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Autore: _BadWolf_9    08/11/2014    3 recensioni
-fratellone- disse con esitazione Sherlock, poi continuò. -mamma e papà non torneranno...quindi rimarrai tu con me?-
Mycroft restò in silenzo per un attimo guardando un punto indefinito della foresta poi rispose - si, stai tranquillo- lo rassicurò. -ora andiamo a dormire che ormai si è fatto tardi-.
A quel punto il piccolo annuì prontamente con un flebile sorriso sulle labbra che nascondeva una tristezza infinita e si rannicchiò nel sacco a pelo.
(Johnlock e un pizzico di Mystrade soprattutto nei capitoli seguenti)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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John è sempre stato un ragazzo tranquillo e generoso, considerato e amato da tutti per la sua purezza d'animo, ma nessno pareva accorgersi della sua solitudine...

Era rimasto solo oramai, a parte Harry, nessuno lo faceva sentire amato ne parte di una famiglia, soprattutto dopo la morte improvvisa della madre avvenuta l'inverno scorso a causa di una brutta polmonite mentre lui era a combattere con la milizia inglese in territorio scozzese.


                                                                                                      ≈-≈-≈-≈-≈-≈

Appena Harry e Clara se ne furono andate, il giovane si distese sulla morbida coperta e rimase a guardare il cielo fino al suo imbrunire rimuginando e sognando di poter librarsi nell'aria ad ogni tramonto, guardando il sole scomparire all'orizzonte lasciando posto alla luna e alle stelle che tanto amava osservare.

Immerso nei suoi pensieri com'era, si rese conto solo in quel momento di strani rumori provenienti dalla foresta, ma invece di tornare a Neradon, s'avvicinò cautamente riuscendo a distinguere degli ululati che sembravan voler essere una richiesta d'aiuto.

John era un ragazzo per bene, ma ogni volta che si presentava davanti a lui qalcosa di pericoloso, non riusciva a trattenersi e questa non fece eccezione. Decise così di entrare in quell'immenso insieme di alberi, portando con se la coperta, che successivamente mise nel suo zainetto, e il kit di pronto soccorso in caso gli fosse servito.

 

 

Qualche ora prima....

 

 

Una figura grigiastra correva veloce e agile nel folto del bosco inseguendo la sua preda, uno splendido cervo adulto, spingendola verso la pianura in modo da bloccargli qualsiasi tentativo di fuga. Ad un tratto la creatura si arrestò percependo l'avvicinarsi di quattro lupi e cercò di sviare la sua cena verso un'altura così da non esser assalita dal branco, ma il cervo sembrò pensarla diversamente continuando a correre sfrenatamente nella stessa direzione di prima.

In un attimo, il cacciatore divenne preda; i lupi gli si avvicitanoro srcutandolo attentamente, dopo di ché decisero di attacarlo, anche se due volte più grande di loro, lasciando andare l'erbivoro. L'enorme creatura non riuscì a contrattaccare come si deve dato lo svantaggio numerico e fu laciata agonizzare con uno taglio profondo appena sopra la palpebra e una lacerazione sul fianco sinistro.

Appena rinvenne, qualche ora più tardi, iniziò ad ululare nel tentativo di trovar aiuto, un qualsiasi tipo di aiuto, anche se probabilmente nessuno avrebbe udito la richiesta di soccorso.

Si fece così sera.

 

 

 

John, intanto, procedeva con calma nel tentativo di non inciampare negl'arbusti e nella speranza di non ritrovarsi un orso rabbioso a mordergli il fondoschiena. Oramai non si vedeva quasi niente anche utilizzando la piccola lampada a olio che si portava sempre appresso e il freddo non aiutava di certo l'avanzata, ma l'intrepido ragazzo continuò imperterrito seguendo gli ululati, passo dopo passo, fino a raggiungere una piccola radura che pareva al centro della foresta. Doveva esser vicino, pensò, i rumori sembravan poco lontani, quindi decise di fermarsi un momento e riempire la borraccia nel piccolo torrente che scorreva a qualche metro da lui. Mentre si rialzò, intravide qualcosa oltre il fiumiciattolo, un piccolo animaletto pensò, ma non riuscì comunque a rassicurarsi, portando istintivamente una mano alla fida spada che portava sempre al fianco destro e si rimise in marcia.

Ora poteva dire di avere il batticuore; si era lanciato in una foresta, al calar del sole con una lampada, un kit medico e una coperta, senza avvertir nessuno e seguendo degli ululati che provenivan certamente da qualcosa che avrebbe potuto sbranarlo. Tutto questo era assurdo e immensamente eccitante, un'altra delle sue solite cazzate era riuscito a farla...

Fece in tempo a fare una ventina di passi, che intravide un qualcosa di indefinito moversi stancamente a terra e ululare, lo stesso ululato basso ma deciso che lo aveva guidato fino a li, e si immobilizzò.

Pensò se fosse stato il caso di avvicinarsi o di scappare. Cosa avrebbe potuto fare avvicinandosi? Probabilmente quella creatura lo avrebbe attaccato, ma non poteva lasciarlo lì, era troppo buono per abbandonarlo morente senza fare niente.

Decise di avvicinarsi almeno un po', lasciando a terra la lunga spada per evitare di allarmare la creatura e capendo che non sarebbe riuscita ad alzarsi, distinguendo così la sua figura: un enorme lupo dal corpo sottile, ma potente con delle zampe altrettanto enormi su gambe magre e muscolose. Il muso era sporco di quello che John pensava, ed effettivamente era, sangue, ma aggrazziato e lungo, studiato per essere aerodinamico. Il pelo era scuro, ma di un colore non distinguibile con tale buio, era folto e anche quello sporco di sangue.

John inciampò, distratto dal guardare il lupo, e la creatura alzò di scatto il muso aprendo gli occhi. Il ragazzo rimase senza fiato. Non per paura ne per il dolore al ginocchio causato dalla caduta, ma bensì per i meravigliosi occhi della bestia che si incatenarono ai suoi. Mentre quelli di John erano blu notte, quelli del lupo erano di un indaco particolare, freddo, e sembravan due pezzi di ghiaccio. Lo studiavano attentamente, nel profondo.

Il giovane cercò di descriverli nella sua mente, ma talmente belli che qualsiasi parola li avrebbe sminuiti. Rimasero a guardarsi fino nell'anima per quello che sembrò un tempo infinito, poi il lupo, esausto, abbassò il muso in segno di resa.

Fu così che John decise di intervenire convinto da quegl'occhi e si avvicinò cautamente cercando di non fare movimenti bruschi per non spaventare l'animale.

- i-io sono John e-e non so p..perché sto parlando a-ad un.....un lupo? No ad un e-enorme lupo- balbettò il ragazzo confuso- ho visto parlare u-un mio amico al suo c-cane per tranquilliz-zarlo, m-magari funziona anche con te-. Poi si avvicinò ad un palmo dal muso della bestia e disse a bassa voce: - ora tiro fuori una garza e vedo che posso fare per le tue ferite-. Si sentiva più calmo e aveva persino smesso di balbettare anche se il lupo non smetteva di osservarlo.

- ....bene, ho anche dell'acqua ossigenata. Questi.....- disse mostrandoli lentamente alla creatura – mi servono per curarti le ferite- e si avvicinò al costato - cercherò di pulire la ferita, ma brucerà un po'....cerca di stare tranquillo e di non muoverti-. Il lupo distolse allora lo sguardo come per dire di continare e John gli posò delicatamente la mano sl fianco. Fu un attimo e il giovane, dopo un ringhio della bestia, se lo ritrovò a denti scoperti sopra di lui e pensò di essere spacciato, fino a quando, il loro sgardo non si riincatenò. Passò qualche minuto e John fu di nuovo libero, ma non si diede pervinto e si riavvicinò con cautela. - p-posso andarmene se vuoi, ma se non le pulisco, faranno infezione....- il lupo continava a fissarlo, poi, inaspettatamente si ridistese sul fianco. - pronto?- disse questa volta per essere sicuro. Come risposta ricevette un leggero e corto grugnito. Procedette nuovamente sulla ferita, ma questa volta l'animale si limitò a lanciare piccoli ululati dal dolore fino a che il ragazzo non gli fasciò come poteva la parte lesa. Si spostò dunque davanti al lupo per pulirgli anche il taglio sul “sopracciglio”, ma quest'ultimo non sembrava fidarsi a pieno e fece per ritrarsi, quando John parlò – calmo, non ho intenzione di farti del male. Dovrei pulire anche quella, ma non mi dovrai mordere, ok?- e abbozzò un leggero sorriso. Prese un altro pezzo di garza con una mano e con l'altra cercò lentamente di toccare il muso dell'animale, che sembrava alquanto restio. Poi successe ancora. Quello sguardo....la bestia sembrava quasi fidarsi di quegl'occhi color del mare e di istinto avvicinò leggermente il grande muso, facendo così affondare la mano di John nel suo folto pelo.

Il ragazzo rimase momenteneamente interdetto dall'accaduto, ma si riprese rendendosi realmente conto di quella magnifica morbidezza che provava la sua mano e gli venne voglia di abbracciare l'enorme carnivoro come fosse un peluches. Al solo pensiero gli si dipinse sul volto un tenero sorriso, seguito da una piccola risata. Poi, avvicinò anche la mano con la garza e iniziò a sfregare piano, mentre l'altro lo scrutava attentamente. Alla fine del difficile lavoro, era notte inoltrata e John decise di riposare un pò. Tirò fuori la coperta dalla sacca e aspettò qualche istante, poi la mise sopra al lupo e si distese poco lontano rassicurato dal fatto che se la creatura non lo aveva attaccato sino ad ora, non lo avrebbe fatto di certo durante la notte, o almeno sperava.



- John -
- John, svegliati -
il ragazzo aprì lentamente gli occhi sentendosi chiamare e gli ci volle un momento per abituarsi al buio. A quanto pare era ancora notte fonda.
Appena riuscì a vedere almeno ad un palmo del suo naso, s'accorse d'esser solo. Oltre a lui e al suo grande "amico" non c'era nessuno, ma era convinto di aver sentito il suo nome come fosse stato portato dal vento, distante e delicato. Poi di nuovo - John - disse una voce femminile e soave che pareva fatata - John, dovete andarvene da qui....non è sicuro e lui sta male - dopo una leggera pausa, la sconosciuta voce concluse - sta arrivando e se non fai qualcosa lo ucciderà, sbrigati -.



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