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Autore: La_Sakura    11/10/2008    5 recensioni
Un'ombra furtiva nella notte realizza un delitto efferato, creando scompiglio e facendo nascere sospetti... chi è l'assassino?
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Sorpresa, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Un

Un’altra notte insonne, la terza da quanto Tsubasa era stato ucciso… non poteva chiudere gli occhi, come lo faceva si ritrovava l’immagine del corpo esanime della persona che amava più di ogni altra cosa, con gli occhi sbarrati e il sangue sparso ovunque. Era un’immagine che mai e poi mai avrebbe cancellato dalla sua memoria; e mai e poi mai avrebbe cancellato il ricordo di Tsubasa, l’unico ragazzo che aveva mai amato, con tutta sé stessa, e l’unico ragazzo che l’aveva fatta sentire amata, desiderata, unica…
Si alzò svogliatamente e si diresse in bagno, dove lo specchio rimandò l’immagine di un viso pallido ed emaciato, con gli occhi scavati e contornati da occhiaie, rossi per il pianto. Si sciacquò la faccia e fece una doccia veloce, ben sapendo che quell’operazione non avrebbe cancellato i segni del suo dolore; poi indossò una camicetta e un paio di semplici jeans e scese a far colazione. Per fortuna avevano cambiato albergo, non avrebbe retto allo stress emotivo di percorrere gli stessi corridoi che aveva percorso con Tsubasa e che aveva percorso anche il suo assassino.
La sala da pranzo era vuota, fortunatamente, eccezion fatta per i suoi amici e compagni di Nazionale di Tsubasa. Yayoi, Yukari, Yoshiko stavano già sbocconcellando qualcosa, così come gli altri ragazzi; solo Kumi sembrava aver appetito.
Beata lei… pensò Sanae, sedendosi al tavolo con le amiche e salutandole con un cenno del capo.

  «Cosa ci fanno qui le due agenti di polizia?» domandò ad un tratto Yukari, interrompendo il silenzio. Sanae si voltò ma parve non riconoscerle.

«Stanno solo conducendo le indagini…- intervenne Taro, parlando a bassa voce –Io e Genzo siamo stati convocati per un colloquio informale… vorranno parlare con qualcun altro…»

L’agente Yamamizu e l’agente Hakitawa si avvicinarono al tavolo delle ragazze e salutarono con un leggero inchino:

«Nakazawa-san, avremmo bisogno di parlare con Lei… può seguirci in centrale?» le disse gentilmente Mikiru.

«Non possiamo farlo qui?»

«Purtroppo no: anche se informali, questi interrogatori devono essere condotti in centrale.» rispose Aya.

Sanae rimase in silenzio immobile per qualche secondo, poi si alzò e seguì le due agenti.

«Dobbiamo cominciare a chiamare gli avvocati? Siamo tutti sospettati?» esclamò ad un tratto Yukari.

Aya si voltò lentamente e fissò la sua interlocutrice con aria seria:

«Noi stiamo solo cercando di scoprire chi ha ucciso il vostro amico: pensavo che anche voi foste interessati a scoprire chi è stato.»

«Questo però non significa che possiate portare via Sanae così, come se fosse lei l’indiziata principale!» intervenne Yayoi, alzandosi in piedi.

«Sono d’accordo- intervenne Mikiru –Per questo motivo fuori c’è un taxi che ci aspetta, e non una volante. E ora, se volete scusarci…»

Quando furono sul taxi, Sanae parlò per la prima volta senza essere interloquita:

«Dovete scusare i miei amici… sono solo preoccupati per me…»

«Nakazawa-san, noi capiamo perfettamente il Suo stato d’animo e quello dei Suoi amici, ma noi stiamo solo svolgendo il nostro lavoro: vogliamo scoprire chi ha ucciso Ozora perché prima di essere una star internazionale del calcio era una persona, una persona come lo siamo noi…- Aya parlava dolcemente –E so perfettamente cosa provi in questo momento, Sanae…»

Sanae alzò improvvisamente lo sguardo, sia perché l’agente Yamamizu le aveva dato del tu e l’aveva chiamata per nome, sia perché quella frase, semplice, l’aveva profondamente colpita.

«Solo chi ha provato la mia esperienza può capire cosa provo…» mormorò, fissando l’agente negli occhi.

«Ha ragione… scenda, siamo arrivati.»

La fecero entrare in una stanza fredda e spoglia, se non per un tavolo con due sedie e due applique poste alle pareti laterali. Si sedette e aspettò con pazienza che qualcuno la raggiungesse. Per fortuna l’attesa fu breve: dopo pochi minuti l’agente Hakitawa la raggiunse e le porse un bicchier d’acqua.

«Se gradisse altro, me lo dica senza problemi: non è sotto accusa, si tratta solo di un colloquio per capire alcuni dettagli della vita del Suo compagno.»

«Sono a Sua disposizione, agente Hakitawa. Mi chieda pure tutto quello che vuole.»

«Da quanto tempo conosceva Ozora?»

«Da una vita… lui si è trasferito a Nankatsu circa 15 anni fa, e per me è stato un colpo di fulmine: era diverso dagli altri ragazzini che giocavano a calcio. Wakabayashi era arrogante, Ishizaki era un buffone… Tsubasa no, Tsubasa era serio, sapeva quello che voleva ma non ti metteva in imbarazzo, né ti umiliava. Era più forte degli altri ragazzi che giocavano con lui, eppure tutti lo adoravano perché non li mortificava.»

«Vi conoscevate da tanto, eppure erano solo 4 anni che stavate insieme…»

«Ufficialmente sì; lui ha sempre anteposto il calcio a me, ma non lo faceva per cattiveria o per stupidità. Lui mi ha sempre detto che prima di mettere su famiglia con me, voleva potermi offrire una certa stabilità.»

«Stabilità economica?»

«Non solo. Si sa che il lavoro di calciatore porta a viaggiare tanto: finché è rimasto in Brasile io ho proseguito la mia vita qui in Giappone; quando gli è stato offerto l’ingaggio dal Barcellona, nonostante non fosse stato messo subito in prima squadra, ha capito che quello era il suo futuro e mi ha chiesto di andare a vivere con lui.»

«A vivere insieme, quindi, senza sposarVi.»

Sanae emise un gemito e le sue labbra si incrinarono come a formare un sorriso, ricordando quei giorni felici:

«Mi disse che il giorno in cui avrebbe avuto la certezza di essere titolare in squadra mi avrebbe chiesto di sposarlo… diceva che le tappe del nostro amore avevano sempre seguito le sue tappe calcistiche, e così doveva continuare…»

«Nakazawa-san, ho parlato personalmente col dirigente del Barcellona che ha avuto il colloquio telefonico con Ozora la sera dell’omicidio. Mi ha detto che il procuratore di Ozora aveva appena preparato un contratto da fargli firmare, un ottimo contratto…- Sanae la fissò con gli occhi sbarrati –Un contratto che blindava il calciatore alla società catalana per 5 anni. In prima squadra. Come titolare. –Ora Sanae tremava, mentre alcune lacrime già solcavano le pallide guance –Ozora sapeva già di questo contratto prima che voi lasciaste la Spagna per venire qui per l’amichevole, e per questo si era premunito… abbiamo trovato uno scontrino, nel pugno di Tsubasa. Si tratta di uno scontrino di una gioielleria molto famosa di Barcellona.– Sanae si portò le mani alla bocca e cominciò a singhiozzare –Ho contattato la gioielleria e… mi è stato confermato che la vittima aveva acquistato un anello con solitario della collezione “Proposta d’amore”…»

Sanae crollò e iniziò a piangere a dirotto: Aya entrò in quel momento e le portò la scatola dei Kleenex e un altro bicchiere d’acqua, ma uscì immediatamente. Per un quarto d’ora Mikiru rimase in silenzio e immobile ad osservare la disperazione della ragazza, senza riuscire a fermarla. Quando finalmente la ragazza si calmò, Mikiru riprese a parlare:

«Immagino che Lei non ne sapesse niente…»  

«No, non ne avevo la più pallida idea… non mi aveva neanche detto che il suo procuratore stava spingendo per un nuovo contratto… voleva farmi una sorpresa, era tipico del suo stile…» concluse con un amaro sorriso.

«C’è solo una cosa che ancora non ci spieghiamo: abbiamo controllato in tutta la stanza, abbiamo controllato tutti gli effetti personali della vittima, ma dell’anello non c’era traccia, però sappiamo che voleva farle la proposta quella sera: ha idea di dove possa essere l’anello?»

«Immagino che sia stato Taro a dirvi che voleva farmi la proposta quella sera: a cena avevo notato che parlavano fitto fitto ma non ho dato peso alla cosa perché so che loro erano molto legati. Io però non ho idea di dove possa essere l’anello, non sapevo neanche che lo avesse con sé.»

«La ringrazio Nakazawa-san: la mia collega La riaccompagnerà in albergo in macchina, così potrà riposarsi.»

«Arrivederci.»

Aya stava aspettando Sanae fuori dall’edificio: la fece accomodare in macchina e, senza parlare, si sedette alla guida e si immise nel traffico della capitale.

«Ho riflettuto su quello che mi ha detto prima– Sanae ruppe il silenzio –sul fatto che capiva il mio dolore… la Sua faccia non mi era nuova, così ho pensato a dove L’avessi già vista, e improvvisamente mi è venuto in mente un articolo di giornale di un paio di anni fa…- Aya rimase in silenzio ma strinse il volante con più forza, tant’è che le si sbiancarono le nocche –Takamatsu Keisuke… era il Suo ragazzo, vero?- Aya non rispose, ma continuò a guidare imperterrita –Fu Lei a ritrovare il corpo, dico bene?»

«L’agente di polizia sono io!- esclamò improvvisamente Aya –Sono io che faccio le domande!»

Accostò la macchina davanti all’hotel in cui alloggiava Sanae: la ragazza scese ma prima di chiudere la portiera dell’auto si chinò e le disse una frase:

«Solo Lei può capire il mio dolore, come mi ha detto… ma solo io posso capire la Sua voglia di trovare il responsabile… non lasci che questo delitto resti impunito…»

Chiuse la portiera ed entrò nell’albergo, lasciando Aya da sola con i suoi pensieri…

Chi ha ucciso Ozora?

 

Accipicchia, la nostra Aya si è proprio scaldata quando ha sentito parlare di questo Keisuke... chissà cosa nasconderà nel suo passato! Intanto abbiamo dovuto dare a Sanae la notizia, al di là delle antipatie penso sia saggio unirsi al suo dolore... o per lo meno fingete! XD
Ringrazio doverosamente tutte voi che continuate a seguirmi: Nene, OnlyHope, Silen, Eos (Betta ti ha istruito bene, eh? XD), Saretta, Melanto... grazie di cuore per il vostro affetto e il vostro calore!

   
 
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