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Autore: Alina_Petrova    16/10/2014    2 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
Passano alcuni minuti, il treno parte lentamente e il cellulare vibra nelle mie mani. Apro il messaggio per leggere la risposta dell'affittuario, ma invece di quello ci trovo una sola parola:
"Torna".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Non hai idea quanto facilmente cambi il corso del tempo a seconda dello stato d’animo. Quando stai male, i minuti sembrano anni. Quando ti senti bene, - i mesi scattano come secondi. Le notti senza di te duravano così a lungo, che mi sembrava fosse più facile scontare una pena in prigione, che riuscire ad arrivare al mattino. I giorni con te passavano veloci come uno svolazzare di ciglia. I tuoi baci, anche i più lunghi, sembravano più brevi di un battito di cuore. Aspettarti  è un impresa più dura che attraversare a nuoto il canale della Manica.
 
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Per un solo motivo io non mi rendo nemmeno conto di come volino via  due anni. E questo motivo sei tu. Noi ora viviamo insieme. Tu, io, e i tuoi figli. Sono ancora i tuoi, perdonami. Io adoro Kevin e Kelly, trascorro con loro non solo tutto il mio tempo libero, trascorro con loro semplicemente tutto il mio tempo. Ma questa non è la nostra famiglia. Non so perché. Sono un egoista. Oppure uno scemo. Ma loro sono figli tuoi e di Tina, e io vivo con voi e basta. Naturalmente, so che mi ami. No, non dubitarne. Ti prendi cura di me, mi tieni la mano durante una passeggiata, e te ne freghi degli sguardi altrui. Tu sei il mio uomo, per me sei il più forte del mondo, io per te sarò sempre il ragazzo più dolce.
 
 
 
 
La sera ti aspettiamo a casa, io cucino, e i bambini disegnano divertenti geroglifici sui pezzi di carta. Tu li porti in giro sulle spalle, tu mi riempi di carezze in camera da letto.
 
È un po' difficile per me vivere in una casa dove hai vissuto con Rachel, dove hai vissuto con Tina. A volte mi sento come se fossi uno qualsiasi... uno dei tanti, e mi fa quasi schifo, come inalare di nuovo il fumo di una sigaretta spenta. È come il gusto amaro sulla lingua dopo una compressa. Come il male alle gambe dopo una lunga passeggiata.
 
Ma come potrei lamentarmi? Prima non avevo nulla. Ora ho più di tutto. E giuro, sono quasi felice. Perché quasi? Sono semplicemente uno stupido. Non lo so. C'è qualcosa che mi trattiene. Una pellicola finissima tra me e la pura felicità. Perché la felicità non è una vita dove non hai nulla di cui preoccuparti o che ti renda triste.
La felicità è uno stato d’animo. La mia anima è consumata, come il cappotto di un barbone. Quale atelier potrebbe ridargli l’antico splendore? Un atelier magico. E la magia non esiste. Perdonami. Il cappotto rimane consumato.
 
 
 
 
Mi fa male la pancia. No, non è una metafora e non faccio l’isterico, mi fa male davvero. Nei primi tempi succede quando mi dimentico di mangiare. Poi - quasi costantemente. In principio io non ci faccio caso. Dopo comincio a prendere antidolorifici. Poi non aiutano nemmeno quelli. Non ti dico niente e cerco di non strizzare gli occhi dal dolore. Quando per la prima volta dopo il sesso il tuo membro è sporco di sangue e tu a lungo in ginocchio mi implori di perdonarti per non essere stato abbastanza gentile, io dico che va tutto bene, ma non capisco qual è il problema, perché non mi fa assolutamente male. Tutto come sempre, sul serio. Quando per la prima volta dopo il sesso il sangue rimane sulle lenzuola, me ne accorgo al mattino, mentre faccio il letto, e allora mi rendo conto di essere arrivato al punto quando è ora di andare dal medico.
Lascio i bambini con la baby-sitter e vado in una clinica usando la tua assicurazione. Non ho intenzione di nasconderti niente, semplicemente non voglio fare troppo rumore per nulla.
 
Parlo con il medico, gli racconto di tutti i sintomi, e lui mi manda a fare  l'endoscopia. Mi dicono che ho l'ulcera. Dicono che sia profonda, e che ho aspettato troppo. Mi dicono di ridurre lo stress e mangiare meglio. Mi fanno una biopsia, per assicurarsi che non sia un tumore.
 
Io aspetto i risultati in corridoio, e dopo un paio d’ore mi chiamano. Sul viso del  medico c’è così tanta compassione, e quando inizia spiegarmi usa così tanti termini specifici, che io capisco tutto subito. Domani devo ricoverarmi. In settimana mi operano. Vado a casa, devo andare da Kelly e Kevin.
 
Ceniamo, mettiamo i bambini a dormire, io lascio un bacio delicato su entrambe le testoline ricciolute e ti seguo in camera da letto. Dopo la doccia ti corichi a letto, la luce è ancora accesa, e questo è un bene. Io mi sdraio accanto a te, ti guardo negli occhi e ti dico con una voce bassa e molto tranquilla:
 
- Ho un cancro allo stomaco.
 
 
 
 
Onestamente, non ho mai visto due occhi trasformarsi e diventare come erano diventati i tuoi dopo quelle mie parole. Come due buchi neri. Come città dopo un inverno nucleare. Come miniere profonde. Erano vuoti, ma dopo un attimo il vuoto fu sostituito da un  dolore talmente acuto, che dovetti chiudere i miei, per non ferirmi.
 
- Ma... - il tuo respiro si spezza, sento questo singhiozzo strozzato che ti scappa dal petto.
 
- Domani mi ricovero in ospedale. Tra un paio di giorni mi faranno l'operazione. Poi un controllo. Sembra, che la situazione non sia poi così male. Mi toglieranno una parte dello stomaco, ma tanto io mangio poco e quindi non lo sfrutto, - provo a scherzare, ma hai una espressione come se ti avessi preso a schiaffi.
 
- Kurt... – stringi le mascelle così forte, che ho paura che le ossa possano cedere. Mi accoccolo piano sul tuo grembo, ti abbraccio per il collo e ti bacio sulla tempia. Mi vine così naturale cercare di tranquillizzarti.
 
- Blaine, andrà tutto bene. Te lo prometto, non morirò. Non presto, comunque. Tu mi ami?
 
- Ti amo.
 
- Questo sarà sufficiente. Di sicuro, - lascio un bacio delicato sulle tue labbra, ma tu non rispondi, non riesci ancora chiudere gli occhi.
Poi mi baci per tutta la notte intera. Sembra addirittura strano, surreale. Tracci  scie di baci ovunque. Ogni millimetro del mio corpo familiarizza con le tue labbra. Noi non facciamo sesso, semplicemente mi baci, accarezzi, inspiri l’odore, strofini le guance sulla mia pelle. Non ti importa quale parte del corpo capita sotto le tue labbra. Sei sempre tenero e delicato.
 
E all'alba scoppi a piangere. Credi che io dorma, ma la mia spalla si bagna delle tue lacrime, e ti sento sussurrare che sono tutto per te, che non riusciresti sopravvivere se dovessi andarmene. E poi ti metti a pregare Dio per me... Il mio cuore promette di battere per l'eternità, se tu ne hai bisogno.
 
 
 
 
L'operazione ha esito positivo, sono vivo, ma i risultati potranno vedere solo tra sei mesi, quando mi faranno una nuova biopsia e diranno se non ci sono più le cellule tumorali. Non so, come andrà a finire, ma ora mi sento bene. Non mi sono nemmeno rimasti segni sulla pelle, hanno fatto tutto per via endoscopica. Questa tecnica moderna – non ti lascia neanche la possibilità di vantarti di qualche cicatrice.
 
Per ora non posso ancora mangiare, mi somministrano il glucosio per via endovenosa. Il secondo giorno dopo l'intervento mi trasferiscono dalla rianimazione al reparto, e nel giro di un minuto vieni tu con i bambini.
 
Kelly corre avanti, e prima che qualcuno riesca a fermarla, si arrampica sul letto, si aggrappa al mio braccio e grida:
 
- Papà!
 
In un primo momento penso che si stia rivolgendo a te. Ma quando Kevin ripete la stessa cosa dall’altro lato e dice la stessa parola, mi rendo conto che parlano di me.
 
- Gli manchi, - dici tu in un sussurro, ti chini e lasci un dolcissimo bacio sulle mie labbra.
 
Kelly accarezza la mia guancia e balbetta qualcosa a proposito della casa e di papà, e del gattino, e della pappa.
 
Kevin mi chiede di andare a casa. Tu tiri fuori una piccola scatolina, e  io dimentico, come si respira. Tu invece sei tranquillo, e così felice, e mi chiedi:
 
- Kurt, mi vuoi sposare? Sul serio. Voglio che tutto diventi ufficiale. Voglio che tu sia mio marito.
 
Sento una stretta alla gola e una fitta sulle costole di nuovo, come un paio di anni fa, ma riesco a dire in un soffio:
 
- Certo. Sì.
 
La pellicola tra me e la felicità scompare.
 
Tu, io, e i nostri figli. Noi.
 
Sono il tuo amore.
 
Sono il tuo futuro marito.
 
Sono il padre dei tuoi figli.
 
Sono l’unico per te.
 
- Sei il mio tutto, - mi sussurri nell’orecchio la prima notte dopo il nostro matrimonio.
 
Giusto. Io sono il tuo tutto.
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