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Autore: chuxie    27/09/2014    1 recensioni
Ho scritto questa storia molti anni fa e vi ho messo tutta me stessa. E' un testamento scritto, lasciatomi da una me stessa ormai sepolta.
Dal primo capitolo:
Credo che sia iniziato tutto per caso. Ero sola. Nessuno aveva tempo per me. Io non mi piacevo e… è successo. Come per magia. Non c’è un vero perché, o un colpevole. E comunque, se dovesse esserci per forza, sarei io. Io, perché non ho avuto la forza di reagire, di combattere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO DUE: YUKO
Yuka è uscita di nuovo, davanti a Toshiro. L’altro giorno mi ha chiesto di incontrarci sul tetto della scuola. Non ha firmato la lettera, ma io sapevo benissimo che quella grafia fine e delicata era la sua. Dopo due anni che non penso ad altri che lui, saprei riconoscere anche un pezzo di unghia tagliato dal suo piede. Eppure quando l’ho visto sul tetto, con i capelli neri mossi dal vento, con il nodo della cravatta storto e la camicia stropicciata, non ho potuto fare a meno di sobbalzare al pensiero che lui fosse venuto lì per me. Mi ha fissata per istanti che mi sono apparsi interminabili. Ero però certa di farcela grazie alla carica del magico oggetto, però lui ha visto la macchia sulla mia manica. Mi ha detto:
- Ti sei tagliata, di nuovo?!?- mi ha guardata con rabbia.
E io non sono riuscita a rispondergli di no. Ho pensato a Ririko, a quanto l’avrebbe ferita sapere che le ho mentito. A Mai, a Taka, a Ruri e a tutte quelle persone che si fidano di me. Ho pensato alla gente che bisbigliava alle mie spalle, a come mi sarei sentita. E ho visto gli occhi di Toshiro, del mio amato Toshiro: così pieni di disprezzo e odio verso di me. Ho avuto paura. Tanta tantissima paura. Mi sono messa a supplicarlo di non dire nulla. E lo supplicavo, e piangevo scomposta e brutta. Brutta e stupida. Mi colava il muco dal naso e sputacchiavo parlando. Supplicando. Pregando. Una scena davvero pietosa. Non avrei mai voluto farlo, ma ero andata del tutto in confusione.
E a quel punto Yuka è uscita. Ho tentato di fermarla, le ho detto che avrei potuto gestire la situazione da sola, ma lei ha scosso la testa e mi ha derisa. È saltata fuori dal baule in cui la tengo nascosta di solito. Ha infranto le sue catene. E ha parlato con quella sua voce gracchiante.
Ha raccontato una bugia squallida e patetica a Toshiro e se n’è andata. A lei Toshiro non piace. Odia le persone che ricattano la gente. Però questa volta sono un po’ felice che lei sia saltata fuori. Senza di lei sarebbe stata una sconfitta totale.
Mi odio per aver pensato questo. Yuka è un essere così orribile e malvagio, che il solo permettere che lei esca è vergognoso. Se poi sono felice quando questo accade, non merito proprio di vivere.
Appena uscita dalla terrazza, il magico oggetto mi ha aiutata a ricacciare dentro il baule quella serpe. Questa volta ho messo molti più lucchetti: per quanto io sia costretta a sentire la sua voce, almeno sarò solo io a doverla patire. È la punizione che merito per aver creato un simile mostro. 
Ho passato il resto della giornata in infermeria. Ci vado sempre per riflettere. Ririko è venuta a cercarmi e mi ha chiesto di quella lettera che era uscita dal mio armadietto. A lei non sfugge mai nulla, purtroppo. Spero solo di essere riuscita a mascherare le macchie di sangue della mia camicetta. Ho esagerato con il magico oggetto. Del resto serve una grande magia per ricacciare indietro Yuka. E per far funzionare il magico oggetto, sono necessari dei piccoli sacrifici. Ma l’importante è impedire che Yuka faccia di nuovo del male a Ririko, Toshiro o a qualcun altro. 
Comunque riguardo la lettera le ho raccontato una bugia. Odio farlo, odio mentirle. Ho poi la sensazione che lei sappia sempre quando lo faccio. Ma la realtà per lei sarebbe molto peggiore. E anche per me.


CAPITOLO DUE: RIRIKO
Ormai ne ho quasi la certezza. Yuko è un autolesionista. Lo leggo nei suoi occhi, nelle macchie sui suoi vestiti. E probabilmente è anche bulimica. Come spiegare altrimenti il suo improvviso calo di peso? Ormai non è altro che l’ombra della persona che conoscevo. E pensare che io tengo così tanto a lei!
Noi che ci conosciamo sin da bimbe, quando giocavamo nel parco di fronte a casa nostra.
Noi che piangevamo di gioia insieme quando siamo state finalmente ammesse alla stessa scuola superiore.
Noi che ci eravamo impegnate tanto per stare insieme.
Naturalmente per lei che era sempre stata così brava a scuola non era stato un problema venire ammessa al liceo Nishi, ma per me, che ero una capra in quasi tutte le materie, aveva significato un mucchio di sacrifici. Però per stare con la mia amata Yuko ero disposta a tutto. E poi lei, improvvisamente, ha avuto quell’enorme calo a scuola. Negli ultimi esami è addirittura arrivata terzultima. Com’era logico sua madre l’ha letteralmente scuoiata. Non può accettare che la sua bravissima bambina vada così male a scuola. All’inizio di tutti questi cambiamenti, però, io non ci ho badato. Perché avrei dovuto farlo? Eppure quando ha iniziato a dimagrire, la situazione era troppo evidente perché io potessi ignorarla ancora. 
Poi quest’estate ho capito che dentro di lei stava accadendo qualcosa di davvero triste, quando mi ha fatto quella sfuriata. Credo che non mi pentirò mai abbastanza di averla fatta bere.
Non so nemmeno io come sia accaduto, come l’argomento sia saltato fuori.
Però ad un certo punto mi aveva detto:
- Certo che è un bella fortuna che tu sia nata ricca! Certo sei solo la figlia dell’amante, però i soldi ti arrivano lo stesso, no? Anche a me piacerebbe essere ricca. Così potrei rifarmi il seno e andare dal parrucchiere tutti i giorni come fai tu. E potrei passare con facilità da un ragazzo all’altro senza curarmi della mia migliore amica. Senza presentarle mai nessuno. Mai. Eh, non è forse vero, Ririko? Io sono solo quella da cui correre ogni volta che la mamma viene picchiata dal suo nuovo uomo… Cosa credi? Ce io non lo sappia? So perfettamente quello che ti accade, ma aspetto paziente che sia tu a parlarmene. Mi dico “è giusto così”, però sono stufa! Io ti parlo di tutti i miei problemi e tu svicoli sempre. Non mi consoli mai! E io lascio passare e ti consolo quando piangi tra le mie braccia senza dirmi perché! E tu intanto non ti rendi conto di nulla… Io in realtà speravo che almeno tu, vedessi cosa…- i suoi occhi si erano riempiti di lacrime e poi aveva vomitato.
Non le avevo parlato per una settimana, poi lei è venuta da me in lacrime con i biglietti per un concerto degli Arc-en-ciel e io non ho potuto non parlarle. D’altronde mi ferisce che lei in realtà pensi quelle cose di me, ubriaca o no. È stato più o meno lì che ho cominciato a chiedermi cosa mi stesse nascondendo. 
Ma oggi ne ho avuto la conferma. Sono andata a trovarla in infermeria, dove di solito si rifugia quando è triste. Aveva delle macchie di sangue sulla camicetta e poi al ritorno da scuola, sulla strada di casa, lei sorrideva come suo solito mentre il suo polso era fasciato. Credo che qualcosa si sia mosso e che l’abbia ferita immensamente se è arrivata a lasciar perdere ogni cautela, sporcandosi addirittura la camicetta.
Forse ha qualcosa a che fare con la lettera di Toshiro che ha trovato nell’armadietto stamattina. Lei me l’ha nascosta e poi mi ha raccontato una balla riguardo il suo contenuto. Quasi sempre riesco a capire quando mente, perché mi sorride e ride con quella risata forzata che di recente usa così spesso. Ho timore che in realtà tutta la sua esistenza sia diventata una finzione e temo ancora di più di non poter fare nulla per lei. Ho deciso che intanto aspetterò di vedere come si risolverà la situazione. E se le cose dovessero diventare davvero critiche allora smetterò di farmi tanti scrupoli inutili per lei.
   
 
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