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Autore: PostBlue    29/10/2014    2 recensioni
Brian continua a fissare il numero che ha digitato finché il display del cellulare non si spegne per l'ennesima volta.
Non ha voglia di fare quella telefonata. Non pensa di aver mai avuto meno voglia di fare qualcosa in vita sua.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTA DI INIZIO CAPITOLO
Niente. Stavolta non so proprio che dire e neanche il gatto mi viene in aiuto perché è offeso per esser stato scaraventato giù dal tavolo.
Siamo sempre sei mesi prima.
Io volevo fare un capitolo più lungo ma mi vengono sempre fuori così, ecco.
PB

CAPITOLO IV
INCOMING CALL

 

Gravity, no escapin' gravity
Gravity, no escapin', not for free
I fall down, hit the ground
Make a heavy sound
Every time you seem to come around

Placebo, Special K


- No Brian, scordatelo.
- Ma perché?
- Perché sono la tua manager, non la tua segretaria. Perché è una questione personale. Perché non sono nella posizione di poter chiamare il frontman di una band che non gestisco io e per almeno un'altra ventina di motivazioni che sai perfettamente anche tu anche se adesso stai facendo la star capricciosa.
- Ma cosa ti costa, è solo una telefonata...me lo fai come favore personale...mmmh?
- Brian...
- Eh...
- Come hai appena detto tu, è solo una telefonata. E se proprio vuoi che ti dica la verità, per quel poco che ci ho avuto a che fare, Bellamy è tutt'altro che antipatico.
- Immagino.
- Ma si può sapere cosa ti ha fatto per starti tanto sui coglioni?
- E da quando qualcuno deve aver fatto qualcosa per stare sui coglioni a Brian?
Stef rientra in soggiorno reggendo due tazze di caffè e ne allunga una a Brian e una ad Alex, voltandosi poi per rientrare in cucina a prenderne una anche per sé.
- E anche questo è vero - ammette Alex
- Prego, fate pure come se non ci fossi - protesta Brian stizzito - e Stef...
- Sì?
- Grazie per il contributo determinante alla conversazione.
Stef lo guarda con un misto di compassione e condiscendenza e si piazza su una delle poltrone del soggiorno di Brian proprio mentre Alex si alza per andarsene trangugiando al volo metà della sua tazza di caffè.
- Ti ho lasciato tutti i numeri di là in studio. Secondo me puoi chiamarlo direttamente sul cellulare. Vedrai che te la risolvi in cinque minuti. So che la prossima settimana hanno organizzato una sessione di prove. Non so, credo che ci sia nell'aria il progetto di un greatest hits o qualcosa del genere.
- ----
- Prego, Brian, figurati. E' sempre un piacere.
- Graaazie Alex - replica Brian con tono esageratamente enfatico.
Stef si alza e accompagna Alex alla porta, visto che Brian non sembra avere alcuna intenzione di muoversi dal divano.
Torina indietro, si siede vicino al suo frontman, si accende una sigaretta e gliela passa.
- Onestamente non capisco perché la stai facendo tanto lunga, però se davvero per te è così un problema posso chiamarlo io.
Brian lo scruta per un momento attraverso il fumo che si leva dalla sigaretta.
- No. Meglio di no. - conclude.
- Perché?
- Perché socievole come sei rischi pure di farci amicizia e io rischio di trovarmi quell'impiastro tra i piedi.
- Guarda che non sono mica Steve.
- No, Steve finirebbe a giocare con l'altro batterista.
- Come vuoi. Però, davvero, la stai prendendo peggio di quel che merita. Alla fine è solo un favore tra colleghi.
 
Brian continua a fissare il numero che ha digitato finché il display del cellulare non si spegne per l'ennesima volta.
Non ha voglia di fare quella telefonata. Non pensa di aver mai avuto meno voglia di fare qualcosa in vita sua. O almeno. Adesso non riesce a ricordare proprio niente.
Non è stato del tutto sincero con Helena. E neanche con Alex. E nemmeno con Stef, a pensarci bene.
E' vero, conosce Matthew Bellamy per ovvi motivi. Stessi ambienti, stessi festival, stessi premi. Sono vent'anni che le due band sono in circolazione. E' praticamente inevitabile che si conoscano.
Quello che ha omesso di specificare è che ci ha anche litigato, con Matthew Bellamy.
Sì, ok, forse quella volta non era esattamente in sé. Forse era stata colpa dell'alcool o della coca o di tutte e due insieme. Sicuramente era stata colpa di Bellamy e del suoi modi arroganti. Sta di fatto che l'ultima volta che si erano parlati, le ultime parole che Brian gli aveva rivolto erano state qualcosa tipo "inutile coglione". Anche se adesso non ricorda bene a che proposito.
Dopo quell'episodio si erano incrociati ancora qualche volta ma senza mai rivolgersi la parola, apparentemente solo per mancanza di occasione.
E adesso deve chiamarlo per chiedergli un favore. Un favore personale.
No. Non ha proprio un cazzo voglia.
 
Uno squillo. Due. Tre.
Al quarto squillo Brian si sente autorizzato a riattaccare con la coscienza pulita per il tentativo fatto ma per qualche ragione a lui oscura aspetta ancora.
Cinque squilli.
A metà del sesto, un rumore come di qualcosa che venga trascinato e sbatacchiato malamente lo fa sobbalzare costringendolo al tempo stesso ad allontanare il telefono dall'orecchio.
- ...'nto?
- Bellamy?
- Sì sono io - pausa. Altro fruscio. - Molko?!?
Altra pausa. Molto più lunga. Com'è possibile che lo abbia riconosciuto?
- Sì...come sai...?
- Ho guardato il numero sul display - col tono di chi enuncia la cosa più ovvia del mondo.
Brian apre la bocca e la richiude a vuoto un paio di volte, poi si riprende.
- E come cazzo è che hai il mio numero?
- L'avevo cercato tempo fa perché mi era venuto in mente di chiamarti.
Brian è ormai definitivamente convinto di essere atterrato su un altro pianeta. Il pianeta Bellamy. Con leggi e dinamiche tutte sue, incomprensibili ai normali esseri umani.
- E perché cazzo ti era venuto in mente di chiamarmi?
Si rende vagamente conto di essere più aggressivo del dovuto ma non può proprio farne a meno.
- Così...sai...visto che l'ultima volta non ci eravamo lasciati molto bene...mi dispiaceva...alla fine non mi ricordo neanche perché ti eri incazzato tanto.
- Io...non so, ecco, non è che mi fossi incazzato. Non mi ricordo. Probabilmente mi avevi fatto girare il cazzo con qualcuna delle tue stronzate.
No. Decisamente non era quella la direzione in cui doveva andare quella telefonata.
Dall'altra parte del telefono Brian sente un suono sommesso che non identifica subito. Poi capisce. Matt sta ridendo. Prima in modo trattenuto. Poi decisamente di gusto.
- Continuo a non vedere il lato divertente della cosa - col tono più gelido che gli riesca di recuperare.
Matt riprende fiato.
- Non avevo dubbi. Tu non vedi mai il lato divertente della cosa. Comunque dimmi.
- Cosa?
- Molko, mi hai chiamato tu, se non sbaglio.
Merda. Merda e ancora merda.
- In effetti dovrei chiederti una cosa. Un favore.
- Chissà perché mi immaginavo che non volessi solo sapere come sto.
- Senti - sbotta Brian - non è per me. Io ne avrei fatto volentieri a meno.
- Lo avevo vagamente intuito. Perché non ci vediamo per un caffè così mi dici di che si tratta?
- Cosa?
- Un caffè. Brian, ma il tuo telefono ha problemi o sei tu che non senti un cazzo?
- Io ci sento benissimo, il mio telefono non ha nessun problema e no, non ci vediamo per un caffè.
- Un aperitivo?
- No, cazzo. Bellamy, fammi parlare. Devo solo chiederti un favore, non un appuntamento.
- Magari te lo sto chiedendo io, un appuntamento.
- Eh?
- Lascia stare. Dimmi.
Brian riesce finalmente a spiegare il motivo della sua chiamata e, come temeva, Matt dimostra fin troppo entusiasmo per la cosa.
- Mercoledì prossimo dovremmo cominciare alle tre. Venite per le due, così c’è tempo di fare quattro chiacchiere con la nipote di Helena. Porti anche Cody?
- Non lo so, dipende da Helena e dalla babysitter. Perché?
- Perché magari dico a Chris di far venire i suoi, così Cody non si annoia…
- Se non altro sei consapevole dell’effetto della tua musica.
- Molko! Guarda che questa potrebbe essere scambiata per ironia e nuocere gravemente alla tua reputazione.
- Nessuna ironia Bellamy. Ero più che serio.
- Certo. Senti, adesso che hai fatto il tuo dovere da ex e da quasi zio, che ne dici di vederci prima una sera? Magari a cena?
- A cena?
- Cazzo Brian, disattivati la funzione eco. Non serve che ripeti tutto quello che dico.
- Bellamy, illuminami. Perché diavolo dovremmo andare a cena insieme io e te?
- Non lo so. Per fare due chiacchiere civili visto che sono secoli che non ci vediamo e l’ultima volta non è stata proprio il massimo?
- No.
- Perché no?
- Perché non ho nessuna intenzione di cenare con te. Grazie per la disponibilità di mercoledì. Ti chiamo per confermarti che ci saremo.
- Che palle che sei. Come vuoi.
 
Brian chiude la telefonata e si lascia cadere sulla poltrona dello studio.
E’ esausto.
Dopo neanche un minuto sente il telefono che vibra e il trillo di un messaggio in arrivo.
 
E se andassimo a cena mercoledì dopo le prove?

   
 
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