenta, con voce roca, perché la usa talmente poco che risulta graffiante. Kriziana lo guarda e capisce subito dallo sguardo infastidito del migliore amico che, sicuramente, c’entra quell’idiota di Kevin Brown.
Mangiano tra una battuta, una risata e qualche commento sulle lezioni precedenti. Kriziana si lamenta di non essere riuscita a copiare tutto e Luke la rimprovera nuovamente, dicendole che avrebbe potuto benissimo studiare.
«Michael - il ragazzo si irrigidisce, mentre i tre amici sgranano gli occhi e li puntano sulla figura slanciata di Beatriz, che ha lo sguardo addolcito - penso che tu abbia capito male le mie intenzioni,» aggiunge, avvicinandosi di un passo.
Michael alza lo sguardo e incrocia gli occhi pallidi con quelli verdastri di lei: «io non credo,» commenta, inacidito, perché no, non ci crede che quella uscirebbe davvero con lui, non ci casca a quel giochetto, non è nato ieri.
«Non avevo nessuna intenzione di umiliarti, ho detto solo la verità - esclama lei, tenendo con entrambe le mani il vassoio - non sono meschina come Kevin, non mi piace prendere in giro la gente,» guarda con decisione il ragazzo.
Kriziana ne scruta i tratti splendidi e, nota, che nel suo sguardo c’è solo sincerità.
Calum presta attenzione alla scena, si chiede cosa possa essere successo.
Luke è abbagliato da quella bellezza innaturale.
Michael fa una risata amara: «una come te non uscirebbe mai con me,» dice, sicuro, dandole uno sguardo infastidito.
Beatriz lo guarda a lungo, si chiede perché non riesce a vedere che è molto meglio di quelli ritenuti “fighi” nella scuola, lei l’ha sempre trovato bello, più degli altri, più dei suoi amici: «c’è una grande differenza tra me e quelle come me, Michael,» la frase lascia di stucco Michael, che la guarda sbalordito e, forse, le crede.
Poi si passa una mano fra i capelli e sospira.
«Staresti insinuando che usciresti con me?» chiede, titubante, poi si gira verso lei, che si apre in un sorriso.
«Possibile - borbotta, soffiando subito dopo un ciuffo riccio e color miele via dagli occhi - ma per scoprirlo dovresti chiedermelo,» aggiunge, divertita e con una leggera sfumatura di malizia negli occhi.
Michael trattiene il respiro, non ha voglia di farsi prendere in giro, ma lei non sembra scherzare. La sta guardando da un po’ e, sì, è proprio bella, anche se lui ha sempre evitato di farci caso, forse convinto di non avere possibilità.
Luke gli tira una gomitata sul fianco, che lo fa gemere un poco, poi lancia un’occhiataccia al biondo.
«Uhm, ok, allora.. - borbotta, perché va bene che è una semplice domanda, ma avere appresso anche i suoi amici lo fa decisamente imbarazzare - vorresti uscire con me, Beatriz?» chiede, alla fine, arrossendo un poco e riuscendo a dare un po’ di colore a quella pelle lattea.
La ragazza sorride di più: «sì - dice - aspettami all’uscita, così ci mettiamo d’accordo,» e come è venuta, se ne va, lasciando i quattro a bocca aperta e occhi sgranati.
Michael si passa nuovamente una mano tra i capelli e si muove sulle sedia, poi alza lo sguardo in quelli di Calum, che è sbalordito.
«Non ci credo, amico - sbotta Luke, con voce tanto alta da farsi sentire per tutta la sala - uscirai con la più figa della scuola,» aggiunge, abbassando di poco il tono, non gli conviene farsi sentire dagli scimmioni di rugby.
Michael annuisce, stranito, poi rivolge uno sguardo a Kriziana: «dovrai aiutarmi,» dichiara, disperato, perché lui non è proprio bravo con le ragazze, non lo è mai stato.
Kriziana ride e annuisce, prendendogli la mano e rassicurandolo.
«Andrà tutto bene.»
 
***
Ehilà,
Eccomi con una storia, chissà se vi piacerà.
Perdonatemi per eventuali errori e, se ne trovate di gravi, avvertitemi, grazie.
Avverto, per chi troverà la storia interessante, che non so quando riuscirò ad aggiornare, la scuola è iniziata, purtroppo, e io a volte ho la fantasia che scarseggia di brutto.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo inizio.
Vi metto le foto delle protagoniste apparsi fin'ora.
I ragazzi immagino li conoscete già.
Bye bye,

Judith.
  
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