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Autore: Laylath    24/10/2014    2 recensioni
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
(Catullo. Carme 85)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dormire


 “Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. 
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Catullo. Carme 85



Al contrario degli altri bambini che vogliono restare alzati, Riza amava andare a dormire.
Quando era viva sua madre andare a letto voleva sempre dire un bacio della buonanotte, le coperte rimboccate con amore, una ninnananna sussurrata dolcemente. E anche dopo che se ne era andata, quei ricordi erano ancora così vividi che nell’andare a dormire le pareva di essere accompagnata da uno spirito gentile, recante con se gli echi di quelle vecchie canzoncine.
I sogni erano sempre dolci e meravigliosi, una realtà alternativa dove potersi rifugiare dopo i silenzi tormentati della giornata. E se prima c’era solo sua madre a farle compagnia, spesso in quei prati carichi di fiori, dove non mancava mai un’altalena o un dondolo, c’era anche un nuovo amico dai capelli neri come la notte e gli occhi che non mancavano mai di sorriderle.
E lui continuava ad esserci anche quando si svegliava.
 
Il tenente Hawkeye odia dormire.
Quando si mette a letto preferisce di gran lunga restare a leggere, magari con una tazza di camomilla bollente accanto. Dipendesse da lei preferirebbe restare desta ventiquattro ore su ventiquattro, con il corpo che recupera energie in qualche altro modo.
Odia dormire perché i suoi sogni non sono più felici e colorati come quelli dell’infanzia. Spesso richiamano la guerra e la morte e, quando si sveglia, sente sempre la gola bruciante come se Ishval fosse ancora una realtà. Ma anche quando sono normali, privi di orrore, la figura di sua madre è ormai sparita e lei non riesce più a ritrovare quei prati luminosi dove veniva spinta sull’altalena.
 
***
 
 
A volte a Riza capita di far molto tardi al poligono di tiro. Quando succede, dopo essersi cambiata, non manca mai di passare in ufficio a controllare che sia tutto in ordine.
In alcune occasioni trova il sergente Fury profondamente addormentato sulla scrivania, la radio ancora accesa e decine di piccoli pezzi elettronici sparsi attorno a lui. Allora con gentilezza gli leva le cuffie e gli sistema sulle spalle la giacca della divisa, sempre posata sullo schienale della sedia. E poi si siede accanto a lui, restando a contemplare quel viso così giovane ed innocente, dove la bellezza e serenità di quello che sta sognando sono incredibilmente palesi. A Riza pare quasi di vederlo correre felice con Hayate in campi fioriti, dove spesso c’è un’altalena o un dondolo.
Questo la fa sentire serena, come se sapesse che i suoi vecchi sogni non sono irrimediabilmente perduti, ma custoditi da una persona fidata.
  
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